Hip hip hurrah per Claudione nostro (oppure Ale-oò, per riprendere il titolo di un suo vecchio album). Fra le tante scelte coraggiose compiute da Baglioni nell'allestimento di Sanremo 2018, eccone una in apparenza banale, eppure di inestimabile valore per la riuscita complessiva della manifestazione: il ripristino della serata dei duetti. Un happening che, a partire dal 2005, aveva arricchito il Festival con performance originali e godibilissime. Negli ultimi anni era stata sostituita dal "giovedì delle cover", piacevole, per carità, ma con diversi limiti. Rappresentava un po' un corpo estraneo all'interno della struttura complessiva della rassegna, in quanto i cantanti Big per una sera abbandonavano il loro pezzo in concorso per rivisitare grandi evergreen, e alla lunga la trovata aveva mostrato un po' la corda, anche perché, nonostante l'indubbio sforzo di interpreti e arrangiatori, nessun "rifacimento" aveva fatto veramente breccia nel cuore degli appassionati, con la sola eccezione del "Se telefonando" in versione Nek, baciata da un successo clamoroso e, per certi versi, inspiegabile. E poi, parliamoci chiaro, è preferibile vedere gli artisti in gara rielaborare, impreziosire, dare una veste diversa alla canzone con la quale si sono iscritti alla competizione. Nella maggior parte dei casi, aiuta il telespettatore ad apprezzare maggiormente l'opera, a familiarizzare con essa, a coglierne sfumature che magari erano sfuggite ai primi ascolti.
CANZONI "RISTRUTTURATE" - Così è stato, anche ieri sera. Il lungo "congelamento" non ha scalfito le potenzialità di questo particolare capitolo del Festivalone, anzi. Molte canzoni sono uscite decisamente valorizzate dal quid in più apportato dagli ospiti. Difficile fare una graduatoria; possiamo dire che le rivisitazioni si sono divise essenzialmente in tre categorie: c'è chi ha puntato semplicemente sulla forza dell'interpretazione in coppia, chi sul ricorso a strumentisti aggiunti, chi invece ha parzialmente ripensato il pezzo, persino con l'inserimento di parti nuove. In quest'ultimo gruppo, pur con soluzioni radicalmente diverse, Meta-Moro, Diodato-Paci, Stato Sociale e Kolors. I primi sono stati introdotti da un recitato di Simone Cristicchi, il quale, attingendo alla sua recente esperienza di teatro sociale, ha saputo dare la giusta intensità alla lettura di una lettera scritta dal marito di una delle vittime degli attentati targati Isis.
LA BATTERIA DI DE PISCOPO - Diodato e Paci, invece, si sono avvalsi di un Ghemon che ha aggiunto ad "Adesso" una parte inedita, un "ibrido" cantato - rappato. Gli Stato Sociale hanno "cabarettizzato" la loro "Una vita in vacanza", con un dialogo (non entusiasmante, in verità) fra il solista del gruppo e l'attore Paolo Rossi, affidando il ritornello al Piccolo Coro dell'Antoniano. I Kolors, infine, non hanno apportato grossi cambiamenti a "Frida", regalando però a Tullio De Piscopo lo spazio per un assolo finale di batteria, durante il quale Stash ha tentato, senza troppo successo, di trascinare e accendere il compassato pubblico della platea.
LA BATTERIA DI DE PISCOPO - Diodato e Paci, invece, si sono avvalsi di un Ghemon che ha aggiunto ad "Adesso" una parte inedita, un "ibrido" cantato - rappato. Gli Stato Sociale hanno "cabarettizzato" la loro "Una vita in vacanza", con un dialogo (non entusiasmante, in verità) fra il solista del gruppo e l'attore Paolo Rossi, affidando il ritornello al Piccolo Coro dell'Antoniano. I Kolors, infine, non hanno apportato grossi cambiamenti a "Frida", regalando però a Tullio De Piscopo lo spazio per un assolo finale di batteria, durante il quale Stash ha tentato, senza troppo successo, di trascinare e accendere il compassato pubblico della platea.
INTERPRETAZIONI CLASSICHE - In molti sono invece andati sul classico, dividendosi semplicemente le parti di testo da cantare. Ma nella maggior parte dei casi si è trattato di una soluzione vincente: se la bella Skin non ha inciso più di tanto sulla performance delle Vibrazioni, la cui "Così sbagliato" è già di per sé sufficientemente vigorosa, Renzo Rubino ha sicuramente trovato il modo di far "arrivare" maggiormente al pubblico la sua complessa "Custodire", grazie all'ausilio della sensazionale Serena Rossi, un fenomeno come attrice, showgirl e, ebbene sì, anche cantante. Idem per Noemi con Paola Turci e Caccamo con Arisa: in entrambi i casi, c'è stata una fusione talmente perfetta fra le due voci da far pensare che, forse, i loro brani avrebbero avuto più efficacia se presentati in gara nella versione "in coppia". Non si può dire lo stesso per Ron, Barbarossa, Canzian e Noemi, i cui pezzi brillano comunque di luce propria, ma che comunque hanno potuto contare su partner (rispettivamente Alice, Anna Foglietta, Masini e Cammariere) preparatissimi e discreti, nel senso che si sono inseriti nella struttura originaria delle opere senza portare sconvolgimenti: su tutti, citerei comunque l'azzeccato abbinamento romanesco fra la Foglietta e l'autore di "Passame er sale".
NERI PER CASO E MIDGE URE: CHI SI RIVEDE! - E' stato un piacere rivedere i Neri per Caso, che si sono calati alla perfezione nella malinconica ironia di "Arrivedorci" degli Elii, mentre Ana Carolina e Daniel Jobim hanno rappresentato i partner ideali per far bucare maggiormente lo schermo alla sofisticata e avvolgente "Rivederti" di Mario Biondi. Indubbiamente arricchita in voce e musica anche l'ottantiana "Lettera al Duca" dei Decibel, grazie all'apporto di Midge Ure (ricordate "Breathe"?). Nonostante l'impegno, Giusy Ferreri non è riuscita a far decollare più di tanto la proposta di Facchinetti e Fogli, così come Michele Bravi non ha aiutato molto Annalisa, la quale comunque se l'è cavata benissimo da sola con una performance vocale di notevole spessore. In generale, dunque, il pacchetto - duetti ha superato felicemente l'esame, in linea con l'elevato livello qualitativo che questo Festival numero 68 sta mostrando con sempre maggior decisione.
GIOVANI: VINCE ULTIMO, MA NON ERA IL MIGLIORE - Una serata davvero piena di musica, quella di ieri, aperta dalla sfilata delle Nuove Proposte. Un'annata buona, tutto sommato, per la categoria degli esordienti: solo Leonardo Monteiro è parso datato e fuori tempo massimo. I migliori, più originali e fuori dagli schemi, sono stati Mirkoeilcane e Lorenzo Baglioni, con Mudimbi un gradino sotto; a mezza via tra tradizione e modernità, ma comunque orecchiabili, Eva e Giulia Casieri. Il trionfo di Ultimo non desta scandalo, "Il ballo delle incertezze" è un brano sufficientemente contemporaneo (si avvertono echi di Tiziano Ferro), che colpisce soprattutto per la parte conclusiva in cui si passa dal canto al rap; ma sono del parere che, in questa sezione, sarebbe meglio premiare chi porta un qualcosa di almeno parzialmente innovativo, come i tre maschietti prima citati. Anche la canzone di Lele, vincitrice dodici mesi fa, era di buon impatto, ma sostanzialmente è passata senza lasciar grosse tracce.
FINALISSIMA: PAPABILI E OUTSIDERS - Poco da dire sugli ospiti: l'intervento di Gianna Nannini non è stato di quelli in grado di farsi ricordare, meglio Piero Pelù, soprattutto per il sacrosanto appello dell'ex Litfiba contro la violenza sulle donne; da dimenticare la comparsata di Federica Sciarelli, in linea con quella della Leosini di un paio di sere fa; sono state le uniche cadute di tono di un Festival per il resto in forma smagliante. Bisognerebbe dunque concludere parlando dei pronostici per il gala di chiusura. Le classifiche di queste sere hanno proposto delle tendenze, ma è difficile prevedere a cosa porterà il giudizio misto Televoto - Giuria di qualità - Sala stampa. Tanti i "papabili": Meta - Moro, Ron, Diodato - Paci, Vanoni con Bungaro e Pacifico, persino gli Stato Sociale, mentre sono accreditabili di exploit notevoli Annalisa e Kolors; Gazzè, Zilli, Avitabile - Servillo e Barbarossa stanno alla finestra: hai visto mai... Ora non ci rimane che goderci una finalona "old style", con tutti e venti i Campioni schierati ai nastri di partenza: non accadeva dal penultimo Sanremo di Baudo, nel 2007.
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