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mercoledì 27 marzo 2013

L'ITALIA DOPO MALTA: L'ENNESIMA GOLEADA MANCATA E LA SUGGESTIONE TOTTI

                                                   Esultanza azzurra a Malta

Fino agli anni Novanta, un risultato e una prestazione della Nazionale come quelli di ieri sera a Malta avrebbero destato scandalo e indignazione, presso la stampa specializzata. I lettori più... anziani ricorderanno l'impressionante coro di critiche che si sollevò dopo una vittoria, identica nel punteggio, del non ancora leggendario team di Bearzot in Lussemburgo nel 1980, e quello ancor più virulento in seguito a uno striminzitissimo 2 a 1 colto proprio a Malta a fine 1992 dagli uomini di Arrigo Sacchi. Altri tempi, davvero. Del resto, io stesso avevo intitolato uno dei primissimi articoli di questo blog "Le goleade non fanno per noi": mi riferii, all'epoca, al deludente, e per certi versi imbarazzante, 1 a 0 firmato da Cassano (oltretutto in dubbio offside) sul terreno dei semidilettanti delle isole Far Oer. 
IDIOSINCRASIA - Quel post lo potrei riscrivere oggi, pressoché identico. E' ormai acclarato che la nostra massima rappresentativa abbia una naturale idiosincrasia alle vendemmiate contro le compagini di basso livello. Quasi una tara ereditaria. Mentre le altre grandi d'Europa non perdono occasione, giustissimamente, per infierire su avversarie tecnicamente in ambasce (ultimo esempio, l'8 a 0 dell'Inghilterra a San Marino), i nostri prodi si limitano al compitino, allo stretto indispensabile per portar via i tre punti e, nella fattispecie, proseguire relativamente tranquilli la marcia di avvicinamento al Mondiale brasiliano. 
L'Italia, negli ultimi vent'anni, ne ha giocate un'infinità di partite del genere, contro formazioni modestissime. I critici si sono rassegnati e prendono atto, accettando persino dichiarazioni oltremodo discutibili come quelle che il cittì Prandelli rilasciò alla vigilia del match di andata coi maltesi a Modena (guarda caso, altro risicato 2 a 0): "Fare tanti gol non mi è mai piaciuto: preferisco vincere segnando poche reti, ma giocando bene". Quasi una giustificazione preventiva alla cronica incapacità dei nostri di far breccia nelle maglie, serrate quanto si vuole ma non certo insuperabili, di queste generose rappresentative che, nonostante gli innegabili progressi tecnici e soprattutto tattici, rimangono sostanzialmente impresentabili ad alto livello internazionale. 
NULLA OFFENSIVO - Il problema è che l'Italia non solo non riesce a goleare, ma nemmeno a giocar bene. E' vero che sfoderare del buon calcio è difficile contro compagini toste e copertissime, ma stiamo parlando di Malta, con tutto il rispetto. La prova dei nostri al Ta' Qali è stata di una povertà tale da doverci far arrossire. Lentezza esasperante nella manovra (emblematico l'atteggiamento di Pirlo che, nonostante il controllo non proprio asfissiante dei rivali, non ha saputo regalare una verticalizzazione o un passaggio illuminante degno della sua fama), a tratti permeata di una insopportabile sufficienza, errori banali in appoggio, scarsa o nulla incisività in avanti. Due gol e un paio di buone occasioni (sinistro dalla distanza di Balotelli, incursione di Montolivo con pallonetto sopra la traversa) nella prima frazione, il vuoto spinto o quasi nella ripresa, eccezion fatta per una bella progressione di Abate chiusa però con un cross fiacco. E produrre il nulla in attacco in 45 minuti, contro una squadra come quella di Pietro Ghedin, è francamente roba da far accapponare la pelle, così come rischiare l'inverosimile nelle prime battute, dal rigore neutralizzato da Buffon alla traversa, entrambe le occasioni firmate da Mifsud. 
COMPITINO - Queste cose penso di poterle dire in tutta libertà, perché "Note d'azzurro" è sempre stato vicino alla Nazionale di Prandelli, sottolineandone in tempi non sospetti i progressi, le belle prove, le qualità che in molti hanno scoperto in colpevole ritardo. Una prestazione come quella di poche ore fa sarebbe allarmante, ma in questo caso credo che le preoccupazioni vadano un po' stemperate. Si è visto infatti, in maniera piuttosto palese, che le difficoltà di manovra dei nostri sono state indotte da un approccio mentale totalmente sbagliato, e non da limiti di gioco. In parole povere, mi è parso di cogliere la palese volontà di non strafare, di limitarsi al compitino: pesava ancora lo stress mentale e atletico del durissimo, e gratificante, impegno col Brasile, mentre già bussa alle porte il turno di campionato anticipato al sabato di Pasqua. Non è il massimo della maturità, ma nel serratissimo calcio di oggi è diventato un atteggiamento comprensibile, e allora via così: sappiano però, gli azzurri, che non sempre ti gira bene, non sempre i rigori si riescono a neutralizzare anche se ci si chiama Buffon e non sempre ci sarà un Balotelli in stato di grazia, capace di trasformare in gol la quasi totalità dei pochi palloni che gli capitano sui piedi. 
DA GINEVRA LA SQUADRA DEL FUTURO - Questa settimana azzurra lascia comunque frutti importanti: il più concreto è rappresentato dai tre punti maltesi, buonissimi per la classifica nel girone. E tuttavia, sono i paradossi del calcio, la sfida più importante tra le due affrontate è risultata quella senza alcuna posta in palio. Non era scontato, nonostante l'avversaria fosse il Brasile: i nostri erano infatti reduci da un'altra amichevole di lusso, quella contro l'Olanda, affrontata con ben altro spirito, e che su queste pagine non mi astenni dal condannare. Contro la Seleçao è stata invece gara vera, senza ritrosie e calcoli al risparmio che spesso emergono, più o meno inconsciamente, in partite di questa natura. E i nostri, l'abbiam già scritto qui, hanno superato l'esame più terribile a pieni voti, mostrando gioco, atteggiamento, personalità e mentalità da grande squadra, consacrando il talento di Supermario e lasciando intravedere le notevoli potenzialità di De Sciglio e Cerci. Un ricordo che non verrà certo annacquato dalla scialba prova della Valletta.

                                 Totti con Del Piero: coppia d'oro azzurra del passato                                         

TOTTI? PENSIAMOCI BENE... - La Nazionale del futuro è quella di Ginevra, e non ha certo bisogno di aggrapparsi alle suggestioni di un malinconico ripescaggio di Totti. Che in Brasile arriverebbe a 38 anni suonati, carico di usura e di acciacchi pregressi, un giocatore che non è quasi mai stato autenticamente decisivo per le sorti azzurre neppure nel suo periodo di maggior fulgore agonistico, ossia nella prima metà del decennio scorso, con la sola luminosa eccezione del'ottimo Europeo del 2000, roba che ormai si perde nella notte dei tempi dei ricordi. Un giocatore di valore assoluto ma sostanzialmente sopravvalutato: gli unici anni in cui ha goduto di autentica considerazione internazionale sono stati proprio quelli compresi fra il 2000 e il 2004: nel frattempo, però, era già arrivato il deludente Mondiale coreano, seguito dall'orrido Euro 2004, gettato via con lo sputo a Poulsen. Da allora, tante prodezze nel cortiletto di casa, ossia in un campionato italiano sempre meno competitivo, e sostanziale calma piatta fuori dei confini. In più, tanti gesti discutibili che non rientrano propriamente nel cliché del campione immenso ammannitoci nelle ultime settimane dalla stampa, anche da quella più insospettabile, come lo stimatissimo Guerin Sportivo. 
Oltre a questo, Totti è uscito volontariamente dal giro della Nazionale, più o meno sei anni fa: non è un reato e verosimilmente in quel momento aveva i suoi buoni motivi per fare delle scelte: era reduce da un infortunio gravissimo, che superò a malapena poco prima del vittorioso Mondiale in Germania, e gli va senz'altro riconosciuto che all'epoca forzò i tempi di recupero proprio per non mancare l'appuntamento con la kermesse iridata; ma la Nazionale mantiene ancora un valore che va al di là, molto al di là di quello di una normale squadra di club, e da essa non dovrebbe essere concesso fare dentro e fuori secondo le proprie esigenze. Rifletta su questo Prandelli, ricordandosi che nel suo gruppo esistono già le risorse offensive per fare un torneo più che dignitoso in Sudamerica, e ricordando che proprio questo nostalgismo a oltranza, questo voler ritornare costantemente sui miti del passato, sull'usato neppure più tanto sicuro oltreché bolso, ha rappresentato per anni un freno enorme alla crescita della Nazionale. Un immobilismo che proprio la brillante e futuribile gestione azzurra dell'ex tecnico fiorentino ha spazzato via con ottimi risultati. Tornare al passato, in questo caso, non sarebbe affatto un progresso, oltre a rappresentare una contraddizione programmatica. 

4 commenti:

  1. il migliore è stato De Sciglio, che seguo da più di 5 anni, da quando giocava negli Allievi, seppur in un ruolo diverso. Bene anche l'altro giovanissimo milanista, il Faraone (ormai è impensabile che i due possano essere prestati a Mangia per gli imminenti impegni dell'Under 21) e ormai chirurgico un Balotelli sempre più affidabile in zona gol. Per il resto, desolazione, tanto che ho resistito una mezz'ora scarsa, rifacendomi con gli highlights

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    1. Oramai il Faraone e De Sciglio sono nel gruppo della Maggiore, e credo che anche Verratti vi debba essere aggregato in occasione della Confederations: il "parigino" sarà un punto fermo del futuro e deve cominciare a fare il callo a queste esperienze importanti. Invece è probabile che Insigne e Florenzi resteranno a dar manforte a Mangia: in fondo un titolo europeo Under 21 fa sempre gola, e quest'anno le potenzialità per puntarci ci sono tutte.

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  2. in realtà la difesa degli azzurrini è tutto fuorchè affidabile. La scuola dei difensori italiani purtroppo è in crisi e per quanto gli ex interisti Donati e Caldirola, o l'ex doriano Regini abbiano del talento, sono fin troppo acerbi. Al loro confronto, gente dalla mediana in su sta davvero emergendo a buon livello. Hai citato giustamente Insigne e Florenzi, ma ce ne stanno di bravi, penso a Saponara, un futuro big della Nazionale, a Gabbiadini, Jorginho, Baselli, Viviani. Speriamo in un buon Europeo, ho tanta nostalgia delle Under del grande Cesare Maldini

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    1. A chi lo dici: bei tempi, così come quelli delle splendide squadre di Tardelli e Gentile, però bisogna pur sempre ricordare che la funzione primaria di questa rappresentativa è di fungere da ultimo e decisivo serbatoio per la Maggiore. Riguardo alla difesa hai ragione, hai citato gli elementi di maggior spessore che oltretutto tu conosci assolutamente meglio di me, in ogni caso mi pare che complessivamente il materiale sia più che buono, e i risultati ottenuti nelle qualificazioni e nelle amichevoli sono assolutamente incoraggianti.

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