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giovedì 4 marzo 2021

SANREMO 2021: IRAMA "SPACCA" E SI CANDIDA A SECONDO VINCITORE A DISTANZA DOPO IL VILLA DEL '55. BENE ANCHE MALIKA E RAPPRESENTANTE DI LISTA

 Dopo 66 anni, avremo di nuovo un vincitore di Sanremo "da remoto"? Nel '55 fu Claudio Villa, costretto a letto da un'influenza: nel corso della finale, la sua performance live fu sostituita dalla diffusione in sala dell'incisione di "Buongiorno tristezza". Questa volta potrebbe toccare a Irama, presente solo col filmato della (convincente) prova generale. Eventualità possibile, anche se non è il favorito numero uno, ma il terzo posto nella classifica demoscopica dei 26 Big al termine della seconda serata rende l'ipotesi tutt'altro che peregrina. Augurando al giovane cantante che lui e i suoi collaboratori escano indenni dall'incubo Covid, possiamo già parlare di una storia a lieto fine, quantomeno nel ristretto micromondo sanremese: da un'esclusione data ormai per certa, in punta di regolamento, al mantenimento in gara grazie alla mano tesa dal direttore artistico, fino al boom di consensi di ieri. Da parte mia, posso dire che sarebbe stato un peccato non vedere più in lizza "La genesi del tuo colore", una delle perle più pregiate del pacchetto di questa 71esima kermesse, ma ne parleremo più avanti. 

INSISTERE SULLA LINEA GIOVANE - Nel cuore della notte, prima della messa in onda dell'rvm di Irama, si sono esibiti in successione Random, Fulminacci, Willie Peyote e Gio Evan. Ecco, quello è stato il momento in cui ha fatto capolino l'effetto Sanremo '75, o anche '79, cioè una sfilata di concorrenti poco noti, se non ignoti, alla grande platea generalista. Ribadisco comunque la mia posizione in merito, con un paio di distinguo che esporrò a breve: lo svecchiamento e il rinnovamento del parco cantanti festivaliero, in atto da almeno un decennio, deve continuare, ed è stato giusto azzardare un cast così rivoluzionario, così distante dai canoni della kermesse ligure e dai gusti della platea over 40. Se in passato Sanremo come gara canora ha rischiato di implodere proprio per la refrattarietà quasi totale alla realtà musicale del Paese, le scelte artistiche di Amadeus rappresentano la miglior soluzione possibile per garantire una vita lunga e prosperosa alla manifestazione. 

Certi personaggi rappresentano, per talento e sostanza delle composizioni, il futuro della nostra canzone. Certo lanciarli in maniera così massiccia sull'ammiraglia Rai, nell'evento istituzionale per eccellenza, è un rischio, roba da equilibristi senza rete: ma è anche un investimento per l'avvenire, che darà frutti a medio termine e che, nel frattempo, deve mettere in conto un'emorragia di spettatori. Ecco, del discorso Auditel sanremese non ho mai parlato volentieri se non marginalmente, eppure, da che esiste "Note d'azzurro" avrei avuto ampiamente modo di inzupparci il biscotto, perché dal 2009 all'anno passato l'audience ha sempre visto trionfare Sanremo, con la sola eccezione del 2014, l'ultimo dei... quattro Fazio. Dodici anni di trionfi che rappresentano una discreta copertura assicurativa per l'avvenire del carrozzone rivierasco, e che consentono di parlare con serenità del flop di ascolti di questi giorni. 

FLOP AUDITEL: CAUSE E SOLUZIONI - Magari ci ritorneremo più dettagliatamente nel fine settimana, nelle giornate del bilancio. Ora posso solo fare alcune annotazioni. La prima: possibile che nessuno abbia pensato a quali danni avrebbe comportato andare in concorrenza con la Serie A, l'unico vero competitor in grado di sottrarre pubblico al colosso Sanremo? In passato ci pensarono e, semplicemente, saltarono la serata del mercoledì, anticipando la kermesse di un giorno. Non era difficile. Su tutto il resto si può discutere: d'accordo, la fronda anti festival, alimentata irresponsabilmente anche da alcune emittenti tv, ma spostare lo show ad aprile, maggio o giugno non avrebbe cambiato nulla. Perché la superficialità dei preconcetti non sarebbe stata scalfita, perché il populismo avrebbe trovato altri argomenti vacui per alimentare una pseudosolidarietà posticcia verso non si sa chi (o meglio, verso tutti ma non per chi lavora dentro e attorno alla macchina festival, loro sono dei paria della società che non meritano alcun riguardo, vero?). 

E poi comunque, in primavera, estate o autunno Sanremo 71 sarebbe stato sempre questo: stessa costruzione dello spettacolo, stesso cast di concorrenti e stesse canzoni in gara, stessi presentatori. E soprattutto niente pubblico in presenza, o forse poche decine di spettatori: quest'estate avremo Europei di calcio e Olimpiadi che si disputeranno nel metaforico gelo di impianti vuoti, e nessuno sta montando scioperi e boicottaggi per questo. Semplicemente, forse, è da rivedere la linea artistica riguardante il format televisivo dello spettacolo, e su questo ritorneremo. Ma la selezione di cantanti e canzoni no, è giusta quantomeno nell'idea di fondo e va portata avanti, al netto delle oscillazioni qualitative della proposta musicale, un anno meglio e un anno peggio, come è sempre stato. Con una postilla: focalizzarsi esclusivamente sul dato catodico ha senso, nel 2021, quando si può fruire qualsiasi prodotto tv, e quindi lo stesso Sanremo, anche in differita e attraverso innumerevoli piattaforme? 

GIO EVAN E RANDOM: ANCHE NO - Dicevo di un paio di distinguo riguardanti il cast dei Campioni. Perché ecco, va bene tutto, ma ad esempio Gio Evan è uno di quelli che, effettivamente, poteva davvero trovar posto fra le Nuove proposte. Musicalmente ha un background piuttosto scarno, la sua "Arnica" è anche un interessante sfogo autobiografico scritto con linguaggio attuale e realista, ma il cantante pare ancora un po' acerbo nel proporsi sul palco. Quanto a Random, ok la quota rapper, ma allora perché sceglierne uno che tradisce le radici per portare in concorso una canzoncina d'amore che mi aspetterei più da Zarrillo che da lui? Ecco, queste forse sono due caselle che potevano essere utilizzate diversamente: con un rapper che fa il rapper, e  con un altro veterano da affiancare alla spaurita Berti, andandolo magari a pescare nella galassia dei dimenticati anni Novanta, fra le varie Mietta, Nava, Alotta e compagnia. Mietta che fra l'altro, in occasione del recente Cantante mascherato, ha sfoderato una forma vocale e una poliedricità artistica davvero meritevoli dei migliori palcoscenici. Perché è stata dimenticata dallo showbiz? 

AYANE, IRAMA E RAPPRESENTANTE: TRIO SUPER - A proposito di Orietta Berti: d'accordo, fuori tempo e fuori mercato, ma prendiamo la sua presenza come un meritato tributo a un colosso della musica italiana, assente da troppo tempo dall'arengo sanremese quando molti suoi coetanei hanno occupato quasi manu militari quel palco nello stesso periodo. Comunque "Quando ti sei innamorato" è più pregevole, quantomeno, delle proposte presentate nelle sue ultime apparizioni precedenti, da "La barca non va più" a "America in", da "Futuro" a "Rumba di tango", brutta canzone, con tutto il rispetto per il compianto Giorgio Faletti. Più debole sul piano del prestigio dei nomi in gara, la seconda serata ha offerto però un miglioramento a livello di "immediata capacità impattante" dei pezzi. Balza fra i favoriti Malika Ayane, con un'opera ritmata e orecchiabile che prosegue il discorso intrapreso qualche anno fa con la bella e poco considerata "Stracciabudella", ottimi davvero i Rappresentante di lista, con un brano intenso, pienamente contemporaneo ma anche capace di non dimenticare certa buona tradizione italiana, e un ritornello che si ficca in testa. Sugli scudi, si è detto in apertura, anche Irama: la sua è una dance tesa, possente, persino inquietante in quel refrain "robo-metallizzato". In altri tempi si sarebbe detto "farà ballare l'Ariston": sarà per un'altra volta. 

GAIA E FULMINACCI DA SEGUIRE - Notevoli gli echi arabeggianti di una Gaia tutt'altro che banale, Fulminacci porta un cantautorato semplice, scarno ma sostanzialmente ben concepito e discretamente incisivo, Bugo ha abbandonato l'elettronica dell'accoppiata con Morgan ma suona ancora vintage, e tuttavia la sua "E invece sì" non ha pienamente convinto al primo ascolto, complice anche qualche difficoltà esecutiva di un artista interessante ma che non pare tagliato su misura per i live. Lo Stato Sociale ha gigioneggiato sul palco, la canzone rimembra Edoardo Bennato in certe parti, è ricca di fantasia e forse si avvicina di più al loro stile, rispetto a "Una vita in vacanza" che, benché caciarona, strizzava maggiormente l'occhio alla radiofonicità. Tanta carne al fuoco, forse troppa, nel polemico sfogo della "Mai dire mai" targata Willie Peyote, che comunque non passera inosservata, così come "Bianca luce nera" degli Extraliscio, commistione di stili di non facile digeribilità immediata. Infine, il capoclassifica del momento: Ermal Meta ha concepito una ballata elegante, ben scritta e struggente, anche se non brilla per originalità. E' il tipico prodotto della linea melodica sanremese, se giudicasse solo la demoscopica probabilmente vincerebbe a mani basse, ma...

SUPER ELODIE, MA PERCHE' SCHWAZER? - La gara dei giovani ha prodotto i quattro finalisti migliori: dopo Gaudiano e Folcast, ecco Wrongonyou e Davide Shorty. I più meritevoli, con qualche rimpianto per Greta Zuccoli, grande voce che ha pagato dazio con una proposta eccessivamente agée. Sul fronte della cornice, come sempre eccessiva e debordante (ecco un aspetto che andrà profondamente ritoccato in futuro), dato il giusto rilievo al Golden globe vinto dalla Pausini (traguardo storico, ricordiamocelo, conquistato da una ragazza partita da Sanremo) e all'omaggio a Ennio Morricone con la collaborazione del Volo, si è stagliata nitidamente su tutti Elodie. Oltre il fascino glamour e la sensualità c'è di più, ossia una performer a tutto tondo, che ha un bel futuro da presentatrice anche se preferirei continuare a vederla soprattutto nelle vesti di cantante. Il suo medley a incastro, con una sovrapposizione di pezzi di canzoni storiche da far venire il mal di testa, è stato geniale. Certo poteva evitare, all'una passata, la parentesi autobiografica con commozione incorporata, ma la si può perdonare, mentre difficile capire il senso della pur breve comparsata di Alex Schwazer, con una scelta di campo non richiesta e non dovuta da parte della tv di Stato. La vicenda non è ancora chiusa e ci sono molti aspetti da chiarire, lasciamo che la giustizia, sportiva e non, faccia il suo corso. Ottimo lo spazio nostalgia per i veterani Marcella, Leali e Cinquetti, trovata della... penultima ora. Un'idea da riproporre in avvenire, magari meno improvvisata e più strutturata in una serata ad hoc.

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