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lunedì 25 settembre 2017

VERSO SANREMO 2018: BAGLIONI "ANIMA IN GIOCO", DIRETTORE ARTISTICO E "CAPITANO CORAGGIOSO" SUL PALCO

                                              Baglioni "firmerà" Sanremo 2018

E' stato un "parto" lungo e laborioso, forse persino doloroso, anche se non sapremo mai tutto ciò che è accaduto in questi mesi nelle segrete stanze Rai fra dubbi, ansie, trattative più o meno sfiancanti. Di certo c'è che la notizia è finalmente ufficiale: Claudio Baglioni sarà "l'anima in gioco" di Sanremo 2018, per parafrasare il titolo di un suo album del '97 (legato, non a caso, alla sua prima esperienza da personaggio tv, "Anima mia" con Fabio Fazio): direttore artistico e "capitano", com'è stato definito dal comunicato di viale Mazzini, della squadra che animerà sul palco dell'Ariston il Festivalone numero 68. Più che capitano, direi "capitano coraggioso", in onore a un'altra più recente passeggiata del prescelto sul piccolo schermo, quella accanto al collega Morandi. 
L'INUTILE CORSA ALLO SCOOP SANREMESE - Negli ultimi giorni era quasi diventato un segreto di Pulcinella, ma solo ora c'è la notizia, ossia l'incarico con tutti i crismi. Da settimane i media italiani erano in preda a una fregola da scoop francamente sproporzionata e fuori luogo: si è arrivati al fatidico titolo "manca solo la firma", espressione che viene sovente usata negli articoli dedicati al calciomercato per descrivere fantomatici trasferimenti di campionissimi destinati poi a sfumare in extremis. Se l'annuncio, il fatidico "habemus Baglioni", è arrivato solo oggi, nell'ultimo lunedì di settembre, significa che non tutto era così scontato, che ci sono stati diversi particolari da limare e mettere a punto, e soprattutto, ritengo, più di una remora da parte del cantautore romano, per la delicatezza dell'impegno e per il fatto di doversi cimentare anche come padrone di casa di un evento catodico colossale, esperienza inedita per lui. Sempre meglio questi sfiancanti rumors, comunque, rispetto a quelli messi in circolo da chi aveva dato per certo il quarto Festival targato Carlo Conti, notizia del tutto improbabile (il diretto interessato aveva detto e più volte ribadito che stavolta Sanremo era fuori dai suoi programmi) puntualmente ripresa e rilanciata da un'infinità di testate. No comment. 
GRAVE RITARDO - Sanremo 2018 trova dunque il suo deus ex machina alle soglie del mese di ottobre, con un ritardo che rimane grave, incomprensibile e solo parzialmente giustificabile dai tempi lunghi con cui si sta pervenendo alla firma della convenzione fra l'ente tv di Stato e il Comune ligure, documento fondamentale per lo svolgimento della manifestazione. Per carità, si sapeva benissimo che la successione all'anchorman toscano sarebbe stata complessa e da gestire coi piedi di piombo, alla luce degli ottimi risultati conquistati in termini di audience e, tutto sommato, anche sul mercato discografico; ma proprio per questo, la patata bollente Festival era da prendere di petto già pochi giorni dopo la fine dell'ultima edizione, per preparare in tempo utile una soluzione "forte", in grado di reggere il confronto con un così ingombrante passato. 
La soluzione è stata forse trovata, perché il nome è di notevole impatto, ma intanto si son perduti mesi preziosi; e non sono io a dirlo, visto che il direttore generale Rai Mario Orfeo affermò a fine giugno, in occasione della presentazione dei palinsesti Rai autunnali: "Su Sanremo stiamo cominciando a lavorare adesso". Già troppo tardi all'epoca, e nel frattempo son trascorsi altri novanta giorni. Rimangono quattro mesi per lavorare sulla rassegna, in programma dal 6 al 10 febbraio: sarebbero stati considerati pochi già per un Festival anni Ottanta o Novanta, figurarsi oggi, con la manifestazione che è diventata un evento kolossal, una produzione che va ben oltre la mera passerella di canzoni inedite e che richiede dunque un allestimento lungo, accurato, certosino, irto di difficoltà. 
PIU' DEFILATO RISPETTO A MORANDI - E' dunque il momento di mettersi al lavoro. Sul piano della competenza in tema di sette note e di spettacoli musicali, non sono lecite riserve sul professionista prescelto. Le perplessità su Baglioni riguardano semmai il citato ruolo di "capitano", sul palco, di un drappello di presentatori - copresentatori - collaboratori vari, ancora tutto da definire; perché in molti hanno fatto paragoni con un altro cantante che ha recentemente indossato i panni di cerimoniere al Festival, ossia Gianni Morandi, ma va ricordato che quest'ultimo aveva comunque in curriculum già numerose esperienze da conduttore, addirittura fin dagli anni Settanta ("10 Hertz" e "Rete Tre", per gli appassionati vintage). Più scarno, da questo punto di vista, il background dell'autore di "Avrai", "La vita è adesso", "Tu come stai" e tanti altri evergreen: proprio per questo è stato ribadito che non sarà lasciato solo "on stage"; non lo fu neanche Morandi nel 2011 e nel 2012, ma in questo caso il ruolo del buon Claudio potrebbe essere ancora più defilato, diciamo da coordinatore, con maggior spazio per "animali da televisione" da scegliere accuratamente. Chi saranno? Tocca aspettare fino a gennaio: ci attendono dunque settimane di esclusive, notizie bomba, anticipazioni che dureranno lo spazio di un pomeriggio. 
GRANDE INVENTORE DI MEGASHOW - Ampie garanzie Baglioni dovrebbe fornirle come organizzatore, nel senso più ampio che è possibile dare a questa carica: sia sul piano dell'impostazione dello spettacolo (ricordo un suo maestoso e scenografico concerto allo stadio Olimpico di Roma), sia sul piano della scelta degli artisti, pensiamo ad esempio al festival "O' scià" che ha allestito per un decennio a Lampedusa, con la partecipazione di nomi di primo piano dell'ambiente musicale. Ora c'è da vedere il meccanismo di gara che adotterà, e anche in questo caso ci sarebbe parecchio da eccepire su come il progetto Sanremo 2018 è stato fin qui gestito dalla Rai. Il grande ritardo nella nomina del direttore artistico è stato preceduto dall'avvio della "pratica" Sanremo Giovani, con la pubblicazione del regolamento e il via libera alle candidature. Regolamento che ricalca pressoché fedelmente quello adottato lo scorso anno da Carlo Conti. E se Baglioni avesse invece voluto rivoluzionare il volto della competizione, magari addirittura unificando le due categorie, o creandone altre, o riformando le modalità di svolgimento della  tenzone fra i volti nuovi? 
Proprio la sezione delle "nuove proposte" avrebbe necessitato di un ripensamento complessivo, visti i risultati non esaltanti delle ultime edizioni (a parte gli exploit di Francesco Gabbani ed Ermal Meta, rondini che non fanno primavera). Invece, almeno per il momento, questa parte di Festival rimane immutata, anche se nulla vieta che a febbraio i giovani selezionati possano entrare in gioco con modalità differenti rispetto al recente passato. 
I BIG: 22 O MENO? - Per quanto concerne i Big, o Campioni che dir si voglia, tanti gli aspetti da chiarire: rimarranno 22 come l'ultima volta? Dal mio punto di vista sarebbe auspicabile, perché i migliori Sanremo della storia hanno visto sfilare un numero consistente di interpreti affermati, e soprattutto in questa fase congiunturale (col mercato del disco in contrazione, la crisi del settore e via dicendo) è utile allargare il più possibile una vetrina così prestigiosa, dando visibilità a tanti artisti, che siano in decollo, già consacrati o in cerca di rilancio. Il triennio appena trascorso ha dimostrato che l'affollamento di partecipanti non crea disagio o crisi di rigetto presso il pubblico. 
In questo senso, Conti aveva riallacciato i fili con una delle epoche d'oro del Sanremone, il decennio ottantiano con i suoi cast sovente pletorici; prima del suo arrivo sulla tolda di comando, la tendenza era stata invece quella di un cospicuo sfoltimento dei ranghi, operato sotto l'egida di personaggi addentro il mondo della discografia come Gianmarco Mazzi, Morandi e Mauro Pagani: 14 big e non di più. Il timore è che Baglioni, anche lui addetto ai lavori, possa seguire la stessa strada, nel segno del motto "meglio la qualità che la quantità", anche se la storia sanremese racconta che cartelloni più snelli non scongiurano il pericolo di mettere in pista composizioni di modesto livello. 
FRA CLASSIFICHE E "NICCHIA" - La sua particolare sensibilità musicale dovrebbe invece consentirgli di compiere una selezione equilibrata, in grado di portare in concorso canzoni di spessore a prescindere dalla popolarità di chi le propone. Qualcosa di simile, tanto per intenderci, al lavoro realizzato dal citato Pagani, assieme a Fabio Fazio, per le edizioni 2013 e 2014, quando accanto a nomi da classifica come Renga, Arisa, Noemi, Modà, Ferreri, Mengoni, Malika, vennero inseriti artisti tutt'altro che mainstream, da Simona Molinari ai Perturbazione, da Giuliano Palma a Riccardo Sinigallia e ai Marta sui Tubi. E' pur vero che Sanremo ha recuperato una certa solidità sul piano commerciale, sotto la gestione Conti, attraverso dei cast schiettamente pop, glamour, con poco spazio per le proposte di nicchia: basta dare un'occhiata alle certificazioni oro e platino FIMI e alle visualizzazioni in streaming di tanti brani presentati in concorso dal 2015 al 2017... Il nuovo "capitano coraggioso" dovrà dunque muoversi in bilico fra il coraggio di scelte "alte" ma poco consumistiche e la necessità di spingere sia gli ascolti televisivi sia le vendite dei dischi reali e digitali.  

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