Powered By Blogger

giovedì 19 novembre 2020

NATIONS LEAGUE, COL 2-0 IN BOSNIA ITALIA IN FINAL FOUR ACCANTO ALLA CREMA EUROPEA: BELGIO, FRANCIA E SPAGNA. IL GIOCO, IL GRUPPO E I GIOVANI ILLUMINANO IL FUTURO

Fra meno di un anno, la crema del calcio continentale si ritroverà nel nostro Paese, a Torino e a Milano, per disputarsi il trionfo nella seconda edizione della Nations League. Ci saranno la Francia campione del mondo in carica, il Belgio che da almeno un lustro è la selezione con la miglior continuità di rendimento del globo, tanto da essere prima nel ranking Fifa pur non avendo vinto alcun trofeo, la rinnovata Spagna che ha appena inflitto alla Germania un'umiliazione epocale. E ci sarà, a completare l'illustre lotto, proprio l'Italia. Secondo molti, un'assoluta intrusa al banchetto dell'élite europea: gente che, evidentemente, nell'ultimo biennio si è estraniata dall'attualità del football mondiale rifugiandosi in un pernicioso nostalgismo del tutto fine a se stesso. 

LE ASSENZE DEGLI ALTRI - Ho già dedicato fin troppo spazio agli haters della Nazionale nel mio precedente post e non vorrei più tornarci sopra, se non per rilevare che quanto da me ipotizzato si è ovviamente avverato: secondo molti frequentatori di quell'orrido bar sport virtuale che sono diventati i social, non solo la Polonia, ma anche l'Olanda era una rivale scarsa, per tacere della Bosnia-Erzegovina che oltretutto, ieri sera, era priva di Dzeko. Evidentemente contano solo le assenze degli altri, mai le nostre, che ho sommariamente elencato pochi giorni fa dimenticandomi sicuramente di qualcuno. Non sarebbe neanche necessario spiegare che nessuno, tantomeno qui sul mio blog, ha mai descritto l'Azzurra di Mancini come una ritrovata potenza del football planetario. Ma negare pervicacemente l'evidenza di quanto accaduto dal 2018 ad oggi è fuori dal mondo, ed è un grosso problema soprattutto per chi di questa visione distorta della realtà continua a farsi convinto portatore. 

IL LAVORO AZZURRO PER TUTTO IL CALCIO ITALIANO - Chi non riconosce l'attuale valore del Club Italia, non l'ha probabilmente mai visto giocare. Senza peccare di superbia, al momento attuale non cambierei la nostra rappresentativa con quella tedesca, e non solo alla luce dello 0-6 di due giorni fa incassato dagli sbandati di Low contro le Furie Rosse. Là dove c'è una squadra in declino e bisognosa di ritrovarsi nel corpo (vedi uomini nuovi), nell'anima e nelle motivazioni, cosa che probabilmente le riuscirà visto l'immenso serbatoio cui possono attingere a Berlino e dintorni, qui abbiamo un gruppo fresco, formato da giovani che hanno saputo farsi largo fra nugoli di stranieri mediocri e mestieranti, vincendo la diffidenza di dirigenti e allenatori perlopiù chiusi ad ogni novità. Dopo il disastro della gestione Ventura, la Nazionale ha svolto un lavoro di importanza storica incalcolabile, non solo per se stessa e per i suoi risultati, ma per la rinascita di tutto il movimento nostrano: senza Mancini ed il suo staff, mirabilmente rappresentato in questa settimana da Chicco Evani, i Barella e i Locatelli sarebbero probabilmente ancora a fare anticamera o a riscaldare qualche panchina, magari di prestigio, per carità, ma pur sempre panchina. Il Mancio e i suoi hanno imposto una linea tecnica e operativa ben precisa: se il calcio italiano non la seguirà, torneremo rapidamente in quel limbo dal quale siamo faticosamente emersi.

AZIONI COME SE PIOVESSE - Il successo di Sarajevo è stato ciliegina sulla torta e conferma del buono ammirato in tutto il biennio e in tante uscite recenti, non ultima quella emiliana contro la Polonia. I padroni di casa, privi come detto del centravanti romanista ma trascinati nel mezzo da un Pjanic in cerca di riscatto, sono stati più determinati in fase offensiva rispetto a Lewandowski e compagni. Hanno avuto le loro occasioni, a cavallo fra i due tempi, e poco prima dell'intervallo Donnarumma ha salvato alla grande su una girata di Prevljak che avrebbe potuto fruttare l'1-1 ai locali. Ma si è trattato di lampi, o poco più: ancora una volta, a condurre le danze sono stati i nostri, col solito florilegio di palle gol solo in parte sfruttate. Due reti di notevole fattura, la prima con il tiro sporco di Belotti su cross di Insigne dopo un perentorio recupero palla di Locatelli, che nella ripresa ha messo in area un pallone "parlante" per Berardi, abile a girarlo in porta con una pregevole volée. A corollario, due occasioni iniziali per il Gallo, un salvataggio del portiere Piric su sinistro di Berardi, uno splendido destro liftato di Insigne su cambio gioco di Barella con pallone a lato di un soffio, una deviazione fallita da pochi passi da Emerson e Belotti su tiro cross di Florenzi, un'azione simile nel secondo tempo, questa volta con Acerbi alla conclusione e mancato tocco dentro di Locatelli, e per chiudere una traversa di Bernardeschi, appena entrato. Un mero elenco di azioni che però sintetizza mirabilmente pregi e difetti di questa nostra Nazionale: manovra altamente produttiva e instancabile, facilità di giungere in zona tiro, ma anche drammatica mancanza di killer instinct, rimediabile in gare di difficoltà medio - alta ma ad alto rischio nel momento in cui ci troveremo di fronte i grossissimi calibri, come quelli che affronteremo nelle finali italiane di Nations. 

DONNARUMMA INAPPUNTABILE, LOCATELLI SUPER - Cerchiamo di essere ottimisti: c'è modo e tempo per porre rimedio, soprattutto perché si parte da una base già confortante. Sarajevo ha fornito tante indicazioni positive, a partire da chi sta dietro a tutti, ossia un Donnarumma che, se col Milan ancora "regala" ogni tanto perle al contrario, come nell'ultima uscita di Europa League col Lille, in azzurro non ha finora sbagliato un colpo. L'equivoco, sul suo conto, è aspettarsi un nuovo Buffon, senza considerare che talenti enormi come Gigi non nascono ad ogni generazione: la realtà è che il rossonero è un signor portiere con ampi margini di miglioramento, e che può dare un contributo importante pur senza toccare le vette... celestiali del campione del mondo 2006. Davanti a lui, una squadra che pensa in senso propositivo fin dalla difesa, soprattutto con Acerbi ed Emerson che si sono visti a più riprese proiettarsi in avanti con notevole pericolosità. Riguardo alla zona nevralgica, una domanda: tornerà Verratti, elemento di classe ed esperienza internazionale, ma come si farà a chiedere a Locatelli di farsi da parte? Il cervello del Sassuolo ha fornito un'altra prestazione monstre nelle due fasi, è diventato indispensabile. La soluzione, a ben vedere, è semplice: abbiamo un reparto di mezzo ricco di validissime alternative, e se qualcuno non gira ci sono soluzioni di ricambio prontissime all'uso. Bene, al solito, anche Barella, meno appariscente perché più impegnato anche in copertura, a dimostrazione del fatto che i bosniaci sono stati tutt'altro che arrendevoli. 

BERARDI GENEROSO, INSIGNE SUGLI SCUDI - Non è un caso che ieri sera molti dei nostri uomini più avanzati abbiano brillato anche per la generosità nei rientri, con menzione particolare per Berardi, che oltre ad avere trovato apprezzabile continuità sotto porta ha anche sfoderato doti da gregario tornando a dare sostanza nel mezzo, così come Belotti non ha fatto solo la boa ma si è spesso trovato ad agire in zona leggermente arretrata, aprendo varchi per gli inserimenti degli altri. Fra tutti, dalla trequarti in su, è parso in stato di grazia Insigne, da almeno un paio di stagioni uno degli elementi più incisivi ed affidabili della nostra Serie A e ora costantemente all'altezza anche in azzurro. Ieri, dai piedi di Lorenzo, un campionario di tiri, assist, pregevolezze tecniche, un incursore mortifero che gioca per se stesso e per i compagni, che ha lasciato da parte la timidezza e sfoderato gli artigli. 

FUTURO DI SPERANZA - C'è tanta qualità nel gruppo creato da Bobby gol, e se pensiamo ai tanti, in larga parte giovani, che stanno al momento alla finestra per vari motivi (Zaniolo, Castrovilli...), per tacere dei verdissimi talenti che si stanno mettendo in evidenza nelle selezioni Under 20 e 21, non si può non guardare al futuro con pensieri carichi di speranza. Nel 2018 eravamo scesi al ventesimo posto del ranking FIFA, che snobbano solo i nostalgici di cui si è detto in apertura ma che è il parametro fondamentale, piaccia o meno, attraverso cui misurare lo stato di salute delle varie rappresentative. Ebbene, oggi siamo a un passo dal rientro nella top ten, dopo esserci lasciati alle spalle la Germania. Siamo nella Final Four di Nations, dove, al di là del risultato finale che potrà anche essere negativo, avremo tantissimo da imparare dai tre colossi che ci troveremo di fronte, e la cosa non potrà che portarci ulteriori vantaggi. Affronteremo il sorteggio mondiale da teste di serie e, nel frattempo, abbiamo un Europeo da giocare. Dite quel che volete, ma dopo l'orrido Italia - Svezia di San Siro '17, e anche dopo l'oscuro interregno di Di Biagio, avrei messo non una, ma mille firme, per ritrovarmi a questi livelli 36 mesi dopo. E' consentito un pizzico di retorica, in chiusura di post e di annata azzurra? Ecco: in giugno a Roma per l'Euro, a Milano e Torino per la Nations in ottobre, speriamo di poterci ritrovare tutti, finalmente, nei nostri stadi, per incitare l'Italia, da un anno privata del suo pubblico. Se lo meritano, i Mancio Boys, e ce lo meritiamo anche noi. 

Nessun commento:

Posta un commento