Vidal e Tevez esultano dopo uno dei tanti gol juventini in stagione
Per fortuna che c'è il Mondiale. E già: non ci resta che attendere Brasile 2014 come una boccata d'aria pura, per lasciarci alle spalle una stagione calcistica nostrana fra le più buie che io ricordi. Dodici mesi fa, in sede di bilancio della Serie A 2012/13, scrissi che, pur in un quadro di diffusa recessione tecnica, non erano stati compiuti ulteriori passi indietro: qualche squadra capace di praticare un buon football si era vista, ed era persino emerso un piccolo drappello di giovani virgulti italiani, a indicare una inversione di tendenza dopo anni di ottuso ostracismo ai prodotti del nostro vivaio. Insomma, pur senza gridare al miracolo, poteva essere una buona base per avviare una risalita verso livelli qualitativi più consoni alla tradizione del pallone tricolore.
Ebbene, a malincuore debbo dire che l'auspicio è rimasto lettera morta. Il massimo campionato 2013/14 va in archivio lasciandoci in bocca l'amaro sapore di un'involuzione ulteriormente accentuatasi, ancora più grave se si pensa alle stuzzicanti premesse estive del torneo. Ricordate? Nell'ex torneo più bello del mondo avevano nuovamente fatto capolino alcuni top player di fuorivia, gente come Higuain, Mario Gomez, Tevez e persino Llorente, inizialmente sottovalutato. Non molto, ma un piccola iniezione di classe che pareva poter un po' risollevare le sorti dell'italico spettacolo calcistico.
A QUANDO LE 18 SQUADRE? - Non è accaduto, e ci si sente francamente impotenti, soprattutto per la cecità delle istituzioni sportive di fronte a una crisi che appare senza uscita, se è vero che l'annata di club appena archiviata ha segnato pure il sorpasso nel ranking UEFA da parte del Portogallo, cioè di un Paese che fino a un lustro fa aveva sempre patito una atavica soggezione nei nostri confronti. Solo oggi si è registrata la prima, timida apertura del presidente di Lega Beretta a un ripensamento degli organici dei campionati. Perché la riduzione della Serie A almeno a 18 squadre è ormai un provvedimento non più rinviabile: troppe partite senza senso, troppe compagini che tirano i remi in barca una volta raggiunta la salvezza, offrendo prestazioni da bollino rosso. Ma soprattutto un livello tecnico complessivo tendente sempre più al ribasso: sia detto senza offesa per nessuno, ma squadre come Bologna e Livorno non dovrebbero aver diritto di cittadinanza nella Serie A di una grande potenza pallonara: talmente povere di talento che, allo stato delle cose, faticherebbero a trovar gloria persino in cadetteria. Così come non è molto consolante che un'Inter in una delle versioni più dimesse della sua storia, con tanti campioni al capolinea e una marea di mezze figure, sia riuscita ad issarsi fino al quinto posto, giungendo addirittura a minacciare il quarto della Fiorentina.
STANDARD EUROPEI - Per carità, non tutto è da buttare: le prime quattro classificate hanno sostanzialmente onorato il football, non ci hanno fatti vergognare di essere calciofili italiani. Juventus, Roma, Napoli e Fiorentina, con le dovute differenze di impostazione, praticano un gioco di buona fattura, gradevole esteticamente ma al contempo efficace: un calcio, soprattutto, vicino ai canoni internazionali più in voga. Sono le squadre che più di altre stanno lavorando per colmare il gap che ci separa dalle migliori espressioni europee, attraverso un'organizzazione tattica moderna e versatile, ritmi elevati, costante iniziativa, giocatori eclettici. Magari i campioni bianconeri un po' meno delle tre damigelle d'onore: perché alcuni "mostri sacri" si avvicinano al passo d'addio, per raggiunti limiti di età, e lo stesso Conte ha tergiversato fino a ieri prima di firmare la conferma, roso dal dubbio che con quel gruppo sia impossibile fare di più, e che rinnovarlo con gente di spessore non sarà facile, visti i chiari di luna finanziari.
DIFFUSA MEDIOCRITA' - Dietro queste dignitosissime espressioni tecniche, però, si è visto il nulla o quasi: detto dell'Inter formato minimalista, nessuna delle cinque squadre in lizza fin quasi alla fine per l'ultimo posto in Europa League, ad eccezione del Parma, ha mostrato particolari luminarie, solidità complessiva ed equilibrio, e il fatto che fra queste cinque vi fosse il Milan peggiore degli ultimi vent'anni è un'ulteriore testimonianza delle generale modestia di questo torneo. Sul fondo, poi, un pianto: quota di sopravvivenza bassissima, nessuna matricola in grado di opporsi efficacemente ai colossi di vertice, che contro di loro han fatto bottino pieno o quasi, una lunga gara a ciapanò che ha inevitabilmente premiato il Sassuolo, l'unico club che, per organico, avrebbe avuto persino i mezzi per mettersi al riparo con ben altro anticipo. E poi, tutta la terra di mezzo, i "senza obiettivi" di cui si è detto, e che annacquano le ultime giornate col loro tirare a campare in attesa della nuova stagione. Insomma, un'edizione della Serie A destinata a lasciare poche tracce nella memoria collettiva. Chiuso il quadro generale, mi limito dunque a qualche "pennellata" critica, mettendo in fila squadre e personaggi più significativi.
Immobile: capocannoniere e potenziale "uomo mundial"
Immobile: capocannoniere e potenziale "uomo mundial"
JUVENTUS - Merita l'elogio pieno per il tris consecutivo, impresa di assoluto rilievo anche in un torneo svalutato come il nostro, ma accostarla ad altri squadroni del passato sa di bestemmia, e lasciamo stare il formidabile quinquennio 1930 - 1935, per favore. Se il metro più attendibile per valutare l'autentico valore del nostro football è il rendimento internazionale (e lo è), il team di Conte è rimasto più o meno sui livelli dell'anno passato (eliminato ai quarti di Champions nel 2013, fuori in semifinale di EL poche settimane fa). Se in un contesto interno di pieno decadimento aggiungi al tuo arco frecce puntute come Tevez e Llorente, è chiaro che per avversari già modesti non ci sia più partita. Ma, come detto sopra, il trionfo è in parte ingannevole e nasconde tremori da fine impero: difficile che la Juve di Buffon, Barzagli e Pirlo possa inseguire obiettivi europei, c'è da mettere a punto un nuovo progetto e la ripartenza potrebbe essere più difficile di quanto si pensi.
FIORENTINA - Montella chiede rinforzi perché teme che questa squadra abbia dato fondo a tutte le proprie risorse, eppure è una compagine che ha dovuto correre ad handicap. Il cammino 2013/14 era stato costruito su fondamenta ben precise, ossia il duo d'attacco Gomez - Rossi: il primo non si è praticamente visto, il secondo, dopo un girone di andata da fromboliere, è stato cancellato da un altro grave infortunio, prima di ricomparire nelle ultime tre giornate, a giochi fatti, più che altro per mettere minuti nelle gambe in vista di un Mondiale non più chimerico. Che Viola sarebbe stata, con i due a dialogare là davanti? Fra un Borja Valero sempre più anima della squadra, costruttore e finalizzatore, un Pasqual che si è ripreso la Nazionale a cui, ai tempi di Lippi, pareva predestinato, e un Cuadrado in forma... iridata (uno dei pochi fuoriclasse espressi dal torneo), mi piace segnalare il piccolo ma significativo contributo (anche di gol) portato da Joaquin, ex grande promessa del calcio spagnolo quando ancora la Roja era lontana dal dominare il globo.
PARMA - Nella lunga e affollata rincorsa all'Europa League, ha vinto alla fine la compagine più meritevole perché più continua, solida, ricca di talento puro (ben distribuito in ogni zona del campo), capace di abbinare praticità e una discreta dose di spettacolo. Cassani ritrovato, Paletta entrato a furor di popolo nel giro azzurro, Parolo formidabile centrocampista moderno, capace di correre e tessere gioco, di impostare e di concludere, Cassano ancora in grado di regalare lampi accecanti.
VERONA - Un ritorno alla ribalta da applausi, dopo anni nelle retrovie calcistiche nazionali. Girone di andata a ritmi forsennati, poi un netto calo (coinciso con la cessione del regista Jorginho, futuro nazionale italiano: solo un caso?) e una parziale ripresa in dirittura d'arrivo. Toni ha spremuto probabilmente le ultime stille di talento e di reti dal suo bagaglio di campione, allettato anche da una prospettiva mondiale che per alcuni mesi è parsa più di un sogno, Iturbe è un fantasista vecchio stampo, di quelli capaci di "far venire giù lo stadio" con giocate in punta di fioretto, Cacciatore si è scoperto difensore fra i più efficaci a livello nazionale, l'eclettico Romulo punta la prua verso Brasile 2014.
MILAN - Temporada fallimentare, e non può bastare l'impennata finale con Seedorf in panchina (impennata più di risultati che di gioco) a cancellare le tante brutture viste prima. Difesa non all'altezza e lo si sapeva, ma rendimento inaccettabile di molti big anche negli altri reparti. Montolivo sottotraccia, dopo una stagione piuttosto brillante, Honda non pervenuto, Balotelli a tratti indisponente, eppure spesso decisivo in zona gol, a far capire fin dove potrebbe arrivare, questo gigante perennemente imbronciato e in guerra col mondo, se solo riuscisse a limare un tantino il suo carattere e ad avviare una maturazione non più differibile. Nel corso dell'ultima giornata, col Toro sotto a Firenze e il Parma che non riusciva a sbloccare contro il retrocesso Livorno, i rossoneri parevano addirittura poter agganciare in extremis il treno europeo, ma sarebbe stato francamente troppo.
GENOA - Opinione strettamente personale, non raggiunge la sufficienza perché, dopo aver regalato alcune prestazioni di buonissima grana (su tutte il successo sull'Inter, il pirotecnico pari di Firenze e la sfortunata gara con la Juve), ha troppo presto tirato i remi in barca, addirittura quando la salvezza non era ancora stata matematicamente raggiunta. In tal modo ha offerto spettacoli desolanti e perso il derby della supremazia cittadina che, ad un certo punto, pareva avere saldamente fra le mani, e che comunque era alla portata, sulla scorta di una caratura complessivamente superiore ai blucerchiati. Ultimi due mesi da 4 in pagella, che fanno media col 7 abbondante del resto del campionato: 5,5 e ringraziare. Purtroppo, al momento, la Serie A non dura solo trenta giornate, e va onorata fino alla fine.
SASSUOLO - Una... battaglia personale vinta, quella che ho combattuto per i neroverdi fin da questa estate e ancor più dopo il mercato di gennaio, dal quale il club di Squinzi era uscito enormemente potenziato, avendo aggiunto classe ed esperienza a un telaio già tutt'altro che disprezzabile. Non fosse stato per la sciagurata parentesi Malesani, ormai non più adatto ad allenare ad alto livello, la salvezza sarebbe probabilmente arrivata prima. E' una squadra ricca di mezzi tecnici ed economici, che già fin da ora si candida a mina vagante del prossimo torneo. E se Berardi trova continuità, può rischiarare il nuvoloso orizzonte del calcio nostrano: ha guizzi da fuoriclasse vero.
I MIEI UOMINI PIU' - Chiudo con i miei personaggi copertina, escludendo a priori quelli già strombazzatissimi da stampa e tv. Perin e Scuffet, la reattività e la calma olimpica, portieri azzurri del futuro; Bonucci, difensore che spinge, costruisce e segna; Parolo, uomo - squadra di cui ho già scritto sopra; Florenzi, giocatore universale, moderno, tuttofare, capace di coprire, attaccare e segnare: Prandelli, perché l'hai lasciato a casa? Callejon e Mertens, formidabili guastatori - incursori dalla strepitosa prolificità sotto porta, decisivi nella... carica dei 104 gol napoletani in stagione; il capocannoniere Immobile, attaccante vecchio stampo, uno che vive solo per il gol e che cerca la porta appena intravede uno spiraglio, riflessi fulminei, opportunismo, fiuto per il fondo della rete. Ed è anche in stato di grazia, uno di quei giocatori che vanno assolutamente portati al Mondiale, come jolly dell'ultimo momento, specialità tutta italiana.
ottima analisi Carlo, davvero poco da aggiungere! Campionato scadente, inutile girarci attorno, basti guardare i punti di distacco della Juve sulle altre, la lotta all'Europa divenuta appannaggio di squadre che realisticamente non ci pensavano a inizio stagione ma che poi, complici i mediocri campionati di Lazio e Milan, hanno cercato di agguantare con le unghie e con i denti. Ma il dato oggettivo che più balza agli occhi è lo spostamento verso il basso della cosiddetta quota salvezza: altro che 40 punti, qui tra poco ci si salvava con 30!
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