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giovedì 2 settembre 2021

POWER HITS 2021: A VERONA MENGONI VINCE LA GARA DEI TORMENTONI ESTIVI. OCCASIONE PER UN BILANCIO (POSITIVO) DELLA STAGIONE CANORA BALNEARE


In principio fu il Festivalbar, poi arrivò il Summer Festival di Mediaset, ma da qualche anno tocca soprattutto al Power Hits Estate fornire un quadro d'assieme della musica leggera canicolare. Soprattutto ma non solo, perché fra luglio e agosto la carretta delle rassegne vacanziere l'ha tirata il Battiti Live di Radio Norba. Ma il "punto e a capo" lo mette la kermesse targata RTL 102.5, che martedì sera ha celebrato  il suo atto finale in un'Arena di Verona nuovamente affollata di pubblico, pur con le ovvie limitazioni richieste dalla pandemia. L'occasione è quantomai ghiotta per tentare di stilare un bilancio, di valutare il livello qualitativo della proposta canora stagionale. 
BILANCIO IN ATTIVO - Ebbene, vogliamo dirlo? Il bilancio è assolutamente positivo. Trattasi chiaramente di giudizio strettamente personale. Da anni cerco di evitare come la peste il nostalgismo fine a se stesso, all'insegna del "una volta era tutto più bello", "non ci sono più le canzoni di un tempo", "la musica di oggi fa schifo". Semplicemente non è vero: non lo è in senso assoluto, non lo è per il pacchetto canzoni che l'estate 2021 lascia in eredità ai posteri. Come anche le ultime edizioni del Festival di Sanremo hanno dimostrato, gli autori di casa nostra stanno attraversando un momento di buona vena. In questa sede mi riferisco esclusivamente all'easy listening balneare, il cui compito è di sottolineare la leggerezza dei mesi caldi con ritmi allegri e ritornelli accattivanti. Il che non è uno scandalo: è sempre stato così da quando la canzonetta è diventata affare industriale; era così anche ai tempi oggi tanto rimpianti dai suddetti nostalgici, anzi, anche di più, perché oggi il settore vive un momento di crisi vera, non come quella sbandierata ad ogni pié sospinto dagli addetti ai lavori nei decenni passati, anche in periodi di autentiche vacche grasse, coi dischi che si vendevano letteralmente a milioni. 
CONFORMISMO STILISTICO - Assurdo munirsi di puzza sotto il naso, dunque, nell'approcciarsi a una serata come quella veronese, che è stata soprattutto serata di musica di presa immediata, quella che una volta si gettonava nei juke box. Certo, buona parte di questa fresca produzione canora  è votata a un certo conformismo stilistico: cioè, individuato il genere sulla cresta dell'onda, ci si butta a pesce e lo si inflaziona. Anche qui, perfettamente inutile appellarsi ai bei tempi che (non) furono, perché non vi è nulla di nuovo sotto il sole: Nella parte centrale degli Eighties, per dire, ci fu l'abuso della dance modalità "italo disco", e dell'elettronica infilata anche dove era meglio non ci fosse; in tempi più recenti è stata la volta del rap e del trap, a cui da un po' di tempo si è aggiunto e sovrapposto il reggaeton. Oggi come ieri, il segreto del successo sta nell'interpretare questi stili con un minimo di originalità creativa: chi ci riesce è destinato a durare un po' di più, nell'archivio della memoria dei tormentoni estivi all time. 
REGGAETON: HUNT E MENA I MIGLIORI - Esempio: Elettra Lamborghini con la sua "Pistolero" non ha portato nessuna ventata d'aria fresca, e il suo pezzo scorre via come acqua, senza lasciare tracce. Nella galassia reggaeton, decisamente meglio le due coppie italo-ispano-americane, Fred De Palma-Anitta e Rocco Hunt-Ana Mena: fra "Un altro ballo" e "Un bacio all'improvviso", due proposte analoghe, si fa preferire la seconda di Rocco e Ana, per quel tocco di romanticismo da melodia nostrana vecchio stile che va ad ammorbidire le sonorità frizzanti  richieste dal genere, e per l'arrangiamento un po' più variegato. Sono andati sul sicuro i Boomdabash, che hanno... sostituito Alessandra Amoroso con Baby K e fatto centro con una "Mohicani" abbastanza banale ma indubbiamente furbetta e facile da mandare a memoria. La Amoroso quest'anno ha fatto da sola, con il semplice inno alla positività "Un sorriso grande", indubbiamente gradevole. 
POLLICE IN SU: MENGONI, AMOROSO, EMMA-BERTE', BLANCO-SFERA - Pop italiano contemporaneo, il suo, che non strizza l'occhio a tentazioni esotiche, proprio come quello di Marco Mengoni", che con la trascinante "Ma stasera" è stato il trionfatore della serata: il suo brano si è infatti aggiudicato il titolo di "tormentone estivo 2021". Verdetto che ci può stare, per quello che può valere; la stessa Alessandra avrebbe meritato l'alloro (ma era reduce da due successi consecutivi nelle passate edizioni), e poteva farcela perfino il duo Blanco - Sfera Ebbasta con una "Mi fai impazzire" martellante e dalla struttura sonora variegata. Pollice in su anche per la coppia Emma-Loredana Bertè, in perfetta sintonia nell'esecuzione di "Che sogno incredibile", reggae all'acqua di rose che emana davvero profumo d'estate, ma che si sarebbe adattato benissimo anche a una ribalta più ovattata e invernale come quella sanremese. 
VANONI-COLAPESCE-DIMARTINO: IRONIA PREVEDIBILE - Del trio Fedez-Lauro-Berti si è fin troppo parlato, "Mille" è tre canzoni in una, per via degli stili e delle modalità interpretative degli interpreti radicalmente diverse e distanti tra loro: un prodotto intergenerazionale, più intelligente che astuto, con gli ingredienti giusti per accontentare un po' tutti, ragazzi e adulti. Diverso il discorso per un altro strano trio, quello formato da Colapesce, Dimartino e Ornella Vanoni, con una "Toy Boy" che punta tutto su un'ironia un po' "telefonata", prevedibile, visti i protagonisti, ma tutto sommato riuscita, pur non attingendo vette epocali.   
IL POP DI CLASSE DI SAMUEL-MICHIELIN E IL RITORNO DEI SOTTOTONO - Chi rischia e chi no: non ha rischiato Irama con "Melodia proibita", che prosegue il discorso della festivaliera "La genesi del tuo colore" senza ripeterne la possanza e la forza penetrativa; lo ha fatto invece Mahmood con una straniante "Klan" ed una esibizione corale centrata soprattutto sull'aspetto coreografico. E coraggiosa pure Madame (ma ci mancherebbe che non lo fosse, alla sua età e già con la bacheca gonfia di riconoscimenti di critica e pubblico), che in "Marea" prosegue nei suoi azzardi ritmici, e soprattutto continua a giocare con le parole e la pronuncia delle stesse. 
Ancora coppie a go go, come da tendenza recente ormai consolidata: non brillano Annalisa e Fede Rossi con una "Movimento lento" che pure ha mietuto notevoli successi discografici; un gradino sopra, pur senza eccellere, Noemi e Carl Brave con "Makumba", variopinta sul piano della struttura musicale, impreziosita dalla vocalità di Veronica e resa bizzarra dalla cadenza "centroitalica" dell'interprete maschile. Decisamente meglio "Cinema" by Samuel e Francesca Michielin, pezzo di sostanza, una pop dance contemporanea di spessore internazionale, con venature autoriali. E a proposito di cinema... ecco ricomparire i Sottotono in "Mastroianni", sempre fedeli ai loro canoni stilistici di un tempo, forse meno efficaci ma perfino con tratti di eleganza compositiva. Non male. 
TAKAGI-KETRA-FERRERI: NESSUN GUIZZO - Pilota automatico per il collaudato trio Takagi-Ketra-Giusy Ferreri, che hanno fatto centro, radiofonicamente parlando, anche con "Shimmy Shimmy", ma devono stare attenti a non prosciugare del tutto il prezioso filone "da ombrellone" inaugurato con "Amore e capoeira". Ottima conferma per La Rappresentante di Lista con "Vita", diversa e più ballabile rispetto alla classica e struggente "Amare" presentata all'Ariston, a dimostrazione del loro eclettismo. Da rivedere sulla lunga distanza Sangiovanni, per ora ancorato a un easy listening giovanilistico ma con acrobazie e originalità testuali non disprezzabili in "Malibù". Fra gli stranieri, da segnalare Bob Sinclair che azzecca con mestiere "We could be dancing" grazie soprattutto alla voce di Molly Hammar, e Dotan con una "Mercy" di grande atmosfera pur se non particolarmente innovativa. 
CHI NON C'ERA E DOVEVA ESSERCI - Assenti che avrebbero meritato la ribalta scaligera: i Coma_Cose con la avvolgente "La canzone dei lupi", i Kolors in fase di netto rilancio con l'ottimo recupero in chiave moderna di certe soluzioni ritmiche degli anni Ottanta in "Cabriolet Panorama", e soprattutto i Pinguini Tattici Nucleari, la cui briosa "Scrivile scemo" è stata senz'altro una delle colonne canzonettistiche dell'estate che sta per concludersi. E ancora Ariete, che ne "L'ultima notte" fa pop tradizionale all'italiana svecchiandolo con linguaggio e con una dizione adolescenziale (abitudine che ha preso piede nell'ultima nouvelle vague nostrana ma che alla lunga potrebbe perfino risultare fastidiosa), per finire con il "Coro Azzurro" di Arisa e degli Autogol, frizzante port bonheur del trionfo a Euro 2020. 
PRESENTATORI A GO GO - Per contro, il gala è stato arricchito da alcune presenze d'eccezione, come i Duran Duran e una Carmen Consoli che prepara un rientro in grande stile. In assoluto, la serata è stata riuscitissima perché snella, veloce, consacrata totalmente alle sette note nonostante la pletora di presentatori, non tutti essenziali: Angelo Baiguini e Federica Gentile nelle vesti di "vecchi saggi" (senza offesa, naturalmente), i tre giovani Matteo Campese, Fabrizio Ferrari e Paolo di Benedetto a menare le danze con disinvoltura per larga parte della maratona, e un Massimo Giletti di cui non si è ben compresa l'utilità specifica, ma tant'è. Di buono c'è stato che i conduttori non hanno insistito più del dovuto sui riconoscimenti discografici ottenuti dalle varie canzoni in concorso, come invece, tanto per dire, è avvenuto in maniera financo irritante nel corso dell'ultimo Battiti Live. 
DALL'ARENA ALL'ARISTON - L'architettura dell'evento, dalla conduzione alla rapida successione degli artisti, ha ricordato molto il Festivalbar, eterno, inevitabile paragone per i suoi "successori": di diverso, rispetto all'ultima versione della manifestazione di Vittorio e Andrea Salvetti, una parvenza di competitività, visto che il premio a Marco Mengoni è stato il risultato di una classifica fondata sia sull'esposizione radiofonica dei brani in concorso, sia sulle preferenze espresse dagli ascoltatori di RTL. Un'ultima postilla: La Rappresentante di Lista e Colapesce-Dimartino hanno riproposto, nell'occasione, anche i loro pezzi sanremesi, ulteriore testimonianza di quanto sia stata azzeccata la selezione effettuata quest'anno da Amadeus. E a proposito: quali dei cantanti visti all'opera in Arena saranno presenti all'Ariston a febbraio? Secondo me più di uno, anzi parecchi. Arrivo a dire che, per alcuni di loro, provare la carta rivierasca sarà quasi un dovere, per diversi motivi. Ne riparleremo a breve. 

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