Terza puntata del nostro amarcord sanremese dedicato ai "gioielli" musicali nascosti o dimenticati dei festival targati Duemila. Questa volta ci dedichiamo ai giovani, a quelle Nuove Proposte che rappresentano da anni la categoria più bistrattata in una kermesse che, già di per sé, sempre più sacrifica la musica, e che i debuttanti spesso li penalizza relegandone le esibizioni ad orari impossibili. Meritano più attenzione, e noi nel nostro "ultrapiccolissimo" cerchiamo di dargliela, anche a... posteriori.
Partiamo dunque dal Duemila, annata sanremese contraddistinta da un livello qualitativo piuttosto alto e dalla presenza di composizioni non banali e non tutte di facile presa, sia fra i Big che fra i Giovani. In quest'ultima categoria, che mai più sarebbe stata così affollata (ben diciotto in concorso), emerge una Marjorie Biondo che pare avanti di un decennio rispetto tanta produzione italiana del'epoca. Sonorità underground, testo originalissimo, echi di Alanis Morissette. Artisti così andrebbero salvaguardati, e invece...
Sempre nel primo festival del secolo, ecco la proposta di Alessio Bonomo, una delle più insolite nella storia della manifestazione. Un brano spiazzante, straniante, crudo nel sound e nel testo, impossibile da non notare.
Saltiamo al 2002: la citazione è d'obbligo per Valentina Giovagnini, un talento autentico, una potenziale fuoriclasse della canzone italiana. "Il passo silenzioso della neve" è fatto di atmosfere soffuse e avvolgenti, celtiche, e sviluppa una vera e propria ricerca sonora in corso d'opera. La voce, morbida eppure potente a suo modo, fa il resto. La ragazza verrà incredibilmente privata della vittoria di categoria, a beneficio di Anna Tatangelo, tenterà ancora di tornare a Sanremo ma senza fortuna, e a inizio 2009 scomparirà tragicamente in un incidente stradale.
Nella stessa edizione, in mezzo a tante proposte sottotono o standardizzate si distinguono i Botero con "Siamo treni", brano non convenzionale a metà strada fra tradizione e modernità, con arrangiamento variegato e buon impasto vocale.
Anche nel 2003 la categoria dei debuttanti lascia a desiderare: ancora poche idee e scopiazzature di artisti affermati. Tuttavia qualcosa di dignitoso emerge: come Patrizia Laquidara, con un pop sofisticato, elaborato nella struttura musicale e nella vocalità, con vaghe reminiscenze folk ed etniche.
Molto più di facile presa "Chiaraluna" di Daniele Stefani, un brano tuttavia orecchiabile e ben scritto. Stefani era stato una delle rivelazioni del 2002, ma esibirsi in un Festival non premiato dagli ascolti non lo aiutò di certo a spiccare il volo.
Saltiamo al 2006, altro anno non felicissimo per il Sanremone. Eppure, il gruppo dei Giovani vede emergere figure di assoluto talento e destinate a lasciare un segno nel panorama pop italiano. C'è Simone Cristicchi, e c'è L'Aura, esplosa l'anno precedente con "Radio star" e capace di ben figurare anche all'Ariston, con una "Irraggiungibile" non facilissima, ricca di virtuosismi vocali e di modalità sonore non convenzionali. Due anni più tardi, L'Aura sarà tra i Big con la meno complessa "Basta!", un buon pezzo. Dispiace non sia ancora riuscita ad affermarsi del tutto, anche se l'inverno scorso le ha portato buona popolarità grazie al duetto con Nek nella cover di "Total Eclypse of the heart".
Sempre nel 2006 ecco Ivan Segreto, musicista a tutto tondo e ispirato, portatore di un genere forse troppo "alto" e complesso per fare breccia immediata nel pubblico.
Nel 2007 rimangono subito al palo i Grandi Animali Marini, che pure propongono un pezzo originale, moderno e di respiro internazionale.
Stesso anno, dietro all'asso pigliatutto Fabrizio Moro si piazza Stefano Centomo, con una canzone melodica tradizionale ben costruita e interpretata con trasporto.
2008, ultimo anno dell'era Baudo, e le giurie hanno il torto di lasciare al palo la ligure, già pluridecorata in vari concorsi musicali, Maria Pierantoni Giua, con un talento che sarebbe stato in grado di rinverdire un scuola cantautoriale sempre ispirata e mai scontata. Stile scarno e testo originale. Giua continua a cantare, ma ad oggi la sua popolarità non supera i confini della sua regione, purtroppo.
Fermiamoci al 2009, anno particolarmente propizio per i debuttanti festivalieri. Esplodono Arisa, Malika Ayane, Simona Molinari e Irene Fornaciari, scusate se è poco. In tale abbondanza, rimangono confinate in un cono d'ombra due proposte interessantissime. La prima è quella di Karima, una "Amica di Maria De Filippi" il cui talento non ha ancora trovato piena valorizzazione. Voce avvolgente e, come si suol dire, piena di feeling, canzone straordinariamente elegante e raffinata. Pazzesco il duetto con Mario Biondi, per non parlare di Burt Bacharach al piano.
Per chiudere, la figlia d'arte Chiara Canzian. Anche per lei, una voce convincente e un brano orecchiabile ma che, con lo zampino di Sangiorgi dei Negramaro, era strutturato in maniera assolutamente insolita soprattutto nella parte testuale, in particolare con quei versi finali giocati sul nome di battesimo della cantante.
BELLISSIMO POST! Hai centrato in pieno i miei gusti, da Marjorie Biondo, già apprezzata personalmente quando lavoravo in radio, con la sua bella canzone pop rock alternativa, a Stefano Centomo, alla stupenda Chiara Canzian (dovrebbe cambiare... cognome per emergere!), agli amici Grandi Animali Marini, al livello dei La Fame di Camilla che invece ebbero molto più successo nel 2010. "napoleone azzurro" dei GAM è proprio particolare, nulla da eccepire! L'Aura decollò dopo Irragiungibile, a differenza di uno dei miei cantautori preferiti, Ivan Segreto! Il siciliano è bravissimo, canta con una raffinatezza senza eguali... meno funambolico di Gualazzi ma altrettanto capace!Sulla Giovagnini non dico nulla, mi vien da piangere solo a pensare alla sua prematura scomparsa, mentre la Laquidara non ha raggiunto il grande pubblico ma in ambiti indie è considerata una stella, una cantautrice di sicuro talento! Io avrei aggiunto alcuni cantanti che mi piacquero negli ultimi anni: Filippo Perbellini, tra l'altro mio concittadino, all'epoca presentato da Cocciante; Nicholas Bonazzi, con la sua r moscia, prodotto da Cecchetto; Romeus, grintoso rockettaro romano e soprattutto il talentuoso Jacopo Ratini... e negli anni '90 l'elenco è davvero lungo, da Enrico Sognato, ora produttore e autore per gli Zero Assoluto a Stefano Fucili che ebbe notorietà breve con la sua Bonsai, i meno recenti Alessandro Mara e Luciferme, paladini della new wave italiana.. e poi il prototipo di tutti gli "Amici", Alessandro Errico che dopo un enorme successo, clamorosamente decise di ruppere il suo vantaggioso contratto con la Sugar e si isolò, lasciando il mondo della musica ufficiale per dedicarsi a studi antropologici e ora è tornato con un progetto ambizioso che fonda musica e letteratura, col nome "Sonetsenz"
RispondiEliminaGianni Gardon
Caro Gianni, mi fa piacere che tu abbia apprezzato, avevo capito che certi gusti ci accomunano. I ragazzi delle ultimissime edizioni li ho volutamente lasciati fuori, perché concedo loro ancora il "beneficio del dubbio", in quanto dal loro esordio è passato pochissimo tempo e credo avranno ancora modo di affermarsi. Perbellini, sinceramente, non mi aveva convinto molto in quanto troppo aderente allo stile del suo padre putativo, Cocciante. Bene hai fatto a ricordare Alessandro Errico, uno dei primi "amici di Maria", che aveva davvero qualcosa da dire.
RispondiEliminaRispondo pure a Francesco che mi ha scritto su FB. Ho dovuto fare delle scelte soprattutto in base ai miei gusti, ma Mazzacavallo me lo ricordo bene e piaceva anche a me, originale sia nella costruzione delle canzoni che nell'interpretazione, direi "anticonformista" nel modo di proporsi. Quell'anno fu particolarmente ricco, Gianni ha citato Enrico Sognato (che comunque ha saputo far carriera dietro le quinte), io potrei aggiungerci Moltheni. E' stato un decennio di talenti incompresi e sprecati, come del resto è avvenuto e avviene per tanti giovani italiani in tanti altri ambiti professionali, compreso il nostro.
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