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sabato 7 settembre 2013

DOPO ITALIA - BULGARIA: CON BUFFON E' QUASI BRASILE, MA IL "MINIMALISMO AZZURRO" COMINCIA A STUFARE...

                                 Gilardino: lui e Buffon protagonisti assoluti a Palermo

Al termine della Confederations Cup, Buffon era considerato in declino irreversibile da alcuni critici un po' troppo inclini alle sentenze inappellabili, sulla scorta di tre - quattro incertezze (non papere, attenzione) disseminate principalmente nelle sfide contro Brasile e Uruguay. Il calcio fa parlare e tacere nel giro di poche settimane, e proprio per questo sarebbe bene evitare giudizi tranchant su atleti e squadre, in positivo o in negativo. Facciamo un attimo mente locale: senza la strepitosa serie di prodezze sfoderate dal numero uno juventino negli ultimi due impegni di qualificazione mondiale, in Repubblica Ceca a giugno e ieri sera a Palermo con la Bulgaria, dei quattro punti raccolti dall'Italia ne sarebbe rimasto a malapena uno, con il Brasile ancora tutto da conquistare e il fiato sul collo di un agguerrito drappello di avversarie. 
BUFFON FRA I GRANDI DI SEMPRE - Guardando la classifica del girone, la differenza fra ciò che è e ciò che sarebbe potuto essere balza agli occhi: abbiamo quasi in tasca il biglietto per il viaggio in Sudamerica. Lo abbiamo virtualmente conquistato perché i fuoriclasse non li hanno in dotazione solo gli altri, e non sono solo quelli, reclamizzatissimi, del calcio d'attacco, i Messi e i Cristiano Ronaldo. E' fuoriclasse anche chi toglie dalla porta palloni pesanti come pietre, chi evita gol già fatti o quasi, e l'estremo difensore azzurro coi bulgari ne ha evitati tre, nel secondo tempo: tre salvataggi a base di istinto, riflessi felini, insomma classe allo stato puro. Che il Gigi nazionale sia uno campione di quelli epocali, destinato a entrare nel mito una volta appese scarpe e guanti al chiodo, è fatto assodato almeno dai tempi di Germania 2006, ma è sempre meglio rinfrescare la memoria agli incontentabili, ogni tanto. Lunga vita a Buffon, dunque, e del resto su questo blog lo si è sempre scritto. 
TRE FUORICLASSE (E FORSE QUATTRO) - Lo stato di grazia del nostro "guardameta" è il dato più incoraggiante emerso dall'affannosa serata siciliana, assieme alla constatazione che, non da oggi, l'Azzurra di Prandelli può contare su almeno un fuoriclasse per reparto, e di questi tempi non è poco: oltre a Gigi, Pirlo nel mezzo, anche se la tentazione di mettere sullo stesso piano De Rossi è forte, visto il suo eccezionale rendimento in Nazionale, da uomo ovunque stile Olanda anni Settanta (non ieri, comunque...), e Balotelli in avanti. Basta per andare in Brasile con una discreta dose di fiducia, non per considerarsi una grande squadra a tutto tondo e, di conseguenza, puntare al bersaglio grosso. L'ho già scritto più volte, e con accenti particolarmente accorati dopo l'amichevole agostana con l'Argentina: questa Italia non riesce più a salire gli ultimi, decisivi gradini nel suo bel percorso di crescita e di riavvicinamento ai valori di vertice del football planetario. In nessuna gara delle qualificazioni mondiali sono state toccate le vette di bel gioco raggiunte spesso nel corso del 2011 e fino alla semifinale europea coi tedeschi; qualche sprazzo discreto, sì (ad esempio con la Danimarca a Milano) ma nessuna prestazione convincente al cento per cento. 
IL REGALO DI GILA - Contro la Bulgaria pareva finalmente la volta buona: un primo tempo non eccezionale ma giocato di buona lena, in costante iniziativa seppur con eccessive difficoltà nell'aggirare la ragnatela mobile sapientemente disposta dal grande Lubo Penev. Ha funzionato a intermittenza il gioco sulle fasce laterali, con Abate e Antonelli quasi inappuntabili in fase difensiva ma parsimoniosi assai negli sganciamenti. Insigne non si è ancora inserito appieno nei meccanismi di gioco del Club Italia ma ha spirito di iniziativa, velocità di esecuzione e dinamismo, e da un suo destro è partito il pericolo maggiore per Mihaylov nella prima mezz'ora di gara; sull'altro versante, Candreva ha confermato il suo buon momento atletico ma deve anche migliorare l'incisività delle sue giocate, soprattutto quando decide di portarsi al tiro: ha un buon bottino potenziale di gol nelle sue corde, e finora l'ha espresso solo in parte, anche con la maglia della Lazio. Da una sua azione insistita chiusa con un calibrato cross è nato comunque il gol di testa di Gilardino, ideale regalo di compleanno per i 120 anni del suo Genoa. 
QUASI CATENACCIO - A questo punto, la solita Italia del dopo Europeo: incapace di portare il colpo del ko, si incaponisce nel gestire il risultato minimo fallendo quasi sistematicamente l'obiettivo (perché non ne ha la forma mentis, è compagine nata per aggredire, imporre l'iniziativa) e consegnando le chiavi del match agli avversari, i quali fra l'altro si trovano sempre in condizioni fisiche migliori dei nostri e possono quindi regolarmente scatenarsi in sarabande d'attacco devastanti per le coronarie del tifoso. Così, detto e stradetto di Buffon, nel deprimente secondo tempo dei nostri si è visto calcio all'italiana nel senso deteriore del termine, ossia qualcosa di molto vicino al catenaccio che, per dire, io per primo rimproverai all'Inghilterra nel confronto con gli azzurri ad Euro 2012. 
Si sono guadagnati la pagnotta un Bonucci sicuro ed efficace, un Chiellini capace di ridurre al minimo rudezze e fallosità, un Thiago Motta  in versione "minimo indispensabile" ma comunque abile nel filtro e nel rallentare il gioco per dare respiro alla squadra, persino lo stesso Gila, rientrato più volte in area a difendere. Tutto bene se il risultato finale è l'1 a 0 che vale quasi un... Brasile, ma sappiamo tutti, e lo sa ovviamente anche Prandelli, che quest'Italia ha nel Dna i mezzi tecnici e di personalità per fare molto, molto di più. Pirlo e De Rossi, ad esempio, devono ricominciare a tessere trame più fluide e precise: a proposito di centrocampo, e nell'attesa di veder finalmente sbocciare Verratti e Florenzi, partite come quella del Barbera chiariscono l'importanza assunta nel meccanismo di gioco azzurro da Montolivo, equilibratore della manovra e ispiratore offensivo, fermo restando che un Balotelli davanti è in grado di cambiare totalmente prospettive, per la sua capacità di fare reparto da solo, di inventare giocate e di creare spazi, di trovare costantemente strade inedite in direzione della porta avversaria, di ispirare e "guidare" i movimenti dei compagni di reparto  e dei centrocampisti. . 
BASTA COL TRAN TRAN - Insomma, teniamo per il momento buona la scusante della precarietà fisica, frutto di una stagione ancora agli albori. E consideriamo che la Bulgaria (comunque fuori dalle prime cinquanta squadre del ranking Fifa, ricordiamolo...) è il ritratto perfetto del tipo di squadra che da sempre, in tutte le epoche, mette in serie difficoltà la nostra rappresentativa: buon livello medio ma senza grossi picchi di classe, organizzazione ferrea, esuberanza atletica, sagacia tattica mirabile e capacità di far giocare male anche l'avversaria più dotata. Ora, però, è il momento di... scollinare: martedì a Torino, contro la Repubblica Ceca, si dovrà inseguire la qualificazione matematica, e lo si dovrà fare cercando di mettere da parte questo... "minimalismo azzurro" per riprendere un discorso da troppo tempo lasciato a metà, quello col gioco brillante e di iniziativa che i nostri non hanno certo dimenticato di saper fare, se la memoria torna all'amichevole di marzo col Brasile e alla semifinale di Confederations con la Spagna: si sono semplicemente consegnati a un banale tran tran, avvitati in un piccolo cabotaggio noioso e stucchevole che però, se prolungato ulteriormente, potrebbe diventare un pericoloso vulnus per la definitiva maturazione di una squadra di ottima caratura ma ad elevato rischio di incompiutezza. 

4 commenti:

  1. BUFFON SUPER!
    Grande partita di Gigi l'altra sera.
    Fa ben sperare l'idea di un Buffon ancora capace di queste prestazioni.
    E' una pugnalata al cuore aspettarsi una partita chiusa dopo 45' (farne due nella prima metà non era impossibile) e vedere il proprio portiere migliore in campo.
    Ormai è appurato: l'Italia contro queste squadre deve sudare.
    Non dico che Brasile e Spagna avrebbero vinto con sei gol di scarto ma i tre punti dell'Italia sono veramente TROVATI. Trovati nelle mani di Buffon.

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    1. La Germania, per dire, difficilmente incontra problemi nel risolvere gare del genere, e non mi riferisco solo all'ultimo incontro con l'Austria. Poi, per carità, finché si soffre nelle qualificazioni e si vincono quattro mondiali mi va bene (quasi) tutto, ma dopo un anno e mezzo all'insegna di prestazioni "oscurantiste" credo sia lecito pretendere, già da domani, una vigorosa impennata sul piano della brillantezza di gioco.

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  2. ormai è da un pezzo che va avanti così.. l'importante è che poi almeno continuino a far bene nelle competizioni. Faccio fatica - e non lo nascondo - a seguire le gare dell'Italia al di fuori di contesti come Mondiale o Europei.. veramente, la noia regna sovrana e vedi i nostri giocare troppo al risparmio.. ma è una mentalità radicata da generazione a generazione, difficile da cambiare. Come il discorso relativo ai giovani: se da una parte è legittimo attendersi il salto di qualità definitivo e maggiore personalità in azzurro da gente come EL SHAARAWY, VERRATTI, insomma, se giochi male è giusto che se ne parli, ma da qui a bruciarli ce ne passa. L'UNDER 21 è partita malissimo, ma ragazzi, nel Belgio ci giocano ragazzi che sono titolari nelle squadre big del loro campionato, i nostri in questo inizio di torneo hanno fatto quasi tutti panchina, non sto scherzando. Ma la mentalità è questa, c'è poco da fare.

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    1. Ti capisco... Del resto, qualche anno fa Sconcerti in un articolo scrisse una cosa che suonava più o meno così: "La Nazionale esiste solo agli Europei e ai Mondiali, ciò che accade nei bienni tra un torneo e l'altro non conta o conta molto poco", il che però è un non senso, perché è proprio in quei bienni che si costruisce la Nazionale, ed è in quei bienni che la Nazionale deve giocare per qualificarsi, altrimenti Mondiali ed Europei se li vede da casa (ed è già accaduto, in passato...).
      Sui giovani, ho letto ieri sulla Gazza online un pezzo di Garlando decisamente troppo pessimistico. I soliti elogi sperticati ad altri Paesi e ai prodotti del loro vivaio (stai a vedere che adesso dovremmo prendere ad esempio pure il Belgio, che sta risorgendo dopo anni di assoluto anonimato: ma va là...), e rimproveri ai nostri ragazzi che non sanno crescere, con particolare riferimento a Verratti, El Shaarawy e persino Insigne, che l'altra sera, pur senza miracol mostrare, è stato fra i più brillanti in un contesto assai poco entusiasmante.
      Due cose: quando qualche giovane italiano attraversa una fase difficile dopo l'exploit iniziale gli si comincia a dare addosso e ad accusarlo di non saper maturare, mentre coi ragazzini la pazienza dovrebbe essere la prima dote; dopodiché, ammesso che i tre sopracitati siano ancora calcisticamente immaturi, beh, per crescere e migliorare bisogna giocare e fare esperienza ad alti livelli, se invece alle prime contrarietà e ai primi cali di rendimento li sbatti subito in panchina o in tribuna allora siamo sempre punto e a capo.

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