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domenica 17 febbraio 2013

SANREMO 2013: IL... PAGELLONE DEL FESTIVALONE

                                   Daniele Silvestri: suo uno dei migliori testi dei Big

Chiudiamo (per il momento) l'annuale, piacevole parentesi sanremese con l'inevitabile "pagellone" dei brani portati in finale dai quattordici Big, qui elencati seguendo l'ordine della classifica finale della gara. 
L'ESSENZIALE - Marco Mengoni: brano che profuma di contemporaneità pur rimanendo nel solco della tradizione melodica all'italiana. Poesia d'amore moderna, vincitrice ideale in quanto sintesi perfetta fra orecchiabilità e complessità compositiva. Impreziosisce il tutto l'eclettismo vocale dell'interprete. Arrivederci all'Eurovision Song Contest. VOTO: 7,5. 
LA CANZONE MONONOTA - Elio e le Storie tese: ho già scritto della genialità di questo brano, un dissacrante divertissement  che è anche lezione di alto profilo sulle infinite vie della costruzione musicale. Un esercizio di stile ma non fine a se stesso. Presenza scenica da istrioni consumati. VOTO: 7,5. 
SE SI POTESSE NON MORIRE - Modà: Silvestre e compagni non hanno rischiato, proponendo uno dei brani più sanremesi dell'edizione, il che non sarebbe affatto un male in sé per sé; però è una canzone che sa di già sentito, poco originale nell'impianto melodico, e tuttavia sostenuta dalla potente voce del solista e da un testo forse semplice ed elementare, ma in grado quantomeno di colpire al cuore il pubblico più giovane. In definitiva, una partecipazione che non aggiunge nulla alla carriera dei Modà: non credo che il loro pezzo serva ad incrementare la schiera dei fans, che è poi uno degli obiettivi da perseguire quando si sale sul palco dell'Ariston. VOTO: 6. 
E SE POI - Malika Ayane: un'altra Big su cui molto si puntava ma che ha parzialmente deluso, presentando un'opera non all'altezza dei suoi due precedenti sanremesi. Una ballata oltremodo delicata, non priva di una certa raffinatezza di scrittura (marchio di fabbrica dell'autore Sangiorgi) e di notevole suggestione, ma forse eccessivamente sofisticata e che paga quindi dazio in quanto a forza d'impatto.  VOTO: 6+. 
SAI (CI BASTA UN SOGNO) - Raphael Gualazzi: ottimo ritorno all'Ariston del vincitore di Sanremo Giovani 2011. Decisamente cresciuto sul piano della sicurezza vocale, il suo è un altro di quei pezzi che sanno coniugare immediatezza e alta qualità artistica, pendendo più da quest'ultima parte. Un jazz leggero e pieno di feeling, al contempo avvolgente e trascinante, interpretato con sicurezza da affermato concertista. VOTO: 7,5. 
A BOCCA CHIUSA - Daniele Silvestri: bella prova autoriale del romanaccio. Il testo più attuale del Festival reso sul palco con una inedita attenzione al mondo dei non udenti. Brano dalla costruzione minimalista eppure di rara efficacia evocativa, destinato a entrare nel repertorio dei migliori classici del cantante. VOTO: 7. 
SOTTO CASA - Max Gazzè: si è rivisto il primo Gazzè, il più genuino e fantasioso, quello in grado di fondere con efficacia ricerca sonora e originali soluzioni testuali. Elettropop e atmosfere vagamente balcaniche, con un ritornello facile da ricordare. Bel rientro in Riviera. VOTO: 7. 
IL FUTURO CHE SARA' - Chiara (Galiazzo): tutto sommato un buon esordio per questa ragazzona made in X Factor. Brano di facile presa, forse il miglior esempio di "easy listening" duro e puro della produzione sanremese di quest'anno, un tango di indubbia presa radiofonica. Il refrain lo ricorderemo ancora a distanza d'anni, con buona pace dei cultori della musica "alta" (che non vuol dire necessariamente musica bella). Vocalità tutto sommato sicura ma da migliorare, a tratti è parsa troppo da compitino nell'interpretazione. VOTO: 6,5. 
SCINTILLE - Annalisa (Scarrone): sorprendente. Voce senza cedimenti e in grado di esplorare diversi registri, canzone "retrò" ma sapientemente costruita, con un arrangiamento piacevolmente variopinto e con le stimmate del tormentone soprattutto nella strofa. VOTO: 6/7. 
E' COLPA MIA - Maria Nazionale: deludente. Si può essere gradevolmente fedeli alla tradizione senza essere datati, ma non è il caso del pezzo scritto da Servillo e Mesolella, che sarebbe risultato già fuori tempo massimo negli anni Ottanta. Vecchio, terribilmente vecchio, e quella chiusura del ritornello in stile "My way" non è decisamente da consegnare ai posteri. VOTO: 5. 
LA PRIMA VOLTA (CHE SONO MORTO) - Simone Cristicchi: anche lui fa parte della schiera dei nomi attesi presentatisi con un'opera tutto sommato minore. Destreggiarsi in precario equilibrio sul sottile filo che separa serietà e ironia è difficile per tutti quando si affrontano temi pesanti come la morte, e il buon Simone vi è riuscito solo in parte. Il suo testo passa con eccessiva disinvoltura da momenti autenticamente strazianti (il decesso improvviso, la vestizione del cadavere) ad altri "leggeri" (gli incontri nell'Aldilà con Pertini e tutti gli altri). Comunque coraggioso. VOTO: 6. 
VORREI - Marta sui Tubi: i meno sanremesi in assoluto assieme agli Almamegretta. Tuttavia, al contrario di quanto aveva fatto dodici mesi fa un'altra band alternativa, i Marlene Kuntz, hanno annacquato solo in parte il loro sound per piegarlo alle esigenze della platea dell'Ariston. Brano che può emergere solo alla lunga, dalla costruzione complessa eppure tutt'altro che poco accessibile. Di grande efficacia il sostegno della batteria. VOTO: 6+. 
LA FELICITA' - Simona Molinari e Peter Cincotti: un duetto azzeccato, per una buona fusione jazz - swing - pop. Un pezzo gradevole, a tratti martellante nel ritornello grazie anche agli scarni ma azzeccati inserimenti vocali dell'americano. VOTO: 6,5. 
MAMMA NON LO SA - Almamegretta: un reggae schietto, discretamente congegnato ma non sostenuto adeguatamente, perlomeno nella versione live, dalla voce di un Raiz un po' sottotono. VOTO: 5,5. 

2 commenti:

  1. ho confrontato i tuoi voti con i miei e noto delle divergenze, però magari fossero tutti equilibrati come te i critici del Festival. E' un apprezzamento che è giunto anche a me in questi convulsi giorni, in cui tutti si prendono la briga di demonizzare o meglio demolire. La pacatezza, la moderazione, unita ovviamente a una profonda conoscenza della musica sanremese, penso siano le armi vincenti di un critico e tu le possiedi in pieno. all'anno prossimo. Gianni G.

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    1. Un apprezzamento che meriti e che sottoscrivo, anche per la tua conoscenza del panorama musicale a 360°, oltreché per la lucidità di giudizio. Per quanto mi riguarda, ti ringrazio di cuore: ho ovviamente le mie preferenze ma cerco di essere obiettivo al massimo. Esempio: Malika è una delle artiste che più apprezzo, fra quelle della nouvelle vague nostrana, ma in questo Festival mi ha parzialmente deluso ed era assolutamente doveroso sottolinearlo, senza farsi condizionare dai propri gusti.

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