Powered By Blogger

venerdì 16 settembre 2011

QUANDO ESTATE VOLEVA DIRE FESTIVALBAR

Metà settembre. Fino a quattro anni fa, era questo il periodo, giorno più giorno meno, in cui il Festivalbar celebrava il suo atto conclusivo, la finalissima all'Arena di Verona. Cosa sia stato il Festivalbar, credo siano in pochi a non saperlo: in termini "tecnici", una rassegna canora che attraversava tutta la stagione estiva, partendo a giugno e, dopo una vera e propria tournée che toccava diverse città italiane, chiudendosi nella maniera che abbiamo detto, quando già le giornate si accorciavano e l'autunno faceva capolino; in termini "emozionali", Festivalbar era, semplicemente, l'estate tout court, perlomeno come l'abbiamo intesa noi, ragazzi degli anni Settanta -Ottanta - Novanta: divertimento, spensieratezza e musica, tanta musica. 
I PRIMI ANNI - Festivalbar vide la luce negli anni Sessanta, 1964 per la precisione, grazie a una delle tante geniali intuizioni di quel grande impresario e profondo conoscitore dell'industria musicale (italiana e internazionale) che fu Vittorio Salvetti. A lui, per inciso, si deve anche la salvezza del Festival di Sanremo, che negli anni Settanta, sotto la sua guida, riuscì a risollevarsi dopo alcune edizioni disastrose che ne avevano messo a repentaglio l'esistenza. L'idea alla base di Festivalbar era semplice: mettere in concorso una selezione di canzoni che, a giudizio dell'ideatore e organizzatore, potevano diventare delle hit estive, e sottoporle a "referendum popolare" tramite la gettonatura nei juke box, all'epoca diffusissimi nelle spiagge e nei locali. 
Un'idea vincente: dopo un avvio in sordina (per alcuni anni non vi fu la ripresa televisiva della finalissima), l'esplosione e un successo crescente. Fino al 1982, quella inventata da Salvetti fu una manifestazione dalla struttura assai semplice, direi quasi scarna: presentazione, all'inizio dell'estate, dell'elenco dei partecipanti, poi votazioni per tutti i mesi caldi (con le cartoline voto pubblicate da Sorrisi e Canzoni TV che si aggiunsero alle gettonature) e un solo appuntamento televisivo (su Rai Due), quello con la finalissima, che approdò all'Arena di Verona dopo le prime edizioni divise fra Salice Terme e Asiago. 
IL "DISCOVERDE" - C'era un concorso "satellite", il Discoverde, in pratica la sezione giovani del Festivalbar vero e proprio, che per un tratto viveva di vita propria, anche con qualche passaggio televisivo (quello del 1982, ad esempio, andò in onda sulla Rete Tre  l'8 luglio, in contemporanea con la celeberrima semifinale del Mondiale di Spagna fra Germania Ovest e Francia!), e i primi classificati avevano poi l'onore di esibirsi nel corso della serata finale della kermesse "sorella maggiore". Già con questa formula "minimale" (al di là di qualche leggera variazione che avveniva di quando in quando, ad esempio la suddivisione dei cantanti in gironi di vario genere) il successo che il pubblico le decretò fu comunque enorme, pari al numero di canzoni e di artisti lanciati in orbita. 
IL BOOM TARGATO CANALE 5 - Ma il vero boom avvenne negli anni Ottanta e, benché pesi dirlo di questi tempi, grazie a Silvio Berlusconi e al suo network Canale 5, dove Festivalbar si trasferì nel 1983, cambiando radicalmente struttura (o format, come si dice oggi). Non più solo una serata, ma un vero e proprio tour attraverso l'Italia lungo un'intera estate ("La grande estate giovane di Canale 5", recitava lo slogan dell'epoca) con gran galà conclusivo secondo tradizione, ossia in terra scaligera, nello splendido anfiteatro romano. 
Il successo fu clamoroso: cantanti italiani e stranieri popolarissimi, giovani esordienti lanciati in orbita per carriere folgoranti, meteore da "one shot", un colpo e via per il quale però vieni ricordato ovunque e per tutta la vita, stranieri sconosciuti e destinati a rimanere tali: tutti, indistintamente, acclamati come degli dei in terra dal pubblico delle piazze. E sì, perché l'altro grande segreto del boom fu appunto il tour: portare il Festival in giro per la penisola (e anche fuori dei confini: ricordo ad esempio delle tappe ad Ibiza, sull'onda dei successi di Sandy Marton), riunire venti - trenta cantanti a sera e farli esibire praticamente sulla soglia di casa dei giovani, cioè dei grandi consumatori della musica pop, ragazzi che quei cantanti, prima, potevano solo ascoltarli alla radio, sui dischi o sui nastri, o vederli alla tv o anche ai concerti, ma mai così tanti tutti insieme. 
Se le basi storiche del successo del Festivalbar sono state gettate nella prima fase della sua esistenza, quella televisivamente targata Rai, la leggenda è dunque nata e si è consolidata negli Ottanta, soprattutto, e in misura minore nei Novanta. Era il Festivalbar dei tormentoni, dei Righeira e delle Tracy Spencer, canzoni leggere leggere ma che resistono ancora oggi nel cuore di chi quegli anni li ha vissuti da ragazzino adolescente. 
Il successivo passaggio a Italia Uno, la riduzione delle tappe (con la kermesse che si prendeva una pausa ad agosto) e il momentaneo sfratto dall'Arena di Verona (dove ritornò nel '98), con finali spostate a Villa Manin di Codroipo, Marostica e Napoli (autentiche adunate oceaniche in piazza del Plebiscito) non intaccarono inizialmente l'appeal della manifestazione, che anzi sembrò guadagnare popolarità col passare del tempo, sopravvivendo anche al fisiologico tramonto dei juke box. 
GARA CANORA "ANNACQUATA" - Per noi che ne abbiamo vissuto la fase di massimo splendore, l'appannamento della kermesse è cominciato quando, nel '95, Festivalbar ha perso la sua connotazione di concorso canoro tout court: niente più votazioni palesi, niente più classifiche. Beninteso, c'era sempre il vincitore, anzi i vincitori, trionfatori in categorie che si moltiplicarono progressivamente (miglior straniero, miglior performance, premio radio...), ma la sensazione di gara risultava essere assai annacquata. 
In pratica, una sorta di Grammy in versione italiana, colossale passerella di artisti con riconoscimenti finali. Erano gli anni dei trionfi a ripetizione dei grandi cantautori italiani: Vasco Rossi, Ramazzotti, Pino Daniele, Ligabue, Jovanotti, Zucchero. Ma qualcosa si stava rompendo: la formula senza più mordente (la gara canora è nel sangue degli italiani, e il successo intramontabile di Sanremo lo dimostra in maniera inequivocabile), vincitori largamente prevedibili, e poi l'eterna polemica sul playback, che per tanto tempo ha funzionato, quando  l'industria discografica immetteva sul mercato una mole enorme di prodotti e aveva bisogno di promuoverli massicciamente, e il playback era il mezzo tecnico più rapido e meno dispendioso per raggiungere l'obiettivo. Nel nuovo millennio, questo artifizio è diventato inaccettabile per larga parte degli artisti e per il pubblico: i primi preferiscono di gran lunga l'esibizione dal vivo, e i secondi gradiscono che un cantante dimostri "veramente" le proprie capacità, tanto più in una manifestazione di richiamo come il Festivalbar, che però ha impiegato troppo tempo prima di piegarsi alla logica del "live" (avvenne nel 2002).  
LA CRISI E LA FINE - Tutto questo, unito anche a conduzioni piuttosto infelici (il trio Forrest - Blasi - Canalis del 2006), portò al patatrac del 2008: sembrava tutto pronto ed uscirono addirittura le tradizionali compilation, ma la manifestazione non partì, e l'organizzatore Andrea Salvetti (figlio di Vittorio, prese in mano le redini della rassegna nel '99, dopo la morte del padre) è sempre stato piuttosto vago sui fattori che impedirono la realizzazione del progetto. Si parlò di un anno di pausa, ma Festivalbar non è più tornato. Morto, defunto, senza spiegazioni. Si attribuì la colpa al calo dell'audience (che tuttavia nel 2007 aveva fatto registrare una crescita rispetto all'anno precedente) e alla mancanza di sponsor, ma mai nulla è stato chiarito. 
Oggi, sempre all'Arena di Verona, ci sono i Wind Music Awards, ma, con tutto il rispetto, la magia del Festivalbar era tutta un'altra cosa. E, opinione personalissima, mai come in questo momento la musica italiana avrebbe bisogno di una rassegna del genere, meno celebrativa e più "dinamica" com'era il Festivalbar di patron Salvetti Senior.


Nel video sopra, l'ultima canzone vincitrice assoluta del Festivalbar, nel 2007: "Parlami d'amore" dei Negramaro.

2 commenti:

  1. ciao Carlo, anche a me piace dividermi tra la passione per il calcio e quella per la musica. E il mio blog ne è una testimonianza, visto che vi raccolgo gli articoli dell'una e dell'altra specie. A dire il vero ho cominciato proprio a scrivere di musica, quando ero all'università ed ebbi modo di entrare a Radio Popolare. Un'avventura splendida, che mi ha permesso di vivere in tempo reale l'esplosione del rock alternativo italiano. Con molti di quei protagonisti sono poi diventato amico. Persino il mio romanzo è impregnato di musica! Ma non è di questo che voglio parlare, ma del tuo nostalgico post sul Festivalbar. Una manifestazione che è terminata mestamente ma che ha rappresentato per 20 anni nella memoria collettiva la più grande antagonista del Festival di Sanremo. Per carità.. ambiti completamente differenti ma in un certo senso altresì complementari. Io, poi, essendo di Verona sono molto legato al ricordo della manifestazione estiva. Vincere rappresentava la summa artistica per molti cantanti o gruppi, il coronamento di un successo, la certificazione di "essere arrivati"... pensiamo alle lacrime di Tiziano Ferro! Ho dei ricordi bellissimi associati all'Arena! Folle gremite, urla che manco i Beatles, artisti di tutti i generi passati di qua... Gli anni '90 per me sono stati i migliori, se penso ai trionfi di Ligabue, gli 883 o Zucchero (splendida l'edizione del '95 con Grignani protagonista col suo strepitoso esordio). Ma anche mia mamma, se chiude gli occhi, rivede una serata magnifica: quante volte mi ha raccontato di quando, appena maggiorenne, assistette alla prima finale svolta all'Arena! Ma ormai sono cambiati i tempi e persino il Festivalbar sa di antiquato, si preferiscono i talent show, i venditori di sogni!

    RispondiElimina
  2. Ciao Gianni! Anche in questo tuo intervento tanti ricordi... Benché io sia più legato a edizioni precedenti del Festivalbar, le lacrime di Ferro, chissà come mai, le ho ben presenti, e ho ben presente la corsa folle, tipo calciatore dopo il gol, di Jovanotti nel '99, all'annuncio che lui era il vincitore. Vedrai, prima o poi anche il filone talent si esaurirà: che poi non è un vero e proprio filone, ma un fenomeno che si regge su alcuni format consolidati e alcuni personaggi totem, come Ventura e De Filippi. Hai visto Star Academy che flop? La notizia del libro è fantastica, ho visto che ne parli sul blog, vengo a dare un'occhiata e a commentare. Ciao!!

    RispondiElimina