Piena estate e già si parla del prossimo Festival di Sanremo. Giusto così. Più volte, in passato, organizzatori e direttori artistici vari hanno sostenuto che, per mettere in piedi una rassegna di elevato spessore artistico e spettacolare, occorrerebbe iniziare a lavorarci addirittura un anno prima. Invece, spesso si arrivava all'autunno inoltrato che si era ancora in alto mare, e il grosso del lavoro organizzativo veniva effettuato nei mesi immediatamente precedenti la kermesse.
Come al solito, il primo nodo da sciogliere è quello della conduzione. Voci autorevoli danno per certa la coppia Gianni Morandi - Antonella Clerici. I mattatori degli ultimi due Festival, campioni d'ascolto: una garanzia assoluta, nelle intenzioni Rai, per sbancare l'Auditel anche l'anno prossimo. Beh, non sempre, a livello televisivo, mettere insieme due o più pesi massimi significa sommarne aritmeticamente il seguito popolare e dunque il successo in termini di audience. La riuscita dipende da tanti fattori: la chimica che si crea fra i personaggi, il canovaccio spettacolare, più o meno originale, più o meno brillante, lungo il quale dovrà snodarsi questa conduzione "corale". Però è certo che, a tutt'oggi, la scelta della direzione artistica, se verrà confermata, sia inattaccabile, pur se, forse, poco coraggiosa.
A proposito di coraggio: Paolo Bonolis, un Re Mida che ha toccato Sanremo per due volte trasformandolo in oro e che di certo prima o poi rivedremo sul palco dell'Ariston, ha recentemente spezzato una lancia in favore di Fabrizio Frizzi. Già: un grandissimo professionista, un fedelissimo Rai, uno che nella tv di Stato ha fatto tutta la gavetta, fin dai primi Ottanta. Personalmente, ritengo che il momento giusto per piazzarlo alla guida del Festival fosse negli anni Novanta, quando era davvero un anchor man di primissima fascia, protagonista dello spettacolo del sabato sera abbinato alla Lotteria Italia (Scommettiamo che?) e di altri show di grosso successo, come "Per tutta la vita", per non parlare di Miss Italia. Sfortunatamente per lui, quello fu il periodo del Sanremo targato Baudo: il Pippo nazionale faceva tutto, organizzava e conduceva; e, per dire la verità, lo faceva impeccabilmente e portando grossi risultati in termini di ascolti e di vendite di dischi. Casomai, suonò strano che, una volta tramontata la stella baudiana, la Rai avesse deciso di affidarsi a due conduttori Mediaset, Bongiorno prima e Vianello poi. Sorse poi l'astro di Fazio, mentre quello di Frizzi cominciò ad appannarsi, e non se ne parlò più.
Oggi, il buon Fabrizio, dopo anni di lavoro "da mediano" (a sudare e a sacrificarsi in trasmissioni mattutine di ottima fattura, come "Cominciamo bene") ha risalito la china e, se non prima scelta, è tornato ad essere un conduttore di fascia alta: in particolare, il boom fatto registrare in questi anni con "I soliti ignoti" è stato un giusto premio alla sua tenacia, alla voglia di non mollare mai. Sanremo, dunque? Si potrebbe anche provare e non vi troverei nulla di male, anche se vedo Frizzi più come un conduttore da Festival tradizionali. Quelli di una volta, quelli che sono esistiti fino agli anni Novanta, appunto, quelli in cui il concorso canoro era ancora più importante del contorno e della conduzione.
Oggi, purtroppo, non è più così, e lo sappiamo bene: i media discutono dei presentatori, degli ospiti non cantanti, della "fauna" spesso discutibile che gravita attorno alla manifestazione. I cantanti in gara sono l'ultima ruota del carro. E', quello del Duemila, un Sanremo che privilegia il glamour, e che richiede "padroni di casa" diversi dagli "officianti" di un tempo, padroni di casa che siano in grado di stupire, di far parlare di loro, di proporre uno show nello show. E' una linea editoriale che non condivido, ma al momento è così. Ecco, Frizzi con tutto questo non c'entra nulla, però potrebbe sorprendermi, oppure potrebbe dare un segnale forte riproponendo una conduzione sobria e tradizionale e rimettendo la musica al centro dell'attenzione. Una scelta che inizialmente non pagherebbe sul piano degli ascolti, ma che secondo me, alla lunga, gioverebbe alla salute e al futuro del Festival. Utopia, comunque, pensare che la Rai possa rinunciare alla "cassaforte Auditel" garantita dalla kermesse rivierasca percorrendo strade "culturalmente" un tantino più sofisticate.
Una giusta via di mezzo fra tradizione e modernismo sarebbe, secondo me, Milly Carlucci. Un'altra che di gavetta in Rai (e non solo) ne ha fatta tanta, che è passata attraverso varie fasi televisive riuscendo ad adattarsi e a crescere senza però snaturarsi. Oltretutto lei è davvero uno dei personaggi più vincenti degli ultimi anni di tv: con "Ballando con le stelle" ha fatto un boom che pochi preventivavano. Lei sa essere "glamour" e "ufficiale": a Sanremo troverebbe un giusto premio e un approdo naturale, una collocazione che ne esalterebbe ancor più le indubbie doti di "animale da palcoscenico". Forse non sarà per quest'anno, ma sono sicuro che prima o poi (più prima che poi) la bella Milly all'Ariston ci arriverà.
CARLO CALABRO'
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