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sabato 5 giugno 2021

VERSO EURO 2020: LA BELLA ITALIA CHE SCHIANTA I CECHI NON E' UNA NOVITA'. NIENTE EUFORIA, MA CAUTO OTTIMISMO



Non avevo certo bisogno di una gara come quella di ieri sera per scoprire che la nostra Nazionale, se sostenuta da una buona brillantezza fisica, è in grado di produrre espressioni di gioco di eccellente qualità impreziosendole con un'adeguata concretezza nel tiro a rete. Il problema è un altro: quale attendibilità può avere la felicissima prova generale di Bologna? Detto subito che l'avversario non era dei più semplici, essendo la Repubblica Ceca una delle magnifiche 24 pronte ad animare l'ormai prossima kermesse continentale, i tanti precedenti non possono che indurre alla massima prudenza. 

PRECEDENTI CONTRADDITTORI - Facciamo un rapido excursus storico, per scoprire come i test match prima di Mondiali ed Europei forniscano costantemente indicazioni mutevoli, contraddittorie, in definitiva di impossibile lettura (se non a posteriori, ma così è troppo facile...). Nel '78 e nell'82 la Selezione di Bearzot partì per Argentina e Spagna con due pareggi, rispettivamente uno modestissimo con la Jugoslavia (e annessi fischi del pubblico romano), e uno dignitoso ma non eccezionale in Svizzera. Quel che accadde dopo lo sappiamo tutti: due tornei iridati che sono ancora nel cuore di tutti gli appassionati tricolori. E pensiamo anche alla squadra di Prandelli che, nel 2012, concluse la preparazione per l'Euro facendosi rifilare tre pappine (a zero) dalla Russia, dopodiché in Polonia-Ucraina riuscì ad arrampicarsi addirittura, e con merito, fino alla finale con la Spagna, traguardo che nessuno, proprio nessuno, aveva anche solo osato sognare. Viceversa, nel 2008 il team guidato da Donadoni superò agevolmente il Belgio (ma non era il super Belgio attuale), Di Natale in grande evidenza, tutti contenti, poi in Austria e Svizzera fu somma sofferenza e un quarto di finale conquistato fra mille patemi. A mezza via fra queste situazioni si colloca la lunga fase di approccio al trionfo iridato del 2006: è pur vero che nelle ultime due amichevoli arrivarono due pareggi senza acuti (ma con Svizzera e Ucraina, due finaliste di quel Mondiale), ma nei mesi precedenti i ragazzi di Lippi avevano strapazzato due colossi del football, l'Olanda e la Germania, successi che diedero la misura delle notevoli potenzialità della squadra e, nel contempo, fecero crescere la consapevolezza di Toni e compagni nei loro mezzi. 

CAUTO OTTIMISMO - Quest'ultimo precedente ci dice se non altro che vincere aiuta a vincere, e sotto questo profilo la giovane Italia di problemi proprio non ne ha: rischia semmai, dopo tante vittorie, di trovarsi in qualche impaccio nel momento in cui incappasse in una di quelle giornate no che sono dietro l'angolo per tutti, nello sport. Credo tuttavia che questo sia il momento di una cauta ma convinta fiducia: non euforia, attenzione, che sarebbe del tutto fuori luogo, controproducente, perniciosa al momento di scendere in campo in una competizione in cui non possiamo in alcun modo essere annoverati fra i favoriti o semi-favoriti: Francia, Belgio, Inghilterra e Portogallo sono davanti a noi, Germania, Spagna e Olanda hanno enormi dosi di classe, per quanto il loro cammino negli ultimi anni sia stato non di rado accidentato. E poi ci sono le schegge impazzite che potrebbero vivere exploit improvvisi e regalare amare sorprese alle big: fra queste, due ce le ritroveremo davanti già nel girone iniziale di Roma, sto parlando di Turchia e Svizzera, che sulla carta ci sono inferiori ma hanno ottimi collettivi e individualità di spicco, e insomma non vanno sottovalutate per alcuna ragione al mondo. 

GIOCO BRILLANTE - Resta il fatto che, se quella del Dall'Ara è la vera Azzurra, qualche speranza di fare una discreta figura la possiamo cullare. Ripeto, nessuna novità, perlomeno per chi ha seguito tutto il percorso di crescita e di maturazione del gruppo di Mancini: compagine capace di manovrare in agilità e rapidità, con notevole proprietà di palleggio, di produrre una manovra d'iniziativa e di creare con buona frequenza situazioni di pericolo per la porta avversaria. Solo conferme, ieri sera: la straripante vitalità di Spinazzola che, come si dice oggi, "ara" la sua fascia con apprezzabile continuità ma sa mettere ottimi puntelli anche in ripiegamento; le geometrie, la saggezza e il carisma di Jorginho; la vitalità di Barella, che fa legna, spinge e conclude; le due acuminatissime frecce laterali Berardi e Insigne, entrambi in palla, il secondo addirittura scatenato. 

TUTTI AL TIRO! - Lo si è accennato: la Repubblica Ceca era sparring partner attendibile, e aveva pure iniziato bene il match, con un'occupazione del campo che ci impediva di sprigionare le nostre consuete luminarie in fase di costruzione e approccio. Se alla lunga è crollata, è più merito dei nostri che loro demerito. Il 4-0 finale sottolinea un'altra cosa importante: ormai assodato che ci manca una prima punta di autentica caratura internazionale, la rappresentativa del Mancio è in grado di colmare questa lacuna sguinzagliando in avanti, a turno, tutti gli elementi con una sia pur minima propensione offensiva: il fatto che tutti, chi più chi meno, abbiano ottime capacità di trattare il pallone, favorisce poi la facilità di sfornare azioni di notevole incisività. Discorso che vale anche per Chiellini, un habitué degli sganciamenti (benché non trovi il gol in azzurro da quasi quattro anni), ieri sera vicino alla segnatura con un sinistro al volo su corner. Abbiamo soprattutto degli incursori esterni di mortifera efficacia (non solo i due titolari di ieri, ricordiamo anche l'ottimo Chiesa visto in maglia Juve), e comunque a Bologna il suo golletto (con deviazione avversaria quasi ininfluente) lo ha fatto pure il contestato Immobile, che ha poi lanciato Insigne verso il 3-0 con un tocco beffardo. Insomma, il vuoto generazionale che ci ha per il momento privati dei nuovi Vieri, Del Piero e Inzaghi lo potremmo casomai pagare nei confronti con le grandissime del continente, ma per il resto possiamo tranquillamente ovviare al grave problema, senza caricare di eccessive aspettative il giovin Raspadori. 

SUBITO AL TOP, GIA' VENERDI' - Un dubbio, assolutamente legittimo, animerà questa vigilia: l'Italia è parsa in gran condizione, ma non è troppo presto, con un torneo (si spera per noi il più lungo possibile) che parte fra una settimana? Anche qui, difficile fare valutazioni: di certo, nella contingenza storica in cui siamo, ossia reduci da una mancata qualificazioni mondiale, sarà importante anche solo superare il primo turno per dare una riverniciata al nostro sgualcito blasone. Non siamo una di quelle rappresentative scafate e "adulte" che hanno la capacità di gestirsi e centellinare le energie, anche perché, ribadiamo, non possiamo sottovalutare nessuno. Alle corte: dovremo essere al meglio già venerdì prossimo per l'appuntamento con la Turchia, oltretutto col dovere di onorare il ritorno sugli spalti del pubblico di casa. 

PREPARAZIONE ANOMALA MA "VERA" - Il discorso sulla preparazione pre Europeo non consente, fra l'altro, paragoni con esperienze passate, nel senso che quest'anno non c'è stata, di fatto, una vera preparazione, perlomeno secondo i canoni tradizionali a cui eravamo abituati (lungo ritiro, disintossicazione dalle scorie stagionali, allenamenti graduati per entrare in forma nel momento opportuno...). L'attività interna si è conclusa tardissimo, ancora più tardi quella internazionale di club, con la finale di Champions andata in scena sabato scorso, solo dopo è toccato alle rappresentative, costrette dunque a mettere a punto i rispettivi progetti in tempi ristrettissimi. Nazionali che tuttavia, non dimentichiamolo, fra inverno e primavera hanno potuto "scaldare i motori" in vista del rendez vous di giugno con un programma più autentico di quello, classico, fatto di amichevoli pre Mondiali ed Europei, affrontando cioè le prime gare di qualificazione per Qatar 2022. Tre sfide che, per l'Italia, sono state particolarmente ispide, per quanto brillantemente risolte, e hanno rappresentato ulteriori, importanti step di sviluppo. 

IL CASO SENSI - Questo per dire che non c'è stata alcuna pausa agonistica, siamo stati costantemente sulla corda della necessità di fare risultato, ed è un bene. Abbinando il bel gioco del Dall'Ara col carattere e la cocciutaggine mostrate con Nord Irlanda, Bulgaria e Lituania, avremo già fatto un altro bel passo avanti. In Lituania, fra l'altro, a togliere le castagne dal fuoco fu Sensi, un "manciniano" della prima ora, un fedelissimo che ha offerto alla causa della nuova Italia buone prestazioni e gol pesanti. Euro 2020 doveva essere anche suo, ma ancora una volta il fisico di cristallo l'ha tradito. Pessina è una garanzia, uno destinato a rimanere a lungo in gruppo, ma aspettiamo l'interista in autunno, assieme a un lungodegente come Zaniolo, tutti ragazzi che possono e devono dare ancora tantissimo al Club Italia. 

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