Toni: ha scoperto l'elisir dell'eterna giovinezza calcistica
A proposito di Europa: chi sarà la terza rappresentante tricolore nell'ex Coppa UEFA? Non dovesse andare chi l'ha meritato sul campo, ossia il Genoa, dietro regna sovrana la confusione. La Sampdoria è la prima pretendente in virtù del suo settimo posto, ma c'è una norma che parla chiarissimo (è a pagina 3 del regolamento della manifestazione, per chi volesse toccare con mano): per partecipare, occorre non essere stati coinvolti direttamente o indirettamente, a far data dal 27 aprile 2007, in attività volte ad influenzare il risultato di incontri nazionali o internazionali. E i blucerchiati, nel 2012, sono stati deferiti per responsabilità oggettiva e presunta in merito all'affaire Guberti per Bari - Sampdoria dell'anno precedente, uscendo dal procedimento non per assoluzione, ma patteggiando una condanna di un punto di penalizzazione e 30mila euro di ammenda. Il problema esiste, non a caso la UEFA ha chiesto chiarimenti in merito alla Federcalcio italiana: e il fatto che nel 2014 il Toro sia stato invece regolarmente ammesso alla competizione (oltretutto da ripescato per il caso Parma), nonostante il coinvolgimento in analogo problema "giudiziario", non implica in automatico che l'errore, se di errore si è trattato, debba essere ripetuto una seconda volta.
SAMP E TORO, PIU' ALTI CHE BASSI - Tornando alle cose di campo, proprio Samp e Toro, così come il Palermo, sono state altre protagoniste positive del torneo, oltretutto sostanzialmente inattese, anche se i loro risultati li hanno colti percorrendo strade di gioco diverse dalle compagini citate nella prima parte di questa analisi: meno fioretto e più sciabola, in estrema sintesi. Per tre quarti di torneo i blucerchiati hanno addirittura respirato aria di Champions, troppa grazia, ma nel valutare il loro cammino pesa enormemente il crollo finale, una sola vittoria nelle ultime dieci gare, undici punti di vantaggio dilapidati nei confronti dei "cugini": un'involuzione che non può essere spiegata solo con la forzata rinuncia all'ottimo Eder, che però è evidentemente pesata tantissimo. I granata sono stati più altalenanti, "spargendo" lungo il cammino le fasi "up" e quelle "down": eccellente in particolare la prima parte del ritorno, con imprese importanti (vittoria a Milano con l'Inter e in casa col Napoli, derby conquistato dopo tempo immemorabile), poi forse ha pesato la fatica del doppio impegno, con le belle prove europee al cospetto di Athletic Bilbao e Zenit San Pietroburgo a compensare ampiamente le piccole amarezze interne.
NESSUNO IN... VACANZA ANTICIPATA - Il Palermo ha spiccato il volo sulle ali dello straordinario Dybala, fuoriclasse in pectore, e non ha mai veramente mollato i pappafichi: nel finale, arbitro della lotta salvezza, ha perso con l'Atalanta, ma si è riscattato vincendo a Cagliari. A tal proposito, mi piace sottolineare un altro aspetto positivo di questo torneo: nessuno, in dirittura d'arrivo, ha davvero sbracato come troppo spesso è accaduto in passato. Pur con qualche fisiologica pausa dovuta al calo di motivazioni, grosso modo tutti han fatto il loro dovere fino in fondo, e l'hanno dimostrato o con risultati effettivi o con prestazioni gagliarde (penso a quella dell'Udinese a Roma, o dell'Empoli con la Samp). Neanche il disastrato Parma ha smobilitato, e anzi ha accumulato un discreto tesoretto sottraendo punti anche a rivali quotatissimi.
I MIGLIORI AZZURRI E AZZURRABILI - Italiani alla ribalta, si diceva, giovani e meno giovani. Il rendimento elevatissimo di Florenzi e la sua versatilità lo collocano fra i potenziali titolari inamovibili della Nazionale, così come Parolo, splendido tuttofare del centrocampo, una delle chiavi della stagione monstre laziale assieme a Candreva, ormai giocatore di statura internazionale così come lo juventino Bonucci, che giganteggia in difesa e partecipa anche alla costruzione; confortanti conferme sono giunte da Darmian, che già era stato uno dei pochi a salvarsi dal disastro di Brasile 2014. Detto nella prima parte di Rugani e Valdifiori, altri elementi definitivamente acquisiti alla causa azzurra sono Bertolacci e Soriano, di cui ho già ampiamente tessuto le lodi in passato, e restando in casa Samp dovrebbe a breve sfondare anche Romagnoli, mentre il guardiano rossoblù Perin, fin da adesso, potrebbe prendere in qualsiasi momento il posto di Buffon fra i pali della rappresentativa (ma l'ostinato Gigi vuole imitare Zoff e disputare il Mondiale 2018 a 40 anni suonati).
Paloschi ha tirato fuori dal cilindro un campionato superlativo, elemento cardine della tranquilla salvezza del Chievo: è definitivamente recuperato al grande calcio, e la convocazione per lo stage dell'Italia conferma che può essere utilissimo alla causa di Conte, in un momento in cui le punte "azzurrabili" segnano drammaticamente il passo. Scendendo.. d'età, Gabbiadini ha convinto all'esordio in una grande, Berardi ha di nuovo messo insieme un buonissimo bottino di gol (mentre Zaza è stato troppo intermittente), sono emersi Zappacosta (laterale completo), Baselli e Cataldi; Pavoletti, che non è più di primo pelo, è stato la grande sensazione del finale di stagione genoano, e Bonaventura ha navigato con maestria nel mare in tempesta di un Milan quasi allo sbando.
TONI IL SEMPITERNO - Di Luca Toni si è detto tutto il bene possibile: per quanto mi riguarda rimane una riserva, che è poi la stessa che accompagna le ripetute prodezze sotto rete di altri due "vecchiacci" (detto affettuosamente) come Totti e Di Natale (ma anche del redivivo e meno reclamizzato Maccarone), ossia il fatto che il calo qualitativo della nostra massima serie abbia allungato la carriera a molti stagionati bomber di qualità, consentendo loro di aver vita relativamente facile in maglie difensive slabbrate e poco talentuose (basti vedere il numero elevatissimo di gol complessivo delle ultime stagioni, "vendemmiate" che non sono quasi mai sinonimo di calcio di pregio). Ma certo ci vogliono anche classe, quella classe in possesso di gente cresciuta in un football italiano più competitivo, applicazione in campo e negli allenamenti, in poche parole professionalità: Toni è risorto nel 2012 dopo un quadriennio oscuro che lo aveva quasi collocato fra gli ex, merita solo un plauso incondizionato.
DELUSIONI - Come detto in precedenza, la delusione più nobile e grottesca è stata quella romanista, mentre lo stesso Napoli non può certo dirsi soddisfatto della propria temporada. Bocciatissime le milanesi: Inter senza progetto tecnico e aggrappato a sporadiche giornate sì, alle alterne lune di Guarin e alla costanza di fromboliere di Icardi; insufficiente l'apporto di Mancini, dal quale ci si aspettava un quid in più atteso invano fino alla fine; inspiegabile l'involuzione di Ranocchia, lontano anni luce dai tempi baresi. Più misteriosa, ai miei occhi, la crisi del Milan, il cui organico lo poneva assolutamente in grado di conquistare quantomeno un posto in Europa League. Coraggioso l'investimento sul "prodotto interno lordo" in una fase di diffusa esterofilia: detto di Bonaventura, Destro fra alti e bassi ha confermato di saper comunque vedere la porta, mentre non ha convinto Antonelli (grave errore lasciare Genova). Nel finale si è rivisto un positivo El Shaarawy, un ragazzo che deve essere assolutamente recuperato in pieno per il bene di tutto il calcio tricolore, perché ha numeri da potenziale fuoriclasse.
Nonostante l'impennata finale (quattro vittorie su quattro), inserisco a malincuore fra le delusioni il Sassuolo, perché credo che dai neroverdi sia lecito attendersi molto: lo dicevo già l'anno scorso, l'ho ribadito quest'estate, per qualità di organico quella di Di Francesco è rosa da medio - alta classifica, invece nel girone di ritorno è andata incontro a una profonda involuzione e ha trovato la salvezza matematica (per quanto nei fatti già scontata) solo col successo di Cesena. Zaza, che aveva iniziato alla grande anche in azzurro, ha poi conosciuto una stagione problematica, ma anche lui è un patrimonio del nostro calcio e va atteso con fiducia. (2 - FINE).
Mi ha stupito il campionato del Toro: pensavo che l'EL, arrivata un po' così, dal cielo, avrebbe messo in difficoltà la stabilità mentale ma soprattutto fisica dei granata, peraltro privi dell'attacco della scorsa stagione. Penso che sia uno di quei casi in cui l'allenatore merita applausi.
RispondiEliminaMi piace davvero molto Cataldi della Lazio e sono felice che tu l'abbia citato, penso sia un grande prospetto in ottica Azzurra.
Che dire delle milanesi: secondo me questa stagione deludente è il frutto di politiche (programmazioni, chiamiamole come vogliamo) davvero incoscienti. I rossoneri per anni hanno fatto affidamento su parametri zero e stipendi mostruosi finendo col valorizzare poco e niente un settore giovanile che prometteva ben altro (Cristante al Benfica (!) e da quelle parti hanno transitato Bakaye Traore, un derelitto Essien, Van Ginkel (del Chelsea) e simili). I nerazzurri hanno anche sfiorato l'Europa, ma sarebbe stato il colmo, con un campionato da decimo posto. Icardi e Handanovic (quest'ultimo in calo nelle ultime giornate) hanno portato avanti la baracca fin troppo, una società che solo 5 anni fa vinceva la Champions League meriterebbe ben altro.
Giuste considerazioni. Il Toro ha stupito in positivo, non pensavo potesse fare così bene col peso del doppio impegno e con la rinuncia a Cerci e Immobile. Quagliarella è un altro di quei veterani che vorresti non finissero mai di giocare, il collettivo ha fatto il resto. Inter davvero inguardabile, ma non è detto che in Europa non possa andarci lo stesso, con le magagne burocratiche del Genoa e con quel discorso Samp che magari finirà nel nulla, ma allora dovranno spiegare perché quell'illecito di tre anni fa non sarà stato considerato significativo.
EliminaHo letto tutto con grande interesse Carlo. Sostanzialmente come giudizio ci siamo (io, se darai un'occhiata sono stato molto severo con la Roma, quasi al pari delle milanesi e del Napoli). Concordo con la tua analisi sulle squadre che hanno espresso il miglior gioco e,no, non sei per nulla traviato dal tifo se dici che il tuo Genoa ha mostrato un calcio dal sapore internazionale, sempre propositivo e al più piacevole. Confermo in toto quanto hai scritto sull'Empoli ma una citazione la meritava pure Saponara che ha innalzato notevolmente il tasso tecnico dell'11 di Sarri, mentre la Fiorentina non mi ha convinto ed è arrivata quarta per le disgrazie altrui, visto che rispetto agli anni precedenti ha calato notevolmente il suo rendimento. Nel complesso, però, nonostante abbia assistito con grande piacere alle battute finali del campionato, non ritengo soddisfacente l'edizione della serie A. Si sono segnati 46 gol nell'ultimo turno... In Spagna ogni giornata è così, non dico che sia il top quello, perchè se poi ci ritroviamo ad esaltarci (giustamente) per un calcio votato all'attacco, come mai che durante l'anno si assiste a gare a dir poco soporifere, dai ritmi cadenzati (escludiamo le squadre che hai citato ma in generale l'andazzo era quello, come sempre di non prenderle). Riguardo la Nazionale poi, logico che qualcosa si deve muovere, ma a conti fatti gli uomini più affidabili rimangono Toni, Di Natale, Totti (che finchè ha retto, la Roma stava comunque messa molto meglio), i campioni conclamati della Juventus... insomma, io non vedo una ripresa così netta, anche tenendo conto dell'illusione Europa League.
RispondiEliminaGiusta la menzione di Saponara, è vero, ha ritrovato se stesso ad Empoli, ora però per diventare "grande" deve confermarsi su di un palcoscenico più impegnativo. Sulla Fiorentina ti ho risposto da te, secondo me la stagione è stata ottima, mentre per quanto riguarda il quadro complessivo, è vero, il livello è rimasto sostanzialmente modesto, non c'è stata una autentica resurrezione, ma i passi avanti in Europa sono significativi, in un precedente articolo l'ho definita "ripresina" mutuando una vecchia terminologia politichese; insomma, qualcosa si è mosso, ma la strada da fare rimane lunga. Sui gol a grappoli, anche qui, sai come la penso: non sono assolutamente sinonimo di calcio di qualità, non è un caso che la media di realizzazioni in Italia si sia impennata proprio in questi anni che, invece, hanno segnato un calo di competitività del nostro football.
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