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domenica 18 novembre 2018

NATIONS LEAGUE: PASSA IL PORTOGALLO MA L'ITALIA C'È, ECCOME. DIFESA SOLIDA E CENTROCAMPO DI LUSSO, MANCA IL BOMBERONE

                                                   
                                                                         Verratti, fra i migliori

Delusione? Suvvia, non scherziamo. Solo gli ottimisti a oltranza potevano sperare in un aggancio in extremis della final four di Nations League: il vero obiettivo di questo primo scorcio di stagione, per l'Italia, era la salvezza, ed è stato ottenuto brillantemente in Polonia. Non un'impresa da poco, se pensiamo ai balbettii di inizio torneo e se vediamo la fine che ha fatto la Germania, passata in pochi mesi dagli altari planetari alla polvere della Serie B europea. È ancora una Nazionale in cantiere, la nostra, e solo nell'ottica della ricostruzione in corso vanno interpretati i segnali giunti dalla sfida di San Siro col Portogallo (il quale anche in caso di sconfitta avrebbe poi avuto un bel match point contro Piatek e compagni). 
OCCASIONI A GO GO - Segnali positivi e bicchiere mezzo pieno, senza alcun dubbio. In settembre, i nostri ragazzi naufragavano a Lisbona dopo una recita all'insegna dell'impotenza offensiva e del disagio tattico: ebbene, sembra passato un secolo. Ieri sera, per un'ora abbondante, la squadra di Mancini ha confermato gli enormi progressi già emersi a Genova e in terra polacca. Il ritrovato gusto per il gioco manovrato, la precisione nel tocco di palla e nei passaggi, la volontà di tenere sempre e comunque pallino, di aggredire. I campioni d'Europa in carica sono stati totalmente in balìa degli azzurri: incapaci di imporre la loro classica ragnatela, impossibilitati a ripartire, costretti ad armare una mera difesa passiva. Ai punti, in quei due terzi di gara, la vittoria italiana è stata schiacciante, con occasioni in serie: Insigne dalla distanza ha chiamato Rui Patricio a una difficile parata, e sulla ribattuta Immobile ha calciato alto; Florenzi ha sfiorato il palo con un destro dal limite; ancora Immobile, splendidamente liberato davanti al portiere da Verratti, si è fatto respingere la conclusione dall'estremo portoghese; Bonucci di testa, su punizione di Insigne, ha mandato sull'esterno della rete; e dulcis in fundo, in avvio di ripresa, Chiesa ha mancato il bersaglio da pochi metri (tiro deviato in corner) dopo una bella combinazione Verratti - Biraghi. 
CENTROCAMPO DI QUALITÀ, INSIGNE OK, IMMOBILE DOUBLE FACE - Il problema del Club Italia del Mancio, a ben vedere, è tutto qui: manca il killer instinct, manca la capacità di finalizzare. Non è poco, sicuramente, ma il quadro complessivo pare decisamente roseo: incredibilmente roseo, direi, se si pensa a come eravamo ridotti. Il centrocampo, che aveva fatto naufragio nelle prime uscite stagionali, ha ormai trovato una buona quadratura: Verratti si è reso protagonista della sua prova più autorevole in maglia tricolore, impadronendosi delle redini del gioco e non limitandosi, come spesso gli è capitato, a dare il meglio in interdizione; accanto a lui, anche Jorginho è lievitato a ottimi livelli di rendimento, mostrando inoltre una personalità che raramente si era vista nelle sue apparizioni pre Chorzow; Barella si è confermato giocatore coraggioso e utile nelle due fasi, deve solo trovare continuità nell'arco dei novanta minuti.
Purtroppo, l'ottima tessitura del reparto di mezzo si è scontrata con l'evanescenza della prima linea, in cui il solo Insigne ha mostrato vivacità e intraprendenza (anche per lui, la migliore prestazione di sempre in rappresentativa), mentre Chiesa si è dannato l'anima con scarsi risultati (e a volte scarsa collaborazione dei compagni); quanto a Immobile, polveri bagnate come troppo spesso gli capita quando è chiamato a indossare la casacca nazionale: clamoroso, in particolare, il gol mancato in avvio dopo la staffilata di Lorenzino.
GAP FISICO - Oltre all'incapacità di pungere, il campanello d'allarme è giunto dal netto calo fisico dell'ultima mezz'ora, che ha consentito a un Portogallo fin lì annichilito di assumere il controllo delle operazioni arrivando persino a sfiorare un'immeritata vittoria, con un velenoso tiro di William Carvalho sul quale Donnarumma si è esibito in un intervento sensazionale, confermando il buon rendimento recente in azzurro. La scarsa resistenza atletica sulla lunga distanza è un limite che caratterizza molte formazioni nostrane nei confronti internazionali, da diversi anni a questa parte, ma ci si può lavorare, e del resto il problema del Meazza è stato a monte: cioè arrivare a quella fase finale col fiato corto, senza aver prima concretizzato l'enorme mole di pregevole lavoro svolto. 
DILEMMA OFFENSIVO: CUTRONE È LA SOLUZIONE? - Torniamo dunque al problema - base: non c'è il bomber, il Vieri o l'Inzaghi della situazione, capace di trasformare in gol anche la palla più sporca (fermo restando che un po' tutti debbono aggiustare la mira...). Con Balotelli di nuovo in... purgatorio, con Belotti che solo ora sta uscendo da un periodo opaco, con Immobile Dottor Jekyll e Mister Hyde, rimane da provare Cutrone, e fossimo nel cittì non staremmo più tanto a pensarci su: il ragazzino sciorina fiuto del gol e capacità realizzative fin dai primissimi passi mossi in Serie A, ha doti tecniche e sfrontatezza giuste per ben figurare anche in un contesto di elevata competitività. In alternativa, bisogna sperare in una "operazione Napoli", ossia inventarsi un fromboliere dal nulla come riuscì a Sarri con Mertens quando si vide privato di Higuain, suo naturale terminale offensivo, oppure creare una cooperativa del gol come fece Lippi con la sua Italia mondiale 2006. Operazioni difficili che richiedono tempo, applicazione ed esercitazioni ripetute: e il tempo è poco per questa Nazionale, che nel 2019 si vedrà proiettata nelle qualificazioni all'Europeo itinerante, un obiettivo che non possiamo mancare. 
PIU' CONFERME CHE SMENTITE - Detto questo, il paragone fra le due "delusioni milanesi" a distanza di un anno, Svezia e Portogallo, non regge, checché ne dicano certi commentatori: nel novembre 2017 eravamo azzerati, avevamo toccato il fondo. Oggi, l'opera di ricostruzione della selezione ha raggiunto un grado insperato: centrocampo qualitativo, difesa dal rendimento ottimale (con un Chiellini che ha onorato al meglio la sua centesima maglia azzurra), "movimentatori offensivi" in palla (non solo Insigne ma anche Bernardeschi, la cui assenza si è avvertita non poco contro i lusitani), occorre trovare chi la "sbatta" dentro. Ma il bicchiere, lo ripetiamo, resta mezzo pieno: l'Italia c'è, c'è di nuovo, e un mese dopo, contro un avversario più forte della Polonia, ha fornito più conferme che smentite. Guardiamo avanti con moderata fiducia. 

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