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martedì 13 gennaio 2015

RECENSIONI DAL TEATRO: "FRANCO CERUTTI, SARTO PER BRUTTI", CAPODANNO CON BERUSCHI E CON LA SPLENDIDA MARIA OCCHIOGROSSO


Flashback sulla recente notte di San Silvestro, vissuta lontano dal freddo e dalla confusione delle piazze, nonché dall'orribile frastuono delle discoteche (rispetto per chi le frequenta, ma non le sopporto). Meglio, decisamente meglio il tepore del teatro Manzoni di Monza, per salutare il nuovo anno in leggerezza con lo spettacolo "Franco Cerutti, sarto per brutti". Un "buona fine e buon inizio" all'insegna del più assoluto disimpegno, ma "d'autore", visto che il cast della commedia annovera nomi che han fatto la storia della comicità all'italiana, pur con diverse gradazioni: Franco Neri e, soprattutto, la coppia Enrico Beruschi - Margherita Fumero, talmente affiatati da essere considerati davvero, nell'immaginario di molti, marito e moglie, come in tanti sketch che ci hanno regalato a Drive In e dintorni. 
La piéce ha radici nobili: nasce infatti come ideale continuazione di "Carlin Cerutti sarto per tutti", allestimento messo in scena nel lontano 1974 e che vide sul palco mostri sacri quali Erminio Macario e Sandra Mondaini. Nel 2014, il vecchio Carlin è ormai passato a miglior vita, ma la sua bottega tiene ancora il mercato, orgogliosamente e faticosamente, gestita dalla figlia Emerenziana (Margherita Fumero) e dall'ultima rampolla della dinastia, la giovane e timida Asola (Maria Occhiogrosso): un nome, un destino, una missione, è proprio il caso di dire! Accade che un ladruncolo, Franco Verace, interpretato da Franco Neri, per sfuggire alla polizia trovi rifugio proprio nella sartoria, dove, guarda il caso, sono alla ricerca di un nuovo sarto d'alta scuola per far riprendere a girare gli affari, ultimamente un po' stagnanti: l'uomo coglie l'occasione al volo e si spaccia per stilista di gran classe riuscendo a farsi assumere, unica soluzione per aggirare le attenzioni di un sempre più sospettoso ispettore (Cristian Messina, anche regista dello show). Non può che venirne fuori la più classica commedia degli equivoci, alimentata dal altri personaggi che gravitano attorno alla bottega: su tutti, ovviamente, il veterano Beruschi, nei panni di un vecchio conoscente di Emerenziana nonché antico avventore della sartoria (che, fra l'altro, funge anche da alberghetto). 
L'idea, per quanto semplice, si prestava però a una scrittura più sostanziosa ed elaborata di quella che "Franco Cerutti sarto per brutti" offre agli spettatori: un canovaccio tutto sommato prevedibile, per quanto la commistione fra comicità, romanticismo e giusto una punta di thrilling riesca comunque a tenere alta l'attenzione fino alla fine. Il punto debole della costruzione è forse proprio il sedicente sarto: Franco Neri ha ormai da anni tradito la tv per il teatro, ma la scelta, a giudicare da questa prova, non pare esser stata delle più felici. Servito da battute non riuscitissime e spesso a disagio coi tempi lunghi e la complessità narrativa della rappresentazione teatrale, l'attore calabrese rimane forse più adatto a un contesto "mordi e fuggi" da piccolo schermo, quello dei monologhi brevi, dei tormentoni e delle freddure "one shot". Le stesse modalità recitative trapiantate in un'opera teatrale, per quanto d'evasione, mostrano invece la corda. Decisamente meglio, ma senza toccare vette d'eccellenza, la coppia di fatto Fumero - Beruschi, col "ragioniere" penalizzato da un minutaggio troppo ridotto e da una parte tutto sommato marginale: un peccato, perché la verve pare ancora intatta e un più consistente impiego avrebbe senz'altro fatto prendere quota allo spettacolo. 
Gira che ti rigira, e forse è un bene, il meglio lo danno gli attori giovani (o comunque meno conosciuti), solo apparentemente comprimari: perché, ad esempio, la splendida Maria Occhiogrosso fa di Asola una piccola eroina della piéce: questa fanciulla alta, bionda e fascinosa (vista nel foyer a fine recita, avvolta in un abito da sera, emanava un'eleganza strepitosa), sul palco cambia volto e fornisce un'interpretazione estremamente convincente della giovane figlia di Emerenziana, una ragazzona timida, impacciata e occhialuta che suscita tanta tenerezza. Ma non le sono da meno Alessandro Marrapodi, assiduo frequentatore della sartoria, dalla voce stentorea (benché balbuziente in scena) e dal piglio da veterano, e il bizzarro Antonio Sarasso, un adorabile e macchiettistico pettegolo che ricorda un po', nelle fattezze, lo scienziato della saga di "Ritorno al futuro". Insomma, un buon lavoro che però, dopo la chiusura del sipario, lascia dietro di sé una sensazione di incompiutezza. Ma a Capodanno si può perdonare tutto, suvvia: la possibilità di complimentarsi in prima persona con Maria Occhiogrosso, vera primadonna e rivelazione della serata, e di fare una foto assieme al mitico Beruscao, eroe della tv della mia giovinezza, hanno comunque reso indimenticabile la notte del Manzoni... 

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