Verratti: il futuro azzurro è suo
L'Italia torna da Israele con un bicchiere pieno ben oltre la metà. Al di là del risultato, Ventura ha acquisito due certezze definitive e assolute: la Nazionale in cammino verso Russia 2018 dovrà essere la Nazionale di Verratti, e per il momento è sempre più la Nazionale di Pellè. Quest'ultimo dato è forse il più incoraggiante, sul piano della stretta attualità, se pensiamo al limite tecnico che maggiormente ha frenato la nostra rappresentativa negli ultimi anni, ossia la drammatica latitanza di punte di autentico spessore internazionale. Ecco, ora almeno un attaccante di stampo europeo ce l'abbiamo: il... neo cinese sta timbrando il cartellino con regolarità impressionante fin da prima dell'estate, si è fatto scivolare addosso senza cedimenti psicologici le polemiche per la sceneggiata in occasione del famigerato rigore contro Neuer. Segna e fa segnare: ieri ha aperto le marcature e ha mandato in gol nel finale Immobile, con un assist di testa preciso al millimetro; e nel mezzo, un impegno costante e un'altra occasionissima, sempre di testa, sventata mirabilmente dal portiere di casa.
RIFIORISCONO LE PUNTE? - Serviva come il pane, uno così là davanti, continuo ed efficace ad alti livelli in questo 2016 da favola; e attorno a lui sembra fiorire una generazione di giovanotti di nuovo in sintonia col gol: il neo laziale Ciro ha ritrovato la via della rete azzurra dopo tempo immemorabile, alle spalle premono Belotti e Pavoletti, indemoniati con le casacche di club, altre alternative potrebbe fornirle una stagione monstre di qualcuno fra i vari Gabbiadini, Paloschi, Zaza, Rossi, senza dimenticare Balotelli che deve recuperare un'infinità di strada, ma che non considero del tutto perduto per il calcio che conta. Con la collaborazione dei nostri incursori, da Candreva a Insigne, da El Shaarawy al Berardi che verrà, allo splendido Giaccherini di Euro 2016, potrebbero fare impennare la potenza di fuoco della nostra selezione.
L'IMPORTANZA DEL PALLOTTOLIERE - E' un discorso, quello sulla prima linea azzurra, che assume importanza primaria, visto che l'obsoleto regolamento delle qualificazioni mondiali costringe a fare i conti con la differenza reti totale, quindi qualche gol in più o in meno rifilato ai "vasi di coccio" del girone potrebbe diventare determinante: anche per questo, ad esempio, ieri saremmo stati tutti grati a Immobile se non avesse fallito il 4 a 1 solo davanti a Goresh, ma non si può avere tutto dalla vita...Certo, non è detto che si arrivi a pari punti con la Spagna, ma nel caso capitasse, le Furie Rosse hanno già dato una bella sistemata al loro score grazie all'8-0 al malcapitato Lichtenstein, dimostrando che sbaglia chi dice che "non esistono più le squadre materasso". Esistono invero solo per qualcuno: l'Italia, ad esempio, contro queste rappresentative di bassissima statura qualitativa ha sempre inspiegabilmente sofferto le pene dell'inferno. Pensiamo anche alle eliminatorie dell'ultimo Europeo e al doppio 1-0 con Malta: contro il Lichtenstein, una simile "parsimonia" sotto porta ci creerebbe non pochi imbarazzi in sede di classifica.
VERRATTI LEADER - L'Italia di Pellè e degli attaccanti ritrovati, si diceva, e anche l'Italia di Verratti. Lo avevo scritto nel precedente post, ma sinceramente non ci voleva una grande fantasia: il genietto del Paris Saint Germain sarà l'uomo di Ventura, il leader della sua Azzurra, il califfo del centrocampo. Ad Haifa ha dettato legge per un'ora abbondante, prima che una condizione approssimativa e qualche acciacco prendessero il sopravvento. Fondamentale in interdizione, tranquillo e ordinato nella tessitura, incisivo in fase creativa: suo il lancio per Antonelli che ha innescato Pellè per l'1-0, suo l'assist a Bonaventura che è andato poi a conquistarsi un rigore non clamoroso ma assolutamente legittimo. Il posto là in mezzo è definitivamente suo, continuare a tenerlo costantemente sotto esame sarebbe deleterio per le sicurezze sue e della squadra.
FARE A MENO DI CHIELLINI? SI PUO' - Sono altri, semmai, gli uomini dai quali va sollevato il velo dell'intoccabilità. Non è bello sparare su un bersaglio già vulnerabile, ma ad esempio Chiellini, in queste prime due gare targate Ventura, ne ha combinate più di Carlo in Francia, come recitava un vecchio adagio, fra svarioni difensivi e l'espulsione che, ieri, ha lasciato i suoi in inferiorità numerica per quasi tutta la ripresa. Attenuanti e aggravanti: consideriamo che un periodo negativo può capitare a tutti, e teniamo conto di una brillantezza atletica che in questa fase della stagione è appannaggio di pochi; non dimentichiamo però che il ragazzo non è più di primo pelo, e che comunque, nelle sfide fuori dai nostri confini, ha sempre alternato cose egregie a momenti di grossa difficoltà (con prevalenza delle prime, va detto). Anche in questo settore, sia pur in maniera minore rispetto al reparto avanzato, qualche alternativa c'è, e, sempre in riferimento a quanto scritto pochi giorni fa, è il caso di lanciare con decisione il bravo Rugani, magari in un assetto difensivo riadattato, perché non si può restare avvinghiati in eterno al 3-5-2, soprattutto se non hai il trio juventino in piena efficienza, mentre la difesa a quattro è senz'altro più adatta a innescare un football propositivo.
CLASSICA ELIMINATORIA - Per il resto, quella in Israele è stata una gara di qualificazione come tante se ne sono viste in passato e tante se ne vedranno, da parte dei nostri alfieri. Di quelle gare che la nostra rappresentativa difficilmente riesce a giocare esprimendosi al massimo delle proprie potenzialità; e tuttavia, non vi fosse stato il duplice sbandamento di Chiellini, i nostri avrebbero verosimilmente condotto in porto il successo magari senza squilli, senza miracol mostrare, ma in sostanziale tranquillità, tanto è vero che anche dopo la stilettata di Ben Chaim per l'1-2 l'Italia è andata vicinissima al tris con la citata inzuccata di Pellè.
ECLETTISMO - Nella prima mezz'ora la superiorità è stata netta: due affondi pericolosi, due reti per noi. Poi, le solite paturnie azzurre, in primis la maligna capacità di rimettere in corsa avversari già groggy, un deficit di cui, temo, non ci libereremo mai. Di buono, una concretezza sotto porta non comune per le abitudini nostrane, e un certo eclettismo da parte di molti: Verratti ha giocato a tutto campo, Bonaventura e lo stesso Pellè sono stati visti spesso arretrare a dar manforte a una difesa preda di inusuali tremori, e Parolo, a lungo ai margini, è venuto fuori nel periodo di inferiorità, guadagnandosi la pagnotta in fase di copertura.
DOPPIO CERVELLO - Ancora: discreto Antonelli, troppo sulle sue Candreva, rigore del 2 a 0 a parte (un elemento di tale spessore tecnico dovrebbe essere uno dei trascinatori della squadra, invece in azzurro troppo spesso spegne la luce) e la conferma che una cosa è giocare con una... classe dirigente (Bonucci e Verratti), un'altra con una formazione sostanzialmente "acefala" quale quella vista a Bari. Proprio per questo, per la presenza di un ben definito asse centrale dal quale si dipanava la manovra, si sono avvertiti i primi segni di una certa discontinuità nei confronti dell'ultima Italia targata Conte, che in Francia ha dovuto fare a meno dell'ex Pescara e di Marchisio, sviluppando quindi il suo gioco per altre vie. Poi, certo, tutto va tarato sulle particolari caratteristiche di questo match, prima la necessità di fare punti e poi le complicazioni tattiche dovute all'espulsione. In ogni caso, l'auspicato "scollinamento", come scritto nel precedente articolo, c'è stato. A ottobre arriva la Spagna a Torino, e forse l'Azzurra made in Ventura comincerà ad emergere più nitidamente.