Amadeus ai tempi de "L'eredità" (foto Sorrisi e Canzoni)
La lunga rincorsa di Amadeus si è conclusa. A quasi 57 anni, approda infine sul palco dell'Ariston: il Festival di Sanremo del settantennale porterà la sua firma, come conduttore e direttore artistico. Era scritto da mesi, in verità: la sua candidatura è sempre parsa la più solida, mentre non hanno mai convinto del tutto i rumors che parlavano di figure di altissimo spessore musicale, su tutte addirittura la grande e inafferrabile Mina. Personalmente, il suo nome lo avevo fatto qui sul blog in tempi non sospetti, ossia due anni fa, quando era sorto il problema di trovare un successore all'altezza dell'eccellente triennio targato Carlo Conti, e ancora nessuno poteva ipotizzare la nomina di Claudio Baglioni, cantautore storicamente allergico alle kermesse canore.
CURRICULUM DI SPESSORE - Nessun dubbio è lecito sulla validità della scelta: il signor Amedeo Sebastiani (questo il suo vero nome) vanta un curriculum che ne legittima pienamente il nuovo e prestigioso incarico. Anni e anni di televisione, nasce come volto Mediaset per poi diventare una colonna dell'ente catodico di Stato. Le sette note fanno parte della sua vita e della sua carriera da sempre: è stato deejay e conduttore radiofonico (una delle tante scoperte di Claudio Cecchetto, formidabile talent scout), e una volta trasferitosi sul piccolo schermo ha guidato per diverse edizioni, negli anni Novanta, l'indimenticabile Festivalbar di Vittorio Salvetti. In Rai, poi, ha fatto veramente di tutto, ma particolarmente negli ultimi tempi ha sfondato definitivamente il muro della più estesa popolarità, entrando nelle case degli italiani pressoché quotidianamente col game show "I soliti ignoti - Il ritorno".
Non solo: è l'imprescindibile gran cerimoniere di "L'anno che verrà", la maratona di San Silvestro di Rai 1, senza dimenticare lo scanzonato "Stasera tutto è possibile" sul secondo canale. Fra il 2018 e il 2019, gli impegni si sono ulteriormente moltiplicati, quasi come se l'azienda volesse sottoporlo agli ultimi, decisivi test prima della grande ribalta in Riviera: ecco dunque la novità "Ora o mai più", gara musicale riservata a cantanti degli anni Ottanta, Novanta e inizio ventunesimo secolo un po' dimenticati dal pubblico dopo alcuni grandi successi, e infine la conduzione della gradevolissima (benché piovosa) serata "Ballata per Genova" dalla Fiera internazionale del capoluogo ligure, in onore di una città ferita dal crollo del ponte Morandi. E in tutte queste circostanze, il simpatico ravennate ha sempre portato a casa la pagnotta con buoni risultati. L'unica vera riserva sul nuovo direttore, in definitiva, è rappresentata dal fatto di essere in pratica al debutto in un ruolo di così grande responsabilità, che dovrà per di più ricoprire in occasione di una delle edizioni più importanti di sempre del Sanremone: ma i mezzi per essere all'altezza del compito non gli mancano.
Non solo: è l'imprescindibile gran cerimoniere di "L'anno che verrà", la maratona di San Silvestro di Rai 1, senza dimenticare lo scanzonato "Stasera tutto è possibile" sul secondo canale. Fra il 2018 e il 2019, gli impegni si sono ulteriormente moltiplicati, quasi come se l'azienda volesse sottoporlo agli ultimi, decisivi test prima della grande ribalta in Riviera: ecco dunque la novità "Ora o mai più", gara musicale riservata a cantanti degli anni Ottanta, Novanta e inizio ventunesimo secolo un po' dimenticati dal pubblico dopo alcuni grandi successi, e infine la conduzione della gradevolissima (benché piovosa) serata "Ballata per Genova" dalla Fiera internazionale del capoluogo ligure, in onore di una città ferita dal crollo del ponte Morandi. E in tutte queste circostanze, il simpatico ravennate ha sempre portato a casa la pagnotta con buoni risultati. L'unica vera riserva sul nuovo direttore, in definitiva, è rappresentata dal fatto di essere in pratica al debutto in un ruolo di così grande responsabilità, che dovrà per di più ricoprire in occasione di una delle edizioni più importanti di sempre del Sanremone: ma i mezzi per essere all'altezza del compito non gli mancano.
CHI E' AMADEUS - Già, ma professionalmente che tipo è Amadeus? Io lo vedo così: un anchorman istituzionale ma non ingessato, dallo stile scarno ma al contempo colloquiale, ligio al copione ma anche capace di qualche "variazione sul tema", in simpatiche interazioni con pubblico, ospiti o, nel caso dei quiz, concorrenti. Un limite? In "Ora o mai più" è parso a tratti in difficoltà nella gestione dei tempi di trasmissione, soprattutto quando si trattava di porre un freno ai... debordanti giudici. Dettagli trascurabili che possono essere limati in serenità. In definitiva, si tratta di una figura rassicurante per il pubblico medio dell'ammiraglia Rai, ma non per questo un personaggio da bollare come "passatista". Musicalmente lo definirei onnivoro: nel suo percorso ha "assaggiato" i sound giovanili di Festivalbar e delle radio dancerecce, così come quelli più tradizionali che fanno la parte del leone nella proposta artistica di viale Mazzini; in più, con il citato show dedicato ai cantanti dimenticati, è emersa anche un'apprezzabile sensibilità nei confronti di chi, pur meritevole, è rimasto indietro per svariati motivi ed è perennemente in cerca di una seconda possibilità.
UNA MISSION: RIDARE VISIBILITA' A QUELLI "FUORI DAL GIRO" - Una sensibilità che Amadeus potrebbe portare nella sua nuova esperienza ligure. In effetti, a Sanremo si chiede anche questo: restituire visibilità a validissimi artisti rimasi esclusi dal grande giro per tutta una serie di circostanze, non sempre imputabili a loro colpe. In questa estate 2019, per dire, stiamo assistendo al fenomeno Mietta: tornata alla ribalta con un singolo moderno e orecchiabile, "Milano è dove mi sono persa", sta facendo breccia per esclusivo merito dei fans, che la stanno spingendo sui social network con un'energia, una passione, un amore infiniti, sancendo così la sconfitta della discografia ufficiale e delle scelte dei grandi network radiofonici e dimostrando che, nella musica italiana, c'è vita oltre l'heavy rotation. Ecco, questo è un fattore al quale il neo direttore artistico sanremese non dovrà restare sordo: sarà doveroso guardare oltre la superficie del mainstream, riservare uno spazio dignitoso a chi, nel tempo, ha continuato a produrre musica di qualità lontano dai riflettori. Parallelamente, proseguire nel solco dell'ultimo Baglioni, che ha portato in gara realtà indipendenti di nicchia, da Motta agli Ex Otago agli Zen Circus.
RECEPIRE LE MODE - Per il resto, il Festivalone, per rimanere sulla cresta dell'onda, richiede essenzialmente la capacità di saper recepire le mode musicali più à la page, e da questo punto di vista Amadeus non dovrebbe avere problemi di scelta: conosce i personaggi e gli stili che fanno tendenza fra le nuove generazioni, quelli che maggiormente garantiscono la riuscita commerciale della manifestazione come hanno dimostrato, in questo 2019, gli exploit di Ultimo, Mahmood, Achille Lauro, Shade e Federica Carta, Boomdabash. Rimarrà da chiarire la formula di gara. Della gestione Baglioni erano piaciute, a pubblico e critica, l'abolizione delle eliminazioni e l'istituzione di una categoria unica, formata da ventidue big e due giovani selezionati in dicembre, ma non è detto che tutto venga confermato. In un tavolo di lavoro convocato dalla Rai qualche giorno fa, al quale hanno partecipato esponenti dell'industria discografica, organizzatori di eventi musicali, esperti del settore, era emersa la richiesta degli addetti ai lavori di incrementare lo spazio a disposizione delle nuove leve, il che potrebbe portare a un ripensamento della selezione di fine anno e a una reintroduzione della categoria Nuove proposte per la kermesse di febbraio.
PIU' SPAZIO AI GIOVANI: NUOVA FORMULA? - Del resto, parliamoci chiaro: la formula Ravera - Baudo, dai nomi di coloro che l'hanno perfezionata e istituzionalizzata, è quella che ha decretato i maggiori consensi al Festival: big da una parte, debuttanti dall'altra, e non certo ridotti a due unità come nell'ultima edizione. E' fondamentale ridare linfa al "settore giovanile" di Sanremo, alla categoria che fino a qualche anno fa rappresentava il principale serbatoio da cui attingere per la formazione del cast dei "campioni": un vivaio che, per restare all'ultimo decennio, ha sfornato virgulti come Arisa, Malika Ayane, Nina Zilli, Ermal Meta, Francesco Gabbani, Ultimo, Mahmood, Raphael Gualazzi, e che non può essere ridotto a spazio infinitesimale. Attendiamoci quindi novità, anche perché Amadeus ha sostenuto, in passato, di aver già bene in mente il tipo di Festival che avrebbe fatto nel caso fosse stato chiamato in causa. Non è quindi detto che accetti passivamente formule e regolamenti stilati da chi l'ha preceduto.
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