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giovedì 12 luglio 2018

RUSSIA 2018: FRANCIA - CROAZIA, FINALE MONDIALE AD ALTO TASSO DI TALENTO


Domenica a Mosca sarà dunque Francia - Croazia, atto conclusivo inedito per il Mondiale, e con una debuttante assoluta, la Nazionale con la casacca a scacchi biancorossi, mai giunta così in alto nella kermesse iridata. Una degna finale, non la finale ideale: per quanto visto in questo mese di calcio, al posto dei Blues avrebbe figurato più meritoriamente il Belgio, per somma di qualità individuali, interpretazione del gioco in chiave propositiva e conseguente capacità di dare spettacolo, producendo una manovra offensiva al contempo esteticamente gradevole ed efficace. Poco male: smaltita la delusione, i Diavoli Rossi avranno sabato la possibilità di centrare il miglior piazzamento della loro storia in Coppa del Mondo, visto che in bacheca espongono unicamente il quarto posto di Mexico '86. 
CROAZIA: CLASSE ED ECLETTISMO - Croazia sugli scudi, si diceva. Una sorpresa sul piano storico, non certo per i valori del football attuale. Che la selezione di Dalic fosse una delle più ricche di talento era notorio: schiera fenomeni conclamati come il superbo Modric, come Rakitic e Mandzukic, più un Perisic che in Russia si è consacrato campione di statura internazionale; al loro fianco, un drappello di ottimi elementi in tutti i reparti, dal pararigori Subasic al possente centrale di difesa Vida, da un Vrsaljko cresciuto esponenzialmente rispetto ai tempi genoani fino ai saettanti Brozovic e Rebic. Classe in abbondanza, con dubbi sul fatto che tante individualità potessero effettivamente andare a formare una squadra nel senso più pieno della parola, un monolite solido e compatto. Dubbi che si sono dissolti fin dalle prime battute del torneo; lungo il suo percorso, la Croazia ha sfoderato doti di compagine poliedrica, capace di adattarsi alle più disparate situazioni, di raggiungere la vittoria attraverso strade diverse: in souplesse, come nel debutto (un po' sonnolento...) con la Nigeria, sciorinando un magistero tecnico di altissimo livello come con l'Argentina, soffrendo e sbuffando come nei tre turni a eliminazione diretta, nei quali però non ha mai rinunciato totalmente al fioretto per impugnare la sciabola, ma ha continuato, per quanto possibile, a tenere il pallino, a menare le danze, escluse alcune brevi fasi in cui il controllo del gioco è passato alle avversarie. 
MATURITA' TATTICA E MENTALE - Ieri sera, contro l'Inghilterra, la compagine biancorossa ha mostrato un atteggiamento tatticamente e psicologicamente maturo: non ha mai perso la calma, nemmeno dopo lo svantaggio lampo siglato da Trippier su punizione; Modric ha continuato a tessere la sua tela con serenità olimpica, attendendo pazientemente che sbollissero gli effimeri slanci dei bianchi Leoni. "Difeso lo svantaggio" anche con un pizzico di buona sorte, la svolta è arrivata a ripresa inoltrata, quando Perisic ha trovato il pari con un'autentica alzata d'ingegno, un esterno sinistro al volo su traversone di Vrsaljko, sfiorando poi il bis con un diagonale di sinistro andato a infrangersi sul palo, replica di un'azione simile che lo aveva portato a un passo dal gol nel quarto con la Russia. Nei supplementari, Mandzukic ha infine fatto giustizia, firmando il 2-1 con un guizzo da classico centravanti d'area, su torre del solito, scatenato Perisic. 
INGLESI SOPRAVVALUTATI - Verdetto ineccepibile: fin dall'inizio della competizione, l'Inghilterra mi è parsa una buona squadra ma un po' sopravvalutata. Un campione vero, Harry Kane (che peraltro dalla terza partita ha di fatto smesso di segnare, salvo il punto su rigore con la Colombia), e tanti giocatori validi ma non ancora assurti al rango di campionissimi: elementi come Pickford, Trippier, Stones, Maguire, Lingard, Alli, protagonisti di un ottimo Mondiale, dovranno comunque meritarsi altre conferme, prima di poter entrare nel novero dei grandi del pianeta. Ieri sera, molti di loro hanno mostrato la corda, a partire proprio da Kane, che ha fallito banalmente il punto del 2-0, e quindi della probabilissima finale, prima calciando su Subasic e poi colpendo il palo, sprecando così il delizioso assist di Alli. A seguire, poco altro da parte dei sudditi di Sua Maestà, che hanno ruminato calcio in maniera monocorde, mostrando che l'evoluzione tattica tanto strombazzata dai media in realtà è ancora in abbozzo, visto che non sono mancati i lanci lunghi e i classici cross in area a cercare eventuali teste svettanti. Gusto così, lo ripetiamo: la banda di Southgate ha ancora margini di miglioramento e difetti da correggere, e trova per il momento nella finalina la sua collocazione ideale. 
FRANCIA E BELGIO ALLA PARI - Non altrettanto si può dire del Belgio: come accennato all'inizio, sarebbe stata una degna finalista, anche se, si badi bene, nel confronto di martedì la Francia non ha rubato alcunché. Ma nella prima mezz'ora sono stati gli uomini di Martinez a fare la partita, sfiorando anche la segnatura con tre nitide palle gol, due per Hazard, uno dei protagonisti assoluti di Russia 2018, e una con Alderweireld, la cui girata di sinistro da centro area è stata brillantemente deviata da Lloris. Pavard ha dato la sveglia ai francesi con una bella incursione chiusa da un diagonale deviato da Courtois, e nella ripresa si è risolto tutto con il solito calcio piazzato e la solita inzuccata del centrale difensivo: contro l'Uruguay era stato Varane, l'altra sera la gloria è toccata a Umtiti, con una perfetta deviazione su corner. Da quel momento il Belgio ha perso lucidità, ma i nostri non tanto amati cugini si sono limitati a controllare il match con una difesa accorta, pur se non totalmente passiva. Lloris è stato chiamato agli straordinari da una fiondata di Witsel, Tolisso ha sfiorato il raddoppio vanificando un contropiede con un fiacco diagonale sul fondo. Gira che ti rigira, solo in un'occasione si è visto ciò di cui sarebbe capace la Francia, con la quantità di talento che si ritrova in dote: sublime assist di tacco di Mbappè per Giroud, la cui conclusione è stata però contrata da un difensore. 
IN FINALE GALLETTI PIU' PROPOSITIVI, SI SPERA - E' proprio questo il punto: il team di Deschamps dà sempre l'impressione di non strafare, di centellinare fin troppo le sue enormi risorse, di limitarsi al minimo sindacale: nell'unica gara in cui ha aperto lo scrigno delle sue gemme, ha sciorinato un football offensivo da favola che ha annichilito l'Argentina, lasciando però troppi spiragli nella retroguardia. In seguito, il cittì ha preferito il rigore tattico assoluto, e così la finale è stata conquistata con gol sopraggiunti su tiri da fermo (le citate prodezze di Varane e Umtiti) e con una paperissima del portiere uruguagio Muslera. Troppo poco, a mio avviso: percorso il suo lungo cammino con un atteggiamento troppo spesso minimalista, la Francia è ora chiamata a dispiegare compiutamente il suo straripante potenziale. La sfida con la Croazia, team che rifugge le pastoie strategiche prediligendo un calcio d'iniziativa, dovrebbe essere terreno ideale per mostrare un piglio un po' più intraprendente: con la difesa ben coperta dai frangiflutti Kantè e Matuidi, e con il sostegno degli incursori di fascia Pavard ed Hernandez, dalla trequarti in su un Pogba in crescendo, le luminarie di Mbappè e il sostanzioso gioco ad ampio raggio di Griezmann, autentico universale d'attacco, dovrebbero dare frutti copiosi, magari con un Giroud meno impegnato da compiti di copertura e quindi più lucido e presente nei sedici metri finali. 
CROAZIA: IL CORAGGIO DI CAMBIARE ALLENATORE - Sì, la Francia parte favorita, anche perché ha nelle gambe un'ora e mezza di gioco in meno rispetto alla Croazia, sempre ai supplementari dagli ottavi in poi e con il carico di tensione psicologica delle due sfide chiuse ai rigori. Ma sul piano del talento, lo ripeto, la sfida è apertissima. E la marcia trionfale dei biancorossi deve anche suonare a ulteriore condanna per il calcio italiano, in particolare per come è stata gestita l'ultima fase delle qualificazioni mondiali: con un Ventura che stava palesemente perdendo il controllo della situazione, non si è avuto il coraggio di procedere a un immediato cambio in panchina. Dall'altra parte dell'Adriatico, invece, non sono andati tanto per il sottile: dopo il pari interno con la Finlandia, esonero di Cacic e patata bollente a Dalic, coi risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti. 

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