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mercoledì 14 febbraio 2024

FESTIVAL DI SANREMO, IL DOPO AMADEUS: ALCUNI NOMI PER IL FUTURO. CHI DIRIGERA'? CHI PRESENTERA'?

 


Diamo per assodata l'avvenuta conclusione del quinquennale ciclo sanremese di Amadeus, anche se l'amministratore delegato della Rai Roberto Sergio si è ripromesso di discuterne con l'interessato fra una quindicina di giorni, quando le emozioni della 74esima kermesse si saranno sopite. Ma l'anchorman è parso fermo nei suoi propositi, per quanto il mondo dello spettacolo ci abbia abituati a stravolgimenti e cambi di posizione repentini. Certo le pressioni nei suoi confronti  non sono lievi: come scrivevo nei giorni scorsi, si è mosso anche Enzo Mazza, CEO della Fimi, la "confindustria" della discografia italiana, chiedendo già prima di questa edizione una riconferma dell'attuale direttore artistico, alla luce dello straordinario impatto sul mercato musicale prodotto dai suoi festival. E Mazza ieri è tornato sull'argomento, chiarendo comunque che da questo modello di Sanremo non si potrà più tornare indietro.

SANREMO DI NUOVO CENTRALE - Per ora, si può considerare aperta la fase di successione. Una successione che non sarà indolore. Chi assumerà le redini vivrà  col peso di una enorme responsabilità, quella di dover quantomeno essere all'altezza dei tanti primati raggiunti e battuti dalla gestione che si è appena chiusa. E questo sarebbe già un grosso errore, che spero la dirigenza Rai non commetta: certi risultati non sono ripetibili come se fossero una routine. Mi riferisco soprattutto al discorso audience, mentre potrebbe essere più facile confermare l'ottimo trend commerciale della gara, ma ci arriviamo fra poco. Riguardo agli ascolti, quanto è accaduto quest'anno ha del miracoloso: cifre quasi da festival baudiani, nonostante dagli anni Ottanta e Novanta il panorama televisivo sia radicalmente cambiato, con la parcellizzazione della platea dovuta al moltiplicarsi di canali e piattaforme web. Dati del genere dicono che la rassegna ligure ha definitivamente riacquistato in toto la propria centralità nelle dinamiche mediatiche, musicali, di costume e, ebbene sì, sociali del paese. Una centralità che non è nata per caso, ma che è il frutto del mastodontico lavoro di rinnovamento della kermesse, in tutte le sue componenti, attuato da Amadeus e dai suoi collaboratori. Un restyling che ha avuto un merito enorme, il vero investimento sul futuro: Sanremo è tornato ad appassionare le nuove generazioni in modo totale, come forse non accadeva dall'età dell'oro degli anni Sessanta, coinvolgendole e affascinandole, ma non ha rinnegato alcuni elementi classici dell'evento, garantendosi la continuità di attenzione del pubblico più tradizionalista. Un'opera di ammodernamento che, lo si è detto più volte in questi giorni, ha riportato con  autorevolezza la kermesse nell'attualità del mondo musicale italiano, cogliendo e amplificando le tendenze e i sound più à la page. 

LE BASI SOLIDE LASCIATE DA AMA - Un patrimonio di ritrovata rilevanza, affetto popolare e credibilità canora che rappresenta una solidissima polizza a garanzia dell'avvenire della manifestazione. Che continuerà a registrare periodiche, inevitabili oscillazioni nel gradimento popolare televisivo e nella quantità di dischi d'oro e di platino che potrà portare ai partecipanti, ma che comunque può ora contare su fondamenta granitiche. Insomma, bisognerà proprio mettersi d'impegno per smontare un congegno così ben funzionante. Ciò non toglie, e torniamo al punto di partenza, che il confronto con Amadeus non potrà non esserci, situazione non nuova del resto, perché negli ultimi anni, a parte Fazio, tutti hanno avuto l'accortezza di lasciare all'apice della gloria e del successo, chiamando i successori a sforzi immani. Ed eccoci dunque al cuore della questione: chi dopo Ama? I nomi circolati negli ultimi giorni sono quelli più scontati e banali, il che non vuol dire che siano anche i più probabili. Facciamo un breve giro d'orizzonte, al momento forzatamente parziale, e in ordine sparso, senza dare percentuali di probabilità. 

CARLO CONTI: la sicurezza assoluta. Con lui è cominciato il riavvicinamento del Festivalone alla musica che si ascolta oggi, il ritorno alla realtà. Le sue tre edizioni hanno avuto ottimi esiti in termini di ascolti, buone canzoni, il lancio di emergenti poi divenuti big veri, su tutti Gabbani e Meta. Gli è mancato forse un pizzico di coraggio in più nell'andare a cercare nomi interessanti  e poco noti nel mondo indie; si è insomma collocato a metà strada fra la prudenza ecumenica di Baudo e gli istinti rivoluzionari di Amadeus. Però ha dimostrato di sapere fare il mestiere di gestore del Festival: tornasse, dovrebbe solo lasciare da parte la prudenza di cui si è detto e "buttarsi" maggiormente. 

CLAUDIO BAGLIONI: Sembra difficile, ma al momento di terminare il suo biennio festivaliero non chiuse totalmente le porta a un eventuale terzo impegno. In questi anni che lo separano dall'annunciato ritiro dalle scene, potrebbe tornare a dare una mano in Riviera. I suoi Sanremo, soprattutto il secondo, hanno rappresentato l'apripista ideale per l'avvento di "Ama", con nomi mainstream affiancati a un drappello di personaggi di nicchia portati per la prima volta alla ribalta generalista, da Motta agli Ex Otago a Ghemon. 

FIORELLA MANNOIA: è una candidatura che ho lanciato io, e credo io solo, quindi è un'idea che difficilmente si concretizzerà. Però si tratta di un'artista fra le più esperte e preparate della scena musicale italiana, un mostro sacro che ormai, a livello discografico, non ha più nulla da dimostrare, e potrebbe mettere la sua competenza al servizio di una rassegna che le ha dato tantissimo, anche se il suo percorso professionale si è sviluppato ampiamente anche lontano dall'Ariston. La sua sensibilità le permetterebbe di guardare con una certa attenzione a quel mondo cantautorale che negli ultimi tempi è stato un po' lasciato da parte, la sua intelligenza la porterebbe comunque a tenere nella massima considerazione i criteri di scelta schiettamente pop, e vincenti, adottati dal direttore uscente. 

LAURA PAUSINI: un altro nome forte, anzi fortissimo, della discografia italiana, che invece sta girando parecchio in questi giorni. Rispetto a Baglioni e Mannoia, paga il fatto di essere ancora parte più che mai attiva del mercato musicale nazionale e internazionale, nel pieno della carriera, e insomma, ricordiamo cosa avvenne ai tempi della direzione del cantautore romano, allorché si parlò neanche troppo velatamente di conflitto d'interessi. Ma Laura avrebbe comunque tutte le carte in regola per costruire un cast musicale e spettacolare di prim'ordine, anche per i suoi contatti nel mondo dello showbusiness planetario, e per la diretta conoscenza delle nuove tendenze sonore che stanno facendosi largo anche al di fuori dei nostri confini. 

MIKA: e già. Perché no? Cantante e musicista di spessore, innamorato dell'Italia, già protagonista di show televisivi in Rai, dotato di indubbia fantasia e sensibilità artistica. Certo mettendosi nelle sue mani si "rischierebbe" un Sanremo fuori dagli schemi, ma opportunamente spalleggiato potrebbe anche stupire.

ALESSANDRO CATTELAN: eternamente avvicinato alla kermesse sanremese, eternamente lontano da essa. La Rai lo sta sperimentando in vari modi; col programma in prime time, pur godibile, non è andata benissimo, in seconda serata ha la sua comfort zone, ma sarebbe giunto il momento di alzare il tiro. Cresciuto nel mondo delle radio e della musica in tv, conosce il panorama canoro nostrano in maniera sufficientemente ampia, credo, per potersela sbrigare sia come conduttore che come organizzatore dello spettacolo nel suo complesso. Del resto, lo abbiamo già visto alla guida del nostro Eurovision, proprio con la Pausini e con Mika, fra l'altro. Certo, sarebbe un piccolo azzardo per Sanremo, una novità, ma qui dipende dalla Rai, perché dopo il quinquennio d'oro degli "Amarello" le strade sono due: o la continuità o l'innovazione ulteriore. Credo comunque che, come orientamenti musicali, Cattelan si avvicinerebbe molto a quelli di Ama. 

 GIANMARCO MAZZI: ipotesi per il momento abbastanza lunare, ma neanche tanto. Chiaro che qui si sconfina in ambito politico: Mazzi è attualmente sottosegretario alla Cultura, ed è stato eletto alla Camera nelle file di Fratelli d'Italia. Ha però ricoperto il ruolo di direttore artistico (o direttore artistico musicale) in ben sei Festival, 2005, 2006 e dal 2009 al 2012. Furono edizioni importanti, significative: sia nel 2005 che nel 2009, la sua direzione letteralmente salvò il Sanremone, reduce da annate critiche e, si diceva da più parti, ormai destinato a rapida estinzione. Soprattutto nel suo ultimo quadriennio, ebbe il grande merito di riavvicinare la platea dei giovani alla manifestazione, anche se lo fece in maniera meno strutturata e più immediata rispetto ad Amadeus, cioè grazie al ricorso massiccio ai cantanti dei talent e al televoto. Però seppe anche dare un contributo fondamentale allo svecchiamento del carrozzone festivaliero, che non riusciva a slegarsi dai soliti, datati totem della canzone tricolore: con lui, nel cast entrarono massicciamente i nomi nuovi di allora, Arisa e Malika Ayane, Cristicchi e Noemi, Emma e Dolcenera, per citarne solo alcuni. Certo quei festival avevano anche un meccanismo di gara e una formula di spettacolo che oggi sarebbe, giustamente, improponibile, con eliminazioni a go go anche per i big e con finali a cui partecipava solo una decina di artisti. 

Il discorso su Mazzi ci porta direttamente nell'area presentatori, perché non è detto che un direttore artistico sia poi anche in grado di ricoprire il ruolo di padrone di casa, e viceversa: e con Mazzi, due Festival li ha condotti PAOLO BONOLIS, una candidatura che al momento mi lascia perplesso, sia perché l'anchorman si è ormai focalizzato su una serie di varietà e quiz di matrice schiettamente popolaresca a cui da anni sta dedicando anima e corpo, sia perché, in tempi recenti, aveva dichiarato possibile un suo ritorno al Festival solo se, nel frattempo, fosse stato garantito alla rassegna un palcoscenico più ampio e avveniristico rispetto al Teatro Ariston, un'arena che consentisse all'evento di avvicinarsi agli standard spettacolari dell'Eurovision. La cosa non è successa e mi pare che non si intraveda nemmeno all'orizzonte. Anche in uscite più recenti, del resto, non è parso particolarmente entusiasta all'idea di una "terza volta". 

Si è fatto il nome di ANTONELLA CLERICI, che il suo Sanremo in solitaria (2010) lo fece bene e con buoni esiti di audience, ma che da troppo tempo non si cimenta con eventi di tale portata. Se si parla di donne, il mio pallino, chi mi conosce lo sa, è SERENA ROSSI, che ha dimostrato un talento poliedrico, sa cantare, recitare e intrattenere, solo che negli ultimi tempi le sue presenze sul piccolo schermo si sono diradate. In tal senso, una garanzia sarebbe rappresentata da MICHELLE HUNZIKER, a suo agio nell'ultimo Festival presentato (2018) e poi ulteriormente perfezionatasi nella conduzione di show kolossal col suo "Michelle impossible" su Canale 5. Ma, appunto, è un personaggio strettamente Mediaset, così come GERRY SCOTTI, un altro che un Sanremo nella vita lo meriterebbe e che potrebbe ricoprire il duplice ruolo di organizzatore e padrone di casa; anche lui, però, da lustri bazzica più il mondo dei quiz che quello della musica. Sarebbe un rischio insomma, mentre stuzzica il nome di STEFANO DE MARTINO, uno dei pochi volti nuovi a disposizione della Rai, che su di lui sta puntando in maniera sempre più massiccia. E c'è da dire che il ragazzo mostra assoluta disinvoltura, innata simpatia e capacità di creare feeling coi suoi ospiti e col pubblico. Senza dimenticare l'opzione MARCO LIORNI, una vita da conduttore low profile ma da qualche tempo iper-impiegato da parte della Rai (dal quiz estivo Reazione a catena all'Eredità senza fermarsi un attimo), senza contare che da anni è presente a Sanremo nei giorni del Festival col suo pomeridiano "Italia sì", trasmissione che, all'epoca della prima edizione targata Amadeus, ospitò le selezioni delle Nuove proposte; insomma, un curriculum in vorticoso sviluppo, e una serie di segnali che, in casa della tv pubblica, hanno sempre un peso significativo. Il limite, non da poco: pochissima esperienza a livello di grossi eventi e di spettacoli di prima serata. 

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