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martedì 5 giugno 2018

CLUB ITALIA: I SETTE PUNTI SU CUI LAVORARE DA SETTEMBRE E I FUTURI AZZURRABILI


Siamo ancora alla fase del "cantiere aperto". Per cui, al momento, tentare dotte analisi tecnico - tattiche sulla nuova Italia di Mancini risulterebbe esercizio puramente accademico. Tre partite giocate in una settimana, con pochissimi giorni di lavoro alle spalle: così, da San Gallo a Torino passando per Nizza, si è visto di tutto e di più, indicazioni contraddittorie, prestazioni singole incoraggianti e altre un po' meno, sprazzi di buon gioco e altri (ma pochi, onestamente) che ci hanno riportato alla mente gli ultimi, tristi mesi della gestione Ventura. Tutto normale. Ricostruire una squadra nazionale quasi da zero, dopo un fallimento tremendo come quello dell'autunno scorso, non è cosa che si possa portare a compimento in tempi ristretti.
IL PRECEDENTE DEL '74 - Torno a fare, come nel precedente post, l'esempio della rifondazione post Monaco '74: il CT Fulvio Bernardini, prima da solo e poi assieme a Bearzot, impiegò più di due anni per trovare una minima quadratura del cerchio, per dare caratura internazionale ai tanti giovani che in quella metà dei Seventies stavano emergendo, da Gentile a Scirea, da Antognoni a Graziani, da Tardelli a Bettega, fino allo sfortunatissimo Rocca. Giovani che all'epoca avevano ampio spazio per giocare e fare esperienza, in una Serie A a frontiere chiuse e con le rose dei club totalmente italiane (a parte gli ultimi scampoli di carriera di Clerici e di Altafini, quest'ultimo in realtà brasiliano "oriundo" italiano, tanto da aver giocato con la nostra selezione il Mondiale cileno del 1962).
Oggi non è più così e, dunque, ci vuole tanta pazienza, ma, se vogliamo dar credito ai corsi e ricorsi storici, la recente sconfitta con la Francia somiglia tanto a quella che proprio la giovane Italia del grande "Fuffo" rimediò a Rotterdam con l'Olanda di Cruijff, in una delle prime uscite dopo la delusione al Mondiale tedesco: stesso punteggio (1-3) e stesso confronto improponibile, perché quell'Italia era a distanza siderale dalla splendida Arancia meccanica, così come questa, allo stato attuale, non può competere con i rampanti transalpini che puntano dritti al titolo iridato. Vediamo ora per sommi capi alcuni spunti offerti da questa settimana azzurra.
1) Sto diventando noioso, me ne rendo conto, ma non posso che ripetermi: questa Italia in fasce non può assolutamente prescindere, al momento, da Balotelli. L'unico della batteria d'attacco a non avere le polveri bagnate, uno dei pochi a giocare sempre "in verticale", a cercare la conclusione non appena ne trova la possibilità, peccando a volte anche di egoismo, giustificabile (per ora...) con la fame di gol nata dai quattro anni di assenza in rappresentativa. Oltre a questo, c'è anche il lavoro sporco fatto per per la squadra, la capacità di far reparto da solo che già c'era nel primo Supermario ma che ora appare ulteriormente affinata.
2) Altro elemento da cui è impossibile prescindere in fase propositiva è Federico Chiesa. Lo si era già intuito dai tempi dell'acuto di Wembley a marzo, la sera del pari conquistato in rimonta dalla squadra provvisoriamente affidata a Di Biagio (fu lui a procurare il rigore dell'1-1). Il figlio d'arte, come Balo, ha sempre il portiere avversario nel mirino, punta la rete con avanzate in velocità che portano scompiglio e creano varchi e opportunità anche per i compagni: la dinamica del gol di Zaza a Torino, con fuga sulla destra del fiorentino e cross al centro, è lampante, in tal senso. Gli manca ancora un po' di precisione al tiro, ma non ci sono dubbi che arriverà, una volta che tutto il meccanismo di squadra sarà andato a punto. 
3) A proposito di precisione nei sedici metri finali: è questa una delle più grosse lacune della Nazionale convalescente. Una squadra che crea, a volte lo fa anche con belle manovre in velocità e in punta di tecnica, ma che continua a sprecare troppo, pure in questa versione parzialmente rivitalizzata. Ieri sera, contro l'Olanda, il primo tempo poteva concludersi con un vantaggio persino insperato, ma Belotti (una volta) e Verdi (due) hanno mancato occasioni clamorose, mentre Criscito, di testa su angolo, si è visto respingere il pallone sulla linea di porta. Il gol è paradossalmente arrivato nella ripresa, quando sono stati i tulipani a mostrarsi più brillanti, cogliendo in extremis un pareggio non scandaloso. Al di là del livello qualitativo della rosa che Mancini sta allestendo, secondo me tutt'altro che malvagio, ciò che in questo momento ci tiene lontani da una accettabile competitività internazionale è proprio la mancanza di killer instinct, quello che consente alle grandi squadre di vincere anche in giornate di scarsa vena. 
4) L'apporto di Insigne al gioco azzurro continua ad essere sostanzialmente impalpabile. Poche luci e molte ombre anche ieri sera, pur se il tocco all'indietro per Verdi, sprecato poi dal bolognese con una conclusione alta, rimane una delle cose più pregevoli del match. Ma da uno come lui, iradiddio nel Napoli "sarriano", ci si aspetta molto di più. Avrà altre chances, perché rimane una delle pedine più talentuose dello scacchiere calcistico tricolore, ma si deve dare una mossa. 
5) Il decollo di questa Italia post disastro non potrà essere completo se non si risolverà l'enigma del centrocampo: Jorginho, sul quale il cittì ha puntato forte in questa prima fase, è sempre presente nel vivo del gioco ma non riesce a costruire azioni con apprezzabile continuità. Urge recuperare Verratti, insistere su Pellegrini, Mandragora e Baselli, provare anche l'indemoniato Benassi ammirato in quest'ultimo campionato, nonché il Barella impostosi come il centrocampista più efficace e completo dell'ultima leva, mentre sulla trequarti Cristante, pur non sempre preciso, ha mostrato a sprazzi quelle doti di "vivacizzatore" offensivo che ne hanno fatto un perno dell'Atalanta gasperiniana. La possibilità di scelta, come visto, non manca a Bobby Gol: a lui trovare il mix giusto. 
6) Prima Sirigu e poi Perin, nei novanta minuti avuti rispettivamente a disposizione contro Francia e Olanda, hanno ben figurato più di quanto sia riuscito a fare Donnarumma in tutte le sue uscite in azzurro. Nessun accanimento verso il giovanissimo milanista, ma al momento le cose stanno così: al di sotto della patina di visibilità mediatica, ci sono alternative più affidabili. Il rilievo vale in particolare per l'ormai ex genoano e neo juventino, che per età ha ancora margini di miglioramento e una carriera potenzialmente lunga davanti, e nel frattempo ha mostrato doti di reattività, coraggio e colpo d'occhio che lo rendono, parere mio, il più credibile aspirante alla maglia di "goleiro". 
7) Il ripescaggio di Criscito è andato a buon fine: nonostante la sbavatura nel finale di gara a San Gallo (senza conseguenze), nonostante l'espulsione esagerata di Torino, ha messo in mostra le qualità già note: buon rendimento difensivo, ottima propensione alla spinta e alla ricerca del gol. Un recupero fondamentale, dopo i sei anni di vuoto azzurro interrotti solo da due fugaci apparizioni a cavallo fra 2013 e 2014. Sarà una delle chiocce di questa delicata fase di incubazione, assieme a Bonucci. Intoccabile, anche perché le alternative sul suo versante, purtroppo, latitano: D'Ambrosio non pare da Nazionale, De Sciglio deve ritrovare le misure mostrate fino a Euro 2016, si potrebbe provare con Masina e Barreca. 
NATIONS LEAGUE -  Ieri sera allo Stadium si sono affrontate due selezioni malate, ma non moribonde. Già nelle versioni provvisorie messe in campo in questa amichevole, Italia e Olanda hanno mostrato di avere uomini, idee e carattere per risalire la china. Per loro la nuova Nations League potrebbe essere più che altro un apprendistato da vivere con pazienza e senza isterismi legati a eventuali insuccessi, visti i due gironi terribili in cui sono state inserite (Portogallo e Polonia per noi, Germania e Francia per gli arancioni), ma la voglia di riscatto e la qualità dei due trainer (il nostro Mancio e Ronald Koeman: i due rivali di Wembley '92...) potrebbero riservare qualche sorpresa.
SI RIPARTE DA LORO? - Il bacino da cui può pescare Mancini è ristretto, ma offre, credo, più alternative di quelle che si presentarono ad Antonio Conte e a Ventura. Ecco uno sguardo d'insieme sugli azzurrabili del momento e in prospettiva.
PORTIERI: Perin, Sirigu, Donnarumma, Meret. DIFENSORI DI FASCIA E CENTRALI: Zappacosta, Andrea Conti, Calabria, Darmian, Bonucci, Rugani, Caldara, Romagnoli, Criscito, De Sciglio, Barreca, Masina, Emerson. CENTROCAMPISTI E TREQUARTISTI: Verratti, Pellegrini, Barella, Jorginho, Mandragora, Benassi, Florenzi, Gagliardini, Baselli, Cristante, Insigne, El Shaarawy, Bernardeschi, Bonaventura, Berardi. ATTACCANTI: Balotelli, Chiesa, Cutrone, Belotti, Immobile, Zaza, Verdi.
Dopodiché, sicuramente il neo coach saprà tenere gli occhi bene aperti sull'Under 21 e su altre novità che il campionato gli prospetterà. Alcuni nomi "futuribili": Audero, Capradossi, Pezzella, Mancini, Biraschi, Bonifazi, Di Marco, Romagna, Sensi, Murgia, Cerri, Edera, Parigini, Orsolini, Favilli, Vido. Se son rose...

4 commenti:

  1. Mi piace la rosa dei convocabili che hai stilato alla fine. Sembra un ottimo pool da cui ripartire, per età e possibilità di scelta c'è da pensare di poter costruire qualcosa di vero, concreto.
    Insigne con Sarri si è trasformato in uno dei migliori giocatori del campionato eseguendo alla perfezione movimenti e letture in un sistema estremamente codificato che è stato assimilato con ore e ore di allenamenti. Difficile pensare di poter trovare gli stessi automatismi in Nazionale. Penso che per lui, tra Nazionale e un club con tanti interrogativi alla voce "sviluppi tattici", le prossime due stagioni siano in qualche modo decisive per decifrare la vera caratura del giocatore.
    Jorginho non è stato eccezionale in queste prime uscite, vero, però è uno di quelli che può aiutare (aiutare soprattutto quelli come Insigne) a creare un minimo di Affidare quella casella a un giocatore per certi versi così estremo (fa molto bene alcune cose - ottimo passatore e semplificatore di trame, rifinizione -, molto peggio altre - letture difensive, copertura alla difesa, spostamenti laterali) può aiutare anche il ct a capire, a selezionare il contorno. Io per esempio vedrei molto bene un altro fine dicitore come Verratti come mezzala destra e un centrocampista più offensivo - come Bonaventura o perché no un esperimento, Bernardeschi, Verdi - sulla sinistra.
    Chiesa può diventare assolutamente un titolare, mentre Donnarumma dovrebbe perdere il posto immediatamente, farebbe bene anche a lui (spero)

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    1. Giuste le annotazioni tattiche su Insigne, e proprio la capacità di esprimersi ad alto livello in una organizzazione diversa e più "improvvisata" rispetto al Napoli, cioè quella della Nazionale, sarà nel futuro prossimo la cartina di tornasole del suo spessore: campione od ottimo giocatore e nulla più? Jorginho, poi, è un altro a cui non si può rinunciare a cuor leggero, viste le sue doti di perno della manovra, il problema è che giocatori come lui necessitano di tanto, tanto rodaggio in una squadra per trasformarla in un meccanismo perfetto, e questo per la Nazionale è da tempo un grave handicap. Ma Mancini crede in lui e ciò dovrebbe dargli la tranquillità giusta per accrescere il suo rendimento.

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  2. www.pianetasamp.blogspot.com

    Posso fare due aggiunte e due...eliminazioni?:-)
    Tra i portieri io aggiungerei Cragno, tra i difensori esterni Spinazzola, out Gagliardini ( giocatore per me sopravvalutatissimo ! ) e Masina...ciao!

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    1. Giusta annotazione, il listone è aperto e sempre aggiornabile... Io, per mera distrazione, mi ero scordato di Bonaventura, ma Alessandro me lo ha ricordato. Il debutto in azzurro di Spinazzola, con l'Olanda, fu molto promettente, ora però bisogna vederlo in un campionato "a tempo pieno" dopo questa stagione interlocutoria. Su Masina, ricordo di aver sentito proprio Mancini inserirlo in una sua Italia ideale, qualche tempo fa. Vedremo. Ok per Cragno, e Gagliardini in effetti non ha saputo mantenere continuità di rendimento dopo la buona partenza nell'Inter, ma chissà...

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