Marchisio: gol su rigore contro la Romania
E' stato il più tragico intermezzo internazionale calcistico che io ricordi. E scrivo "calcistico" perché il pallone, questa volta, ne è stato suo malgrado protagonista diretto. Prima la strage sventata allo Stade de France, poi la non ancora chiarita minaccia di ieri ad Hannover. Due amichevoli di lusso, Belgio - Spagna e Germania - Olanda, cancellate: la speranza è che certi provvedimenti drastici siano frutto del momento particolare, dei giorni post attentati in cui il quadro della situazione non ha ancora contorni definiti e si devono mettere a punto i nuovi parametri di sicurezza, che saranno ovviamente, d'ora in poi, particolarmente rigorosi. Lo spero, perché se si comincia a sospendere e annullare eventi sportivi ad ogni pié sospinto ci si incammina su una strada pericolosa e piena di incognite. Chiaramente la vita umana viene prima di ogni cosa, e del resto tutti noi nei mesi a venire dovremo essere più attenti e prudenti in ogni fase delle nostre giornate, ma senza concedere troppo campo a chi fa del terrore la propria filosofia di vita. So che a parole sembra tutto facile, ma è l'unica via: a giugno, proprio in Francia, ci sarà Euro 2016, e quella kermesse non potrà trasformarsi in un corollario di partite non disputate. Sarebbe la fine, anche se non si deve nemmeno giungere all'eccesso opposto, agli incontri di calcio disputati poche ore dopo i bombardamenti, come accadeva in Italia durante la Seconda guerra mondiale.
Proviamo dunque a parlare di football. La nostra Nazionale, in fondo, è stata fortunata, riuscendo a portare a termine entrambi gli impegni in calendario. Non era scontato, e il fatto che ieri a Bologna il minuto di silenzio, forse per la prima volta, sia stato finalmente un minuto di silenzio autentico, senza i consueti, fastidiosi applausi per le vittime di turno, dimostra quanto i luttuosi eventi di Parigi abbiamo lasciato un segno veramente profondo in tutta la comunità internazionale. I calciatori, dal canto loro, si sono comportati da professionisti seri, facendo il loro dovere in campo e regalando momenti di serenità al pubblico: non altro gli si chiede, in fondo.
TEST PROBANTI CON ESITO DELUDENTE - Le risultanze tecniche e gli spunti di riflessione non sono mancati. Quale peso attribuirgli è il problema che, da sempre, pongono le gare senza posta concreta in palio. Per il Club Italia, forse, sarebbe stato meglio restare al felice esito, di gioco e di risultati, delle ultime due uscite ufficiali, contro Azerbaigian e Norvegia. Ma non si può, perché Belgio e Romania erano due test estremamente probanti, e i nostri mentalmente erano presenti a loro stessi, hanno affrontato entrambe le gare con lo spirito giusto e non con la testa al campionato. Proprio per questo, i troppi campanelli d'allarme suonati vanno tenuti nella massima considerazione. Il bilancio complessivo è ampiamente in rosso: è vero, potevamo uscire imbattuti dall'Heysel (sempre quello è, anche se ha cambiato nome e si è rifatto il trucco) e battere la Romania.
Due risultati che ci stavano, per il livello delle nostre prestazioni: non averli conseguiti torna a nostro esclusivo demerito. Per circa settanta minuti gli azzurri hanno tenuto bellamente testa, in campo avverso, alla rappresentativa numero uno al mondo (ranking FIFA alla mano), legittimando ampiamente il fulmineo vantaggio di Candreva; poco prima e poco dopo l'1 a 2 hanno avuto, con Eder e Pellè, palle gol nitidissime; hanno giocato con buona disinvoltura, in particolare percuotendo le corsie laterali con apprezzabile efficacia, e mostrando persino una precisione di palleggio che è sovente mancata, negli ultimi anni; c'è stata sofferenza autentica solo nella parte iniziale della ripresa, prima del crollo in dirittura d'arrivo che ha consegnato agli almanacchi un 1-3 bugiardo e oltremodo severo. Invece a Bologna, dopo un primo tempo da arrossire, è arrivato un provvidenziale cambio di marcia che ha portato i nostri a capovolgere meritatamente il risultato, ma per l'ennesima volta è stato fallito il colpo del ko, con immancabile beffa finale fra il tripudio degli oltre 4mila romeni del Dall'Ara.
TENUTA FISICA, POCA CONCRETEZZA ED ERRORI DIETRO - I problemi emersi, a ben guardare, sono quelli di sempre. Sul piano atletico, l'incapacità di mantenere ritmi alti con continuità, e il verificarsi di troppo frequenti cedimenti fisici alla distanza (a Bruxelles, nel finale, gli uomini di Conte sono letteralmente spariti e il punteggio poteva diventare addirittura più pesante); sul piano del gioco, alla ormai cronica prodigalità offensiva si è aggiunto il ritorno di quei tremori in terza linea che avevano macchiato la fase conclusiva della gestione Prandelli. Alla Romania, tanto per dire, i ragazzi di Conte hanno concesso due gol su quattro conclusioni pericolose, e in entrambe le circostanze i tentennamenti dei nostri difensori sono stati esiziali: scontro Darmian - Barzagli che ha dato il via libera a Stancu per lo 0-1, goffo tentativo di parata di Sirigu per la ribattuta decisiva di Andone.
Quattro giorni prima, i Diavoli Rossi avevano pareggiato con Vertonghen lasciato libero di colpire di testa a centro area (su calcio d'angolo!), per poi mettere la freccia con De Bruyne, in seguito a un pasticcio di Bonucci, che dovrebbe essere il punto cardine della nostra retroguardia. Ce n'è abbastanza per essere preoccupati. Soprattutto dal momento che, lo ripetiamo, in avanti la concretezza è ancora un miraggio. A Bologna El Shaarawy ha avuto due occasioni clamorose, Marchisio ci ha provato con una bella fiondata da fuori in chiusura di prima frazione (per poi cogliere su rigore il meritato successo personale), imitato nella ripresa da Parolo; delle occasioni di Pellè ed Eder in Belgio si è già detto, e non sono state le uniche, se pensiamo ad altri tentativi andati a vuoto di Candreva, Florenzi e dello stesso Faraone.
TANTI DUBBI E POCHE CERTEZZE - Proprio per questo non c'è da stare tranquilli: quando si gioca tutto sommato su livelli apprezzabili e si torna a casa con un pugno di mosche, vuol dire che i margini di miglioramento, per quanto esistenti, non sono poi enormi. In ogni caso, qualche certezza questi due test l'hanno pur lasciata: Florenzi e Candreva al top, ad esempio, non possono assolutamente restare fuori dall'undici titolare, ed El Shaarawy si sta lentamente riappropriando delle misure di un tempo, quantomeno come capacità di movimentare la manovra offensiva (la precisione sotto porta è invece ancora uno sbiadito ricordo di quella fulminante parentesi rossonera). Davanti a Buffon, sperando che quello di Bonucci sia solo un momentaneo appannamento, Chiellini continua a non brillare, e tutto il movimento calcistico italiano deve mordersi le mani nel vedere Rugani, il più dotato dei giovani difensori nostrani, ai margini di una Juventus in cui, vista la stagione ormai chiaramente di transizione, potrebbe e dovrebbe esserci lo spazio per qualche sperimentazione (nemmeno troppo ardita perché, lo ripetiamo, il ragazzo ex Empoli è una certezza). Speriamo in una ulteriore crescita di Romagnoli e in un ritorno in auge di Astori: altre alternative in mezzo non ve ne sono, puntare ancora su Ranocchia sarebbe davvero un salto nel buio.
PEPITO E MANOLO - Nella fascia centrale, Verratti è diventato ormai indispensabile, Bonaventura reclama una chance, mentre qualche metro più avanti si tratterà di trovare spazio per Insigne, Berardi (che all'azzurro ci tengono eccome) e Bernardeschi. Sempre più lontana l'eventualità di una rinascita sul breve periodo di Balotelli, rimane la speranza di un recupero alla causa di Pepito Rossi, ipotesi tutt'altro che peregrina, mentre merita senz'altro un più ampio minutaggio l'inesorabile Gabbiadini (ieri in gol poco dopo l'ingresso in campo): affrontare Euro 2016 con la coppia di punta Pellè - Eder, dignitosa e nulla più, ci escluderebbe a priori dal grosso giro, a meno di non trovare più puntuali rifornitori di palle gol e incrementare al massimo l'efficacia sotto porta della nostra nutrita batteria di potenziali incursori.
Verratti a questa squadra serve come l'aria: uomo chiave in fase di possesso quanto in fase di non possesso. Sugli altri che reclamano spazio direi che forse bisogna inventarsi qualcos'altro. Intendo dire che forse una squadra che vuole essere così ordinata ed equilibrata dovrà trovare, per Insigne ad esempio, un posto da numero 10 (al posto di Eder? sarebbe un esperimento, ma non una follia secondo me; lo vedrei un po' in quella versione di De Bruyne in campo contro l'Italia venerdì). Altrimenti, in posizione di esterno dovrà sacrificarsi un bel po' per la squadra. Dopo tutto, come detto anche nell'articolo, Candreva e Florenzi possono essere due certezze per questa squadra. E per Berardi vale più o meno lo stesso discorso.
RispondiEliminaMi piace il discorso fatto per i difensori, con Bonucci che ha compiti importanti, Chiellini "diciamo da rivedere"; Rugani e Romagnoli da valorizzare al più presto per non rimanere senza alternative. Farei lo stesso discorso anche per il portiere: Buffon è un'istituzione, si può pensare al suo successore, e in quest'ottica punterei più sui Perin e gli Sportiello che su un Sirigu. Il portiere del PSG ha decisamente più esperienza ed è ben più rodato, ma non gioca titolare nella sua squadra e, nel giro della nazionale, rischia di pagare la longevità di Buffon (un po' come dire che Buffon l'ha bruciato, quindi saltiamo una generazione e peschiamo direttamente Perin).
Sì, anch'io ho la netta sensazione che Sirigu rischi l'effetto Bordon: anni e anni a fare anticamera a Zoff e poi, quando quest'ultimo si ritirò, per lui fu troppo tardi: poche partite da titolare in azzurro, dopodiché Bearzot puntò decisamente su Tancredi e Galli. E' vero, è stata quasi saltata una generazione di portieri, ma almeno è accaduto per la presenza di un grandissimo come Buffon, non per strategie assurde che hanno impedito la crescita dei giovani.
EliminaSu tutto il resto, giusta considerazione a proposito del reparto avanzato azzurro: dalla trequarti in su la situazione è fluida, c'è spazio per provare nuove soluzioni e sbaglierebbe Conte a fossilizzarsi già da ora sulla coppia Pellè - Eder, che non garantisce luminosi traguardi.
Incredibile. Il parallelismo con la coppia Zoff-Bordon è calzante come pochi, ma ad essere sincero mi era totalmente sconosciuto (prima che corressi a documentarmi grossolanamente per capirci qualcosa). Encomiabile Carlo.
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