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giovedì 16 febbraio 2012

SANREMO 2012: SECONDA SERATA, FINALMENTE LA MUSICA AL CENTRO

Musica, finalmente! Una boccata d'ossigeno per i puristi del Festival. E sì, perché la seconda serata è parsa, vivaddio, più in linea con l'essenza originaria della manifestazione, quella che dovrebbe "coccolare" i cantanti e le loro canzoni, ponendoli al centro dell'attenzione invece di lasciarli in un cono d'ombra, oscurati da baracconate di varie umanità e di dubbia validità artistica. Così è stato, e per fortuna, ogni volta che Gianni Morandi ha invocato, dal palco dell'Ariston, nuove irruzioni di Celentano, è giunto il silenzio come unica risposta: ce ne faremo una ragione, nella consapevolezza che presto, entro sabato, in Riviera sarà di nuovo l'ora del Molleggiato. Intanto, per questo secondo capitolo della saga festivaliera, ecco snodarsi uno spettacolo al passo con le moderne esigenze di uno show musical - televisivo ma assolutamente rispettoso della tradizione della kermesse: canzoni a ritmo sufficientemente sostenuto, intervallate da momenti "extra" non invasivi e debordanti come la celentanata di ventiquattr'ore prima, e poi il tanto sospirato pathos delle eliminazioni, sottratto alle brame degli spettatori la sera del debutto, e persino le nuove proposte di Sanremosocial collocate in scaletta ad orari non eccessivamente penalizzanti. 
Del resto, quando si è vista comparire la sospiratissima Ivana Mrazova, è stato chiaro che tutto era ritornato alla normalità, e difatti, dopo gli "sconvolgimenti" del vernissage, nulla è parso fuori posto o stonato, nemmeno le incursioni dei Soliti Idioti, che personalmente non conoscevo, se non per sentito dire (e non era un sentito dire incoraggiante) e che ho trovato tutto sommato gradevoli, anche quando non han dovuto far ricorso alla trivialità che pure ne rappresenta, pare, un corposo e discusso marchio di fabbrica. I due ragazzi "made in Mtv" hanno persino regalato alcuni momenti musicali certo ironici, ma non privi di un certo spessore, spaziando da un rock persino più schietto di quello dei Marlene Kuntz a un divertissement di stampo "arboriano", con quella "Buongiorno" decretata d'autorità, da loro stessi, canzone vincitrice del Festival. I richiami all'omosessualità? Leggeri e con la voglia di sdrammatizzare un tema che, anche in edizioni recentissime, è stato vissuto con toni aspri e polemici non degni di una Italia del Duemila (basti pensare al caso Povia del 2009). 
Troppo buono? Forse, ma serate come questa, in cui la musica prende il sopravvento tanto da riportare alla mente gli anni storici della gara canora, un po' di manica larga ci vuole. E pazienza se oggi ci sono i Soliti Idioti e una volta c'erano Grillo e Manfredi, e successivamente Panariello e persino la Littizzetto: ogni epoca ha i suoi comici, forse cambiano le modalità di divertimento, forse si ride secondo schemi diversi, e comunque Mandelli e Biggio sono due dei personaggi del momento, piaccia o no, e portarli all'Ariston è stato una bella intuizione della direzione artistica. 
Musica, dicevamo: cominciano a chiarirsi le idee sui Big, e delle quattro eliminazioni (provvisorie: stasera è già tempo di ripescaggi) due non destano scandalo né sorpresa: D'Alessio - Bertè dal ritmo trascinante ma piuttosto datato, e con una Loredana di nuovo a disagio con la voce dopo la discreta riuscita dell'esordio, Marlene Kuntz portatori di un genere tradizionalmente (purtroppo) indigesto alla platea del Festival, e il fatto che abbiano cercato di "annacquare" il loro rock con un apporto orchestrale decisamente sopra le righe ha forse peggiorato le cose. Ci si poteva tutto sommato attendere un esito del genere per Irene Fornaciari, che mi sembra comunque alla sua performance sanremese più convincente, con l'unico pezzo veramente trascinante e ben confezionato da Davide Van de Sfroos, mentre sorprende la bocciatura del duo Carone - Dalla, con una poesia che alterna toni crudi e delicati ma fa forse un uso troppo parsimonioso della vocalità del grande Lucio. 
Fra i promossi, più convincente alla seconda uscita è parso Samuele Bersani: la prima sera il brano non mi aveva colpito particolarmente, ma mi sembrava di aver intuito una certa difficoltà di esecuzione da parte dell'autore di "Spaccacuore". Emma stupisce per la sicurezza da veterana, Arisa invece non sorprende più per la sua voce cristallina e senza cedimenti a sostegno di un brano melodico stile anni Novanta; la Civello si è convertita a un  easy listening che può convincere le classiche giurie demoscopiche ma non so quanta strada possa fare fuori Sanremo. Finardi ispiratissimo in voce e in corpo (non lo ricordavo così generoso in fatto di gestualità), Renga mi pare alle prese con la necessità di far rendere subito al massimo un pezzo forte ma di non facilissima presa, e non è ancora riuscito appieno nell'impresa. Per chiudere, le tre "meraviglie": una Zilli che offre reminiscenze... mazziniane (nel senso di Mina), una Noemi che ha voce e canzone ben costruita in testo e impianto musicale da Fabrizio Moro, e una Dolcenera con un piccolo gioiello pop che, per quanto mi riguarda, ho già eletto "la mia canzone di Sanremo 2012", quella che canticchierò ancora fra diversi mesi, e forse anni.
E i giovani? In linea di massima, confermate le mie impressioni della vigilia: i pezzi più "solidi" sono quelli di Erica Mou (cantautorato moderno e intelligente) e Marco Guazzone (impianto sonoro con echi internazionali). Di Alessandro Casillo si sapeva, ha puntato sull'orecchiabilità con una linea musicale "acchiappa ragazzini", e del resto il suo compito è stato facilitato da una Dana Angi davvero troppo sopra le righe, con una serie di virtuosismi vocali forzati che hanno reso incomprensibili diverse parti del brano. Spiace invece per Celeste Gaia (e non solo perché ha dedicato una canzone al... mio nome, forse prima assoluta nella storia della musica italiana...), con una "Carlo" originale e di buon impatto. Delusione, infine, per Giulia Anania: non basta inserire nel titolo una parola contemporanea (mail) per rendere moderna una canzone invece piuttosto demodé. 

5 commenti:

  1. Ciao Carlo! Sempre interessante! Qualche nota personale, se mi posso permettere. Pare (pare!) che Samuele Bersani, martedì sera, avesse la febbre alta, e non abbia giocoforza potuto esprimersi al meglio. In effetti, ho ascoltato la sua seconda esecuzione attraverso l'autoradio: m'è sembrata decisamente nelle sue corde. Ammiccanti giochi di parole, sapiente uso dei mezzi toni, contenuto "intellettuale e sociale" senza essere populista né "censore". Delicato.
    Nina Zilli: un po' "paracula" (nel senso piacione del termine), qualcuno deve averle detto che fare la nuova Mina e gigioneggiare può rendere. Dovrebbe tornare ad essere più spontanea: due anni fa fu una piacevolissima sorpresa; nel 2011 la ciliegina sulla torta al piccolo capolavoro della scorsa edizione ("Io confesso" dei La Crus). Quest'anno è meno "originale".
    Pierdavide Carone - Lucio Dalla: sinceramente incomprensibile la "semi - bocciatura" (dico "semi" perché si vedrà se il répechage la premierà). Anche questa ascoltata (la seconda volta) attraverso l'autoradio: una canzone senza tempo. Ben eseguita, dotata di un testo - feuilleton sapientemente congegnato (una canzone "da vedere", come un film).
    Arisa: non capisco perché piaccia così tanto. E' "molla". La signorina si è imbanalita: s'è forse montata la testa? Era molto, molto più originale in passato.
    Pienamente d'accordo con la tua interpretazione "arboriana" del duo Biggio - Mandelli e della loro "Buongiorno": non fossero così inflazionati, i Soliti Idioti sarebbero potuti andare in gara, secondo me. Sarebbe stata una nota frizzante e spensierata (ma nemmeno poi tanto).
    Ascoltata "via autoradio" anche Irene Fornaciari: l'impronta di Davide Van De Sfroos c'è, e si sente. Probabilmente, il comasco l'avrebbe interpretata a suo modo. Probabilmente, anche meglio.
    Marlene Kuntz: non amo ripetermi, solo una brevissima nota che riprende un mio post su Facebook. Aspettarsi che sarebbero stati promossi in finale sarebbe stato come pretendere che gli Statuto avrebbero vinto davvero il Festival di Sanremo. Alternativi "sul serio", di nicchia: hanno centrato l'obiettivo di far conoscere a 3/4 degli italiani questa forma di musica. Non è obbligatorio piacere. Un esempio: i Tre Allegri Ragazzi Morti avrebbero subìto lo stesso trattamento.
    Emma: modaiola
    Dolcenera: nel suo stile
    Eugenio Finardi: piacevolmente teatrale, un altro mostro sacro che anche se perde non è un problema
    Francesco Renga: preferisco non parlarne. Sarei di parte. Non mi è mai piaciuto
    Chiara Civello: ecco una sorpresa. Brava e interessante, facile all'ascolto. La sua biografia racconta di un'artista "internazionale", forse questo si avverte. D'accordo con te sul dubbio che possa fare molta strada (inteso come brano!) fuori Sanremo
    Francesco

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    1. Ciao Francè! Anche questo è il bello del Sanremone, confrontare i propri giudizi su canzoni, una cosa frivola che però ci alleggerisce una vita tanto amara, ohimè.
      Ti dirò, i Marlene (che ricordo fin dai tempi di "The box: music television you control": siamo vecchi, cavolo) mi sembra abbiano un po' tradito la loro vocazione rock, c'è troppa orchestra nel loro pezzo, se devi essere "l'alieno" della situazione tanto vale esserlo fino in fondo. Della Civello ho già detto, la si aspettava per il jazz e io tutto questo jazz non l'ho sentito, anche se non sono un fine intenditore del genere.
      Su Renga, non siamo d'accordo sul cantante, mentre la canzone va effettivamente risentita. Mi è piaciuto molto come hai tratteggiato il pezzo di Carone e Dalla, hai usato termini che gli si adattano perfettamente. D'accordo pure sulla "banalizzazione" di Arisa.
      Di Nina Zilli sicuramente conoscerai anche "50mila lacrime" che fu pure colonna sonora di un film (che ho visto, ma non ricordo il titolo!). Bene infine Bersani, davvero la prima sera mi era parso troppo troppo sottotono, era chiaro ci fosse qualcosa sotto.

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  2. ciao Carlo, anch'io nel mio blog ho emesso i primi verdetti, seppur parziali, comunque le canzoni sono state rivalutate, ci sono ottimi pezzi. Concordo sugli esclusi, a parte Carone/Dalla, al loro posto avrei, per gusto personale, escluso i pur bravi Matia Bazar. I migliori mi sembrano Finardi, Bersani, Civello, Dolcenera e Emma. Renga e Emma troppo sopra le righe.
    Ho focalizzato la mia attenzione sui giovani, ottimi Guazzone e la mia favoritissima, Erica Mou, anche se ha copiato nell'arrangiamento della chitarra elettrica il famoso pezzo dei Cranberries (Zombie). A parte quello, però il suo pezzo è splendido. In ogni caso verranno ripescati D'Alessio e Carone, il sistema del televoto è troppo pregnante, la gente ama certi artisti a prescindere, per lo stesso motivo il giovanissimo Casillo, molto bravo, sbaraglierà la concorrenza tra le Nuove Proposte, avendo già più di 100.000 (!!!) fans in rete!
    Gianni

    ps dovrebbero votare un equipe di produttori, autori, giornalisti, gente navigata, oltre al popolo, anche se poi inevitabilmente entrerebbero in gioco amicizie, interessi personali ecc...
    Potere al televoto insomma

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    1. Ciao Gianni! Su Erica Mou siamo d'accordo, io sospenderei la gara e la farei vincere d'autorità, eheh!! E poi citare i per me mitici Cranberries (che vedremo sabato sera in carne e ossa) le porta punti! Ti dirò, conoscendo le giurie sanremesi il passaggio dei Matia non mi sorprende, però tutto sommato non mi dispiace nemmeno, anzi, forse il brano di quest'anno lo trovo superiore a quello che vinse nel 2002.
      Anch'io sarei favorevole al ripristino di una giuria di qualità, vera, però, non quelle recenti con Laura Chiatti e attricette varie. Da qualche anno, tuttavia, vota pure l'orchestra del Festival (e se non sono esperti loro...) e c'è pure la golden share dei giornalisti.

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  3. ehm, volevo dire "Dolcenera e Noemi", infatti Emma la nomino appena successivamente

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