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lunedì 1 luglio 2013

CONFEDERATIONS CUP: AZZURRI, I PIU' E I MENO. LE COSE DA FARE DI QUI AI MONDIALI


                                               De Sciglio: promosso a pieni voti

Il bilancio azzurro della Confederations Cup tende decisamente più al chiaro che allo scuro. Eppure, Prandelli e i suoi ragazzi tornano a casa con una valigia zeppa di contraddizioni: perché se il terzo posto conclusivo può essere considerato il premio ideale, né troppo generoso né troppo avaro, alla luce dell'altalenante rendimento mostrato nelle cinque gare, è comunque un bronzo che lascia spazio a più di un rimpianto, guardando alle ultime tre uscite. Già, perché i nostri, le poche volte che si sono potuti avvalere di una discreta brillantezza atletica, hanno mostrato di essere molto vicini alle massime espressioni del football mondiale: l'ultima mezz'ora col Brasile giocata in lucido forcing e con piglio sbarazzino, la Spagna euromondiale presa a pallonate (mi si perdoni il gergo da bar sport...) per un tempo e poi controllata comunque agevolmente, prima del crollo fisico nei supplementari, e dulcis in fundo la prima frazione della finalina con l'Uruguay, giocata in maniera tatticamente impeccabile e con buona fluidità offensiva, tanto che un 2 a 0 all'intervallo ( si pensi alle occasioni mancate da Candreva ed El Shaarawy) non sarebbe stato bugiardo...
PREPARAZIONE DA RIVEDERE - Qui iniziano le dolenti note. Perché le eccellenti fasi di gioco prima descritte sono state quasi del tutto vanificate da troppo esigue riserve di energie. Ecco dunque l'interrogativo: dove saremmo potuti arrivare, con il serbatoio della benzina pieno? Sia la Spagna sia l'Uruguay si sono potute "riappropriare" di partite da cui l'Italia le aveva perentoriamente cacciate fuori solamente grazie al nostro calo nella seconda parte degli incontri. Il fatto che l'esito conclusivo sia stato diametralmente opposto nei due casi rientra nella...  logica illogica dei rigori di spareggio, che, lo ripeto, per me rimangono una colossale lotteria.
Il problema non è di poco conto: l'impressione è che la preparazione atletica azzurra di questa Confederations non sia stata condotta in maniera impeccabile, perché, parliamoci chiaro, il caldo torrido, l'umidità e la stagione fitta di impegni sono handicap che hanno accompagnato tutte le rappresentative più prestigiose in lizza, parse tutte enormemente più pimpanti della nostra, la quale, parole del cittì, ieri pomeriggio a partita inoltrata avrebbe avuto necessità di sette - otto cambi: inaccettabile. Qualcosa non ha funzionato, dunque, e guai se la cosa si ripetesse fra dodici mesi. 
MANCA SEMPRE IL KILLER INSTINCT - Al di là di questo, anche nei periodi di maggiore brillantezza fisica ha fatto capolino un limite congenito della Nazionale di Prandelli, già emerso troppe volte in passato: la mancanza di killer instinct, l'incapacità di chiudere il conto nel momento in cui si è in vantaggio (Messico, Uruguay), o di trarre almeno una rete dell'enorme mole di lavoro offensivo costruita (Spagna). Senza cattiveria, senza praticità, non si può essere considerati una grande squadra, e questa Azzurra ancora non lo è. Per diventarlo, deve dunque abbattere quest'ultima barriera, e deve anche, come avevo anticipato nei giorni scorsi, rinfrescare un po' i suoi ranghi.
Per quanto le indicazioni del torneo brasiliano debbano essere prese col beneficio d'inventario sul piano della valutazione dei singoli, stante lo stato atletico deficitario di molti, ci sono però delle posizioni da analizzare con attenzione: Maggio e Chiellini, ad esempio, hanno chiuso in vistoso crescendo, ma in precedenza si sono mostrati spesso impacciati, approssimativi in giocate anche semplici, e tale discontinuità di rendimento, sinonimo di inaffidabilità sulla lunga distanza, non è propriamente il massimo su cui puntare per un torneo articolato e complesso come il Mondiale. Aquilani, che pure ieri è parso dignitoso in un contesto, quello italiano della parte conclusiva della finalina, assolutamente dimesso, continua ad essere troppo timido nell'approccio, un "né carne né pesce" tattico e tecnico, un uomo che non sposta equilibri e non aggiunge alcun quid, così come, davanti, un Giovinco sempre velleitario, sempre avulso dal gioco. Anche Montolivo ha raramente brillato, limitandosi a un lavoro di quantità con pochi spunti in fase creativa, ma per lui il discorso è diverso: la lunga e positiva militanza azzurra e la buonissima annata rossonera depongono a suo favore, però guai ad abbassare la guardia... 
LARGO AGLI UNDER - Ma occhio anche alle indicazioni positive: perché ad esempio Giaccherini e Candreva, visti a tratti letteralmente straripanti, dovrebbero avere un posto garantito fra i 23 per Brasile 2014, ma sono giocatori che, essendo giunti solo di recente ai vertici del rendimento, dovranno fornire importanti conferme nel corso della prossima stagione. Discorso diverso per gente come Barzagli, De Rossi (straordinario uomo ovunque anche ieri, prima che le energie gli mancassero definitivamente) o Pirlo, che da dimostrare hanno ben poco e che fra un anno, a meno di imprevisti, saranno nel gruppo, ma hanno bisogno di alternative già pronte, anche per il logorio dovuto all'età non più verdissima. Per questo, continuo a pensare che almeno quattro o cinque degli Under di Mangia avrebbero dovuto essere in Sudamerica, e non in Israele, ma l'ingresso stabile in rosa di Verratti, Florenzi, Insigne, Borini, e, perché no, Donati, non è più rinviabile, così come saranno da tenere d'occhio alternative quali Ranocchia, Ogbonna, Poli, Bonaventura e Sau. Insomma, ampliare la rosa dei "titolari possibili" per evitare di cadere in certi pericolosi equivoci del passato, come quando, alla vigilia dei mondiali '74, si riteneva di avere un'Italia altamente competitiva, sulla scorta di alcuni illusori risultati conquistati nel 1973, mentre il declino degli eroi di Messico '70 era già in corso e non si provvide a rinfrescare drasticamente il telaio della formazione. 
BUFFON, EL SHAARAWY E... - Eccessiva la tempesta scatenatasi su Buffon, non impeccabile in alcuni interventi ma spesso decisivo nella stagione azzurra, per tacere dei tre penalty neutralizzati ieri. Però perché non dare spazio a Sirigu nemmeno nella finale per il terzo posto? Quando potranno fare minutaggio internazionale i successori designati di Gigi? De Sciglio ha confermato, al di là del rigore fallito che non fa testo, di avere acquisito personalità da veterano: difende con profitto e spinge con continuità, un pizzico di precisione in più sui cross e sarà quasi perfetto, fermo restando che col rientro di Criscito potrebbe essere dirottato a destra e formare una coppia di esterni bassi di assoluto valore.
Infine, El Shaarawy: inutile farsi domande su quale sia il suo effettivo problema, solo chi è all'interno degli staff di Milan e Nazionale può saperlo, le cose che si leggono in giro per il web sono solo squallide illazioni di gente che deve avere una vita ben triste.... Difficoltà di maturazione? Può succedere (come per Santon qualche anno fa, prima lanciatissimo e poi rientrato nei ranghi, salvo riemergere solo di recente), ma allora bisognerà lavorare di cesello soprattutto sul piano psicologico, perché il savonese è un talento dalle enormi potenzialità e va salvaguardato a qualsiasi costo. Contro l'Uruguay, ha mostrato inspiegabili deficit di concentrazione che gli hanno fatto sbagliare giocate elementari, ma anche qualche confortante ritorno di fiamma offensivo, con due occasionissime mancate di poco e l'ultimo rigore trasformato con freddezza. 

2 commenti:

  1. Ottima analisi.
    La prossima Serie A sarà interessante per milleuno motivi, ma penso che la maggior parte di noi darà un occhio a tutti i possibili azzurri del Mondiale.
    Sugli under e i vari Ogbonna, Sau Sirigu e altri da te citati dico che purtroppo non hanno avuto grandi opportunità di mettersi in mostra, e spero Prandelli possa tenerli in considerazione... sotto quest'aspetto saranno fondamentali i prossimi 2-3 mesi secondo me.
    Il faraone poi... Guai a chi osa (o ha già osato...) ostacolarne la crescita calcistica.

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  2. condivido tutto Carlo, specie il discorso relativo all'inserimento, nemmeno troppo graduale a mio avviso, dei giovani dell'under 21. Tutto sommato Prandelli ha raccolto diverse indicazioni utili ma ricordiamoci che l'anno che porta al Mondiale è da sempre quello decisivo per le scelte, e qualche sorpresa dell'ultim'ora ci può sempre stare, così come qualche esclusione che ora parrebbe improbabile. L'importante, l'ha ribadito anche ieri Prandelli, è che arrivino 23 atleti in forma, pronti fisicamente.

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