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domenica 11 febbraio 2018

FESTIVAL DI SANREMO 2018: IL CLASSICO PAGELLONE DEI CAMPIONI. MEDIA ALTA: DALLO STATO SOCIALE A DIODATO, DA RON A VANONI, TANTE ECCELLENZE


Et voilà il pagellone dei Campioni sanremesi, un classico di "Note d'azzurro" dal 2012. Un riepilogo finale che in parte sintetizza, in parte amplia quanto già ho scritto in questi giorni nei vari articoli di commento. Le canzoni sono in ordine di classifica, dalla prima alla ventesima. La media voti è piuttosto alta (due sole "insufficienze, peraltro non gravi), come alto è stato, a mio avviso, il livello qualitativo delle proposte selezionate da Baglioni. 
Non mi avete fatto niente - ERMAL META E FABRIZIO MORO: tutto sommato una degna vincitrice, al di là del pasticcio di cui tanto si è scritto anche qui. Canzone che abbina impegno a commerciabilità (e non è un male: i dischi si devono anche vendere, in versione "tangibile" o digitale); l'impegno si esprime attraverso un testo fatto di flash, immagini semplici che ci riportano con immediatezza sui luoghi degli attentati Isis. Efficace e diretto anche il messaggio scelto per il titolo, buona sintonia fra la voce dolente di Ermal e quella rabbiosa di Fabrizio. In chiave Eurovision Song Contest non è l'ideale, ma potrebbe funzionare: tutto sta a intercettare i gusti delle giurie continentali, sovente indecifrabili. VOTO: 7,5.
Una vita in vacanza - LO STATO SOCIALE: rivelazione assoluta per la platea mainstream, un tormentone di scanzonata critica sociale che potrebbe spingersi fino alla stagione estiva. Hanno impreziosito un prodotto già vincente con una coreografia centrata, grazie all'anziana signora danzante e alla soluzione "doppio stage", con uno dei membri del gruppo che ogni sera si è posizionato lontano dal palco, in un punto diverso del teatro, intervenendo a brano in corso. Raccolgono l'ideale testimone dissacratorio da Elio e le Storie Tese, ma con uno  stile  più diretto sul piano linguistico. VOTO: 8
Il mondo prima di te - ANNALISA: riecco la Scarrone che preferiamo, giusto mix fra stilemi canori classici e contemporanei. Il brano è orecchiabile, grazie anche a un refrain azzeccato, e ci riporta ai suoi primi successi festivalieri, "Scintille" e "Una finestra tra le stelle"; in più, Sanremo 2018 ci ha mostrato un'interprete finalmente matura, che ha saputo sfruttare al massimo le sue doti vocali ed è riuscita a trasmettere emozioni. VOTO: 7,5
Almeno pensami - RON: la delicata poesia di Lucio Dalla ha trovato l'interprete ideale, e non poteva essere altrimenti. Rosalino Cellamare l'ha cantata coi toni sommessi che erano necessari nella circostanza, porgendola con grazia assoluta, accompagnato da un arrangiamento scarno ma fortemente evocativo . Un piccolo grande gioiellino. VOTO: 7/8
Imparare ad amarsi - ORNELLA VANONI CON BUNGARO E PACIFICO: meritato ritorno sulla scena di Sanremo per due cantautori mai scontati nelle loro proposte, ma fin qui troppo spesso relegati in una nicchia. Il loro estro in punta di penna ha messo a disposizione di Ornella una composizione buona per tutte le stagioni, senza tempo, antica e moderna insieme, elegante ma immediata, che la voce sempre calda della cantante milanese ha adeguatamente valorizzato. VOTO 7/8.
La leggenda di Cristalda e Pizzomunno - MAX GAZZE': Sanremo 2018 ha significato anche la riscoperta di certe culture regionali italiane mai abbastanza esplorate. Così, ecco la rilettura di una leggenda della tradizione pugliese, e una scrittura favolistica, sostenuta da una musica di stampo sinfonico. Opera coraggiosa, raffinata ed elaborata, che ha l'unico difetto di non "arrivare" subito. VOTO: 7
Passame er sale - LUCA BARBAROSSA: a proposito di coraggio e di tuffo nelle culture locali, ecco una rentrée festivaliera fuori dagli schemi, con una ballata in romanesco che ha il merito di rinnovare e attualizzare una certa tradizione folkloristica. Sogno irrealizzabile: quanto sarebbe stato bello sentire questo pezzo interpretato da Gabriella Ferri? VOTO: 7
Adesso - DIODATO E ROY PACI: un crescendo sonoro e vocale di grande forza emotiva, per un brano impreziosito dagli interventi strumentali della tromba di Roy Paci, mai invasivi e dai toni particolarmente soffusi nella parte centrale del pezzo. Per il giovane Diodato, la conferma di un talento fin qui scarsamente valorizzato. Per me, "Adesso" è una delle migliori proposte di Sanremo 2018. VOTO: 8
Frida (mai, mai, mai) - THE KOLORS: piazzamento sorprendentemente basso, per una boy band che avrebbe dovuto contare sui massicci favori del televoto. Un peccato, perché si sono presentati al Festival in forma smagliante, con un brano energico e assolutamente "à la page", e con un ritornello martellante che, assieme a quello degli Stato Sociale, dovrebbe fare di "Frida" il secondo tormentone partorito dalla rassegna numero 68. Superbo arrangiamento, voce di Stash senza cedimenti. VOTO: 8
Eterno - GIOVANNI CACCAMO: difficile, l'ho scritto stamane, trovare un'opera veramente brutta in questa edizione della rassegna. Non è tale nemmeno la canzone del vincitore dei Giovani 2015. Ben costruita, bella voce (che però non coinvolge più di tanto), inserita nella tradizione romantica festivaliera, ma scorre via senza lasciare troppo il segno. Per diventare un vero Big, il bravo Giovanni ha bisogno di qualcosa di più solido. VOTO: 5,5
Così sbagliato - LE VIBRAZIONI: Sarcina e compagni si ritrovano dopo qualche anno di separazione. La distanza non sembra averne minato l'ispirazione: ho ritrovato la band che scrisse un capitolo breve ma significativo della canzone italiana di inizio secolo, tanto pop e un po' di rock con la spinta vigorosa della batteria e ritmi tesi dall'inizio alla fine. Può avere una buona riuscita radiofonica. VOTO: 7
Il coraggio di ogni giorno - ENZO AVITABILE E PEPPE SERVILLO: soddisfacente esordio sanremese per Avitabile, coi suoi suoni mediterranei al servizio di un etno-pop accessibile a tutti, che arriva dritto al cuore. Di grana buona il sostegno vocale di Servillo. VOTO: 7.
Custodire - RENZO RUBINO: al ragazzo non mancano genio creativo e voglia di osare. Con lui, si può star sicuri che non arriverà mai sul palco un qualcosa di poco originale. Questa "Custodire" è finemente lavorata, complessa nella tessitura musicale e con un testo non banale, ma non rinuncia alla cantabilità. VOTO: 6,5
Non smettere mai di cercarmi - NOEMI: tutt'altro che una brutta canzone, ma nemmeno un'opera in grado di far definitivamente spiccare il volo alla "rossa". Nel solco delle precedenti partecipazioni, non toglie e non aggiunge alcunché alla carriera dell'artista. Ritornello di buona presa e le solite, notevoli doti interpretative e di personalità scenica. VOTO: 6
Ognuno ha il suo racconto - RED CANZIAN: va a lui la vittoria nel derby in famiglia con gli altri ex Pooh, anche se è una vittoria di Pirro. Il pezzo è ritmato, orecchiabile e cantato con grinta da Red (forse un po' giù di corda nella serata finale, ma ci sta); dispiace non abbia ottenuto maggior considerazione da parte delle giurie. VOTO: 7
Lettera dal Duca - DECIBEL: revival in salsa ottantiana, con un rock blandamente new wave che nulla concede alle sonorità più contemporanee. Un purissimo tuffo nel passato, anche nell'impronta vocale del ritornello in inglese. VOTO: 6,5
Senza appartenere - NINA ZILLI: raccoglie meno di quanto avrebbe meritato. Più convincente rispetto a precedenti sue apparizioni all'Ariston, ha trovato l'abito ideale indossando al meglio una canzone molto sanremese, di stampo classicheggiante, ma gradevole e con un testo "al femminile" di notevole spessore. A mezza via fra "Quello che le donne non dicono" e "Donna" di Mia Martini, senza raggiungerne i picchi qualitativi ma comunque dignitosissima. VOTO: 7
Il segreto del tempo - ROBY FACCHINETTI E RICCARDO FOGLI: i due amici non hanno osato, puntando su una melodia a sfondo malinconico, una di quelle che tanto andavano di moda a Sanremo negli anni Novanta, e che comunque è pienamente nelle corde di entrambi. E' la continuazione di una modalità espressiva già più volte esplorata da Roby e Riccardo (il primo in non grandissima forma vocale), ma che contribuisce poco a dare slancio alla "nuova" coppia. VOTO: 5,5
Rivederti - MARIO BIONDI: la prima volta da concorrente in Riviera, per il "Barry White" italiano, è stata di tono decisamente elevato ma di non facile percezione da parte della grande massa del pubblico. Voce soul e atmosfere jazz sofisticatissime e avvolgenti. Un brano che sarà piaciuto ai fans dell'artista siciliano, e che probabilmente diventerà presenza fissa nelle scalette dei suoi concerti, ma difficilmente servirà ad ampliarne in misura apprezzabile la cerchia di estimatori. VOTO: 6,5
Arrivedorci - ELIO E LE STORIE TESE: un congedo più malinconico che divertente. Consueti ghirigori linguistici, col ricorso a termini di non frequentissimo uso, la parabola artistica di un gruppo di rottura "fumettizzata" ma senza alzate di ingegno particolarmente audaci. Come sopra per Biondi: i fans hanno probabilmente apprezzato, i semplici simpatizzanti come me prendono atto di un prodotto medio, senza infamia e senza lode, che forse accrescerà col tempo il suo appeal. Nella finalissima, si sono portati "in incognito" sul palco i Neri per Caso, loro partners durante la serata dei duetti. VOTO: 6

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