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venerdì 22 giugno 2018

MONDIALI 2018: ARGENTINA SULL'ORLO DEL BARATRO, MESSI PIU' VITTIMA CHE COLPEVOLE, SAMPAOLI NON ALL'ALTEZZA


Cominciamo dai freddi numeri. Scorrendo all'indietro la storia dei Mondiali, fino alla prima volta in cui venne messa in palio l'attuale Coppa FIFA (Germania 1974), un'unica squadra è riuscita ad approdare alle semifinali dopo aver conquistato un solo punto nelle prime due gare: la miglior Turchia di tutti i tempi, quella di Sudcorea - Giappone 2002. Questo per dire che per l'Argentina, dopo lo 0-3 di Niznji Novgorod, le probabilità di sfangarla non sono moltissime ma esistono, specie in un girone, dietro alla mattatrice Croazia, abbastanza equilibrato, con innumerevoli combinazioni e ipotesi di classifica finale, anche a prescindere da ciò che accadrà oggi fra Islanda e Nigeria. Non tutto è perduto, dunque, sul piano statistico e matematico; dopodiché, il campo ha mostrato una realtà ben più amara. Per la Selecciòn sarà più facile affrontare i croati che non gli islandesi, dicevano molti esperti alla vigilia: contro una compagine che non gioca un calcio difensivo, i sudamericani potranno manovrare in spazi larghi e trovare più agilmente la via della rete. 
Profezie scritte sulla sabbia. Ieri sera è andata in scena una delle versioni più dimesse di sempre della Nazionale biancoceleste. E buttare la croce addosso a Messi, pulcino bagnato, è esercizio crudele e gratuito: ormai appurato che non è un novello Maradona, cioè uno in grado di prendere per mano i compagni nei momenti più difficili e di trascinarli quasi da solo oltre l'ostacolo, onestà vuole che si getti uno sguardo anche a ciò che gli è stato costruito attorno. E qui entra in scena il buon Sampaoli, cittì dal look bizzarro e discutibile (l'ascendente sui calciatori dipende in parte anche dal modo in cui ci si pone e ci si presenta, e il responsabile di una rappresentativa così importante dovrebbe attenersi a criteri di eleganza e sobrietà antichi ma sempre validi). 
La sua Argentina è una squadra senza un'idea di gioco, e sembra aver smarrito anche quello slancio agonistico che la sorreggeva nei momenti più bui, vedasi un Mascherano ormai agli sgoccioli e non più collante tattico e caratteriale della formazione. Un undici tenuto in vita da qualche sporadica giocata dei migliori solisti: solo che chi è in grado di fornirle,  queste scosse elettriche, rimane troppo spesso ai margini. E' il caso di Higuain e Dybala: solo al loro ingresso in campo si è vista qualche trama d'attacco plausibile e insidiosa: poca roba, certo, ma con un minutaggio così ridotto, e in un contesto così precario, fare di più era difficile. L'ostracismo decretato ai due juventini è incomprensibile: sono pur sempre gli uomini di punta di un club che, negli ultimi due anni, ha ottenuto una finale di Champions sfiorando poi la semifinale nel modo che sappiamo. Prima del loro ingresso in campo, l'unica vera palla gol per i sudamericani era giunta su un pasticcio difensivo avversario, con Perez a calciare fuori praticamente a porta vuota. 
Sampaoli ha incassato una lezione di calcio non dissimile da quella che toccò al nostro Ventura nel settembre scorso al Bernabeu. La Croazia attuale somiglia molto all'Italia campione del 2006: compagine organizzata ed equilibrata, capace di difendere e di soffrire per poi sprigionare un gioco d'attacco a volte bello a vedersi, quasi sempre tremendamente efficace: facile, del resto, quando si hanno in rosa tanti piedi buoni, in primis quelli di Modric, uomo-squadra superbo (ciò che Messi non è e non sarà mai), capace di tessere gioco e di concludere con spunti individuali folgoranti. Non mi sorprenderei di trovare i biancorossi in semifinale, ma dovranno mantenere questo standard di rendimento. Ieri, sono stati facilitati da un'Argentina in profonda crisi tecnica, con un trainer che non ha ancora trovato la quadratura del cerchio tattico e che punta su uomini inadeguati alla ribalta mondiale (Caballero, Salvio, Perez, Acuna, Meza...). E che, come i suoi predecessori Pekerman e Maradona, non è riuscito a ideare una formula per valorizzare al massimo la Pulce: l'unico ad andarci molto vicino fu Sabella, che infatti nel 2014 si giovò di diversi gol e giocate decisive di Leo per portare una Selecciòn più operaia che spettacolare fino all'atto conclusivo. 

1 commento:

  1. Dare le colpe a Messi, che è quello che di colpe ne ha meno, lo trovo davvero ingiusto. Non mi piacciono le classifiche, quindi per comodità mi limito a dire che è uno dei migliori talenti di tutti i tempi, ma nel calcio del 2018 non c'è individualità che possa fare pentole e coperchi a certi livelli. Ci sono dati e numeri che dicono di un'Argentina Messi-dipendente (non ricordo con esattezza, ma credo che la metà dei palloni toccati al Mondiale sin qui sia arrivata da tocchi di un metro o meno). Messi deve strappare la palla ai compagni, anziché riceverla: così non può andare.
    Più giusto dire, come hai fatto anche tu, che è la Nazionale a non essere in grado. Con Sampaoli che ha le sue colpe. Non me la sento di dire nulla sulle convocazioni, che non avrebbero cambiato la sostanza (quelli rimasti fuori sono Icardi - ma con Higuain in panchina è evidente che di minuti per lui ce ne sarebbero pochi in ogni caso - e altri come Garay, Guido Pizarro, quindi mestieranti, non eroi). Una critica al ct andrebbe fatta, secondo me, sulle scelte del tipo di squadra che deve circondare il 10. Il doppio mediano della prima partita (Biglia-Mascherano), imbolsito e senza idee, non era in grado di aiutare Messi a giocare palloni puliti. Ma anche i vari Meza, Acuna, Tagliafico, Caballero e Enzo Perez hanno dimostrato di non valere molto più di quel che hanno dimostrato (poco o niente, se non sotto zero).
    Eppure secondo me tra i convocati ci sarebbe qualcosa di meglio: il Fazio della Roma è un difensore solido e con letture in fase di possesso palla, Giovani Lo Celso del Psg è un centrocampista giovane ma con un anno di esperienza in Europa (anche se disastroso in Champions contro il Real, quindi quando contava) e tanta qualità. Di Maria non può rimanere fuori, ma nemmeno incollato alla fascia laterale come un'ala anni '70. Poi ovviamente Higuain e Dybala che conosciamo molto bene.

    Se dovessi fare un mini-bilancio in poche parole direi: squadra non eccelsa (che in ogni caso arriverà dove sarà in grado di portarla Messi, leader o non leader), gestita nemmeno un granché

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