Si doveva vincere e si è vinto. Sicuramente banale, ma non scontato, visto che negli occhi ci sono ancora gli imbarazzanti impacci patiti dalla Francia contro l'Ucraina, con i campioni del mondo incapaci di far valere la loro nitida superiorità di talento e avvitati in un gioco modesto e monocorde. E che dire della Spagna, bloccata sul pari interno dalla Grecia, medesima sorte toccata a Griezmann e compagni? Non erano scogli insormontabili, quelli sui quali si sono arenati i due colossi europei, così come, in linea tecnica, non lo era per noi l'Irlanda del Nord. Ma i britannici, come gli altri avversari che ci attendono nel raggruppamento, rappresentano quel tipo di squadra, tosta fisicamente e rognosa tatticamente, contro cui la nostra rappresentativa da sempre soffre le pene dell'inferno.
UN'AZZURRA... CONTRO NATURA - Prendiamoci dunque questi tre punti, e pazienza se nella mente rimangono quei secondi 45 minuti che, andando a memoria, hanno offerto il peggio della gestione Mancini, escludendo le prime timide uscite nella Nations League 2018, ormai preistoria calcistica. Leziosità fine a se stessa, ritmi bassi, prudenza immotivata che ha portato a un abbassamento eccessivo del baricentro, col risultato di aver concesso tre-quattro occasioni pericolose a una compagine dalle risorse offensive enormemente limitate. Insomma, tutta una serie di atteggiamenti assolutamente antitetici ai principi ispiratori del nuovo corso del Club Italia. E nel marasma della ripresa non potevamo farci mancare, naturalmente, l'ossessione della "costruzione dal basso a tutti i costi", che ci è costata alcuni svarioni difensivi malamente sfruttati dai verdi. Ora che anche lo stesso cittì ha sottolineato, nel dopo gara, come non sia necessario legarsi mani e piedi a questa formula, forse ci sarà un minimo di rinsavimento. Fin dai tempi di Sacchi, gli estremismi tattici non hanno mai portato da nessuna parte: e di questa arma strategica, per quanto redditizia in determinate circostanze, non dovrebbe abusare a maggior ragione l'Azzurra attuale. Che ha nel pacchetto di mezzo il suo punto di forza, un insieme di elementi dai piedi buoni, dal palleggio sopraffino e dalla notevole visione di gioco, e che quindi deve cercare di far partire da lì la fase d'impostazione della manovra, appoggiandosi casomai sugli esterni bassi e alti, che ad esempio nella serata di Parma hanno offerto più di uno spunto positivo.
COSTRUIRE NEL MEZZO - E' stato un esperimento, certo, favorito anche dal fatto che il risultato era stato sostanzialmente messo in cassaforte già nella prima frazione. Ed è comunque importante provare nuove idee, ricercare fonti e strade alternative per la costruzione dell'azione, per dare ulteriori brio e imprevedibilità a un atteggiamento comunque già spiccatamente propositivo. Ma l'anima del gioco azzurro, lo ribadisco, resta lì, in quella che una volta veniva chiamata "zona nevralgica". Certo, poi qualcosina cambia se non puoi contare su Jorginho e Barella, ossia su due dei giocatori di maggiore statura internazionale del gruppo. Locatelli, comunque, ha tenuto saldamente in mano le redini della squadra, prima di appannarsi nella ripresa come gran parte dei compagni, e Lorenzo Pellegrini ha ben giostrato da trequartista in appoggio diretto al trio d'attacco. Senza i due big di cui sopra, tuttavia, la tessitura è apparsa più "spiccia", essenziale, meno fine e metodica.
BERARDI SUPER - Gli spunti migliori in fase d'attacco, come detto, sono arrivati dalle corsie esterne. Da un'iniziativa di Florenzi è nato il perentorio affondo di Berardi che ha fruttato il vantaggio, mentre per realizzare il raddoppio Immobile si è involato sulla sinistra su lancio di Insigne, freddando l'incerto Peacock-Farrell. Berardi sta vivendo il momento migliore della carriera, o forse, ed è quanto ci auguriamo, si è finalmente assestato sugli ottimi standard di rendimento che la sua classe gli impone: dai suoi piedi, altri due assist non adeguatamente sfruttati da Immobile e da Emerson, quest'ultimo non in serata di gran vena: meglio di lui, nello scarso minutaggio a disposizione, ha fatto Spinazzola, coraggioso e intraprendente negli affondo. Ripeto quanto già scritto in passato: al momento il posto di titolare sulla sinistra spetta al romanista.
INUTILE GIOCARE AL RISPARMIO - L'intensa settimana di qualificazioni, che si estenderà fin quasi alla vigilia di Pasqua, somiglia tanto a una prova generale del format che i grandi club vorrebbero dare agli impegni delle rappresentative, concentrandoli in un unico limitatissimo spazio temporale, possibilmente a fine stagione. Anche il fatto di doversi sottoporre a tre impegni ravvicinati con punti pesantissimi in palio, cosa che di solito avviene solo nelle fasi finali di Mondiali ed Europei ma con un maggior margine di giorni di riposo fra una gara e l'altra, può avere indotto inconsciamente i nostri a rallentare nel secondo tempo, un rischio però non ben calcolato, visti gli spazi e le opportunità concesse agli irlandesi. Insomma, si poteva spingere con più tranquillità sull'acceleratore, anche perché è mia convinzione che la Nazionale attuale si trovi in una situazione invidiabile, quanto ad alternative da mettere in campo.
Già detto di Jorginho (al momento indisponibile) e Barella, c'è almeno un'altra buona decina di ragazzi che possono subentrare senza che il tono qualitativo del complesso e le espressioni di gioco ne risentano più di tanto. E parliamo di elementi, oltretutto, che stanno vivendo una stagione buona se non eccellente: il già citato Spinazzola ma anche Bastoni, Lazzari, Gianluca Mancini, Pessina, Soriano (splendida seconda giovinezza), un Chiesa che è stato fra i pochi a salvarsi nella fallimentare campagna Champions della Juventus, Grifo sempre efficace e decisivo in Germania, e quel Kean che è diventato elemento chiave del PSG e che presto, ritengo, diverrà quasi imprescindibile anche per il Mancio, in attesa del ritorno di Zaniolo, da non forzare. Insomma, abbiamo tante frecce al nostro arco, ecco perché il gioco al risparmio, come quello visto nella ripresa del Tardini, è assolutamente da evitare. E risulta anche controproducente, in quanto lontanissimo dalle corde e dallo spirito di questo Club Italia.
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