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lunedì 9 settembre 2019

VERSO EURO 2020: FILOTTO ITALIA, SEI SU SEI. SENSI E PELLEGRINI SIMBOLI DEL NUOVO CORSO, SQUADRA CHE BRILLA AL CENTRO E SULLE FASCE

              Il "Gallo" Belotti: un gol (e mezzo) e varie occasioni mancate in Armenia (foto Guerin Sportivo)

Sei su sei, filotto di vittorie, e l'Europeo ormai a portata di mano. Chi l'avrebbe mai detto, solo un anno fa, dopo le prime, pallide prove della nuova Italia in Nations League? L'Azzurra di Mancini è cresciuta inaspettatamente in fretta, ha riconquistato una discreta credibilità internazionale, ha rialzato la testa dopo l'umiliazione dell'esclusione dal Mondiale. Tantissimo, in così poco tempo: non è pertanto il caso di fare troppo gli schizzinosi di fronte a certi cali di tensione, a certi impacci emersi in queste due prime gare stagionali. Fra Jerevan e Tampere, onestamente, non mi è parso di vedere un orizzonte così fosco come qualcuno lo ha dipinto. Ricordiamoci che siamo a settembre, il mese dell'azzurro - tenebra, quello in cui le nostre selezioni, storicamente, faticano di più; ma non è stato soltanto questo il problema. Fenomeni non ce ne sono, nel girone J, ma squadre belle toste sì: del resto l'Armenia, dopo averci creato non poche difficoltà, ha castigato la quotata Bosnia di Dzeko, e la Finlandia si era messa nella condizione di arrivare al confronto diretto di poche ore fa da seconda in classifica; se avesse vinto, ci avrebbe raggiunti. 
SENSI E PELLEGRINI, SIMBOLI DEL NUOVO CORSO - Esistono anche gli avversari, insomma, anche se spesso ce ne dimentichiamo. Con tutto ciò, la giovane Italia torna a casa con un bilancio largamente positivo non solo e non tanto sul piano dei risultati (contro i finnici poteva anche finire in parità, visto il generoso rigore poi trasformato da Jorginho), quanto su quelli del gioco espresso e del rendimento degli uomini utilizzati. Cominciamo da quest'ultimo punto: il Mancio sta allargando la rosa dei giocatori su cui fare totale affidamento. Sensi e Lorenzo Pellegrini sono ormai due titolari, e sono, se vogliamo, anche gli uomini simbolo della filosofia del nuovo corso. Se è vero che il cittì desidera una Nazionale che comandi il più possibile le operazioni in campo, una Nazionale propositiva, col muso costantemente puntato verso la porta dei rivali, ecco, l'interista e il romanista ne incarnano alla perfezione lo spirito: due centrocampisti che sanno appoggiare costantemente la fase offensiva, inserendosi, creando spazi, lavorando palloni, andando alla conclusione. E, nel caso di Pellegrini, adattandosi con profitto anche a giostrare nel trio avanzato, proprio per le sue caratteristiche di uomo di costruzione (ma mantenendo, in linea di massima, le attitudini di gioco tipiche del suo ruolo naturale): subentrato in Armenia, ha immediatamente cercato il gol su punizione, l'ha poi realizzato di testa su lungo traversone di Bonucci e ne ha sfiorato un altro nel finale con un destro sul portiere, mentre in Finlandia ha disputato una gara tatticamente ineccepibile pur se meno appariscente, giocando con abilità e intelligenza a sostegno dei compagni di prima linea. Quanto a Sensi, ieri in campo al posto di Verratti, due suoi formidabili tiri a lunga gittata avrebbero potuto dare ai nostri un vantaggio meritato già nella prima frazione: bravo il numero uno di casa la prima volta, questione di centimetri la seconda. 
IL CONTRIBUTO DELLE FASCE - L'ulteriore dimostrazione che le fortune di questa nuova Italia originano dal settore di mezzo, un settore manovriero, rapido, elastico, abile nel palleggio. E poi dallo sfruttamento delle fasce: giovedì Emerson ha fatto il diavolo a quattro sulla sinistra (suo l'assist per l'1-1- di  Belotti),  mentre poche ore fa, uscito dopo otto minuti appena per infortunio, è stato più che dignitosamente rimpiazzato da un Florenzi sempre pronto a proiettarsi in avanti, sfiorando anche la segnatura con un bel destro al volo parato a terra da Hradecky; se pensiamo che, in fatto di esterni bassi, dovremmo in futuro poter contare pure sui vari Piccini, Calabria, Zappacosta, Biraghi e Spinazzola, oltre all'ormai esperto De Sciglio e auspicando un recupero di Conti, il lavoro sulle corsie laterali è destinato a diventare una soluzione ancor più determinante per l'ulteriore crescita della rappresentativa. 
Di sostanza anche il contributo degli esterni alti. Oltre al già citato Pellegrini, Chiesa è salito di tono da un match all'altro: qualche pausa di troppo in Armenia (ma anche un assist sciaguratamente sprecato dal "Gallo"), una più consistente presenza a Tampere, con varie scorribande sulla destra, un pallone ribattuto dall'estremo difensore e il cross vincente per Immobile. Promosso con riserva Bernardeschi, che quando si accende fa balenare tutto il suo talento, peccato lo faccia ancora troppo a intermittenza: nel finale di primo tempo di giovedì, due splendide conclusioni, che hanno fruttato una traversa e una salvifica prodezza del guardiano Ayrapetyan.  
SOFFERENZE TEORICHE - Dicevamo dell'allargamento del Club Italia: ci sono nuovi titolari, ma sono venuti prepotentemente alla ribalta elementi che potranno tornare utili, pur non partendo dalle prime file. Izzo e Acerbi, ad esempio, hanno sbagliato poco in copertura e contribuito con continuità alla fase di costruzione, soprattutto il laziale, nel segno di una partecipazione corale a una pressione che, alla lunga, sfianca anche compagini chiuse a riccio. Fateci caso: al di là delle critiche preconcette da parte degli incontentabili, quanto hanno davvero sofferto i Mancini-boys in questa settimana azzurra? Poco, poco davvero. La prima metà del primo tempo in entrambe le partite, poi i primi 25' della ripresa contro Mkhitaryan e soci, quando i nostri sono paradossalmente calati proprio nel momento in cui hanno dovuto fronteggiare un avversario ridotto in dieci; infine, gli ultimi minuti coi finnici, protesi alla disperata, ma disordinata, ricerca del pareggio. In entrambi i match, spesso si è trattato di sofferenze più teoriche che reali: gol iniziale a parte, gli armeni hanno avuto le uniche vere occasioni nel corso della sfuriata di metà secondo tempo, con il citato neo romanista e con Mkrtchyan, mentre il rigore  del finlandese Pukki è frutto soprattutto di un isolato errore di un Sensi a quel punto in debito di ossigeno. In compenso, per i nostri, cinque gol, almeno un'altra decina sfumati di un soffio, una serie di azioni potenzialmente pericolose e un sostanziale controllo della situazione nei momenti topici delle due sfide. 
IN ATTACCO SI DEVE CRESCERE - C'è da lavorare sulla mira nei sedici metri finali, in effetti: difetto tipico, a ben pensarci, di tante buone squadre in sboccio, limite nonostante il quale si viaggia alla media di tre segnature a incontro nella fase eliminatoria, con tutto che Immobile ha interrotto un digiuno di due anni, Insigne e Kean sono ai box e aspettiamo ancora la prima prodezza di Chiesa junior. Insomma, questo duplice battesimo stagionale ci lascia più conferme che dubbi, più momenti brillanti  che fasi di sofferenza e gioco opaco. E siamo a settembre, il mese delle nostre sofferenze calcistiche. Come si fa a non essere ottimisti? Capisco l'ansia di riguadagnare al più presto le tante posizioni perdute, ma non è questo il momento di spaccare il capello in due. La ricetta giusta è quella di Bobby gol: responsabilizzare le nuove leve ma senza caricarle di pressioni eccessive. I risultati li stiamo vedendo e, ripeto, sono sbalorditivi, pensando al vuoto in cui eravamo precipitati dopo il castigo svedese. 

mercoledì 4 settembre 2019

CALCIOMERCATO ESTIVO: LE PAGELLE DELLA SERIE A. INTER SUGLI SCUDI, BENE TORO E GENOA, LA ROMA PUNTA SUGLI ITALIANI EMERGENTI

                      L'azzurro Gianluca Mancini, neo difensore della Roma (foto Guerin Sportivo)

Come sottrarsi al piacevole esercizio di "pagellare" le squadre uscite dalla campagna acquisti - cessioni estiva? Impossibile, e allora proviamoci, non prima di qualche considerazione di carattere generale. Già: che mercato è stato, nel complesso? Meno peggio di quanto ci si potesse aspettare, nonostante qualche stucchevole telenovela trascinatasi oltre ogni limite di sopportazione (vedasi caso Icardi). Sono arrivati campioni di statura europea (quando non mondiale) come Lukaku, Rabiot, Rebic, De Ligt, Schone: discorso a parte per Ribery, fuoriclasse venuto a sparare in Italia le ultime cartucce di una lunghissima carriera, e sul cui peso specifico mi permetto di avere qualche dubbio. Alcuni dei giovani virgulti del football nazionale hanno poi ottenuto la grande chance del salto di qualità: penso a Sensi e Barella, nuovi pilastri del centrocampo interista, e a Gianluca Mancini, che dovrà cercare di "blindare" una Roma finora troppo sbilanciata in avanti. Insomma, gli spunti d'interesse non mancano. Passiamo ora a una breve analisi club per club.
ATALANTA - La rosa non richiedeva che pochi ritocchi di qualità, per alzare il tasso di competitività internazionale in chiave Champions League: sono arrivati Kjaer per puntellare la difesa e Muriel per vivacizzare ulteriormente una linea offensiva già scoppiettante, grazie agli estri di Ilicic e Gomez e alla potenza di fuoco di un Duvan Zapata all'apice della carriera. Poi, le conferme di pilastri come De Roon, Gosens, Hateboer, fino a un Gollini sempre più sicuro tra i pali. E il gioco made in Gasperini è già di caratura europea. 
BOLOGNA - I veri colpacci la società felsinea li aveva già piazzati nell'inverno scorso, con gli arrivi di Soriano e Sansone, unitamente all'insediamento in panchina di Mihajlovic: novità che fecero cambiare radicalmente marcia ai rossoblù, traendoli dalle secche di una classifica che prometteva il peggio. In questa sessione estiva, di rilievo comunque l'acquisto di Medel, che fa crescere notevolmente lo spessore fisico di una cerniera di centrocampo già granitica in Poli e Dzemaili. Ma il meglio è dalla trequarti in su: Orsolini e Sansone a inventare e svariare per i vari Santander (inattesa rivelazione l'anno passato), nonno Palacio e un Destro perennemente alla ricerca della consacrazione. Una squadra destinata a una tranquilla navigazione, forte dell'esempio dell'indomito Sinisa, sempre vicino ai suoi ragazzi nonostante la malattia. 
BRESCIA - Si candida al ruolo di "matricola terribile". Ha dato consistenza a una prima linea che, con Donnarumma e Torregrossa, ha fatto faville in B ma è tutta da verificare al piano superiore. Ora c'è persino troppo affollamento: in extremis è approdato  alla corte di Cellino l'esperto Matri, ma molto ruoterà attorno a Balotelli, ex Supermario, giunto davvero all'ultimissima occasione per raccogliere almeno in parte  frutti che, dieci anni fa, si annunciavano copiosissimi. Dal Genoa ecco Romulo, meteora azzurra ai tempi di Prandelli, anche lui un lusso per la piazza lombarda, laterale o interno, corsa e proprietà di tocco. Occhio anche a Bisoli, Morosini e soprattutto all'Under 21 Tonali, personalità da veterano, tecnica e visione di gioco. Se lasciato crescere senza eccessive pressioni, diventerà un big. 
CAGLIARI - Luci e ombre. Mercato ok, perché ha attutito come meglio non avrebbe potuto la perdita (grave) di Barella, l'elemento chiave della zona nevralgica. Il cavallo di ritorno Nainggolan è animato da fieri propositi di riscossa, Marko Rog è centrocampista moderno, dinamico e qualitativo. L'attacco "rischiava" di essere esplosivo, ma Simeone dovrà fare a meno per molto tempo del compagno di linea Pavoletti, gravemente infortunatosi, uno dei pochi centravanti colpitori di testa "vecchio stampo", stile Aldo Serena per capirci. Con questo poker d'assi al completo, il club sardo avrebbe potuto persino ambire a inserirsi nella lotta per l'Europa, sostenuto nelle retrovie da un Cragno che vuole definitivamente ritagliarsi un posto in Nazionale e da un Luca Pellegrini appena convocato dal cittì Mancini; ma anche il portierino è stato messo fuori causa da problemi fisici, e non si sa ancora quando potrà rientrare. Scalogna nera, insomma, e partire con due sconfitte interne non aiuta, anche se i margini di recupero sono enormi. 
FIORENTINA - Personalissima impressione: più fumo che arrosto. Ribery ha mandato in visibilio la piazza, ma ha 36 primavere e tante battaglie sulle spalle. Al di là di qualche isolata luminaria, quanto potrà effettivamente incidere? Felice di essere smentito, ovviamente. Pulgar e il cavallo di ritorno Badelj sono buoni puntelli in mezzo al campo, ma nel settore il meglio lo si aspetta da uno che era già in rosa, quel Benassi che, per doti di costruzione e inserimento, meriterebbe l'azzurro. Lirola e lo stagionato Caceres non alzano di molto il tasso qualitativo di una retroguardia che, sul fianco sinistro, sentirà molto la mancanza di Biraghi. Si è già messo in evidenza Boateng nella veste di impetuoso uomo d'assalto, mentre Chiesa, dopo i chiaroscuri della passata stagione, è atteso a una consacrazione ampiamente alla portata. Occhio al verdissimo Sottil, aletta tutto pepe, buttato subito nella mischia da Montella e protagonista di prestazioni incoraggianti. In definitiva, una Viola che non dovrebbe patire come accaduto in primavera, ma che difficilmente potrà fare la voce grossa a livello di alta classifica. 
GENOA - Una sorpresa, rispetto a certe convulse campagne acquisti del passato. Tappate presto e bene quasi tutte le falle emerse nella disastrosa annata 2018/19, giunti elementi di valore anche internazionale, che hanno fatto impennare la dotazione di talento del gruppo. Il veterano Zapata per la terza linea, fasce ricchissime con Ghiglione (sorpresa d'inizio stagione) e Ankersen a destra, i rampanti Barreca e Pajac a sinistra. In mezzo, in attesa del recupero di Sturaro (se al meglio, tanta roba per questi palcoscenici), ecco il crack Schone, colonna dell'Ajax, il cui arrivo ha scatenato nella tifoseria entusiasmi che non si vedevano dai tempi del secondo ingaggio di Milito. Ancora: l'estro di Saponara sulla trequarti e in avanti il virgulto Pinamonti che, tanto per gradire, ha esordito con un gol e un rigore procurato in casa della Roma, dove i genovesi non andavano a punti dal '94. Svolta anche in panca, con un Andreazzoli che fa praticare calcio di iniziativa e ora ha una squadra con la quale, oltre ai complimenti, potrebbe raccogliere qualche soddisfazione più concreta. Manca forse una punta di peso e abituata alle rudezze della A, ma questo Grifone, a occhio e croce, dovrebbe collocarsi in una media classifica di assoluta serenità, a debita distanza dalla zona - sofferenza. 
INTER - La regina del mercato. Si candida a sorpassare il Napoli come principale antagonista della Juve, essendosi rinforzata in tutti i reparti e, cosa assai apprezzabile, con molti italiani emergenti. Biraghi a stantuffare sulla sinistra, la coppia Sensi - Barella nel mezzo a lottare, creare, proiettarsi in avanti e tirare, quasi sempre con ottima mira. La retroguardia è blindata da Handanovic e Skrinjar, anche se è da valutare la tenuta agli alti livelli di Godin, mentre in avanti Lukaku ha tutto per far saltare il banco, ben spalleggiato da Lautaro e da Sanchez, oltre all'affidabile Politano. E poi, c'è un Candreva che sta dando segni di risveglio, dopo due anni grigi (non a caso, un calo manifestatosi in seguito all'esclusione azzurra dal Mondiale russo). Su tutti, vigila un tipo tosto, vincente e sempre assetato di gloria come mister Conte, mentre la soluzione in extremis del rebus Icardi dovrebbe aver finalmente portato un po' di serenità nell'ambiente, indispensabile per poter puntare ai massimi traguardi. Che sia l'anno giusto? 
JUVENTUS - Sulla carta è ancora la più forte. De Ligt e Rabiot sono due campioni, anche se l'olandese ha ballato non poco nel big match col Napoli; il ritorno di Higuain, poi, è stato col botto. Inutile passare in rassegna tutte le star della rosa: da Szczesny a Bonucci, da Pjanic a Matuidi, da CR7 a Mandzukic, danno tutti ampie garanzie. Così come Bernardeschi, che ha già dimostrato di poter stare alla grande in questo consesso di vedettes, e al quale si chiede solo maggior continuità (ma il rendimento costante deriva anche dalla costanza di impiego...). Parlando di "azzurrabili", sarebbe gradito da parte di Rugani quel salto di qualità atteso da anni: dovrebbe aprirgli qualche spazio in più il grave infortunio di Chiellini, che però ha privato la Signora di una colonna autentica per sicurezza, senso tattico, carisma. Sarri si è già ben inserito nella nuova realtà, ma deve ancora dare il giusto equilibrio alla compagine. 
LAZIO - Movimenti ridotti al minimo indispensabile. L'unico di rilievo ha riguardato il laterale Lazzari, giunto dalla Spal e già nel giro della Nazionale. Per il resto, squadra che vince e gioca bene non si cambia, e l'Aquila ha una spina dorsale di tutto rispetto: sull'asse Strakosha - Acerbi - Leiva - Luis Alberto - Milinkovic Savic - Parolo - Correa - Immobile si snodano quintali di talento, esperienza, concretezza. Ma i rimpianti non mancano, perché con un paio di rinforzi azzeccati questa potrebbe essere davvero una compagine da altissime sfere.

                 Stefano Sensi, nuovo centrocampista interista, già promosso da Conte (foto Guerin Sportivo)

LECCE - Grande perplessità attorno al ritorno in A dei salentini. Certo, l'ingaggio in extremis di Babacar, punta di dignitosa prolificità e ormai avvezza a questi palcoscenici, ha risollevato un po' le sorti di una squadra che però dovrà tirare l'anima coi denti per restare a galla. Il divario tecnico con la quasi totalità delle concorrenti pare ampio, ci si affida alla voglia di riscatto di due ex genoani reduci da stagioni poco esaltanti quando non disastrose, quali Lapadula (che ha perso la via del gol, e pensare che con Ventura era arrivato alla Nazionale...) e Rossettini (quest'ultimo al Chievo nello scorso torneo, dove ha ingoiato il boccone amaro della retrocessione), ed altri due ragazzi di discreto valore transitati dalle parti del Grifone in tempi recenti, ossia Fiamozzi e Tachtsidis. Occhio a Mancosu, trequartista dai piedi buoni: in B faceva la differenza, ma può mettersi in evidenza anche nella categoria superiore. 
MILAN - Il solito rebus. Il tasso di classe si è alzato sì, ma non al punto di poter coltivare sogni di rinnovata grandeur. Giampaolo è trainer che ha bisogno di lavorare a lungo sulla rosa per imporre i suoi dettami. Come la più quotata rivale cittadina, il club rossonero punta coraggiosamente su molti giovani di casa nostra, da Donnarumma (chiamato a eliminare quelle amnesie che ne hanno finora impedito il decollo definitivo) a Calabria e a Romagnoli, in attesa del ritorno in pista di Caldara e Conti, meritevoli di fiducia. I nuovi arrivi Bennacer e Krunic sono validi, ma non spostano più di tanto i termini della questione, mentre spiace per il benservito dato a Cutrone, ottimo prospetto che ben altra fiducia avrebbe meritato dopo aver tolto tante castagne dal fuoco al Diavolo negli ultimi, avventurosi anni. La spinta verso l'alto dovrà arrivare da Piatek, purché recuperi l'impressionante puntualità sotto porta dei tempi genoani, dalle alzate di ingegno di Paquetà e dall'ultimo colpo Rebic, eclettico uomo d'attacco.
NAPOLI - Team fortissimo, che si gioca con l'Inter il ruolo di anti - Juve. Curioso: è arrivato Manolas ad affiancare Koulibaly per rendere la difesa impenetrabile, primo presupposto per puntare al titolo, ma dopo due giornate i gol subiti sono già sette, un'infinità. Paradossi del calcio estivo, si spera per il Ciuccio, perché l'impianto di squadra pare così solido e imponente che sarebbe un peccato se venisse minato da un'inattesa permeabilità della retroguardia. Lo splendido Fabian Ruiz ammirato all'Europeo Under 21 si prenderà le chiavi del centrocampo, mentre dietro a Milik, atteso a un ulteriore incremento del già notevole score di marcature 2018/19, Lozano ha infoltito il già nutrito drappello dei movimentatori e stoccatori Callejon, Insigne e Mertens, e tanto per gradire ha subito timbrato proprio contro Madama. Una potenza di fuoco devastante, non dimenticando l'acquisto a fil di sirena di Llorente. Nelle retrovie occhio al terzino Di Lorenzo, ancora in tempo per ritagliarsi un posto di rilievo nel panorama calcistico tricolore, mentre Meret ha i mezzi per contendere a Sirigu e Donnarumma la maglia numero uno dell'Italia maggiore. 
PARMA - Non male. C'è il materiale umano perlomeno per confermare quanto di buono fatto nella stagione passata. Forse un po' carente a centrocampo sul piano costruttivo, ma buone idee di manovra dovrebbero arrivare dalle corsie laterali, poderosamente rinforzate con l'ex Nazionale Darmian e col giovane Pezzella, protagonista di ottime prove all'Euro Under 21 di giugno, e con Laurini ottima alternativa. In avanti si punta nuovamente tutto sul duo - meraviglia Gervinho - Inglese, fantasia e praticità. 
ROMA - Una scommessa affascinante, sia per il gioco spiccatamente propositivo su cui punta il nuovo trainer Fonseca, sia per i tanti giovani, o comunque emergenti, del vivaio nostrano a cui si darà fiducia (almeno, questa è la speranza di Note d'Azzurro). Mancini dietro, Zappacosta e Spinazzola ai lati, Pellegrini e Cristante a tessere nel mezzo, e poi il "fluttuante" Zaniolo che, dopo la sbandata comportamentale in coppia con Kean, si è ben ripresentato al proscenio (ottimo derby e due pali che avrebbero meritato maggior sorte). L'attacco, già ricco di frecce acuminate quali Under, Perotti e Dzeko, si è arricchito con Kalinic (che deve riscattare annate deludenti) e Mkhitaryan, in definitiva due azzardi. Compagine a trazione fin troppo anteriore, finora piuttosto ballerina dietro. Non sono convinto che l'ex Manchester Smalling sia la soluzione ai problemi di tenuta difensiva. 
SAMPDORIA - La squadra pare nel complesso indebolita, e del resto le prime due giornate hanno fornito un verdetto (parziale, per carità) impietoso. Sulla carta Murillo è un ottimo rinforzo per la difesa, ma finora non ha inciso, anzi. L'unico altro "colpo" della campagna acquisti è stato Emiliano Rigoni, raggiunto al fotofinish, e già da questo si capisce che c'è poco da stare allegri: trattasi di un buon giocatore che però difficilmente cambierà pelle all'intera formazione. Ha pesato molto, è chiaro, la confusa situazione societaria. Mister Di Francesco mastica amaro, ma per il momento può solo aggrapparsi alle certezze del gruppo, ossia Audero e Murru dietro, Ekdal, Barreto, Linetty  e Ramirez nel mezzo, sperare che Quagliarella abbia bevuto l'elisir di eterna giovinezza e che Caprari cresca ancora sul piano della continuità. Se nel frattempo avverrà l'atteso cambio di proprietà, a gennaio si potrà porre rimedio. 
SASSUOLO - Difficile da valutare: difesa grosso modo in linea con l'anno passato, centrocampo leggermente meno attrezzato, attacco più forte. Partiamo dal settore avanzato: la seconda giornata ci ha regalato un  Berardi su misure stratosferiche; che abbia finalmente deciso di tirar fuori gli artigli e mostrare quella caratura da campione che tutti gli pronosticano da tempo immemore? Accanto a lui, bocche da fuoco affidabili come l'ex Empoli Caputo e il rientrante Defrel. Reparto ricco di alternative, ma nel mezzo non c'è più un Sensi in grado di lavorare palle gol per loro, anche se Locatelli è reduce da una grande stagione e sa come garantire un sostanzioso approccio alla fase offensiva, al servizio dei compagni o andando direttamente alla conclusione. Riguardo alla difesa, sono partiti Demiral e Lirola e non è poco, ma gli arrivi di Chiriches e del pulcino Romagna possono compensare la perdita, e poi ci son sempre le bandiere Consigli e Peluso, che difficilmente tradiscono. 
SPAL - Due sole novità di rilievo, in una squadra che l'anno scorso impressionò favorevolmente per il suo gioco spesso bello a vedersi, propositivo ed efficace, coi limiti imposti da una rosa costruita comunque per centrare la sopravvivenza. Ora a difendere la porta c'è l'esperto Berisha, arresosi all'Atalanta al rampante Gollini, mentre in avanti la scheggia impazzita Di Francesco offre uno sbocco in più, e oltretutto ha dimostrato di essersi già inserito nei meccanismi di mister Semplici: non male per una prima linea che può già contare su Petagna e Paloschi, oltre al "vecchietto" Floccari. Per il resto, si avvertirà la mancanza di Lazzari, ma ci sono pur sempre le garanzie rappresentate da Vicari, Kurtic, Missiroli, Valoti e un Murgia finalmente in sboccio. Un roster ampiamente sufficiente per centrare un'altra salvezza condita da buone prestazioni.
  TORINO - Forse sarebbe il caso di parlare di "Grifotoro". Mi si conceda l'innocente battuta, ma è un fatto che, nelle ultime stagioni, il club granata sia cresciuto esponenzialmente sul campo grazie anche all'apporto di molti reduci da felici esperienze sotto la Lanterna: Ansaldi e Izzo, Rincon e Falque, ai quali si è infine aggiunto il furetto Laxalt. Ma la rosa è veramente ricca: c'è Sirigu, attualmente il miglior portiere italiano, con buona pace di Donnarumma; c'è un Bonifazi pronto a bruciare le tappe della maturazione, come dimostrato nelle prime due felici uscite in campionato (gol all'Atalanta a parte); c'è Baselli che, zitto zitto, è ormai perno imprescindibile della manovra. E poi un attacco che promette scintille: il già citato Falque, bomber Belotti a caccia di Euro 2020 come l'altalenante Zaza, irresistibile nelle giornate di grazia, e il dernier cri Verdi, piedi buoni, tecnica sopraffina, un tocco di imprevedibilità offensiva a una squadra che comunque, rispetto ad altre grandi, vanta un sostanziale equilibrio fra i reparti che potrebbe proiettarla in alto, molto in alto. 
UDINESE - La solita Babele in cui però, ironia della sorte, fra gli autentici fari spiccano due italiani: un Mandragora che deve tornare a crescere dopo un Europeo Under 21 in chiaroscuro, e un Lasagna che ha, contro ogni pronostico, artigliato la Nazionale e non vuole lasciarsela scappare. Le altre luci arriveranno dal dinamico e duttile De Paul, nell'ultima stagione issatosi ad autentico trascinatore, dallo sgusciante Fofana, centrocampista col vizio del gol, da Pussetto e Nestorovski. Non moltissimo, per un team che sarà chiamato a faticare non poco per centrare l'obiettivo della permanenza. Esordio boom per il difensore Beçao, castiga - Milan.
VERONA HELLAS - Il piatto piange, più o meno come a Lecce, dopo una promozione oltremodo sofferta. Non per ripeterci, ma c'è molto Genoa anche qui (del resto è inevitabile: il club di Preziosi ha negli ultimi anni movimentato tantissimo il mercato in entrata e in uscita, naturale quindi che "quintalate" di suoi ex giocatori si ritrovino gomito a gomito in altri contesti calcistici). Ecco dunque in terza linea Gunter e Bocchetti (azzurro di Lippi a Sudafrica 2010: sembra passato un secolo...), Veloso e Bessa nel mezzo, Lazovic sulla fascia destra, Ragusa e Salcedo in avanti. Una bella infornata... Attenzione soprattutto al regista Veloso, che per la verità in Liguria non si è mai espresso al massimo ma in un contesto con meno pressioni può far balenare la sua indubbia intelligenza calcistica, e a Bessa, fra i pochi ad elevarsi per tasso di classe e capacità di dare brio alla manovra offensiva. Lazovic è un laterale che nelle giornate di vena può sparigliare le carte e creare superiorità in avanti, in quelle di luna storta fa mettere le mani nei capelli. Chi farà i gol? Bella domanda: Pazzini non è più quello dei gloriosi tempi blucerchiati e milanisti, Di Carmine non è un fulmine di guerra sotto porta, c'è fiducia attorno a Stepinski, arrivato giusto agli sgoccioli della sessione. Probabile ultima occasione ad alto livello per mister Juric, dopo le disastrose esperienze genovesi.