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venerdì 9 settembre 2011

SERIE A: BILANCIO DEL MERCATO (TERZA PARTE)

NOVARA - Ci sarà da soffrire fino in fondo, e la squadra non pare essersi attrezzata adeguatamente per una simile prospettiva. Rimane la certezza Ujkani in porta, mentre la rinuncia al duo delle meraviglie Gonzalez - Bertani potrebbe risultare suicida.
Difesa innervata da Paci e Dellafiore, onesti mestieranti di categoria che però non rappresentano autentiche garanzie, a centrocampo il talento mai del tutto espresso di Pinardi e la promessa Mazzarani, bene l'anno scorso a Modena. Attacco pletorico, ma fra Granoche, Morimoto, Jeda e Meggiorini nessuno sembra in grado di "bollare" con continuità nella massima serie (a parte qualche exploit del brasiliano, risalente però a qualche campionato fa). La sicurezza è Tesser, tecnico pragmatico e voglioso di emergere: basterà?

PALERMO - Poche storie, Zamparini ha quasi rotto il giocattolo. Perdere in un colpo solo cinque pezzi da novanta, cinque colonne della squadra come Sirigu, Cassani, Bovo, Nocerino e Pastore può causare un contraccolpo terrificante anche a squadre di più alto lignaggio, soprattutto se queste colonne non vengono rimpiazzate in maniera dignitosa. A parte Silvestre e Della Rocca, il piatto del mercato piange. Aggiungiamoci l’incertezza societaria legata alla posizione di Sogliano e il benservito dato a Pioli: d’accordo la grave eliminazione in Coppa, ma si trattava di calcio d’estate e di una squadra appena all’inizio del suo percorso, oltretutto già turbata da gravi incertezze tecniche e da continui terremoti dirigenziali. Lavorare in certe condizioni è disumano anche per tecnici più scafati (vedasi Rossi), figuriamoci per un bravo emergente come Pioli.
In porta, fra Benussi e lo svalutato Rubinho, non c'è da stare molto allegri, a meno di sorprese da parte del greco Tzorvas. Meglio la difesa dove, a parte l'ex catanese, rimangono comunque Munoz e super Balzaretti, uno dei migliori atleti espressi dal calcio italiano negli ultimi dieci anni. Al centro le certezze sono Migliaccio e Della Rocca, Zahavi e Aguirregaray scommesse affascinanti, mentre Acquah, Bacinovic e soprattutto Ilicic dovranno bruciare le tappe della maturazione. Barreto porta buona tecnica e versatilità, anche se non è uno che possa farti fare il salto di qualità. In attacco si resta appesi  ai guizzi e alla velocità di Hernandez e alla classe di Miccoli, mentre Pinilla dovrà essere più concreto e continuo. Nessun allarmismo perché la squadra c'è comunque, ma al momento l'Europa League sembra un obiettivo tutt'altro che facile da raggiungere e il rischio è quello di rimanere intruppati nel gruppone di centroclassifica.

PARMA - Si riparte da Colomba, che è già una garanzia di assoluta affidabilità. In difesa, i punti di forza sono Mirante, ormai assestatosi su di un livello di buona continuità verso l'alto, e l'ottimo Zaccardo, difensore goleador. Occhio a Rubin, mentre l'operazione rilancio di Santacroce, ex (per ora?) grande promessa del nostro calcio, è affascinante ma anche rischiosa. Al centro, in bocca al lupo a Galloppa, che si spera abbia del tutto superato il gravissimo infortunio di un anno fa, mentre molto dipenderà dalla concretezza e dall'esperienza del combattente Blasi e dalle scorribande sulla fascia sinistra di Modesto. Ad occhio e croce, però, si avvertirà parecchio la mancanza di Candreva, cervello e ispiratore.
In attacco non c'è più Amauri, l'anno scorso spesso decisivo, però è arrivato Floccari, e ci si può stare. Crespo sparerà le ultime cartucce e ci si attende qualcosa in più da Palladino, gran talento ma fragilissimo sia fisicamente sia mentalmente, meno da Biabiany, confusionario e inconcludente nell'annus horribilis della Samp. Dove può arrivare questo Parma? Il termometro delle sue ambizioni sarà Giovinco: ormai stabilmente nel giro azzurro, se il traguardo dell'Europeo lo ispirerà al punto giusto potrebbe portare il Parma ben oltre una salvezza tranquilla, magari assegnandogli il ruolo di mina vagante.

ROMA - Le incertezze societarie hanno fatto passare in secondo piano un mercato assolutamente degno di nota. Il portiere della Nazionale vicecampione del mondo, Stekelenburg; uno dei giovani centrali difensivi più apprezzati a livello europeo, Kjaer; uno dei difensori di più alto rendimento al mondo negli ultimi anni, l'eclettico Heinze. E ancora, Gago e Lamela, giovani argentini cercati un po' da tutti, Bojan, gioiellino scuola Barcellona, Osvaldo, l'italo - argentino che si è fatto onore nella Liga, la speranza Borini... In più sono rimaste certezze come Cassetti, Burdisso, Perrotta, Pizarro, De Rossi, che se è quello delle ultime apparizioni in Nazionale, buon per i tifosi della Roma. Per non parlare di Borriello, che pure sembrava destinato alla partenza.
Sopra tutti c'è, come sempre, Totti: è in parabola discendente, d'accordo, ma l'anno scorso è stato ancora decisivo. Non credo sia un problema per la società giallorossa: deve sapersi gestire bene lui, con umiltà, e deve saperlo gestire bene Luis Enrique, la vera, autentica scommessa di Di Benedetto. Potenzialmente, se l'allenatore spagnolo saprà vederci chiaro nel bel mix a disposizione e se l'ambiente si calmerà, è una "Magica" da primissimi posti.

SIENA - Un anno di purgatorio e si riparte, con l'obiettivo di sempre: la permanenza in categoria. Sarà dura, ma i toscani sono abituati a lottare fino all'ultima giornata. Le frecce al loro arco non mancano: il punto di forza è il centrocampo, che ha trovato in D'Agostino uno potenzialmente in grado di sparigliare le carte sul grande tavolo della corsa alla salvezza. Se ne avrà voglia, l'ex Udinese può far girare l'attacco a mille, inventare e risolvere lui stesso più di una partita. Poi è arrivato Mannini: "sfiduciato" da Napoli e Sampdoria, porta in dote, a parte l'ovvia voglia di riscatto, corsa, polmoni, agonismo e inserimenti micidiali, ma anche una discontinuità che finora ne ha frenato l'ascesa verso livelli che pure sarebbero alla sua portata. Occhio al giovane Bolzoni, centrale d'ordine e di sostanza.
La difesa si avvale del rientro in Italia, dopo la discreta esperienza spagnola, di Contini, un'iniezione di qualità in un reparto che appare un po' fragilino, anche se i vari Terzi e Del Grosso garantiscono grinta e applicazione. In attacco il solito Calaiò, che deve dimostrarsi bomber da A e non solo da B, la scommessa Gonzalez, reduce dagli exploit novaresi, e il promettentissimo Destro, che alle prime apparizioni in massima serie col Genoa ha convinto (subito in gol al debutto col Chievo). Tre incognite per la categoria, un bel rischio.

UDINESE - I Pozzo hanno scelto l'anno sbagliato per monetizzare il tanto lavoro di crescita di talenti svolto negli ultimi anni. Via Zapata, Inler e Sanchez, tre pesanti menomazioni. Si può anche comprendere che in un calcio come il nostro, caratterizzato da una assurda disparità di risorse finanziarie fra le poche grandi e tutte le altre, le società medie e piccole non possano che seguire una politica di tale genere, ma, ecco, forse almeno uno dei magnifici tre lo si poteva tenere, cercando un importantissimo approdo ai gironi di Champions che, come si è visto, non era fuori portata.
Rimane comunque una signora squadra. Le certezze: il portiere pararigori Handanovic, la roccia difensiva Domizzi, i generosi terzini Pasquale e Armero, gli eclettici centrocampisti Pinzi e Isla, il tecnico e veloce Asamoah, un Floro Flores reduce da una mezza stagione, al Genoa, che è stata la migliore della carriera, e l'intramontabile Di Natale, fuoriclasse (almeno a livello nazionale) per il quale sono ormai finiti gli aggettivi. La scommessa è Fabbrini, giocatore che può svariare su tutto il fronte offensivo, suggeritore e finalizzatore, uno dei talenti più puri delle nostri bistrattate ultime leve. Guidolin può mantenere l'Udinese a livelli di tutto rispetto.
CARLO CALABRO'

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