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domenica 5 febbraio 2012

RITORNA LA DOMENICA DI "TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO"

"In questo inverno col suo gelo", come cantavano i Ricchi e Poveri a Sanremo '85, il calcio italiano riscopre come per incanto l'essenza della sua età dell'oro. Dopo essere stato sconfitto in settimana dall'eccezionale ondata di maltempo che ne ha messo a nudo le colossali lacune organizzative e la miopia di chi lo dirige ai più alti livelli, proprio grazie alla neve, al ghiaccio e alle temperature siberiane si è ritrovato (involontariamente, anzi, diciamolo pure, controvoglia) a vivere una domenica di altri tempi. Per aggirare gli "agguati" del "generale inverno", tutte le partite alla domenica pomeriggio e alla stessa ora, le 15, eccezion fatta per due (Genoa - Lazio giocata alle 12 e 30, e Cesena - Catania, che proprio non si è potuta disputare per le condizioni meteo decisamente avverse).
Così, ecco che questa domenica 5 febbraio 2012 sarebbe potuta essere benissimo, sul piano calcistico, una qualsiasi domenica degli anni Settanta, Ottanta, Novanta. La "Domenica italiana" celebrata anche da Toto Cutugno, quella della "schedina tra le dita che può cambiare la tua vita". Quella, aggiungiamo noi, di "Tutto il calcio minuto per minuto".  Perché, se il mitico concorso pronostici del Totocalcio è oramai stato superato in seguito e popolarità dalle scommesse legali, la leggendaria trasmissione radiofonica è ancora più viva che mai, e oggi si è presa, perlomeno idealmente, una sonora rivincita su tv digitali e satellitari, su campionati spezzatino e su trasmissioni invasive e onnipresenti. Si badi bene, non è solo questione di essere nostalgici: sono convinto non sia tutto da buttare del football moderno. Apprezzo, tanto per fare un esempio, il mercato invernale lungo, che, al contrario di quanto avveniva in passato, consente di porre rimedio, totalmente o parzialmente, agli errori compiuti in estate in sede di allestimento delle squadre. Nel contempo, non può essere la nostalgia a farmi rimpiangere (a me e a tanti altri, certo non ai giovanissimi che nel calcio plastificato di oggi sono nati e cresciuti) un'epoca in cui il football italiano era, indiscutibilmente e oggettivamente, migliore di quanto lo sia attualmente.
L'Italia di "Tutto il calcio" (e di Novantesimo minuto, quello vero e verace di Paolo Valenti & C.)  era l'Italia di tutte le partite in contemporanea, garanzia di regolarità tecnica del torneo, degli stadi pieni e della fame di pallone da parte degli appassionati. Di un calcio vissuto magari con campanilismo (e ci mancherebbe non fosse così, per chi è tifoso), ma non certo coi veleni e col livore di oggi, indotti anche, in parte, dalla presenza asfissiante e spesso inopportuna dei media, con trasmissioni spazzatura e opinionisti ignoranti e faziosi. L’offerta di partite spalmate tutti i giorni a tutte le ore ha indotto nausea e disamoramento nei confronti di questo sport anche in chi credeva di non poter vivere una vita senza il football (come il sottoscritto, che negli ultimi mesi si è trovato persino, più di una volta, a saltare il rito domenicale della visione in tv degli highlights di Serie A, cosa che anche solo fino a un anno fa avrei trovato inconcepibile, se non per cause di forza maggiore). 
Ecco: per me, oggi, è stata una giornata di festa: finalmente quasi tutte le partite (tranne due, ci può stare) lo stesso giorno e alla stessa ora, la riscossa della radio e di “Tutto il calcio”, il pathos e l’emozione delle interruzioni dei radiocronisti, degli “scusa Ciotti, sono Ameri” (che non ci sono più, ma era per rendere l’idea, e poi oggi al loro posto operano valentissimi eredi come Riccardo Cucchi e Francesco Repice), della suspense a ogni improvviso boato di folla (“Chi avrà segnato?”). Ripeto, non è questione di essere nostalgici: tutte queste cose sono emozioni autentiche che hanno contribuito a creare il mito e ad accrescere il fascino del nostro calcio, a dargli quel tocco in più di genuinità che mancava ad altre discipline sportive e ad altri movimenti calcistici del mondo, e a plasmare un popolo di appassionati “a tutto tondo”, abituandoli a seguire "tutto il calcio", proprio come recita il titolo del programma, con un pizzico di competenza in più e un po' di faziosità in meno. 
Già, perché il calcio televisivo di oggi è il calcio dell’individualismo, della chiusura nel proprio cantuccio, di una visione egoistica e ancora più provinciale di quanto fosse un tempo: vedo la partita della mia squadra, e delle altre, in linea di massima, chi se ne frega. Un calcio freddo, arido e privo di poesia. Un calcio elitario e antidemocratico, oserei addirittura, perché gli abbonamenti alle pay non tutti, a maggior ragione di questi tempi, se li possono permettere. E sono convinto che questo nuovo, asettico format dello spettacolo calcistico non sia estraneo al fatto che oggi non si riesca più a vivere questo sport con passione"primitiva", con allegria e ingenuità, sentimenti positivi che troppo spesso lasciano spazio all’odio, al rancore, al tifare più “contro” che “pro”.
Il calcio della radio e di Novantesimo era un calcio ricco di cuore, ma anche tecnicamente sano, florido, che offriva spettacoli più che degni in campo e sugli spalti. Il calcio delle mille opportunità televisive, delle partite distribuite "a pioggia", offre invece spettacoli spesso deprimenti, e stadi vuoti e inospitali. Per questo, fin quando sarà in onda, continuerò a dedicare due ore del mio tempo domenicale a "Tutto il calcio minuto per minuto", unico trait d'union del calcio attuale (così come il suo conduttore, l'ineguagliabile Alfredo Provenzali) col calcio della mia gioventù, che moltissimi rimpiangono accettando però al contempo, passivamente, tutte le brutture di quello del Duemila.

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