Sanremo 2017, atto primo. Con la pubblicazione on line del regolamento della kermesse, il Festival entra da oggi nel periodo più caldo della fase preparatoria. Novità? Nulla di particolarmente sconvolgente, se non una concessione alle esigenze televisive (o presunte tali) che, dicono gli esperti di cose catodiche, richiedono una gara più tesa e ricca di trappole anche per i nomi noti della canzone, fin dalle battute preliminari, per incrementare l'appeal dello show in sede di Auditel. Carlo Conti e la Rai puntano dunque su un'accentuazione del carattere competitivo della sfida fra i Campioni. I quali, lo si sa già da ora, saranno venti, laddove negli anni scorsi si era giunti a questa quota modificando il regolamento iniziale, che ne prevedeva sedici (2015) e diciotto (2016).
COMPETIZIONE ESASPERATA - Dopo essersi esibiti tutti insieme nella serata di apertura (7 febbraio), i Campioni daranno vita a due "semifinali" il mercoledì e il giovedì: dieci in lizza in ciascuna di esse, e appena sei per sera ammessi direttamente alla finalissima (tenendo conto anche dei voti ottenuti nel vernissage del martedì). Addirittura otto esclusi in prima istanza, dunque, o meglio rimandati, per i quali scatterà un feroce "playoff" in programma il venerdì: i tre più votati in questa occasione saranno ripescati e parteciperanno alla tenzone conclusiva di sabato 11 assieme ai dodici già promossi. Un'esasperazione di quel "barrage" che l'anno passato era stato sperimentato in versione soft (cinque su venti andavano allo "spareggio", quest'anno ben otto su venti, quasi la metà), e con un'altra differenza sostanziale: se dodici mesi fa era stato il solo televoto a decidere il brano da ripescare, quest'anno il verdetto sarà affidato a un sistema misto formato da televoto, esperti e giuria demoscopica. Tutto uguale per le Nuove Proposte, che come di consueto verranno scelte attraverso il duplice binario di Area Sanremo (due artisti in sboccio) e di "Sanremo giovani" (sei), la selezione autunnale inventata da Pippo Baudo negli anni Novanta e ripristinata l'anno scorso, con una risposta del pubblico a casa non particolarmente incoraggiante.
LE PRIME CANDIDATURE - Queste sono dunque, a grandi linee, le fondamenta dell'edificio Festival che verrà pazientemente eretto da Conti e dal suo staff nei prossimi mesi. In questi giorni Sorrisi & Canzoni TV e altre fonti di informazione hanno cominciato a far filtrare le prime indiscrezioni riguardanti big e ospiti che potrebbero sfilare in Riviera. Ritengo sia abbastanza prematuro parlarne, perché molti giochi sono ancora da fare e il grosso delle candidature verrà fuori a novembre inoltrato, quando, se sarà possibile, tornerò a parlarne sul blog. Di certo i nomi fin qui emersi non sono tali da indurre all'entusiasmo. Intendiamoci, si tratta di esimi rappresentanti di quella "classe media" della musica italiana che, da sempre, trova giustamente nel Festivalone una formidabile ed essenziale vetrina, ciò di cui non necessitano i grossi calibri, quei pochi rappresentanti del canto tricolore che mietono successi oceanici anche fuori dai patri confini (e che, ricordiamolo, a tal livello sono giunti spesso partendo da Sanremo, vedi alle voci Pausini, Ramazzotti e Bocelli).
CI VUOLE UN PASSO AVANTI - Ben vengano, dunque, Giusy Ferreri e Nina Zilli, Syria (non ammessa lo scorso anno) e Francesco Sarcina, Nesli e un Michele Zarrillo che meriterebbe il ritorno alla ribalta dopo le traversie fisiche che ha vissuto. E tuttavia, mi son formato una convinzione già dai mesi successivi all'edizione 2016: Carlo Conti, all'ultima fatica sanremese di questo suo "primo" triennio (dico "primo" perché non mi sentirei di escludere un suo ritorno in un futuro prossimo, anzi...), ha bisogno di un qualcosa di più. I due Festival fin qui allestiti sono stati baciati da un meritato successo di pubblico televisivo; il primo ha avuto anche un notevole impatto sul mercato discografico, mentre il secondo ha fatto un po' segnare il passo, sotto questo profilo, nonostante alcuni notevoli exploit, soprattutto quelli di Francesca Michielin (l'autentica "vincitrice morale", come si diceva un tempo) e di Francesco Gabbani, trionfatore fra i Giovani e che, verosimilmente, ritroveremo a febbraio nella categoria regina, sorte che potrebbe toccare a un altro "reduce" a cui l'appellativo di "emergente" sta ormai stretto, ossia Ermal Meta.
A CACCIA DI GRANDI NOMI - Due Sanremo che hanno celebrato l'eccellente gregariato della nostra canzone, consacrato freschi virgulti (Annalisa, Noemi, Fragola, per non parlare del Volo) e rilanciato carriere (Nek soprattutto, ma anche Scanu, che ha avuto riscontri lusinghieri), ma ora bisogna cambiare marcia. La rassegna 2017 dovrebbe, finalmente, partire senza indugio alla caccia di due - tre vedettes assolute. Per la gara, ovviamente: perché sentir parlare di Giorgia o di Tiziano Ferro come possibili super ospiti mette francamente tristezza e fa anche un po' rabbia. Giorgia soprattutto avrebbe potuto rappresentare il vero colpaccio del direttore artistico, una rentrée in grande stile a battersi all'Ariston dopo tre anni di silenzio discografico. Invece il nuovo album è previsto in uscita già a novembre...
Ma le alternative non mancano: da Carmen Consoli a Cesare Cremonini, dai Modà (ormai autentici riempi-stadi) ad Alessandra Amoroso (un vero asso pigliatutto delle classifiche, forse la più vincente fra i tanti reduci dai talent), da Mario Biondi a, perché no, Biagio Antonacci (che ha annunciato l'uscita di un nuovo lavoro per i primi mesi del 2017), fino a Renato Zero e, perché no, un Antonello Venditti che se ha preso parte al Summer Festival di Canale 5 potrebbe porre fine alla sua tradizionale ostilità nei confronti della manifestazione ligure. Obiettivi difficili, alcuni persino impossibili, sulla carta, ma occorre almeno provarci. Alcuni di questi nomi potrebbero rappresentare una rivoluzione, aprire una breccia nel muro degli irriducibili, dei refrattari alle gare canore (Sanremo in primis), gettare semi che in futuro potrebbero dare frutti copiosi. E pazienza se la competizione rischierebbe di avere un esito scontato: a parte che non è detto, perché i meccanismi di votazione lasciano spazio a qualunque sorpresa, ma Sanremo è sopravvissuto a tante vittorie annunciate, e, nel caso, il minor pathos sarebbe più che bilanciato dal prestigio dato alla rassegna da questi superbig. Il nuovo meccanismo di gara potrebbe tenere lontani i grossi calibri? La paura della competizione l'ho sempre vista come una scusa fondata su labili basi: un settimo, undicesimo o tredicesimo posto nuocerebbe in qualche modo ai vip sopra citati? Suvvia, non scherziamo...
OLTRE IL POP - Ci pensi, dunque, mister Conti, miri in alto nei suoi corteggiamenti, non si accontenti di ciò che passa il convento discografico. E cerchi di costruire un cast più coraggioso, allargando il ventaglio dei generi musicali rappresentati, non solo pop melodico e rap, aprendo ancor di più ai sound contemporanei, alla nouvelle vague, guardando poi senza preclusioni al mondo degli indipendenti, che ad anni Dieci inoltrati non ha più senso sottostimare. Dopodiché, vengano pure i classici nomi "da Festival", che hanno anche loro un posto di riguardo nel cuore degli appassionati e sono eccellenti professionisti: ma con venti caselle da riempire ci può essere spazio per tutti. Al terzo tentativo e con le spalle copertissime, il toscanaccio di "Tale e quale show" non ha assolutamente alcunché da perdere.
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