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venerdì 29 settembre 2017

IL GENOA RESTA DI PREZIOSI. MA ORA IL JOKER DEVE TORNARE OPERATIVO: NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE

                                                Enrico Preziosi: è ancora in sella

Tre mesi di attese, speranze, dubbi e illusioni: tutto finito in una bolla di sapone. Niente di fatto: ma quale Gallazzi, quale Anselmi, quali fondi di investimento, il Genoa era e rimane nelle mani di Enrico Preziosi. Ieri, al momento della fumata nera, di primo acchito  ho pensato che fosse volata via una grandissima occasione, una di quelle che difficilmente si ripresenteranno. Ma si trattava di una sensazione. E del resto, in questa storia, noi comuni mortali, noi semplici osservatori non esperti di economia, non possiamo che affidarci alle sensazioni, anche se magari dettate dal buonsenso: perché di questa trattativa non abbiamo saputo, non sappiamo e non sapremo mai tutta la verità. Legittimo, da parte dei due contraenti, che hanno sottoscritto un patto di riservatezza e ad esso si atterranno senza lasciar trapelare gli elementi salienti; ingiusto verso il popolo rossoblù, perché quanto avvenuto in queste lunghe settimane ha pesato, eccome, sulla pelle del Grifo, intesa come sostenitori ma soprattutto come squadra: una squadra fragile e allo sbando, messa in secondo piano (questa è stata l'impressione) da una società in tutt'altre faccende affaccendata, guidata in panchina da un nocchiero incerto, confinata in fondo alla classifica dal non gioco, dagli equivoci tattici, dalla sfortuna che in queste tormentate lande non manca mai. 
Occasione persa? Pericolo scampato? Non lo so e non posso saperlo. Troppi in queste ore sbandierano certezze gratuite in un senso e nell'altro, mentre la stampa ha perso l'ennesima occasione per riguadagnare terreno nella classifica della credibilità, non riuscendo a far comprendere per bene i termini della questione, il reale stato di salute del Genoa (precario sì, ma quanto?) e le reali potenzialità finanziarie degli aspiranti nuovi proprietari. C'è stata solo tanta confusione. Vista col senno di poi, si può dire che la conclusione fosse prevedibile. Da profano chiedo: è così che ci si muove per rilevare un'azienda? La famiglia Garrone, anni fa, ha ceduto la Sampdoria nel riserbo più assoluto, rendendo noto il tutto a cose fatte. Per il Genoa la trattativa è stata quasi pubblica: notizie (ma più che altro voci) pressoché quotidiane, conferme, smentite, dichiarazioni di Preziosi, di Gallazzi, di Anselmi, tante, troppe parole. 
L'attuale patron ci ha messo del suo, confermando la sua idiosincrasia a una comunicazione equilibrata e serena. Si è esposto fin da subito, nel luglio scorso, quando il titolo "Ho venduto il Genoa" campeggiò sulle prime pagine delle principali testate, anche se le sue dichiarazioni erano state forse un po' "forzate" nell'interpretazione giornalistica; poi la frase "Dalla prossima intervista non sarò più il presidente del Genoa", parole portate via dal vento. E addirittura un comunicato ufficiale apparso sul sito della società di Villa Rostan, il 7 settembre (il compleanno del Grifone...) in cui si precisava che, da quel momento, qualsiasi ulteriore aggiornamento in merito alla trattativa sarebbe stato fornito "esclusivamente attraverso comunicati congiunti" delle due parti, dopodiché, puntualmente, sono continuate le dichiarazioni "disgiunte", a turno, di Preziosi e di Gallazzi. Un gran polverone, una montagna che ha partorito il topolino. 
Amen, capitolo chiuso. Non sapremo mai se saremmo divenuti miliardari, o se la Sri Group sarebbe stata solo un palliativo, o peggio. E a questo punto è perfino meglio non saperlo, anche se mi riesce difficile pensare che un personaggio del calibro finanziario di Beniamino Anselmi si sia messo in gioco in questa avventura senza avere mezzi solidi alle spalle. Poi nel mondo degli affari tutto può essere, ma insomma...  Adesso c'è ancora il Joker, che continua a dire di voler comunque vendere, che si è fatto due conti e ha stabilito che a questo giro non conveniva né a lui né alla società. La ricerca di un acquirente prosegue tramite un advisor, ma ci sono acquirenti che vogliono accollarsi una tale patata bollente?
Perché il Genoa non sta bene, i debiti, lo abbiamo capito, sono tanti, anche se i media faticano a mettersi d'accordo sulla cifra esatta. E non solo loro, perché proprio le divergenze di vedute nella valutazione del monte debiti parrebbero essere state decisive nel mandare a carte quarantotto l'operazione. Ma anche in questo caso il condizionale è d'obbligo... Le più recenti sessioni di calciomercato dimostrano che la dirigenza deve muoversi entro paletti ben precisi; il destino sembra quello di continuare a vendere i pezzi migliori (con questi chiari di luna, pensare a Pellegri come futura bandiera è utopistico), mentre in entrata bisogna affidarsi più che altro all'intuito nello scovare giovani di prospettiva, ma in questo senso ci sarebbe da migliorare il settore scouting, che nell'ultima stagione non si è coperto di gloria.
Abbiamo Preziosi, adesso, e gli orizzonti sono oscuri. Perché la "piazza" è rimasta scottata da questa mancata cessione; se prima le simpatie per il presidente erano ai minimi storici, ora rischiano di andare sottozero. Il patron e il popolo rossoblù vivono da separati in casa ormai da tempo (diciamo dal pasticciaccio della mancata licenza Uefa, che io stesso non gli ho perdonato e mai gli perdonerò), questa estenuante trattativa finita nel nulla non potrà che raffreddare ulteriormente i rapporti. 
Preziosi non riguadagnerà mai il favore di gran parte dei tifosi, ma a questo punto è chiamato ad adottare tutta una serie di comportamenti. Riavvicinare la società alla squadra, prendere in mano la situazione tecnica dando a Juric tutto il sostegno possibile o liquidandolo al più presto, se continuerà a deludere; dare adeguato potere operativo al direttore sportivo, facendone una figura centrale e influente anche nei rapporti con le istituzioni calcistiche; e soprattutto mettere sul piatto il gruzzolo necessario a migliorare la situazione debitoria, riacquisire la suddetta licenza e poi, a gennaio, puntellare una rosa non certo scarsa (Perin, Izzo, Laxalt, Veloso, Bertolacci, Lapadula, Pellegri... Non scherziamo) ma evidentemente costruita male in determinati ruoli. 
Non è questione di fare i conti in tasca al proprietario: quelli auspicati sono atti di cui il Genoa ha bisogno da tempo, fondamentali per restare a galla in maniera quantomeno dignitosa, in attesa che arrivi (chissà quando) un nuovo aspirante acquirente il più possibile serio e "capiente". Preziosi ha sbagliato tantissimo, in questi ultimi anni, ma rimane un ottimo imprenditore: sa fin troppo bene che mettere nei guai il Grifone comprometterebbe anche la sua credibilità di uomo d'affari. Siamo dunque a una nuova ripartenza: Prez ha scelto consapevolmente di giocare col fuoco, di operare in un ambiente profondamente ostile con il dovere (morale, ebbene sì) di rinvigorire club e squadra. Ce la farà? 

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