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giovedì 5 luglio 2012

DOPO EURO 2012 - DOSSIER ITALIA: E' DAVVERO L'ORA DEI GIOVANI

                                      Cesare Claudio Prandelli: sarà ancora azzurro

Il dolceamaro dopo - Europeo azzurro si è aperto con una buona notizia: Prandelli resta sulla panchina italiana. Bene così: dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi del nostro cittì, si rischiava seriamente una ripetizione della traumatica vicenda Zoff. Il riferimento è a ciò che accadde all'indomani di Euro 2000, quando Dino - Mito lasciò la Nazionale dopo la famosa sconfitta con la Francia al golden goal (ma lo fece per motivi extracalcistici, legati a tristi dichiarazioni berlusconiane, almeno così disse), e la nostra squadra vide bruscamente interrotta la sua crescita impetuosa e apparentemente inarrestabile: quell'Italia, nata fra mille diffidenze, strada facendo aveva trovato una inquadratura perfetta e un assetto funzionale, e soprattutto si era formata al suo interno quella impagabile "aurea bearzottiana", quel clima di totale e assoluta dedizione alla causa, fedeltà e fiducia nella figura del tecnico, unità di intenti e solidità di spogliatoio che fu una delle basi del trionfo mondiale dell'82. 
CIRO, PERCHE'? - 2000 e 2012, uomini e situazioni diverse ma al contempo simili, e per fortuna con epilogo diverso. Giusto così: non si lasciano i progetti a metà, soprattutto se questi progetti sono bene avviati. E il pensiero, al proposito, non può non correre alla scelta di Ciro Ferrara: artefice di un lavoro di eccelsa qualità alla guida dell'Under 21 azzurra, che però ha deciso di mollare (oltretutto a qualificazione europea non ancora raggiunta, ma non è questo il punto) per tornare a sedersi sulla panchina di un club, nella fattispecie la Sampdoria. Non è un evento di poco conto: il richiamo della Serie A è parso irresistibile all'ex difensore di Napoli e Juve, un'opportunità da mettere assolutamente davanti alla possibilità di modellare e far crescere i giovani talenti italiani del futuro. 
Fuori discussione il ruolo della società blucerchiata, che giustamente ha fatto i suoi interessi e si è assicurata un tecnico che evidentemente stima; qui si sta parlando della mentalità che continua a pervadere tutto il movimento calcistico italiano, caratterizzando anche quei suoi rappresentanti, come appunto Ferrara, che dovrebbero essere preposti alla difesa e alla valorizzazione delle selezioni nazionali, e che invece le Nazionali le mettono sempre in fondo alla lista delle priorità. 
GIOVANI E NAZIONALE AL PRIMO POSTO - Perché il punto focale, per il futuro azzurro, è proprio questo, un nervo scoperto evidenziato dai tormenti pre - finale di Prandelli e dal cambio di rotta di Ciro (al quale, a scanso di equivoci, auguro i migliori successi in quel di Genova). Da anni, ormai, gli interessi del calcio di club hanno preso largamente il sopravvento su quelli delle Nazionali, in tutto il mondo. Però c'è modo e modo, e qui da noi francamente si è esagerato: eppure, in un momento di crisi come questo, un momento in cui le nostre società hanno perso competitività finanziaria (e conseguentemente sportiva) sul palcoscenico internazionale, l'unica scelta di buonsenso sarebbe quella di un rilancio in grande stile dei settori giovanili, e il loro conseguente sfruttamento per innalzare il valore tecnico delle rappresentative azzurre, in primis la maggiore. Ma il buon senso da tempo non abita più né in Federazione, né in Lega.  
NON SIAMO SECONDI IN EUROPA - Se Prandelli ha deciso di restare dopo tanti tentennamenti, la speranza è che lo abbia fatto in seguito a opportune rassicurazioni ricevute: il meraviglioso secondo posto europeo, che resterà nella memoria e negli albi d'oro con evidenza ben maggiore rispetto alla scoppola rimediata in finale, non equivale, lo sappiamo bene, a un secondo posto del calcio italiano nella sua globalità di sistema. Certo, non è una novità: tante volte la squadra azzurra ha ottenuto risultati superiori al valore contingente del nostro football, l'esempio più lampante è quello di Spagna '82: Paolo Rossi e compagni in trionfo a Barcellona e a Madrid, i club italiani sistematicamente eliminati nei primi turni delle Coppe e il nostro massimo campionato considerato uno dei meno spettacolari del Vecchio Continente. E' altresì innegabile che qualcuno ha sicuramente esagerato nel dare patenti di decadenza, mediocrità o addirittura scarsezza al pallone di casa nostra, perché in fondo la classifica UEFA parla chiaro: non saremo più i primi, ma siamo pur sempre nei primi cinque. 
ABETE, FAI SUL SERIO? - Tornando a bomba: non si è deciso di rilanciare i vivai dopo la batosta di Sudafrica 2010, tanto che Prandelli ha dovuto fare i salti mortali per trovare dei giovani che fossero davvero pronti per il massimo palcoscenico continentale. Lo si riuscirà a fare adesso, sulle ali di una "quasi vittoria" che rischia invece di far addormentare tutti sugli allori? Abete ha dato segni di risveglio, a parole, ma c'è da fidarsi? La citata Under di Ferrara e l'ultima stagione calcistica, in A e soprattutto in B, han portato alla ribalta verdi talentini su cui varrebbe davvero la pena puntare: perché le qualità ci sono e sono evidenti, certo devono essere svezzati, va data loro la possibilità di confrontarsi col calcio di alto livello, di sbagliare e di imparare dai propri errori. Impossibile in un football iper professionalizzato come il nostro, si dice: falso, perché in altri "football iper professionalizzati" lo si è fatto, con coraggio e convinzione: Germania, soprattutto, e Spagna sono un esempio, come lo fu la Francia degli anni Novanta.

                                     Destro: uno dei cardini della Nazionale del futuro


ALTRA ONDATA DI STRANIERI... - Io continuo a pensare che la svolta epocale potrà esserci solo commissariando questa Federazione e pensionando questa Lega. Un atto di forza, perché se speriamo che si possa cambiare in quattro e quattr'otto la mentalità di chi regge le sorti del calcio italiano, vertici istituzionali e di società, stiamo freschi. Mentre Prandelli lanciava da Kiev il suo grido di dolore, i nostri presidenti e i loro direttori sportivi erano già impegnati nella solita caccia al "fenomeno parastatale" di fuorivia: un'altra ondata di brasiliani, argentini e chi più ne ha più ne metta, giovani privi di esperienza ad alto livello e mai visti all'opera sui palcoscenici europei, sta per abbattersi sul nostro campionato. 
Come non detto, si potrebbe concludere. E titolari subito, a zavorrare i loro nuovi club di appartenenza e ad abbassare ulteriormente il tasso qualitativo del nostro torneo, già seriamente pregiudicato dalle importazioni degli ultimi anni. Eppure, questa ricerca al di fuori dei confini diventa sempre più difficoltosa: spesso, non appena una nostra squadra adocchia uno straniero, si inseriscono nella trattativa i nuovi ricchi del calcio mondiale, dai russi agli arabi, che puntualmente riescono a portarsi a casa l'oggetto del desiderio, alla faccia dei nostri squattrinati presidenti. Ma nemmeno questa frustrante situazione riesce a farli desistere dal forsennato inseguimento di rinforzi (?) oltreconfine. 
Un po' di colpa l'hanno anche i tifosi, parliamoci chiaro: passi avanti non ne hanno fatti, dai primi anni Ottanta, quando vennero riaperte le frontiere e i campioni stranieri sembravano davvero delle divinità. Ancora oggi, girando per il web, trovi appassionati che vanno in brodo di giuggiole non appena l'esperto di calciomercato di turno gli sventola davanti il possibile acquisto di qualche improbabile nome esotico. Quegli stessi tifosi sono ancora convinti che Destro sia un bluff, solo perché ogni tanto sbaglia quei gol che, alla sua età, sbagliava anche Vialli, per dire. Davvero non riesco a spiegarmi quest'ansia esterofila da parte dell'utente calcistico, e questo continuo sottovalutare e sminuire le risorse della nostra scuola calcistica, che fra alti e bassi rimane di primo piano. 
SUBITO DENTRO I GIOVANI - Alle corte: in una situazione del genere, urge prendere di petto il problema. La Nazionale maggiore tornerà in campo ad agosto, contro l'Inghilterra. Non sarà disponibile la colonna portante della squadra argento europeo, il blocco juventino, in quei giorni impegnato a Pechino per la Supercoppa italiana. Ebbene, si colga la palla al balzo per un gesto concreto e significativo: si sperimenti, lanciando fra i titolari i giovani emersi prepotentemente nell'ultima stagione, e non invece ricorrendo a seconde e terze scelte di campionato come fece Donadoni per il suo debutto contro la Croazia, dopo il Mondiale 2006.
Si dia un seguito alla rivoluzionaria pre - convocazione europea (di cui avevo parlato qui), quella che aveva portato in Nazionale addirittura un giocatore di B, l'ottimo Verratti. Si forzi la mano ai vertici del calcio e ai dirigenti dei club, adottando un modus operandi già sovente utilizzato con l'Under 21: cioè si dia fiducia e ampio minutaggio azzurro ai nostri ragazzi prima che lo facciano le società, in modo che queste ultime, hai visto mai, si scuotano e prendano esempio. E se proprio le nostre società non ci sentono, che questi ragazzi se ne vadano in massa all'estero, dove invece c'è chi li apprezza e li valorizza (si parla di sirene francesi, ovviamente PSG, per Verratti, e russe per Astori).
E PER ITALIA - INGHILTERRA DI AGOSTO... - Un esempio di formazione per la sfida canicolare con gli inglesi: Sirigu, Abate, Ranocchia, Astori, Ogbonna, Nocerino, Schelotto, Verratti, Montolivo, Destro, Borini. Possibili alternative di lusso: Acerbi, Insigne ed El Shaarawy. Un eccesso? No, per quanto mi riguarda. E' un test, probante e impegnativo ma pur sempre un test, l'ideale per cominciare a fare immergere questi ragazzi (con l'opportuna guida di alcune "chiocce" presenti in Polonia e Ucraina) nel clima delle grandi sfide, senza correre il rischio di bruciarli. La trovo un'opportunità unica, persino facile, con pochissime controindicazioni. Poi, rientreranno i bianconeri e tornerà protagonista Balotelli (e, si spera, anche Giuseppe Rossi), e si potranno tenere in rosa i debuttanti facendoli crescere con calma, inserendoli nell'undici titolare gradualmente, consentendo così un approccio non traumatico col calcio d'élite: ma intanto saranno lì, a disposizione e già pronti al 70-80 per cento. Un po' di coraggio ci vuole: altrimenti, come per la generazione dei Montolivo e dei Giovinco, quando i giovanissimi di oggi avranno 26-27 anni saremo ancora ad aspettare che esplodano, e li chiameremo "emergenti". Mai più! 

2 commenti:

  1. sono un po' rammaricato del fatto che Ferrara abbia abbandonato in corsa la panchina dell'Under 21.. mi sembrava adatto, si stava rifacendo bene dopo il flop juventino, lo vedevo bene anche come esempio, come maestro. La rosa è buona e credo che il successore possa fare bene, ma il richiamo di una seppur importante panchina di A è troppo forte, a scapito della crescita dei talenti. Il secondo posto azzurro è stato oro colato, ha ridato slancio e entusiasmo, anche nuova sicurezza se vogliamo, al nostro sistema calcio, ma poi, spenti i riflettori, si sono riaccesi quelli del calcio mercato show!!! tutti a cercare la notizia giusta, a fare a gara coi telefonini, a fare la spola presso le sedi varie.. mah, non è questo il giornalismo che mi piace, per niente! mi piacciono le notizie vere, non le pantomime! e poi l'andazzo è il solito, con Verratti che se fosse rimasto in Italia sarebbe stato usato come pedina di scambio (cosa che temo capiterà ancora a Giovinco)... Borini nemmeno con più di 10 gol all'esordio in A ha convinto del tutto, la Roma è pronta a disfarsene, per poi forse acquistare Destro.. ma che logica c'è dietro a un'operazione del genere??? sono forti entrambi, stessa classe, stessa età, stesse promesse... ma non è che uno sia nettamente superiore all'altro da avallare una cessione al Liverpool? Boh... per non parlare dei molti stranieri che sento, specie difensori... con tutti quelli buoni visti quest'anno in B poi? Lo stesso Acerbi ha fatto Lega Pro, B e un anno di A in una piccola... è un 88, quando invece vengono acquistati sudamericani improbabili di 3-4 anni di meno che all'impatto col nostro calcio poi vengono sonoramente bocciati! non credo cambierà molto a livello di mentalità, anche se confido in Roma e Inter, potrebbero davvero aprire un nuovo corso.. certo, poi è proprio capitan Totti che invece di spronare i giovani più interessanti (e la Roma ne ha alcuni tra i migliori in assoluto) a chiedere ad alta voce il grosso nome!

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  2. Direi che sottoscrivo tutto, dalla prima all'ultima riga. Anch'io odio il giornalismo da calciomercato (che pure ho praticato, a livello di calcio dilettanti...), è tutta fuffa, vuoto pneumatico, e il fatto che sia invece quello che fa vendere di più ti fa cadere le braccia.
    E già, è ricominciata la corsa allo straniero: il Genoa sta scandagliando il Sudamerica, ha già preso il difensore argentino Martinez ed è vicino a Velazquez, forse arriverà il centrocampista brasiliano Anselmo, e intanto cerca un altro argentino, la punta Martinez. Nel frattempo all'estero i nostri giovani li cercano, e io, a 'sto punto, spero tanto che ci vadano: la nostra non è più l'Università del football, si può crescere, maturare e acquisire esperienza anche in altri campionati.
    In un quadro di crisi italiana generalizzata come quello attuale, con i nostri club non più in grado di competere finanziariamente coi colossi stranieri, la via "argentina" (ossia fare del campionato interno una colossale fucina di giovani, da esportare poi, eventualmente, verso i Paesi più danarosi) sarebbe la scelta più ovvia e un toccasana per le Nazionali azzurre, in attesa di auspicabili tempi economicamente migliori; invece si continuano a importare fenomeni parastatali.

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