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venerdì 27 novembre 2020

SANREMO 2021 O FESTIVALBAR DI SANREMO? I DUBBI SULLE DATE, COMPRENSIBILI FINO A UN CERTO PUNTO, E UN'ANALISI SUI BIG PAPABILI

 Sanremo 2021 è al momento un enorme punto interrogativo. In tempi di pandemia, probabilmente, non potrebbe essere altrimenti, ma un po' di magone e di preoccupazione ci sono. L'appuntamento, si sa, è per la prima settimana di marzo, ma nei giorni scorsi sono circolate con insistenza le voci di un possibile, ulteriore rinvio. Ulteriore perché, lo ricordiamo, negli ultimi anni il Festivalone era tornato nella collocazione storica di inizio febbraio, e lo spostamento di un mese rappresentava, nelle intenzioni degli organizzatori, la volontà di mettersi a... distanza di sicurezza dagli ultimi colpi di coda del Covid. Poi, certo, la situazione è peggiorata, ma la recrudescenza non è stata proprio un fulmine a ciel sereno. Si è trascorsa l'estate a discutere di seconda ondata, il quadro si è aggravato oltre le previsioni per tutta una serie di motivi che non sarebbe corretto esporre qui. Al di là di tutto, previsioni circa l'andamento di lungo periodo di questo flagello sanitario pare impossibile farne anche per gli esperti, e si naviga dunque a vista in tutti i campi. 

PALETTI - Dei paletti, dei punti fermi, è pero necessario mantenerli, perché in un quadro così fluttuante è doveroso ancorarsi a un minimo di programmazione. I principali tornei di calcio professionistici nazionali e internazionali, per fare un esempio a me caro, si giocano, pur con enormi limitazioni, con rinunce, con protocolli rigidi, con gli stadi vuoti, ma si va avanti anche in queste settimane così dure e angosciose per il Paese. Una rassegna canora è già qualcosa di diverso, per carità, ma è stata comunque apprezzabile la scelta della Rai di fissare con largo anticipo delle date e di tracciare una road map molto precisa e rigorosa, un percorso di avvicinamento che ruota essenzialmente attorno alla selezione delle Nuove Proposte tramite la trasmissione AmaSanremo, conclusasi ieri, e la finalissima del 17 dicembre al Teatro del Casinò rivierasco. 

MEGLIO MARZO O APRILE? - Tutto questo per dire che, ora come ora, i balletti e i tentennamenti attorno a un progetto già deciso mi sembrano fuori luogo, perché una data stabilita oggi potrebbe non essere più plausibile domani. Spostare la kermesse ad aprile, come in molti quasi esigevano? Sì, forse ad aprile la situazione sarà migliore rispetto a marzo sul fronte virus, anzi è possibilissimo sia così, ma potrebbe anche essere il contrario, potremmo stare meglio a marzo e peggio ad aprile, nella deprecata eventualità di una terza ondata di cui qualcuno comincia a sussurrare. Certo, nel frattempo è arrivata la gioiosa novità del vaccino (anzi, dei vaccini), ma, al di là dell'ottimismo forse eccessivo di certe cronache, sono tutti da verificare tempi e modalità di somministrazione. 

Il mio parere, già espresso nelle scorse settimane, è che Sanremo si "deve" fare: mai come in questo momento sarebbe determinante, quasi vitale, per far ripartire il mondo dello spettacolo e quello della discografia, che stanno pagando un prezzo esorbitante, direi drammatico, allo stop pandemico. Sul punto secondo me c'è stato un grave errore comunicativo di Amadeus, che tanti meriti ha accumulato finora nella sua gestione festivaliera ma che spesso incappa in disavventure verbali di non poco conto. Il direttore artistico ha iniziato la marcia di avvicinamento affermando di non voler pensare a un Sanremo in tono minore, dimezzato, ridimensionato. Ma dire così significa semplicemente salutare Sanremo 2021 e dare direttamente l'arrivederci al 2022. Perché nel 2021, perlomeno nella prima metà, non potrà esserci alcun evento spettacolare in forma "normale". Ecco perché, in teoria, aprile vale marzo. Anche con la rassegna spostata in primavera, ritengo dovranno comunque essere seguiti rigidi protocolli sanitari di sicurezza, non si potrà riempire totalmente l'Ariston, non si potrà consentire l'afflusso in massa di cittadini, turisti e addetti ai lavori nelle strade della località ligure. 

IL... FESTIVALBAR DI SANREMO? - Perché il punto dolente sta anche qui: un Festival senza pubblico, senza indotto, senza "casino" di contorno (un casino remunerativo per tante attività commerciali) sarebbe un Festival assai depotenziato. Se ci si illude che passando da marzo ad aprile la situazione cambierà radicalmente, come per magia, va bene tutto e, sia ben chiaro, io me lo auguro caldamente, ma, per l'appunto, temo sia un'illusione e nulla più. Forse solo una rassegna a ridosso dell'estate potrebbe rappresentare una soluzione con basi più solide. Certo, diventerebbe il Festivalbar di Sanremo, ma in un'epoca così assurda ci starebbe anche. Ciò che conta è l'ufficialità: il direttore di Rai 1 Claudio Fasulo prima, e Amadeus poche ore fa, hanno confermato la manifestazione nelle date previste, e il sindaco della città Alberto Biancheri ha sottolineato di non aver indirizzato a viale Mazzini alcuna richiesta di spostamento, contrariamente a quanto molte testate si erano affrettate a scrivere, ma è evidente che il quadro sia in divenire e imprevedibile.

PRONOSTICI DIFFICILI - Ha senso, alla luce di tutto ciò, cominciare ad azzardare pronostici sui possibili Big in gara, come da piacevole tradizione di questo periodo dell'anno? Non molto, direi. Anche qui, indicazioni contrastanti: in sede di presentazione di AmaSanremo, il direttore artistico si era detto soddisfatto perché a quel momento era arrivato più del doppio delle proposte ricevute dodici mesi prima alla stessa data, fra le quali c'erano anche i provini di qualche nome di rilievo. Poi, voci peraltro non confermate hanno parlato di pezzi scadenti e di nessun grosso calibro in lizza. Ora l'orizzonte sembra essersi di nuovo rasserenato: trecento le proposte arrivate sul tavolo di "Ama" e, parole sue, almeno cento "bellissime". Chi ci capisce è bravo. Proprio sul fronte dell'allestimento del cast, ça va sans dire, l'incertezza sulle date potrebbe risultare esiziale, perché pur in periodo di blocco o semi blocco, gli artisti e i loro entourage non possono fissare impegni da un giorno all'altro, devono sapere quando muoversi, avere un programma definito: non vanno lì a prendere semplicemente un microfono in mano, c'è dietro un'organizzazione lunga e complessa. 

I RITORNI E LE DONNE - In ogni caso, proviamo a dare qualche indicazione di massima, perché anche qui c'è una data ufficiale, impressa a chiare lettere sul regolamento: il 17 dicembre, giorno della selezione finale dei giovani, dovrebbe anche essere comunicato il listone dei Campioni, in teoria venti, ma nella realtà destinati a lievitare di qualche unità, secondo consuetudine. E dunque: come al solito, guardiamo a chi manca da parecchie edizioni e sarebbe tempo che tornasse. Da Malika Ayane a Francesca Michielin, da Ermal Meta a Fabrizio Moro tre anni dopo la loro vittoria in coppia, e poi l'estrosa Dolcenera, la raffinata Simona Molinari, e perché no una Emma che potrebbe pure rimettersi in gioco, visto che la sua ultima partecipazione in concorso (con annesso trionfo) risale al 2012. Tanti nomi femminili, come si vede, perché Sanremo 2021 dovrà necessariamente essere più "rosa" dopo le presenze ridotte delle ultime kermesse. A tal proposito, i grossissimi nomi, fra le rappresentanti della cosiddetta "altra metà del cielo", potrebbero essere Carmen Consoli o Gianna Nannini, mentre è arduo sperare in un ripensamento di Giorgia, tipica cantante da Festival, nata artisticamente all'Ariston ma che, nel tempo, ha sviluppato una certa idiosincrasia alle gare, e ho quasi perso le speranze per Alessandra Amoroso, ma quest'anno è così particolare che mai dire mai.... 

Poi ci sono Baby K. e Giusy Ferreri che, magari stanche della routine dei tormentoni estivi, potrebbero cimentarsi nelle più ovattate atmosfere invernali o primaverili, il che per la siciliana non sarebbe una primizia, ma casomai un tentativo di rivincita dopo troppe delusioni canore patite in Liguria. Il nome più gettonato, e non potrebbe essere altrimenti, è quello dell'ultima "amica" di Maria De Filippi, ossia Gaia. Il mio sogno? Levante, una delle vincitrici morali di Sanremo 2020, che torna con un pezzo ancora più forte di "Tikibombom" e conquista medaglia d'oro e consacrazione definitiva. Anche Elodie potrebbe provare a battere il ferro finché è caldo. 

I MASCHIETTI - Capitolo maschietti: detto di Meta e Moro, ovviamente separati, il nome relativamente nuovo potrebbe essere quello di Pago, mai visto al Festival ma rilanciato prepotentemente dall'ultima edizione di Tale e Quale Show. In quota cantautorato attendiamo speranzosi un ritorno di Samuele Bersani, ultima presenza nel 2012, del sofisticato jazz di Cammariere o di Niccolò Fabi, autore fra i più sensibili assente da tempo immemore dalla ribalta festivaliera, mentre c'è un Gianluca Grignani in cerca dell'ennesimo rilancio, così come Kekko Silvestre e i suoi Modà, fino a pochissimi anni fa dominatori delle classifiche, ma la musica pop consuma in fretta i suoi miti... Chissà che, a due anni dall'imprevedibile vittoria di "Soldi", non si riveda un Mahmood  la cui popolarità necessita comunque di una certa rinfrescata, mentre Rocco Hunt ricomparirebbe più maturo e sicuro di sé, dopo gli ultimi successi discografici in coppia con Ana Mena.  

GLI SCETTICI DEL FESTIVAL - Non dimentichiamoci di Michele Bravi, rivelazione del 2017 poi rimasto al palo per seri motivi personali, e di Bugo, che giustamente vorrebbe farsi risentire per bene e senza intoppi, dopo che la sua bella "Sincero" è stata oscurata dalla surreale diatriba con Morgan, perdonato a tempo di record dalla Rai tanto da diventare uno dei giudici di AmaSanremo. Qui i superbig potrebbero essere i Negramaro, mai più in concorso dopo la clamorosa bocciatura del 2005 ma appena usciti con un nuovo album, un Gigi D'Alessio sempre disponibile con Sanremo, Dodi Battaglia, che secondo le cronache ci aveva provato già due anni fa, irriducibili "scettici" del Festival quali Cesare Cremonini e Luca Carboni, o addirittura un Ultimo smanioso di "vendetta" dopo lo smacco del 2019, e ora campione assoluto delle classifiche. Novità assolute, ma non imprevedibili, sarebbero Tommaso Paradiso, ancora alla ricerca di una precisa identità canora dopo la fine dell'esperienza con The Giornalisti, e Fede senza il fidato Benji. L'amico Luca Valerio, conoscitore e attento analista delle cose sanremesi, mi suggerisce un'eventualità clamorosa, una réunion dei Pooh (magari senza utilizzare il marchio originario, solo con i nomi anagrafici) nel ricordo di Stefano: a mio parere sarebbe una presenza troppo ingombrante per la gara, per un sacco di motivi, principalmente sul piano emozionale, ma forse come superospiti... Vedremo. 

I FRESCHI DELUSI - Più riscatto che rilancio è quello di cui abbisognerebbero Arisa, Nek e Francesco Renga, presenti appena due anni fa ma con una partecipazione assolutamente al di sotto delle aspettative, per motivi diversi che furono qui analizzati all'epoca. Allo stesso modo, non è escluso che ci riprovi qualcuno già in lizza nel 2020 senza riscontri apprezzabili, penso a Giordana Angi, ad Alberto Urso o a Riki. Tornando al 2019, papabili Irama, nel frattempo divenuto protagonista delle chart soprattutto estive,  Shade e i Boomdabash, ottimi all'esordio sanremese. 

GIOVANI, INDIE, RAP - Il vivaio sanremese ha lanciato nell'ultima edizione, oltre al vincitore Leo Gassman, ragazzi di valore come Fasma e gli  Eugenio in via di Gioia. Altamente probabile che qualcuno di loro trovi spazio, minori possibilità per gli emergenti dei Festival precedenti, pur validi, come il multiforme Lorenzo Baglioni, Mirkoeilcane, Zibba, che pure sono artisti meritevoli e originali. Fra gli ex talent, possibili i tentativi di  Lorenzo Fragola, dei Kolors, o la prima volta dei Maneskin. Poi ci sono le due immense galassie delle indie e del mondo rap - trap, dalle quali Amadeus vuole sicuramente attingere a piene mani, nella speranza che arrivino proposte all'altezza. Fra i primi citiamo Calcutta, Fulminacci, Brunori Sas, Colapesce con Dimartino, La Rappresentante di lista, Gazzelle, Roberta Giallo, Patrizia Laquidara, Dente, Cristina Donà, Ginevra Di Marco. Fra i secondi, nomi mainstream come Emis Killa, Myss Keta, Ghali, Marrakash, Fred De Palma, Capo Plaza, Carl Brave, o emergenti già di gran successo come Tedua, Ernia, Tha Supreme, Madame. C'è di che sbizzarrirsi. 

I VETERANI E I DIMENTICATI - E come tralasciare l'immenso catino delle vecchie glorie, dei veterani? Per la verità, negli ultimi anni hanno giustamente avuto meno spazio anche perché, per troppo tempo, molti di loro (quasi sempre gli stessi) sono stati riproposti all'Ariston pur avendo ormai scarsissimo peso sul mercato (Al Bano e Patty Pravo, per dire).  Un nome un po' insolito da "ripescare" potrebbe essere quello dei Matia Bazar, in formazione rinnovatissima col solo "vecchio saggio" Fabio Perversi a tenere saldo il legame col passato, e ora portatori di un pop più fresco, radiofonico, immediato. Andando indietro nel tempo, perché non azzardare una presenza in gara dei ricostituiti Ricchi e Poveri, dopo la trionfale ospitata del febbraio scorso? Da anni auspichiamo la réntrée di Massimo Ranieri, ma è dura; il nome boom in questo campo sarebbe quello di Loretta Goggi, troppo poco presente nella storia di Sanremo, mentre ci sarebbe il solito esercito dei divi anni Novanta e primi Duemila, frettolosamente messi da parte dai circuiti mainstream ma ancora orgogliosamente in pista. Nomi sparsi, tutti plausibili: Lisa e Paolo Vallesi, i delusi dell'ultima edizione perché esclusi nonostante il buon viatico della vittoria a "Ora o mai più", lo show Rai dedicato ai cantanti dimenticati, e poi Francesca Alotta, Massimo Di Cataldo, Jalisse, Syria, Mietta, Silvia Salemi, Marina Rei, fino a Barbara Cola e Jessica Morlacchi, altre protagoniste dell'ultimo Tale e Quale. 

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