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lunedì 23 gennaio 2017

GENOA: DOPO L'HARAKIRI COL PALERMO, IL BUIO ASSOLUTO. URGE FRENARE LA CADUTA


Il Genoa, il buon Genoa ammirato fin quasi al termine del girone di andata, si è volatilizzato. Sparito, inghiottito da quei venti minuti di follia nel finale del match col Palermo, ultimo in classifica, con un attacco asfittico, reduce da un filotto di sconfitte da record, eppure capace, quella sera a Marassi, di rimontare dall'1-3 al clamoroso 4-3 finale. Un episodio nefasto, a ben vedere, per entrambe le contendenti: sì, anche per i siciliani, che da quella vittoria avevano forse tratto favorevoli auspici per una marcia di avvicinamento al chimerico traguardo salvezza, e che invece da allora hanno ripreso a deludere, concedendo il pari casalingo a un'altra rivale malmessa in classifica (il Pescara) e poi totalizzando zero punti contro Empoli, Sassuolo e Inter. 
SERA... NERA COL PALERMO - Ma qui si parla del Grifone, e va detto che la gravità di quella battuta d'arresto mi era apparsa subito evidente. Perché per squadre medie e piccole crolli così imprevisti (sia prima sia in corso d'opera), così rocamboleschi, così assurdi, non possono esaurire i loro effetti nell'arco di poche ore, ma pesano, inevitabilmente, su buona parte del cammino successivo. Era accaduto, si ricorderà, anche dodici mesi prima: altro capitombolo clamoroso, in casa col Carpi, che diede il là a una catena di ben sei sconfitte consecutive (cinque in campionato e una in Coppitalia, la più inconcepibile e inaccettabile di tutte, contro l'Alessandra, squadra di terza serie). Questa volta però si è riusciti addirittura a fare peggio: un classico, del resto, nella storia rossoblù. I rosanero venivano da nove ko di seguito, non avevano mai segnato più di un gol a partita, e al Ferraris erano sotto di due a circa venti minuti dalla fine. Nessuna squadra tatticamente equilibrata, mentalmente solida, tecnicamente credibile potrebbe perdere una partita in tali favorevoli condizioni. Il Genoa c'è riuscito e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. 
GOL INUTILI - Da allora, di sconfitte ne sono arrivate altre tre (più quella di Roma in Coppa), e prima c'era stata l'onorevole resa di Milano contro l'Inter, che lì per lì parve indolore. La caduta a picco è stata parzialmente frenata ieri col Crotone, ma il 2-2 interno  è un mezzo passo falso e non risolve un bel niente, avendo anzi mostrato un gioco paurosamente involuto, a tratti inesistente, e amnesie difensive costanti, che rendono inutile qualsiasi sforzo in avanti, qualsiasi gol di vantaggio, perché è ormai evidente che agli avversari, anche a quelli di caratura modesta, basta poco per farsi largo nelle larghissime maglie rossoblù e trovare facili spiragli verso la porta del non eccezionale Lamanna. Proprio come era accaduto all'Olimpico pochi giorni prima: mezz'ora anche buona, due gol e un palo colpito da Ocampos, ma nel resto del match liguri in continua balia della Lazio e quattro reti sul groppone.
SPINA DORSALE DELLA SQUADRA CANCELLATA - Sembra tutto svanito: la squadra castiga - grandi, la compagine che praticava un gioco a tratti piacevole e quasi sempre redditizio, e che poteva vantare una retroguardia di discreta tenuta. E' ciò che si è visto fino al brillante recupero con la Fiorentina, senza arrivare a citare la splendida prova d'assieme fornita con la Juve, altro evento eccezionale e irripetibile che non poteva essere lo specchio fedele della dimensione del Grifone. Quel Genoa oggi non esiste più. Le ragioni sono tante e non tutte individuabili, al momento. Una balza agli occhi: la squadra ha perduto repentinamente, nell'arco di poche settimane, larghissima parte della sua spina dorsale, per sfortuna o per superficiali scelte di mercato: Perin bloccato da un nuovo grave infortunio, Veloso a lungo ai box e solo ora in procinto di rientrare, il califfo di centrocampo Rincon e l'ex idolo della Nord Pavoletti venduti, a quanto pare, con un buon ritorno economico. In pratica l'anima genoana, in campo e nello spogliatoio, spazzata via, e per il venezuelano era forse il caso di aspettare qualche giorno prima di lasciarlo partire, o quantomeno avere celermente a disposizione già un sostituto che ne avvicinasse le qualità tecniche e agonistiche. 
MERCATO INTERLOCUTORIO - Il mercato di gennaio di Preziosi ha regalato quasi sempre sorprese positive: persino due anni fa, quando il team gioiello creato in autunno da Gasperini era stato privato di numerosi elementi di spicco (via Antonelli, Sturaro, Matri, Pinilla), vi era stata comunque la quadratura del cerchio grazie all'arrivo di uomini validi e ansiosi di mettersi in mostra quali Niang e il citato Pavoletti. In questo inizio di 2017, finora, si naviga a vista: Cataldi, giunto in prestito dalla Lazio, è un centrocampista dai piedi buoni e propositivo, che però non porta sostanza e muscoli, non può cioè colmare il vuoto lasciato da Rincon; il cavallo di ritorno Pinilla verrà utile ma ha bisogno di adeguato sostegno tattico; i due investimenti più interessanti sono quelli su Beghetto e Morosini, due dei prospetti di maggior rilievo prodotti dalla Serie B di recente, ma ancora sono in naftalina, senza contare che è tutta da verificare la totale affidabilità di Lamanna come portiere titolare a lungo termine. Dubbi anche sull'operazione Taarabt, giunto con una condizione atletica del tutto approssimativa e quindi non utilizzabile da subito. Inoltre: possibile che nessuno pensi a qualche rinforzo per la terza linea, che sarà anche mal protetta dalla mediana (la lingua batte dove il Rincon duole...) ma che ieri, ad esempio, ha preso due reti su palla ferma, quindi con uomini schierati e pronti a marcare?
JURIC: QUALI COLPE? - In sintesi: la squadra risulta al momento fortemente indebolita sia sul piano della classe pura, sia su quello della personalità, priva di punti di riferimento carismatici (Burdisso a parte). E si è avvitata in una spirale di negatività da cui solo una vittoria potrebbe trarla fuori. Ma se non si riesce a battere nemmeno il Crotone, dopo essere stati due volte in vantaggio.... Il discorso su Juric, poi, è estremamente complesso. Perché ci sono le colpe di una società che, forse convinta erroneamente di aver già sportivamente archiviato la stagione, ha fatto cassa e impostato un lavoro di prospettiva, col rischio di sottovalutare le esigenze più immediate, come in effetti sembra; e ci sono i limiti di una rosa che più di tanto non poteva offrire prima, in termini di continuità (e l'avevo sottolineato in tempi non sospetti, ossia dopo il trionfo sulla Signora) e ancor meno può offrire adesso. Ma il giovane trainer ci sta mettendo del suo, almeno questa è la sensazione che traspare all'esterno: scarsa elasticità tattica, insistenza su elementi che avrebbero bisogno di rifiatare (Laxalt pare aver perso lucidità), eccessiva prudenza nei confronti di giovani (in primis i due sopra citati) che se inseriti gradualmente forse qualcosa potrebbero dare, perlomeno a livello di entusiasmo, esuberanza, soluzioni alternative soprattutto in fase di costruzione e di finalizzazione. 
Esonero? Prima occorrerebbe mettergli in mano quel paio di pedine che mancano (un puntello dietro, un "mini Gattuso" al centro), perché non è facile guidare un gruppo che, al di là delle difficoltà contingenti (calo fisico, morale sotto i tacchi) è stato così pesantemente depotenziato e privato di uomini chiave; ma finora, da parte sua, sembrano latitare sia la praticità sia la saldezza d'animo necessarie a sciogliere nodi che sono in primis psicologici. perché, al di là dell'indebolimento, rimane una rosa con valori di rilievo (Burdisso, Izzo, Laxalt, Cataldi, Rigoni, Veloso, Ninkovic, Simeone) che sulla carta non dovrebbe avere nulla a che spartire con la zona rossa della graduatoria.
CI SONO RISCHI DI CLASSIFICA? - Questo è l'ultimo punto dolente. Le preoccupazioni riguardo ai bassifondi possono sembrare esagerate. Non solo per i quattordici punti di vantaggio sulla terzultima (peraltro virtuali: mancano due partite all'appello), ma soprattutto per il rendimento di Crotone, Pescara e Palermo che continua ad essere fortemente deficitario. Raramente, a questo punto della stagione, i tre fanalini di coda avevano messo insieme una riserva così esigua di fieno in cascina. Anche se qualcuna di esse riuscisse a raddoppiare, di qui in poi, il proprio rendimento, arriverebbe attorno ai trenta punti o poco più, il che garantirebbe per tutte le altre una quota salvezza eccezionalmente bassa e, ora come ora, davvero a un tiro di schioppo. Poi tutto può essere: il Carpi dell'anno scorso, per dire, fece quattordici punti all'andata e ben ventiquattro al ritorno. Ma stavolta non vi sono segni plausibili di risveglio, e al momento risulta decisiva la caratura assolutamente modesta delle citate Cenerentole: solo il Pescara, per espressioni di gioco e quantità di talento (Biraghi, Campagnaro, Crescenzi, Verre, Caprari, mister Oddo in panca...), avrebbe i mezzi per togliersi dalle secche, ma continua ad imbarcare acqua, e allora... 
Il problema è tutto in casa genoana: nulla è impossibile, in negativo, se non si inverte al più presto il trend dell'ultimo mese e mezzo. La squadra al momento è fragile quanto le pericolanti, forse di più. Anche se le condizioni di classifica sono diverse rispetto ad allora, la lezione lasciata ai posteri dalla Sampdoria del 2011 deve'essere tenuta ben presente: ventisei punti all'andata, la miseria di dieci nel ritorno. Non significa essere pessimisti a tutti i costi: significa prendere atto di una situazione gravemente deteriorata e di un'emorragia di gioco, di fiducia, di risultati e di qualità che deve essere arginata al più presto. E certe cose è meglio scriverle adesso, in un momento in cui le critiche possono ancora mantenersi su toni sereni e c'è il margine per porre rimedio, che non quando i buoi sono già scappati dalla stalla.

3 commenti:

  1. ottima e lucida analisi. Immagino la rabbia e il senso di tristezza (sempre di calcio si parla, ma almeno viviamo le emozioni per quel che sono) perchè una squadra così brillante e in grado di vincere gare incredibili (direi pure di annichilire la Juventus) non può poi imbattersi in cadute così rovinose.. Eppure... secondo me contano due fattori, lo dico da esterno, pur tenendo a mente i vari aspetti da te ben elencati... la rosa indebolita e soprattutto il calo mentale, il non aver obiettivi di rilievo... vale per tante squadre.. io vivo a Verona e, pur non tifando Chievo, è logico che ne conosca le vicissitudini... stanno prendendo insolitamente un sacco di gol, loro che fino a un mese fa avevano forse la seconda miglior difesa del campionato.. hanno perso brillantezza... secondo me - e puoi fare tutti gli scongiuri del caso - la salvezza già raggiunta a novembre non ha aiutato... Lo scorso anno, escludendo il Verona, crollato psicologicamente e mai capace di riprendersi, Carpi e Frosinone se la sono giocata bene, direi "alla grande" considerando che erano viste alla stregua di squadracce improvvisate e assolutamente non di categoria... Invece, specie gli emiliani alla fine della fiera se la sarebbero pure meritata.. Qui l'Empoli, non certo quest'anno una squadra che accenda chissà quali entusiasmi, sta portando avanti comodamente il suo cammino... con 11 punti di vantaggio è quasi al sicuro... ha più punti di vantaggio rispetto ai reali conquistati dagli avversari per la lotta salvezza... numeri che imbarazzano quelli delle ultime 3.. Tuttavia, niente può giustificare certe prestazioni della tua squadra... domenica scorsa avete preso dei gol comici...

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    1. Ciao Gian. In effetti, a livello calcistico, era tempo che non provavo una rabbia e una delusione grandi come quelle della sera di Genoa - Palermo. Questo perché mi ero reso conto, senza bisogno di essere veggente o super esperto di cose calcistiche, che una sconfitta assurda come quella avrebbe avuto ripercussioni psicologiche pesantissime. Poi sono successe altre cose: infortuni, cessioni premature, mercato che non decolla... Il discorso della mancanza di motivazioni conta, ma qui secondo me c'è qualcosa di più profondo ed è questo che che mi inquieta: non c'è più gioco e non c'è più tenuta mentale. Se vai a vedere, anche la Samp, ad esempio, sta facendo male sul piano dei risultati (due punti nelle ultime sei, se non sbaglio) ma dà quasi sempre la sensazione di essere in partita, anche ieri a Bergamo. Sta pagando più che altro un fattore tecnico, ossia l'improvvisa sterilità di un attacco che fino a un certo punto stava girando bene. Il malessere del Genoa è più complesso e ramificato, temo.

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  2. il torneo è lungo, si può invertire la rotta... io confido che Juric trovi soluzioni nuove, visto il tanto materiale a disposizione e la possibilità, essendo appunto relativamente tranquilli a livello di classifica, di inserire nuovi giocatori.. ciaoo

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