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sabato 21 luglio 2012

AMARCORD: 2001, LA MIGLIORE ESTATE MUSICALE DEGLI ANNI DUEMILA

Qualche giorno fa, in un post dedicato ai malinconici Wind Music Awards 2012, ho sottolineato come le  tendenze musicali estive siano recentemente cambiate (in peggio): i classici tormentoni di un tempo scarseggiano, le rassegne canore della bella stagione sono pressoché scomparse, e la crisi della discografia impedisce il lancio massiccio di dischi e canzonette che, fino agli anni Novanta, avveniva proprio tramite queste kermesse vacanziere. Una parabola discendente che è, purtroppo, caratteristica peculiare degli anni Duemila, con poche, isolate e lodevoli eccezioni. 
Ebbene sì, questo primo scorcio di secolo ci ha portato estati perlopiù desolanti, sul piano canzonettistico. Pochi brani degni di nota a far da colonna sonora ai mesi caldi, e ancor meno quelli che sono rimasti nella memoria. Ma c'è stata una piacevole parentesi: l'estate del 2001, a parer mio la migliore, musicalmente parlando, di questo terzo millennio ai suoi primi passi. Motivi leggeri e scanzonati, altri più elaborati, tutti comunque ben confezionati, qualche tormentone e qualche rivelazione degna di nota: un'estate, quella di undici anni fa, che per ricchezza e qualità di proposte potrebbe tranquillamente competere con quelle degli anni Ottanta e Novanta, senza andare troppo indietro nel tempo. Proviamo, dunque, a offrire una parziale panoramica delle hits "balneari" di quel 2001. 
I SUPER BIG - Fu l'ennesima estate da protagonista per Vasco Rossi, che con "Siamo soli" e "Ti prendo e ti porto via", dall'album "Stupido hotel", vinse anche il Festivalbar di quell'anno. Dopo un periodo vissuto nell'ombra, si ripresentò alla grande Raf, con uno stile più intimista e meno aggressivo di cui "Infinito" rimane ancora oggi l'esempio migliore; altro graditissimo ritorno fu quello del veterano Edoardo Bennato ("Afferrare una stella"). 
Nella categoria "giovani ma già affermati", in primo piano Irene Grandi con "Per fare l'amore", mentre Alex Britti, che a Sanremo in quegli anni si proponeva in vesti fin troppo romantiche e seriose (da "Oggi sono io" a "Sono contento"), da giugno in poi cambiava pelle e si dava a un efficace disimpegno musicale: il 2001 lo affrontò con "Io con la ragazza mia, tu con la ragazza tua", non all'altezza di precedenti tormentoni ma pur sempre gradevole. 








VOLTI NUOVI - C'era grosso fermento, nel panorama musicale nostrano. Volti e voci nuovi e freschi, magari non sempre portatori di proposte originalissime ma che parevano comunque in grado di lasciare un qualche segno nella storia della nostra canzone leggera. Così fu, per parte di essi: ad esempio per i Velvet, che dopo essersi timidamente affacciati alla ribalta di Sanremo 2001 lanciarono un autentico tormentone, brano leggero ma anche finemente ironico, come "Boy band". I Gazosa invece Sanremo lo avevano appena vinto, fra le Nuove Proposte, e per l'estate si affidarono alla semplice "www.mipiacitu", il cui ritornello semplice semplice entrò, volenti o nolenti, nelle teste di tutti.
In tema di tormentoni, spopolò Valeria Rossi  con "Tre parole", quasi una filastrocca. Brano orecchiabilissimo che fece forse sopravvalutare le potenzialità dell'artista, la quale in effetti, dopo altri tentativi, tornò nell'anonimato. Stesso destino per le Lollipop, prodotto di uno dei primi talent show televisivi, con "Down down down".
Di ben altra consistenza la proposta di Neffa, già da anni nel giro e alle prese con una difficoltosa gavetta, ma che con la raffinata "Io e la mia signorina" trovò finalmente le chiavi per fare breccia nei cuori del grande pubblico. Ma, soprattutto, fu l'estate dell'exploit di Tiziano Ferro, la cui "Xdono" rimane ancora oggi uno dei suoi pezzi più efficaci. Di rilievo anche la prestazione dei Delta V, band talentuosa che avrebbe meritato miglior sorte: la loro versione di "Un'estate fa" rimane uno dei pochi casi di cover all'altezza dell'originale.



DALL'ESTERO - Le "grandi figure" dell'estate 2001 furono essenzialmente Janet Jackson ("All for you", forse la sua miglior produzione) e l'ex Spice Geri Halliwell, con "It's raining men" e "Scream if you wanna go faster". In più, la fragorosa ricomparsa dagli anni Ottanta, per l'avvio di una splendida seconda fase di carriera, di Kylie Minogue con "Can't get you out of my head".
Poi, una marea di efficacissime proposte da parte di cantanti e gruppi magari non ancora popolarissimi dalle nostre parti, ma capaci subito di piazzare l'acuto vincente. L'elenco è lungo: il cadenzato "Clint Eastwood" dei Gorillaz, in seguito martellante jingle pubblicitario agganciato agli spot di una nota banca, la delicata "Mad about you" degli Hooverphonic, la scatenata "Candela" della giovane Noelia, e ancora  "I'm like a bird" di Nelly Furtado e, dulcis in fundo, la dolce "Para toda la vida" di Marcela Morelo, in testa alla mia personalissima "Summer hit" di quell'anno. Come si evince dai nomi appena fatti, il fenomeno "latino", di cui era stato apripista Ricky Martin poco oltre la metà dei Novanta, era ancora in fase di pieno boom. 








Insomma, un'estate musicalmente ricca, allegra e spensierata. L'ultima di sempre, almeno in tali proporzioni. Gli anni Duemila hanno poi proposto altre hit balneari di spessore, qualche altro tormentone rimasto nel tempo, ma non così tanti concentrati in un'unica stagione estiva. Mi permetto una digressione extra musicale forse superficiale, forse fuori luogo, ma nella quale credo ci sia almeno un pizzico di verità: quella del 2001 fu l'estate del tragico G8 genovese, e si concluse con l'attacco alle Torri Gemelle. Due eventi la cui portata epocale è persino inutile sottolineare qui, tanto è evidente. Da allora, nulla è stato più come prima, per il mondo intero, sul piano politico, economico, sociale. Più povertà, più conflittualità, orizzonti meno chiari e più lividi. In quell'estate è finito un mondo e ne è iniziato un altro, decisamente meno bello e meno vivibile. Il fatto che da allora la musica pop, soprattutto quella della stagione calda, abbia perso freschezza, efficacia, forza d'impatto, lo inquadro, forse arbitrariamente, in questo sconvolgimento, questo totale cambiamento di prospettive per le vite di tutti noi: come una conseguenza certamente secondaria e marginale, eppure dolorosa, di quella tragica svolta storica. Fu, diciamo, la fine dell'età dell'innocenza, e quindi di tutte le cose belle che accompagnano quell'età: fra le quali, frivole fino a un certo punto, le canzoni pop che ti alleggeriscono e rallegrano i pomeriggi e le sere più afose. 

8 commenti:

  1. ti dirò Carlo, non per snobismo, ma per puro gusto personale, non ho mai amato particolarmente i cosiddetti "tormentoni" estivi. Non è giusto generalizzare, ovviamente, ci sono tanti casi di brani che hanno fatto storia, anche presi a sè stanti, scissi quindi da un periodo particolare, come può essere quello estivo.
    Occorre a mio avviso distinguere (anche se umanamente è difficile) tra valore della canzone e valore affettivo che diamo a questa, specie se determinati brani hanno caratterizzato la nostra adolescenza, le nostre prime vacanze, i primi baci.. Mi rendo conto che l'estate è portatrice di tutto ciò e io sono il primo che ricordo con affetto certi brani ma, essendo cresciuto, e appassionandomi di musica tout court, non ho particolari rimpianti per quelle felici stagioni (anni '80-'90) a cui fai riferimento tu nel pezzo. Il 2001 è stato un anno fortunatissimo e tra l'altro portatore di valide proposte, anche se alcune che hai citato non mi sembra si sentissero propriamente sotto l'ombrellone (ad esempio Ferro si impose un po' per volta, xdono uscì molto in sordina). Quello che mi rattrista è il destino spesso riservato ad alcuni artisti, ingabbiati nel pregiudizio della One Hit Wonder, come si dice in Inghilterra. Hai citato l'amica Valeria Rossi, ecco lei è il classico esempio di un'artista poliedrica che non è più stata preso sul serio... ma qui si sconfina in altri territori :-) alle prossime

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  2. Il valore affettivo nella valutazione di certe epoche musicali ha sicuramente un peso enorme, ne convengo, e del resto è mia convinzione (personalissima e discutibile, si intende) che il giudizio sul valore, sulla qualità di una canzone o di un album sia perlomeno al 70 per cento soggettivo, e solo nella restante minoritaria percentuale risponda a criteri freddamente e rigidamente oggettivi. E questo credo valga per ogni forma d'arte: chiaro, ci sono opere che non si possono non considerare obiettivamente belle e ben fatte, e altre di cui non può sfuggire la modestia, ma se ci fai caso quelle che mettono d'accordo tutti o quasi tutti sui due versanti (bello / brutto) sono poche; per il resto, esiste un'infinità di sfumature critiche e un metro di valutazione legato a ciò che un'opera d'arte, sia essa una canzone, un quadro, un film, suscita in ciascuno di noi, soprattutto a livello emotivo. Perché l'arte è soprattutto emozione, e l'emozione è qualcosa di intimamente personale: per questo non ho mai prestato troppa attenzione a classifiche del tipo "i migliori 100 album del secolo" e cose simili: possono essere opera di testate o giornalisti più o meno prestigiosi, ma sempre giudizi personali sono.
    Detto questo, il mio rimpianto per le estati di una volta non è solo affettivo: nei Settanta, praticamente, non c'ero (avevo 4-5 anni, non mi ricordo che pochissime cose), mentre negli Ottanta e nei Novanta ho vissuto anche estati impegnative e non piacevoli sul piano personale, roba che sono ben lungi dal rimpiangere, anzi.
    Rivendico l'importanza del "tormentone" nell'immaginario collettivo e nella creazione dell'atmosfera balneare leggera e spensierata, del resto è stato un must gradito ed efficacissimo di un'epoca in cui l'industria musicale girava assai meglio che oggi. Che sul piano artistico sia qualcosa di non sempre positivo per i cantanti, perché rischia di ingabbiarli e di condizionarne la carriera, è un altro discorso, che posso condividere ma che spesso dipende dagli artisti stessi; magari sono i discografici a renderli prigionieri di un cliché (della serie, o mi fai un altro tormentone o te ne vai a casa), ma spesso se si ha un bagaglio artistico consistente si riesce a sfuggire a questa schiavitù (vedi Alex Britti, l'esempio più recente).
    Di Valeria Rossi non ho più saputo nulla, al di là di una esperienza letteraria, magari potresti dirmi qualcosa di lei: al grande pubblico è rimasto quel tormentone (accattivante ma non propriamente originale sul piano testuale) e qualche uscita successiva decisamente non all'altezza come "Luna di lana" (un po' meglio "Tutto fa l'amore"). Insomma, secondo il mio personale giudizio "da esterno" non ha saputo valorizzare al massimo il successo musicale dell'esordio, pur avendo potuto contare su ribalte non indifferenti, a differenza di altri giovani. Attendo ovviamente sue notizie e le auguro tutto il successo del mondo, come scrittrice, cantautrice o ciò che lei vorrà.

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  3. Valeria ormai è da tempo fuori dalle scene, nonostante si prodighi ogni tanto come autrice di testi. A mio avviso era una brava artista e, fidati, molto stimata anche in altri ambiti che non fossero quelli intesi come "commerciali". In quel caso non ha subito chissà quali pressioni ma non ha più composto un singolo come "Tre parole", neppure le importava tanto che il disco poi era pop semplice ma non così orecchiabile come quel singolo spaccaclassifica. E poi, al di là di quell'improvviso ed esplosivo esordio, c'è da aggiungere che non faceva parte di nessuna scena, non era neppure giovanissima se vogliamo dirla tutta, nel senso che era già matura e poco malleabile. A mio avviso, se incentivata o con qualcuno che la consigliasse meglio, poteva avere un percorso non dissimile da quello di un'Arisa per dire, che è stata davvero brava a smarcarsi da pericolose etichette, proponendo musica sempre gradevole ma certamente meno sbarazzina. Alex Britti, ma pure il grande Niccolò Fabi o Samuele Bersani sono riusciti a progredire, a crescere e a farsi prendere da subito sul serio, Valeria invece ha patito quella situazione, un po' come i Velvet che, comparsate sanremesi a parte, hanno abbandonato da tempo i piani alti delle classifiche. E io sento i ragazzi in rete di tanto in tanto, sono musicisti splendidi, appassionati, seri e confezionano tanti buoni brani ancora ma, ahimè, con Boy Band hanno raccolto nientepiù che un pregiudizio, visto che poi la gente che ascoltava (la maggior parte di essi, e questo è "drammatico") il pezzo pensava di aver davanti DAVVERO una boy band, quando invece l'ironia dei ragazzi mi sembrava quanto meno evidente

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    1. Su "Xdono" ricordavo chiaramente di averla ascoltata in radio durante i mesi estivi, probabilmente era uscita nella seconda parte della stagione e poi il suo successo si è prolungato nei mesi successivi, e il sito Hit parade Italia mi ha dato la conferma di ciò (entrò in classifica intorno a metà agosto).
      Grazie per le info su Valeria Rossi, e concordo con quanto dici sui Velvet, gruppo di spessore che ha avuto (finora) un percorso inferiore ai meriti: le due apparizioni sanremesi nel 2005 e nel 2007 sono state davvero degne di nota, senza dimenticare altri tentativi di iscrizione non andati in porto (come nel 2003 con l'interessante "Miss America").

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  4. sì Carlo, non discuto se Ferro abbia fatto o no successo in agosto.. anzi, molto probabile, però il suo video circolava già da mesi soprattutto su All Music, forse videomusic, non so se ancora esisteva. Poi fu sì un successo fragoroso. Comunque se mi ricapita di sentirli ti saluto sia Valeria che i Velvet su fb :-)

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  5. ah, questo sì (io non lo ricordo ma mi fido ciecamente di ciò che dici), del resto è destino comune ad altri successi estivi quello di uscire con molti mesi di anticipo, rimanere "congelati" e poi esplodere nei mesi caldi. Quello che ricordo bene è invece, lo dico a mo' di aneddoto, una esibizione di Ferro "live" in tv, credo a "Top of the pops", proprio con "Xdono", esibizione che, devo essere sincero, lasciò in me una ben misera impressione, mi sembrò uno di quei cantanti che non riescono a reggere il passaggio dalla dimensione "studio" a quella concertistica. Evidentemente, o era in giornata no, o non aveva ancora la preparazione necessaria per ben figurare dal vivo. Per sua fortuna si è rifatto col tempo...

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    1. e io ricordo alla perfezione, dopo che da pochissimo era uscito il singolo xdono, che Enrico Ruggeri aveva affermato che un genere come quello proposto da "quel giovane cantante" non avrebbe mai fatto breccia in Italia, perchè troppo diverso dalla nostra cultura. C'è da dire, a discapito del Rouge, che in effetti artisti come Irene La Medica che da anni si prodigava in un r'n'b hip hop di matrice americana, stava raccogliendo pochissimo a livello di successo, e quindi era veramente complesso auspicare una buona carriera per Tiziano.. il quale poi ha smentito tutti :-)

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    2. Irene La Medica... Adoravo quella donna!! Sia per il coraggio nel portare avanti un genere allora non molto esplorato dalle nostre parti, sia per il fascino che emanava (nel video di "7 giorni su 7" è semplicemente strepitosa, l'ho anche postato su FB mesi fa).

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