Powered By Blogger

sabato 16 dicembre 2017

SANREMO 2018: ECCO I BIG DI BAGLIONI. E' IL FESTIVAL DELLE REUNION. CANZIAN, FACCHINETTI - FOGLI E META - MORO FAVORITI?


Il Festivalone "formato Baglioni" ha emesso ieri sera i primi vagiti in assenza del suo deus ex machina. Il direttore artistico è stato infatti il convitato di pietra dell'interminabile "Sarà Sanremo", tenendosi lontano dai riflettori della diretta tv e affidando ad anonime buste sigillate l'annuncio del cast dei Campioni, in pieno stile premi Oscar. Un cast spiazzante ma non troppo, diciamolo subito. Qualcosa del genere, senza grancasse e con un numero inferiore di posti a disposizione (quattordici contro i venti attuali), erano riusciti a fare Fabio Fazio e Mauro Pagani nel biennio 2013 - 2014, inserendo nella categoria regina artisti di nicchia, con scarsa esposizione mediatica e lontani dall'heavy rotation radiofonica, da Marta sui Tubi a Riccardo Sinigallia, dai Perturbazione a Simona Molinari e a Giuliano Palma. A febbraio troveremo la coppia formata da Enzo Avitabile e Peppe Servillo, ossia la Napoli della ricerca musicale più elaborata, fra tradizione e contemporaneità, e Lo Stato Sociale, band "indie", scelta del tutto distante dai canoni festivalieri ma assolutamente al passo coi tempi. 
ECUMENISMO IN STILE BAUDO - Nessuna rivoluzione, dunque; casomai un'attenzione maggiore, rispetto al recente passato, a certi generi musicali non propriamente commerciali e storicamente poco considerati dalle parti della Riviera ligure. Si ravvisa persino, nel listone dei Big, un certo "ecumenismo baudiano", perché nei suoi Sanremo il grande Pippo cercava di inserire personaggi per tutti i gusti, di accontentare la più ampia fascia di pubblico possibile, pur privilegiando la tradizione melodica all'italiana, ed è in fondo ciò che sembra aver fatto il cantautore romano. Certo, guardando al triennio targato Carlo Conti, soprattutto all'ultima edizione, la cesura è netta: il gruppo dei Campioni 2017 strizzava apertamente l'occhio al mercato, era pop che più pop non si poteva, si indirizzava senza mezze misure al pubblico più giovane, e va detto che la scelta era stata premiata, in quanto molti dischi usciti dall'Ariston avevano poi percorso una fruttuosa strada, a livello di vendite e di consensi sul web. Sanremo 2018 sarà invece trasversale, uno sguardo a largo raggio sul panorama canoro nostrano. 
NIENTE TALENT, NIENTE RAP - L'atto di coraggio del buon Claudio e dei suoi esperti sta tutto in una mossa: aver rinunciato a puntare su quei cantanti magari privi di un curriculum "pesante", ma che avrebbero garantito "a scatola chiusa" una massiccia attenzione da parte delle nuove generazioni. Non ci sono i più freschi prodotti dei talent; laddove l'anno scorso erano stati convocati Elodie e Sergio Sylvestre, quest'anno mancano i Riki e i Thomas; all'Ariston vedremo Annalisa, Noemi e i The Kolors, che da "Amici" e "X Factor" sono passati diverso tempo fa ma ormai si sono affrancati da quell'universo, costruendosi una carriera ricca di esperienze, pur fra alti e bassi. E manca totalmente il mondo dei rappers, i cui esponenti, sia volti di grido sia nomi meno noti, sono stati fra i dominatori delle chart italiane 2017. Vedremo se tale azzardo pagherà in termini di Auditel. 
VETERANI NON PRESENZIALISTI - Tornano i veterani, ma perlomeno, a parte Ron (che non mi aspettavo di ritrovare a soli dodici mesi di distanza), si tratta di veterani non logorati da continue presenze al Festival; si tratta, soprattutto, di pezzi di storia della nostra musica leggera che hanno ancora qualcosa da dare, nonché un notevole stuolo di fans e intatta credibilità: l'accoppiata Roby Facchinetti - Riccardo Fogli e Red Canzian da solista sono due colpi da maestro, e daranno vita a un derby che promette scintille; Fogli, oltretutto, mancava dalla rassegna da ben ventidue anni! Allo stesso modo, molto c'è da attendersi dai ricostituiti Decibel di Enrico Ruggeri, paracadutati nel ventunesimo secolo direttamente da Sanremo '80, quando si rivelarono con "Contessa" ma poi non poterono sfruttare l'onda lunga di quel successo (si sciolsero poco dopo). E dopo quasi vent'anni ritorna Ornella Vanoni, che credo sia la concorrente più "anziana" di sempre (senza offesa) a partecipare alla kermesse, e che con Bungaro e Pacifico, due cantautori raffinati e fuori dai circuiti consumistici, dovrebbe dar vita a un impasto vocale e sonoro di gran classe. Luca Barbarossa completa il drappello dei big di lungo corso, ma questa volta pare intenzionato a dire qualcosa di diverso rispetto alla linea dei suoi precedenti Festival: il titolo del pezzo, "Passame er sale", promette bene in tal senso. 
REGGE IL VIVAIO DELLA RASSEGNA - E' tutto sommato ben rappresentato il vivaio sanremese, nonostante il "vuoto" del 2017, col vincitore delle Nuove Proposte Lele che non ha lasciato il segno e coi vari Maldestro e Marianne Mirage che stazionano ancora nel limbo degli emergenti. C'è però la "strana coppia" Ermal Meta - Fabrizio Moro, che mi sentirei di inserire fin da ora nel ristretto novero dei favoriti, c'è Nina Zilli, il cui bel singolo estivo "Mi hai fatto fare tardi" ha avuto un'accoglienza piuttosto tiepidina, c'è Giovanni Caccamo che dopo l'affermazione del 2015 non ha sbancato il mercato e si è messo alla prova in esperienze di altro tipo (presentatore televisivo), mentre il terzo posto del 2016 con Deborah Iurato non ha ricevuto sonante conferma al di fuori delle mura dell'Ariston; ci sono, infine, due scoperte di Fazio - Pagani, l'originale Renzo Rubino e quel Diodato che avevo citato fra i papabili sul blog pochi giorni fa, e che si accompagnerà a Roy Paci in un duetto tutto da scoprire. 
QUANTE REUNION! - Sarà anche il Festival delle reunion, in qualche modo: abbiamo parlato dei Decibel, del duo Facchinetti - Fogli, e ricompaiono pure Le Vibrazioni, protagoniste assolute all'inizio del secolo ("Dedicato a te", "Raggio di sole", "Ovunque andrò" sono pietre miliari del pop melodico contemporaneo) ma poi spentesi alla distanza, con Francesco Sarcina lanciatosi nella carriera solista. Nella quota degli artisti "fuori dagli schemi" trovano posto a buon diritto il mai banale Max Gazzè (anche in questo caso il titolo del brano è tutto un programma: "La leggenda di Cristalda e Pizzomunno") e soprattutto Elio e le Storie Tese, che da musicisti ribelli e dissacranti sono diventati col tempo dei prezzemolini della manifestazione (siamo alla terza presenza nelle ultime sei edizioni!) ma la cui partecipazione è perlomeno giustificata dall'annunciato addio alle scene (ma sarà poi vero?). 
NESSUN NOME "CHE SPACCA" - Manca il nome boom, quello in grado di catalizzare i pronostici: quello che, diciamocelo chiaramente, ci si attendeva da un direttore artistico del calibro di Baglioni. Si era parlato di Elisa ed Emma, mentre le varie Giorgia e Carmen Consoli, per non parlare dei cantautori storici, si sono tenuti ancora una volta alla larga dalla gara rivierasca, per quanto sia quest'anno una gara annacquata, senza eliminazioni, con tutti i concorrenti in lizza fino all'ultimo. C'è un debutto di peso, questo sì, quel Mario Biondi che era da tempo la costante chimera del Festival, e che ha finalmente sciolto le riserve. A lui, alle coppie Meta - Moro e Facchinetti - Fogli, a Canzian, agli Elii assegniamo di primo acchito la prima fila nella corsa alla vittoria, coi Kolors possibili sorprese e auspicando un inserimento in gruppo di Annalisa, un'Annalisa sperabilmente di nuovo alle prese con quello stile brillante, leggero e sbarazzino che ne aveva fatto le iniziali fortune e che ha ritrovato l'estate scorsa con la collaborazione di Benji & Fede, dopo averlo abbandonato per la classicissima melodia di "Diluvio universale" (Sanremo 2016). E le Nuove proposte? La serata televisiva di "Sarà Sanremo" ha promosso Mudimbi, Eva, Mirkoeilcane, Lorenzo Baglioni, Giulia Casieri, Ultimo, ai quali si sono aggiunti i due vincitori di Area Sanremo, Leonardo Monteiro e Alice Caioli. Ma di loro mi riprometto di parlare più ampiamente nei prossimi giorni, dopo un più approfondito ascolto delle canzoni. 

domenica 3 dicembre 2017

VERSO SANREMO 2018: GIRO D'ORIZZONTE SUI POSSIBILI BIG IN GARA. IPOTESI E SOGNI


Meno di due settimane di attesa, e poi si compirà il tradizionale rito dell’annuncio del cast del Festivalone. I Big (o Campioni) in lizza verranno svelati, come da fresca consuetudine, nel corso di “Sarà Sanremo”, la serata televisiva (quest'anno in programma il 15 dicembre) che selezionerà anche le Nuove proposte da far sfilare in febbraio all’Ariston: fra sedici ne verranno scelte sei, alle quali si aggiungeranno i due vincitori di Area Sanremo. Degli emergenti avremo modo di riparlare: qui ci preme soprattutto fare il punto sui volti noti in coda per entrare nell’elenco dei magnifici venti. 
NON E’ IL SANREMO PIU’ DIFFICILE - C’è forse più attesa del solito, come testimonia la ridda di nomi e indiscrezioni di questi giorni. Normale: da un direttore artistico come Claudio Baglioni si pretende un “listone” di alto profilo e qualità, più eterogeneo ed equilibrato, sul piano dei generi canori, rispetto all’ultimo di Carlo Conti, che si era caratterizzato per una matrice prettamente pop commerciale (con conseguente successo di mercato, va sottolineato). Quello che alcune voci autorevoli hanno già bollato come il “Sanremo più difficile di tutti i tempi”, in realtà non sarà tale: chiaro che venire dopo il triennio trionfale 2015-2017 rappresenta una sfida impegnativa (e lo sarebbe stato per chiunque), ma il cantautore romano ha spalle larghe, indipendenza di giudizio e gusto musicale in abbondanti dosi; di certo c’è che si è partiti ad handicap, differendo eccessivamente la nomina del responsabile della kermesse, ma il regolamento-garanzia per i cantanti (nessuna eliminazione in entrambe le categorie, tutti arriveranno alle finali di venerdì e sabato) e la conseguente “benedizione” arrivata dalle case discografiche dovrebbero aver spianato la strada a un’edizione quantomeno di buon livello: i veri Sanremo difficili sono stati proprio quelli che non hanno potuto contare sull’appoggio della grande industria di settore, penso ad esempio alle rassegne del 1975 (oltretutto quasi ignorata dalla tv, come tante altre svoltesi nei Settanta) e del 2004. 
CI SARA’ QUALCHE GROSSO CALIBRO? - Veniamo al dunque. Fra i tanti papabili di cui si vocifera ci sono certamente nomi insoliti, come i ricostituiti Decibel di Enrico Ruggeri, Enzo Avitabile con il suo inconfondibile stile etno – partenopeo, la coppia vintage Roby Facchinetti – Riccardo Fogli, il sempre imprevedibile Morgan, oppure Omar Pedrini e Negrita che mancano da diverso tempo dal palco rivierasco; tuttavia il grosso dei candidati pare essere rappresentato da recenti habitué della manifestazione, mentre non è finora uscito il grossissimo personaggio, quello che ci si aspetterebbe da un  selezionatore di peso come Baglioni, che col suo carisma e la sua credibilità dovrebbe almeno tentare di portare in Liguria due o tre artisti spacca-classifiche o comunque di enorme prestigio; una Elisa, una Giorgia o una Carmen Consoli, un Venditti che dopo decenni di ostracismo potrebbe infine sciogliere le sue riserve sulla manifestazione (non avrebbe nulla da perdere), un Renato Zero di ritorno un quarto di secolo dopo “Ave Maria”, un Antonacci o un Cremonini che però sono appena sbarcati nei negozi coi loro ultimi lavori…Comunque, nel caso non arrivasse alcun esponente della nostra élite canora, poco male, visto che Sanremo da sempre rappresenta soprattutto una vetrina importante per l’affollatissima categoria di cantanti della "classe media", eccellenti professionisti che non mobilitano masse oceaniche di fans ma sfornano comunque ottime produzioni, e necessitano di una spinta promozionale maggiore per ottenere visibilità mediatica. 
I RITORNI DAL PASSATO RECENTE - Da sempre, sul blog, in sede di pronostico passo al setaccio i cast degli anni recenti, per cercare di intuire chi potrebbe tornare in lizza a distanza di poco tempo. Riguardo al 2017, si parla di una coppia inedita formata da Ermal Meta e Fabrizio Moro, sicuramente fra i protagonisti più apprezzati dell’edizione passata; possibili i tentativi di Elodie, Bianca Atzei, una Paola Turci meritatamente tornata in auge, Sergio Sylvestre, e quel Michele Bravi che fu la rivelazione più sorprendente e inattesa, dodici mesi fa; probabile ci provino anche Lele, il vincitore della sezione Giovani, che però non ha sfondato sul mercato, e magari i La Rua, esclusi fra le polemiche in sede di “Sarà Sanremo” ma poi premiati da pubblico e critica.
Fra i partecipanti del 2016, candidabili per una ricomparsa sono senz’altro Annalisa, Dolcenera, Noemi, Neffa, Arisa e Lorenzo Fragola (gli ultimi due, con la supervisione di Takagi & Ketra, hanno dato voce a uno dei brani più fortunati dell'estate scorsa, “L’esercito del selfie”), e ancora Deborah Iurato e Giovanni Caccamo. Un nome di spicco sarebbe stato quello di Francesca Michielin, artefice di un clamoroso exploit due anni fa (secondo posto e partecipazione all'Eurovision Song Contest): nel 2018 avrebbe potuto inseguire la definitiva consacrazione personale attraverso il palco sanremese, il suo nuovo album è però in uscita a gennaio, difficile un repackaging a così  breve distanza di tempo. 
Il 2015, prima edizione griffata Conti, propone come papabili Anna Tatangelo, Irene Grandi, Gianluca Grignani, Nina Zilli,  Malika Ayane, Alex Britti, mentre dagli anni di Fazio sarebbe giunto il momento di riemergere per i bravi e sottovalutati Renzo Rubino, Zibba, Diodato e Antonio Maggio,  nonché per Raphael Gualazzi, Max Gazzè, i Modà, la raffinata Simona Molinari e, perché no, Marco Mengoni, che dopo la vittoria del 2013 ha percorso lontano da Sanremo una strada tutto sommato felice, ma che se avesse un pezzo-bomba potrebbe tranquillamente rimettersi in gioco all’Ariston, così come sarebbe piacevole ritrovare Emma, che dopo "Amami" ha raccolto soddisfazioni più televisive che discografiche.
CARTA, BIONDI, AMOROSO... - Parlando di ex trionfatori, Marco Carta si ripresenterebbe in versione più matura rispetto all’immeritato trionfo del 2009, e con un asso in più da giocare, quello della duplice affermazione a “Tale e quale show”, nel torneo 2017 e nella supersfida fra i migliori delle ultime due edizioni del varietà, conclusasi venerdì scorso. Potrebbe essere la volta buona per il “debutto” di Mario Biondi, e a proposito di “esordienti di successo” rilanciamo anche quest’anno il nome di Alessandra Amoroso, campionessa del pop melodico contemporaneo, uno dei prodotti meglio riusciti di sempre, fra i tanti dell’universo talent. Fra i mattatori dei primi anni Duemila, invece, occhio ai Tiromancino e alle ricostituite Vibrazioni di Francesco Sarcina, nonché a L’Aura, tornata alla ribalta di recente con un album che ne ha confermato l'eclettismo artistico. Discorso a parte per altri due protagonisti di diversi Festival recenti, Nek e Francesco Renga, che hanno di recente formato un trio di giganti con Max Pezzali: di loro si parla come di possibili ospiti, ma averli in gara incrementerebbe l’interesse attorno alla kermesse, per un tentativo di ripetere l’exploit di un altro tris d'assi entrato nella storia, il Morandi – Ruggeri – Tozzi del 1987. 
LE VEDETTES DI OGGI, FRA POP E RAP - Fra i “dernier cris” della canzone italiana, non sono da escludersi le proposte dei The Kolors e dei Thegiornalisti, sulla scia del tormentone estivo “Riccione”, così come quelle della scatenata Baby K. o di Mario Venuti, un veterano rilanciatosi prepotentemente nella stagione calda dopo alcuni anni di oblio (grande successo per l'orecchiabilissima "Caduto dalle stelle"); fra i nomi più gettonati dei mesi canicolari ci sono stati anche quelli di Benji & Fede (“Succede tutto per una ragione” assieme ad Annalisa): chissà che non si sentano finalmente pronti per il grande cimento sulla ribalta più importante... E non dimentichiamoci di "Amici" amatissimi dal pubblico più giovane, da Riki, la creatura più recente di Maria De Filippi, a Briga. Si è parlato anche della brava Levante, che sta vivendo un momento di enorme popolarità: pare che nella settimana del Festival sia in tournée, ma mai dire mai, sarebbe un nome forte del cartellone e porterebbe senz'altro una ventata di modernità, col suo originale stile di scrittura.
Sempre in riferimento all’attuale panorama discografico italiano, sarà molto difficile ignorare la galassia rap, che ha letteralmente invaso le chart e portato alla ribalta un nugolo di volti nuovi immediatamente baciati dalla fama. Certo dipenderà da chi, fra gli esponenti di questo settore, deciderà di scendere in campo: i nomi più pregiati sarebbero quelli di personaggi come Emis Killa, Guè Pequeno, Fabri Fibra e Marrakash, ormai veterani del genere, o emergenti di grido come Coez e Ghali, oppure Rocco Hunt già avvezzo ai rischi della gara ligure. 
VETERANI, ANNI '90, ARTISTI FUORI DAL GIRO... - Poi ci sarebbero altre categorie in cui pescare a piene mani: gli interpreti di lunghissimo corso che ogni anno ci riprovano, da Fausto Leali ai nuovi Ricchi e Poveri, da Marcella a Loredana Bertè, da Amedeo Minghi ai Nomadi; i nomi fuori dai circuiti meramente commerciali ma di gran raffinatezza come Sergio Cammariere, Teresa De Sio, Eduardo De Crescenzo, Alice o i più giovani Niccolò Agliardi, Paolo Simoni, Le Luci della Centrale Elettrica, Riccardo Sinigallia, Baustelle e Brunori Sas, tutti artisti lontani dai riflettori ma che con Baglioni potrebbero trovare uno spiraglio mainstream; e infine i tanti reduci degli anni Novanta, da sempre per me un tasto dolente in quanto, nonostante l’indubbio valore di molti, per troppo tempo sono finiti ai margini del mercato: penso a gente come Massimo Di Cataldo, Aleandro Baldi, Paolo Vallesi (ricomparso l’anno passato con una passerella fuori concorso, in coppia con Amara), Mietta, Mariella Nava, Silvia Salemi, Gerardina Trovato (ci ha provato nel 2017, senza fortuna), Gatto Panceri (che ha dichiarato sul suo profilo Facebook di aver presentato un brano alla commissione), i Jalisse e quell’Alexia che è in fase di prepotente rilancio.