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venerdì 28 giugno 2019

EURO UNDER 21: GERMANIA E SPAGNA FANNO IL BIS DUE ANNI DOPO. ROJA PIÙ BELLA, MANNSCHAFT SUPER CONCRETA: CHI LA SPUNTERÀ?

                             Il tedesco Dahoud: su di lui il rigore del 2-2 (foto Guerin Sportivo)

In due anni non sono mutati i valori di vertice del calcio europeo Under 21. A  Udine, domenica prossima, andrà in scena la medesima finale di Cracovia 2017, Germania - Spagna. E' il verdetto più lineare, sulla base di quanto mostrato dal complesso delle rappresentative in gara: poteva forse starci la Romania e non sarebbe stato uno scandalo, ma comunque le due reginette sono arrivate in fondo sostanzialmente meritandolo. Se un'intrusa c'era, fra le quattro semifinaliste, questa era la Francia, nettamente inferiore alle altre superstiti e trovatasi nel gruppo per una serie di circostanze fortunate, dalla rocambolesca vittoria in zona Cesarini sull'Inghilterra al placido pareggio proprio coi romeni, approfittando nella circostanza di una situazione di punteggio che stava benissimo a lei come all'avversaria; ma torneremo sull'argomento, così indigesto ai nostri azzurri, magari in sede di bilancio conclusivo del torneo.
FRANCIA, LA FIAMMA SI SPEGNE PRESTO - La sfida serale di Reggio Emilia tra i transalpini e i ragazzi di De La Fuente è stata quasi senza storia. Quasi, perché nel primo quarto di gara i galletti per poco non facevano il colpaccio, col loro gioco al risparmio, teso unicamente ad attendere la Roja per cercare di sorprenderla d'infilata: rigore trasformato da Mateta per un fallo di Firpo, e pochissimo dopo ancora Mateta sfiora il bis in contropiede, calciando addosso a Sivera da posizione favorevolissima. I Bleus, in pratica, finiscono qui: dopo, è solo Spagna, una Spagna di nuovo bella a vedersi (al contrario di come era parsa nell'infelice esordio con gli azzurri), produttiva ed efficace in fase propositiva. Bernardoni, portiere già pronto per le grandi ribalte, salva miracolosamente su una conclusione a colpo sicuro di Oyarzabal da pochi passi, poi si ripete sul susseguente corner respingendo una girata di Roca, abile però a riconquistare il pallone e a mettere dentro. E' solo l'1-1, ma nell'aria si avverte chiara la sensazione che sia finita: la Spagna manovra al centro con abilità e verticalizza celermente, Junior Firpo sulla sinistra è devastante e buca ripetutamente la muraglia francese, così prima dell'intervallo Oyarzabal si procura un penalty e lo trasforma. 
SCHIACCIANTE SUPERIORITÀ - Come se non bastasse, Ceballos e compagni aumentano ancora i giri del motore in avvio di ripresa e prendono il largo, fornendo un saggio della verticalità ed essenzialità di un gioco meno manovriero di un tempo ma estremamente redditizio: perentorio affondo di Fabian Ruiz che mette al centro per Olmo, il quale non imita Mateta nell'errore del primo tempo e insacca. Di lì in poi è solo accademia iberica, interrotta da una bella punizione di Ikoné che Silvera toglie dal sette; solo che, prima, era già arrivato il 4-1 di Mayoral, abile a raccogliere un traversone da sinistra e a scaraventare in rete libero da marcature. Altre occasioni sono state mancate di un soffio, e a tutti gli spettatori, da casa e presenti in loco, è rimasto alla fine un unico dubbio: che diavolo ci faceva la Francia in semifinale? 
ROMANIA: OCCASIONE SPRECATA - Maggiormente combattuto il duello pomeridiano di Bologna, con più di un rimpianto per la Romania, protagonista di un gran primo tempo chiuso con un vantaggio che poteva anche essere più ampio del 2-1, se il portiere tedesco Nubel non avesse letteralmente tolto dalla porta uno splendido colpo di testa di Puscas. Proprio l'attaccante del Palermo è stato una autentica Iradiddio, toccato dalla grazia: suo il rigore del pari concesso per fallo su Hagi, suo il punto del sorpasso realizzato con una precisa inzuccata su cross da sinistra. I bianchi avevano sbloccato il risultato con un'iniziativa personale di Amiri, partito in percussione centrale e bravo a trafiggere Radu con un destro dal limite. Ma era stato un lampo nel buio: a fare la partita erano quasi costantemente i gialli, trascinati dai tanti sostenitori che affollavano gli spalti del Dall'Ara. E anche il secondo tempo mostrava gli uomini di Radoi in perfetto controllo del match, fin quando una "follia" di Hagi junior ha rimesso tutto in discussione: una inutile strattonata su Dahoud, a bordo area e con l'avversario spalle alla porta. Frittata fatta, rigore e trasformazione di Waldschmidt.
Mai elargire certi regali alla Germania, che sa approfittarne anche quando, come in questo caso, non l'avrebbe affatto meritato. Fatto sta che il 2-2 toglie baldanza ai rumeni, i campioni in carica alzano il baricentro ma falliscono il sorpasso con due "scempi" sotto porta dello stesso Waldschimdt e di Nmecha, che svirgolano in maniera improbabile a tu per tu con Radu. Il quale tuttavia deve inchinarsi due volte nei minuti conclusivi, quando già si prospettavano quei supplementari che sarebbero stati la conclusione moralmente più giusta; sono due punizioni a far pendere la bilancia dalla parte teutonica: quella del 3-2 la realizza l'implacabile Waldschmidt anche con un po' di fortuna, riuscendo a far passare il suo rasoterra fra una selva di gambe, la seconda è una palombella stilisticamente impeccabile di Amiri. 
GERMANIA CONCRETA, MA... - Ripeto: qualificazione non certo immeritata, quella del team di Kuntz, ma formazione convincente solo per l'estrema praticità in fase realizzativa (a parte i due "orrori" sopra citati): rimane il fatto che, su quattro gol, due sono venuti su tiro piazzato, uno su rigore gratuito e uno grazie a un'improvvisa alzata d'ingegno di Amiri. Insomma, nessuna azione elaborata, ma quattro spunti singoli, e ciò deve far riflettere su una squadra che potrebbe terribilmente patire il confronto con le Furie Rosse, le quali hanno invece proprio nel naturale fluire della manovra la chiave di volta per scardinare le difese avversarie. Ma fa comunque paura, una Mannschaft forse poco brillante ma con tre armi letali quali concretezza, abilità nei tiri da fermo e buona sorte, perché sì, anche gli "irriducibili" per antonomasia ogni tanto hanno bisogno di qualche aiuto della Dea Bendata: dove sarebbero, infatti, senza la prodezza di Nubel a evitare il 3-1 (quasi un colpo di grazia, a pochi istanti dalla pausa) e senza il black out mentale di Hagi che ha portato al 2-2, in una fase in cui la Germania era in totale stallo? Domande con poco senso, in un mondo in cui coi se e con i ma non si va lontano, ma servono comunque a inquadrare le circostanze in cui la conquista della finale è maturata. Così come è altrettanto certo che difficilmente gli spagnoli troveranno, domenica prossima, un'opposizione così labile come quella offerta da Mateta e compagni. Alla Romania rimane la soddisfazione di un Europeo oltre le aspettative, all'insegna della produttività offensiva e con la consacrazione di un drappello di ragazzi (Radu, Manea, Ivan, Cicaldau, Puscas) che potranno diventare protagonisti anche nella Selezione A. 

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