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martedì 26 luglio 2016

COCA-COLA SUMMER FESTIVAL 2016: VINCE KUNGS, SCELTA INFELICE. LE "CANZONI DELL'ESTATE" SONO ALTRE...



"This girl" di Kungs è la canzone dell'estate 2016? Non scherziamo... Con tutto il rispetto per il giovane deejay francese, e tenendo sempre presente il concetto che, in tema di musica leggera, è soprattutto questione di gusti, credo che la giuria del Coca Cola Summer Festival non abbia saputo leggere con efficacia le reali tendenze della stagione canora, né in chiave presente né in chiave futura, cioè in riferimento all'eredità "canzonettistica" che questi mesi lasceranno, perché mi vien difficile credere che il brano giunto primo al traguardo rientrerà nel gruppetto di quei prodotti discografici che, anche se non diventeranno evergreen, si faranno comunque ricordare di qui a qualche anno. 
VERDETTI BIZZARRI - Certo, va detto che la manifestazione targata Canale 5 - RTL 102,5 sta cominciando ad abituarci a questi verdetti bislacchi: se dodici mesi fa il trionfo di Alvaro Soler con "El mismo sol" non aveva prestato il fianco a particolari critiche, nel 2013 c'era stata l'inopinata affermazione di Cris Cab con "Liar liar", pezzo che non è decisamente passato alla storia delle hit canicolari. Un peccato, perché l'albo d'oro ha un peso anche per un evento giovane come questo, non ancora fortemente radicato ma che, comunque, in quattro edizioni ha già saputo guadagnarsi una discreta credibilità. E avere nomi forti nell'albo d'oro accresce il prestigio del festival, a maggior ragione se di nomi forti meritevoli del massimo alloro ce ne sono in abbondanza, nel cast. 
IL FENOMENO SOLER - Il citato Soler, per dire, era in gara anche quest'anno, e con "Sofia" sta facendo da settimane la voce grossa nelle classifiche di vendita e di gradimento: un suo bis nella kermesse romana non avrebbe certo destato scandalo, sottolineando anzi la notevole... continuità di rendimento di un artista che può oggi essere considerato come il più efficace "fabbricante" di tormentoni da spiaggia, roba da fare invidia a certi fin troppo rimpianti cantanti degli anni Sessanta e Ottanta, le età dell'oro dei brani leggeri leggeri da fischiettare sotto l'ombrellone. 
BUONA EDIZIONE - Già, i tormentoni. E' soprattutto questo ciò che un semplice appassionato chiede a rassegne come il Summer Festival: presentare un pacchetto di proposte ad alta digeribilità, easy listening, facili da mandare a memoria e da cantare, che possano far da colonna sonora ai mesi estivi. Anche questa volta l'evento condotto dal trio Alessia Marcuzzi - Rudy Zerbi - Angelo Baiguini ha tutto sommato saputo rispondere a tale esigenza, confermandosi buon erede del Festivalbar. E l'industria del disco sembra seguire sapientemente l'onda di questo ritrovato gusto per la canzone vacanziera, consolidando un trend positivo già emerso nettamente da un paio d'anni. 
ECCO I TORMENTONI - L'estate 2016, dunque, resterà nella memoria di chi ama la musica leggera come l'estate di "Sofia", di "Vorrei ma non posto" del duo Fedez - J Ax, di "Vivere a colori" di un'Alessandra Amoroso mai così ispirata, di un Nek che in "Uno di questi giorni" prosegue saggiamente nel solco del fragoroso rilancio avuto a Sanremo 2015, pur attenuando un po' i toni da discoteca; e ancora, di Emma con la gradevole ed energica  "Il paradiso non esiste", di un Max Gazzè ("Ti sembra normale") dallo stile immutabile eppur capace di non annoiare mai, di un Francesco Renga che azzarda qualche nuova sonorità in "Il bene", e di Elisa con l'allegrotta e trascinante "Love me forever". Tutti brani che al Summer Festival, peraltro, han fatto solo passerella.
LA DANCE DI ANNALISA E ARISA - Fra gli artisti in gara, a parte Soler tanti italiani avrebbero meritato la medaglia d'oro. Particolarmente quotati erano i The Kolors in versione melodica con "Me minus you", e un'Annalisa sempre più poliedrica (i maligni direbbero, piuttosto, ancora incerta sulla strada da intraprendere definitivamente): dopo il classicheggiante "Diluvio universale" sanremese, ecco la dance spinta di "Se avessi un cuore", contemporanea e di notevole impatto. A proposito di dance, ha... saltato il fosso anche Arisa: "Una notte ancora", che ha persino vaghe reminiscenze di certo sound anni Novanta, sembra funzionare, e oltretutto propone della brava Rosalba anche un'immagine fortemente sensuale che finora si era solo intravista, ma che non sembra assolutamente stonare addosso alla cantante di "La notte" e "Controvento". 
GIOVANI-BIG E BIG-GIOVANI... - Le proposte meno coraggiose e più convenzionali, spiace dirlo, sono arrivate dalle ultime creature "defilippiane", ossia Sergio Sylvestre, Chiara Grispo ed Elodie. Erano tutti considerati "Big" d'elezione, nel cartellone, mentre nella categoria giovani è stato misteriosamente relegato quell'Ermal Meta già visto a Sanremo e in possesso di un curriculum solidissimo anche come autore di artisti di primo piano, battuto nella finalissima da un Irama più convincente rispetto all'esperienza rivierasca del febbraio scorso, vincitore con l'accattivante "Tornerai da me". Per inciso, il fatto che a contendersi il titolo di miglior emergente siano stati due ragazzi del vivaio ligure, assieme a Madh, rivaluta il lavoro di selezione operato da Carlo Conti e compagnia, in un'epoca in cui le cosiddette Nuove Proposte dell'Ariston faticano terribilmente a farsi strada sul mercato, con rare eccezioni.
LA VENA DI SIMONI, MORO E TIROMANCINO - Brano pop standard ma di buon livello "Volevo te" di Giusy Ferreri, addirittura con echi che riportano agli Ottantiani Modern Talking. Bianca Atzei ("La strada per la felicità") e Irene Fornaciari ("Questo tempo") hanno portato proposte che rientrano nel solco della più schietta tradizione musicale italiana, melodie cantate a voce spiegata che forse avrebbero meglio figurato in una cornice più ovattata come quella dell'invernale vetrina sanremese, ma che meritano l'elogio anche per i testi non banali. E a proposito di testi sostanziosi, di notevole spessore "Sono anni che aspetto" di un Fabrizio Moro ormai assestatosi su livelli di grande pregio compositivo, mentre non sorprende più la vena di Paolo Simoni, che in "Io non mi privo" canta con linguaggio moderno e senza retorica  le difficoltà della generazione dei trentenni italiani, minata da un ventennio di malapolitica. Anche i Tiromancino ("Piccoli miracoli" e soprattutto l'ariosa e intensa "Tra di noi") hanno ritrovato la felice creatività poetica e musicale di qualche anno fa, e possono a buon diritto considerarsi fra i migliori rappresentanti del pop italiano anni Dieci. 
IL RITORNO DI ARIANNA - Pollice in su per una Noemi efficacemente cantautoriale in "Idealista", meritano la citazione anche un Marco Carta vagamente rockeggiante nel sound e nella voce ("Non so più amare"), Antonino con la martellante "Gira", e il rap della coppa Marrakash - Guè Pequeno ("Nulla accade"). Fra le bizzarrie, da segnalare il Fabio Rovazzi di "Andiamo a comandare", fenomeno web che trovo tutto sommato divertente e che potrebbe perfino percorrere un discreto tratto di strada, e poi la ricomparsa di Arianna, lustri fa giovanissima cantante e volto di Walt Disney, impegnata in "featuring" con Flo Rida ("Who did you love?") in una hit di caratura internazionale, del tutto a proprio agio in una veste sexy e fascinosa. 
COSA CAMBIARE: VOTAZIONI E DIRETTA - In ogni caso, quasi tutti brani migliori, a mio avviso, di quello che ha trionfato; se non altro, lo ripetiamo, più rappresentativi di una stagione e di un momento musicale come quello che stiamo vivendo. Del resto, pur promuovendo nel suo complesso anche questa edizione del Coca-Cola Summer Festival, già da tempo vado scrivendo che qualcosa si potrebbe cambiare, a partire da un sistema di votazioni più articolato, che si sviluppi attraverso una molteplicità di canali e su tempi più lunghi, magari diluendo maggiormente la rassegna, con l'atto conclusivo da celebrarsi a fine agosto. E con la diretta, perché stare qui a discutere di una registrazione televisiva, laddove gli esiti del concorso sono noti da un mese circa, ha francamente poco senso nell'era del web e dei social network. 

4 commenti:

  1. In linea di massima mi trovo d'accordo sui tuoi giudizi, anche se più passano le edizioni e meno mi viene da associarle a quelle a me care del Festivalbar. Mi sembrava che in quel caso ci fosse più eterogeneità, pur nell'ambito di canzoni prettamente estive, più contesa (in fondo vincere faceva "curriculum" e ci sono passati i più grandi: Ligabue, Pino Daniele, Zucchero, Tiziano Ferro a memoria...), più internazionale. Qui, a parte il fatto che ha vinto una canzone molto trascurabile, al cospetto di veri tormentoni, mi è parsa solo una passerella, consentimi, l'ennesima, dei soliti nomi affiliati alla De Filippi, non a caso molto influente con la sua società, tanto che il prodotto in pratica è suo. Non so se hai avuto modo di leggere le considerazioni del critico musicale Michele Monina. E'uno che non va giù tanto per il sottile, spesso è provocatorio, il più delle volte scomodo, ma su questa kermesse ha individuato molti aspetti che ti fanno capire come possono funzionare certe cose. Ormai siamo svezzati e non ci si scandalizza più per niente, ma a me che piace ascoltare, scoprire e premiare talenti emergenti, questa cosa non mi è andata molto giù. Ti giro un link http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/25/coca-cola-summer-festival-come-si-fa-un-brutto-programma-con-brutta-musica/2930737/

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  2. Punti di vista. Nello scrivere di musica tengo sempre presente la massima che ho riportato nelle prime righe di questo mio post, cioè che si tratta soprattutto di gusti. Articoli come quello di Monina li leggo praticamente da quand'ero ragazzino.
    Fatti salvi i discorsi su De Filippi ed RTL, perché non sono dentro queste cose e quindi non posso pronunciarmi, per il resto cambiano i nomi dei cantanti ma il tono è sempre quello, ogni volta qualcuno sembra quasi "cadere dal pero" nello scoprire che queste manifestazioni sciorinano pacchetti di canzoni che ho definito "ad alta digeribilità", brani leggeri leggeri, utili a essere colonna sonora di una stagione spensierata e poco più (anche se parlare di spensieratezza di questi tempi...).
    I Festival di musica leggera questo sono, in Italia, e sono tali da una cinquantina d'anni, più o meno. Hanno sfornato musica di alta qualità e capolavori? Beh, in larga parte no, ma qualche gioiellino qua e là è venuto fuori, e anzi si potrebbe farne un elenco piuttosto lungo. Hanno sfornato canzoni commerciali che hanno venduto dischi, hanno aiutato il mercato e si sono impresse nella testa dei "fruitori" del prodotto? In larga parte sì, forse una volta più di oggi, ma trovo che ultimamente questa funzione venga assolta di nuovo dignitosamente.
    Ma poi, cosa significa musica bella e musica brutta? A parte casi estremi in cui il giudizio è semplice e netto, il panorama canoro è fatto di milioni di vie di mezzo e sfumature, in cui un brano può piacere ad alcuni e non piacere ad altri, in cui Amoroso, Noemi e Annalisa possono essere considerate fredde interpreti senz'anima e con pezzi convenzionali, oppure artiste capaci di proporre canzoni orecchiabili e/o emozionanti; viceversa, un Gazzè o un Bersani, per rimanere a quelli citati dal giornalista, possono apparire a molti (non a me) troppo ostici, troppo elaborati, di difficile impatto. Poi tra le perle Monina cita pure Max Pezzali, a ulteriore dimostrazione che il sentimento personale fa quasi sempre aggio su una valutazione oggettiva.
    De gustibus, ripeto. A me l'impostazione di questa rassegna nel complesso piace, fatte salve le riserve già scritte, e la proposta, come cast e come canzoni, rappresenta l'80 per cento del meglio a disposizione, sul mercato discografico commerciale. Una più vasta rappresentatività è sempre auspicabile, ma è anche un'eterna chimera inseguita (più dai critici che dagli organizzatori) da quando esistono queste manifestazioni.

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  3. certo, ma io non volevo disquisire di gusti personali... lo stesso giornalista ha scritto biografie sulla pausini, su jovanotti, i negramaro, quindi gente moooolto mainstream e io per primo, lo sai per amicizia ma anche per aver letto attentamente il mio Revolution 90 non ho mai disdegnato la musica leggera, quando non proprio commerciale... Mi riferivo proprio a quelle connessioni tra la De Filippi, Trl, i Wind Awards, la Friends & Partners... ma non è nemmeno il mio campo d'azione, ho però notato che in effetti erano per la maggior parte usciti da quel giro, hanno avuto l'onore del palco anche Marco Carta o Antonino, magari meritevoli ma di certo di meno impatto rispetto ad altri... Ciao :-)

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    1. Sono in ballo grossi interessi commerciali e finanziari, quote di mercato... Cose più grosse di me, ma di certo dove ci sono questi colossi economici del mondo musicale non si può che assistere a manifestazioni concepite, nel cast, come quella romana. In fondo anche ai tempi ruspanti dei vecchi patron accadevano cose simili: senza fare nomi, ma gli esponenti di una certa scuderia "di riferimento" erano sempre presenti in massa nel cartellone di talune rassegne molto popolari. Ma credo fosse tutto regolare all'epoca, come lo è oggi. E' forse solo un problema (un grosso problema, ne convengo) di un mercato in mano a poche grosse realtà industriali. Fino agli anni Novanta, almeno, la presenza di numerose case discografiche permetteva l'allestimento di cast più eterogenei, per trovare i quali, oggi, occorre frequentare premi e kermesse con minori mezzi e minor impatto mediatico.

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