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mercoledì 14 ottobre 2015

VERSO EURO 2016 - DOPO ITALIA - NORVEGIA 2-1: UNA NAZIONALE DI "NON FENOMENI" CHE E' LO SPOT MIGLIORE PER IL NOSTRO CALCIO

                                          Pellè: suo il gol vittoria contro la Norvegia

Non sarà una Nazionale di "fenomeni", come invece si affannava a urlare Antonio Conte dopo il gol del sorpasso alla Norvegia firmato da Pellè, ma quella ammirata ieri è sicuramente un'Italia di cui ha disperatamente bisogno il movimento calcistico nostrano, per uscire dal grigiore involutivo in cui si è avvitato da un lustro (o giù di lì) a questa parte. Perché, riprendendo un discorso accennato nel mio precedente post, non è più tempo di piangerci addosso, imprecando al declino del nostro vivaio (peraltro non naturale, ma causato da politiche e strategie assai discutibili) e alla superiorità di altri Paesi. Dobbiamo mettere in campo coraggio, intraprendenza, gettare il cuore oltre l'ostacolo. L'Azzurra della notte romana questo ha fatto: è andata al di là dei suoi oggettivi limiti, evidenti ma non drammatici come da qualcuno dipinti, e ha sfruttato al massimo le sue risorse di talento, dinamismo, carattere, centrando una vittoria purtroppo inutile ai fini del conseguimento della testa di serie europea, ma di incalcolabile importanza per tanti, tantissimi motivi. 
CRESCITA CONTINUA - Nel giugno scorso, commentando la triste chiusura della stagione (sconfitta in amichevole col Portogallo), avevo auspicato un autunno all'insegna... del poker, ossia quattro successi nelle ultime quattro gare di qualificazione al torneo francese. Le vittorie sono arrivate, ma a confortare sono soprattutto le risultanze tecniche fornite dal gruppo azzurro in questi due mesi. E' stato un crescendo magari non rossiniano, ma di certo significativo per le prospettive che ci apre a medio termine: partiti dalla fallimentare recita contro Malta, piegata con una rete irregolare, i nostri hanno gradatamente ritrovato una dimensione assolutamente dignitosa. Già nel match coi bulgari la prova era stata incoraggiante, pur se parzialmente rovinata dall'incresciosa prodigalità sotto porta, ma le ultime due gare hanno mostrato quel che da tempo il Club Italia non era stato più in grado di offrire: prima la tranquilla gestione della partita di Baku, disputata con buona aggressività e col controllo pressoché assoluto del gioco, poi il baldanzoso assalto all'arma bianca contro una Norvegia che, vincendo, avrebbe addirittura conquistato il primo posto nel raggruppamento. 
OLTRE I PROPRI LIMITI - La sfida che ha chiuso il nostro girone è stata anche la miglior prestazione di questi primi tredici mesi di reggenza "contiana", se escludiamo l'entusiasmante ma effimero galoppo al debutto in amichevole con l'Olanda, oggi rasa al suolo da un turno eliminatorio imbarazzante. Effimera invece non dovrebbe esserlo, la dimostrazione di forza con cui ieri sono stati piegati gli scandinavi, quantomeno perché, come detto, parrebbe il naturale sviluppo di un miglioramento lento, graduale, ma evidente. Giocasse sempre così, l'Italia non presterebbe il fianco a critiche di sorta, di questi tempi: versatilità tattica, piglio propositivo, buona tenuta atletica, continuità di pressione, una pressione che a tratti è divenuta martellante. Andare oltre i propri limiti, si diceva; i limiti qualitativi nostri li conosciamo, e sono concentrati soprattutto in retroguardia e in avanti. Tali carenze hanno due conseguenze: si concedono agli avversari percentuali realizzative altissime (ieri la Norvegia un tiro e un gol, grosso modo), mentre in prima linea si deve creare tantissimo e concludere un'infinità di volte, prima di trovare l'agognata segnatura (e non è nemmeno detto che ci si riesca sempre). Chiaro che, in un tale quadro, l'intensità, l'esprimersi costantemente su ritmi elevati, sia fondamentale se si vuol nutrire qualche speranza di fare risultato: ieri è accaduto, e i frutti son stati alfine colti. 
FLORENZI IMPRESCINDIBILE - Inutile, come detto, imprecare ai vuoti generazionali. Davanti non abbiamo stoccatori inesorabili, si sa: li avessimo, a Roma avremmo chiuso il primo tempo con un vantaggio del tutto rassicurante. Pellè, pur sempre nel vivo dell'azione, ha confermato di non essere il terminale ideale per una selezione con ambizioni europee (ben quattro occasioni mancate, tre di testa e una di destro): mi ricorda un po' la generosità dell'ultimo Graziani azzurro, che però non era l'uomo cardine del reparto ma faceva da spalla a Paolo Rossi...  Anche Eder ha fallito una colossale opportunità a tu per tu con l'ottimo Nyland, che già in precedenza aveva deviato in corner un preciso diagonale dalla distanza di Soriano; nel conto va anche messo un gol misteriosamente annullato a Florenzi, messo davanti alla porta vuota da Candreva. Lo stesso Florenzi ha poi siglato il pari su dormita difensiva dei norvegesi e, dopo una fuga sulla destra, scodellato il traversone per il sinistro vincente (e il riscatto in extremis) di Pellè, dimostrando di essere elemento imprescindibile per questa compagine: eclettico, veloce, utile in ogni fase di gioco, incisivo sotto porta. Il tutto, mentre percuotevano le fasce laterali con apprezzabile continuità sia Darmian sia un De Sciglio non sempre preciso al cross, ma inesauribile, efficace in copertura e sempre pronto ad appoggiare l'azione offensiva: quasi sui livelli che, ai tempi della Confederations Cup 2013, mi fecero azzardare paragoni irriverenti con certi grandi del passato. 
GIOVINCO MAI COSI' IN PALLA - Palle gol anche per Candreva e per Giovinco, con l'ex juventino che sta smentendo alcuni luoghi comuni relativi alla scarsa attendibilità di alcuni tornei esteri: ha fatto più nelle ultime due gare, giocate da "militante" nella lega  MLS, che in tante anonime comparsate nel corso della gestione Prandelli. Un'altra arma da non sottovalutare, il piccolo Sebastian, per lo spuntato attacco azzurro; ma la fatica con cui sono stati colti i tre punti in una gara pur dominata in lungo e in largo non deve far dimenticare che questa Italia ha bisogno di ben altro, se vuole lasciare un segno tangibile a Euro 2016 (il che potrebbe voler dire arrampicarsi almeno fino ai quarti di finale): Balotelli e Pepito Rossi sono da reinserire al più presto, magari fin dalle prossime amichevoli, Insigne deve trovare spazio, va lanciato Berardi e... rilanciato Zaza, che ha dato importanti segnali di risveglio nell'ultima uscita internazionale della Juve. Insomma, la squadra va potenziata e migliorata, i mezzi per farlo sono limitati ma esistono. L'importante sarà conservare lo spirito, psicologico e tattico, gettato nella pugna poche ore fa: se è vero, e lo è, che una rappresentativa nazionale è lo specchio fedele dello stato di salute di un movimento calcistico assai più di club imbottiti di stranieri, ebbene, l'immagine riflessa da questo specchio ci piace assai, pur con tutti i suoi difetti. Se l'Italia del pallone è quella della notte romana, abbiamo ancora delle speranze. 

2 commenti:

  1. secondo me molto del merito di questa meritatissima qualificazione e del carattere mostrato è da attribuire a Conte. L'ex allenatore della Juve sta riuscendo anche in Nazionale a imprimere le sue idee, il suo marchio di fabbrica, la sua mentalità, pur non contando su valori avvicinabili a quelli di cui godeva col club torinese. Sono d'accordo con te, basta piangerci addosso e cercare di creare un solido gruppo, valorizzando la rosa al massimo e inserendo pedine emergenti, oltre a quelle che nel corso di queste gare si sono consolidate, vedi i due attaccanti, Soriano, l'acciaccato Bertolacci, l'inesauribile Florenzi, i ritrovati De Sciglio e El Shaarawy e le certezze Darmian, Bonucci, Chiellini, Candreva, senza tener conto di infortunati cronici come Marchisio. Da qui all'Europeo occorrerà tra l'altro cercare di recuperare alla causa azzurra altri giocatori in panne, tipo Immobile e Balotelli. Sono fiducioso poi che qualche ragazzo possa diventare un crack... e la mia nomination va al napoletano Insigne!

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    1. Direi che più o meno il quadro è questo, e non è sconfortante. Si può costruire qualcosa di decente, come del resto si poteva fare due anni fa in Brasile, se non ci fosse stato quell'assurdo crollo finale organizzativo, caratteriale, tecnico e tattico. Questa volta non si dovranno prendere sottogamba i prossimi impegni amichevoli, che saranno fondamentali per migliorare i meccanismi di gioco, inserire giovani e valutare le alternative a disposizione. Dici bene sull'impronta di Conte, in questo senso forse il CT più vicino a Sacchi fra quelli che si sono succeduti ultimamente.

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