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giovedì 20 giugno 2019

EURO UNDER 21: ITALIA SFORTUNATA E OPACA CONTRO UNA POLONIA CHIUSA A RICCIO. ORA TUTTO SI COMPLICA

                                        Zaniolo, ieri deludente (foto Guerin Sportivo)

Siamo alle solite. La sindrome azzurra della seconda partita ha colpito ancora, ormai più prevedibile dell'uscita di un tormentone estivo di J-Ax o di Takagi & Ketra. Ciò non toglie che ogni volta faccia rabbia, terribilmente rabbia. Si era superato, in qualche modo, l'ostacolo di gran lunga più insidioso del girone per qualità tecniche e tradizione, e si crolla di fronte a una Polonia poco più che mediocre. Di certo c'è che la nostra Under 21 sta seguendo, in questo Europeo casalingo, un sentiero quantomai bizzarro: ha distanziato di due gol la forte Spagna senza brillare sul piano del gioco, anzi, poggiandosi in gran parte sullo stato di grazia di Chiesa e su quella rabbia agonistica che le nostre rappresentative sanno spesso tirare fuori nei momenti difficili; sull'onda dell'entusiasmo, è riuscita a perdere una gara che i polacchi non hanno comunque meritato di vincere, giocando un calcio vecchio e persino irritante, un catenaccio estremo e insistito, con la squadra abbarbicata a ridosso della difesa, gli spazi intasati, perdite di tempo plateali che l'arbitro è riuscito solo in parte a frenare. 
POCO GIOCO, TANTE OCCASIONI - I biancorossi hanno vinto sfruttando una palla gol sulle due costruite in totale, profittando di un rimpallo fortunoso su punizione con susseguente tiro di Bielik carambolato sul palo prima di finire in fondo al sacco. Parlare dunque di fortuna è doveroso, e non deve suonare offensivo per i nostri avversari, perché in questi tornei brevi la Dea bendata recita spesso un ruolo decisivo. La sliding door dell'incontro c'è stata pochi minuti prima dell'intervallo, quando Orsolini ha finalizzato un bello spunto personale col sinistro del pareggio: disdetta, metà del suo corpo era in fuorigioco e annullamento ineccepibile, certo, ma c'è di che mordersi le mani, perché con l'1-1 ottenuto in quel momento avremmo di certo assistito a un secondo tempo diverso. 
Prima e dopo quell'episodio, i ragazzi di Di Biagio hanno costruito paradossalmente più di quanto fatto nel match d'esordio: ci sono state due occasioni d'oro per Chiesa, neutralizzate da Grabara con tuffi da campione, Mandragora ha sprecato clamorosamente una sorta di rigore in movimento su assist dello scatenato Federico,  e nella ripresa hanno avuto buone opportunità Bastoni e Pellegrini su azioni susseguenti ad angolo; a corollario, una sequela di tiri dalla distanza quasi sempre fuori bersaglio, i più pericolosi dei quali da parte del subentrato Tonali, di poco alto, e del citato Pellegrini, che ha colpito il palo. 
CI SONO I GIOCATORI, LA SQUADRA LATITA - Ribadiamo, dunque, che per la mole di opportunità prodotta dai nostri e per la pericolosità, al cospetto di quanto fatto da Jagiello e compagni, il pari ci stava tutto. Ciò non toglie che, sul piano della qualità della manovra, la prova dell'Italia sia stata del tutto incolore, così come lo era stata, e l'avevo sottolineato, nel pur vittorioso vernissage. Del resto, lo si sapeva: questa Nazionale era un'incognita, in quanto reduce da due anni di amichevoli con risultati non certo rassicuranti. Ha classe, talento ed esperienza in dosi che da tempo non si vedevano, ma rimane, al momento, un insieme di ottimi prospetti, non una somma di valori. E' un team che va a folate, che si regge molto sugli spunti personali degli elementi più dotati (ed è già un progresso, ci mancherebbe, rispetto a certe edizioni recenti dell'Under drammaticamente a corto di argomenti tecnici), ma non mi pare di scorgere un filo logico, un'idea di gioco costante, un canovaccio tattico a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà. 
NON TUTTI SONO DI LIVELLO INTERNAZIONALE - Latita anche la capacità di cambiare in corsa, una volta preso atto dell'atteggiamento dell'avversario e dei propri limiti: si è continuato pervicacemente a crossare nel mezzo, per la felicità dei difensori e del portiere polacchi. Strategia ancor più suicida se si pensa che, fin dall'inizio, si era palesata l'enorme difficoltà dei nostri esterni bassi nel mettere palloni giocabili in area. E qui si aprirebbe un altro capitolo: la mole di traversoni sbagliati, soprattutto da Dimarco, ha mostrato che non tutti, in questa selezione, sono all'altezza sul piano della... bontà dei piedi: ragazzi come il citato Dimarco e Adjapong non sono ancora di statura internazionale, e non c'è nulla di male perché hanno tutto il tempo per diventarlo, ma scoprirlo nella fase finale del torneo preparato da due anni fa abbastanza male, perché non c'è più il tempo per sperimentare soluzioni alternative. 
CERCASI KEAN E ZANIOLO - Prova inquietante anche sotto gli aspetti psicologico e fisico, perché nell'ultimo quarto d'ora dell'incontro, dopo il legno colpito da Pellegrini, cioè proprio quando vi era la necessità di alzare i ritmi e di portare il forcing per stringere i tempi, gli azzurrini si sono come dissolti, andando al passo e non dando più, fino al termine, l'impressione di poter raddrizzare la situazione. Visto che manca il collettivo, ci vorrebbero prestazioni sopra le righe dei nostri big per fare strada, ma finora il solo Chiesa ha fatto in pieno il suo dovere; Pellegrini e Barella sono andati a corrente alternata, pur facendo balenare il loro talento e l'intelligenza tattica, mentre deve di fatto ancora iniziare il torneo di Kean e, soprattutto, Zaniolo, il cui ingresso in campo ieri ha addirittura abbassato l''incisività di una manovra già faticosa. Insomma, è incredibile scriverlo dopo il successo sulla Spagna, ma il quadro si è fatto fosco: si può ancora passare il turno, ma a questo punto, oltre al fatto che il successo sul Belgio è tutt'altro che scontato, siamo in balìa di complicati calcoli algebrici (frutto di una formula cervellotica, ma lo si sapeva dall'inizio e occorreva regolarsi di conseguenza) e dei risultati degli altri, quanto di più frustrante possa esistere nello sport. Non era questo che sognavamo, per l'Europeo sui campi di casa. 

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