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giovedì 20 giugno 2013

ITALIA - GIAPPONE 4-3: SI VA AVANTI, MA IL CALCIO AZZURRO NON PUO' PERMETTERSI FIGURE SIMILI

                                       Giovinco: suo il gol decisivo al Giappone

Non è scandaloso che la Nazionale italiana vada in sofferenza contro quella giapponese, perché siamo nel 2013, e negli ultimi dieci - quindici anni le espressioni di vertice del football asiatico (direi, per l'appunto, nipponici e sudcoreani) hanno drasticamente ridotto le distanze nei confronti dei massimi esponenti dei continenti calcisticamente più avanzati. E' invece inaccettabile che gli azzurri, vicecampioni d'Europa, dagli atleti del Sol Levante si vedano impartire per mezz'ora abbondante una autentica lezione di gioco, e che nel quarto d'ora finale si lascino schiacciare nella propria area, salvo poi sgraffignare il gol vittoria in una delle rare sortite in avanti, complice anche un errore della retroguardia avversaria. 
C'è a chi piace vincere così. Non a me, soprattutto non quando in campo c'è la nostra rappresentativa. E però, paradossalmente, la prestazione di questa notte, imbarazzante sotto molti punti di vista, ha schiarito l'orizzonte azzurro dalle inquietanti nubi che vi si erano addensate nelle ultime settimane, a partire dalla prova all'insegna dell'impotenza, e ugualmente fortunata, in quel di Praga: non c'è stato alcun.... imbrocchimento improvviso dei nostri calciatori, né un improvviso logorio del progetto tecnico di Prandelli. Il problema è, principalmente anche se non unicamente, fisico. 
CONDIZIONE FISICA DISASTROSA - I nostri prodi sono al lumicino, le gambe non rispondono: al netto delle difficoltà climatiche denunciate ieri da De Rossi a fine gara ("Mai giocato in condizioni ambientali simili, al 70esimo minuto mi sembrava di essere in campo da tre ore...."), che comunque esistono anche per gli altri, affermo sommessamente che questa Confederations non è stata preparata alla perfezione, sul piano atletico. E' vero, c'è il logorio di una stagione stressante: è innegabile, in questo periodo i giocatori italiani spesso non si esprimono al meglio. Però va anche detto che siamo a giugno, e a giugno solitamente si giocano Mondiali ed Europei, e qualche volta (come capitato quest'anno con la Repubblica Ceca) anche importanti match di qualificazione. Insomma, era opportuno presentarsi  in Brasile in condizioni perlomeno dignitose: ora però, visto che ci siamo guadagnati altri due incontri sicuri oltre a quello di sabato con la Seleçao, è doveroso cercare di limare il deficit e di portare questi ragazzi a una maggiore brillantezza. 
SPETTACOLO IMBARAZZANTE - Sì, doveroso, perché la Nazionale italiana di calcio, oltre a dover ottenere risultati in linea col suo status passato e presente, o almeno provarci con tutte le sue forze, ha anche un'immagine storica da difendere, e non può permettersi di fornire "spettacoli" come quello di questa notte. Il Giappone è una squadra in crescita e che continua a progredire a vista d'occhio, grazie anche al lavoro di Zaccheroni: è compagine agile, scattante, ben organizzata, coraggiosa, con un palleggio che molte rappresentative europee si sognano. Però, contro gli azzurri, a tratti i nipponici sono parsi... spagnoli, per rapidità di esecuzione, precisione nel far girare la palla e capacità di mandare in tilt gli avversari. 
In casi come questo, e fatta la tara all'effettiva caratura del team che si affronta (buono, non stratosferico), è evidente come vi sia una corresponsabilità di chi questo gioco lo subisce. Alle corte: un'Italia "vera", o quantomeno al 70 per cento delle proprie potenzialità, non avrebbe incassato quasi passivamente una lezione di football come quella di Recife. Perché il nostro calcio non ha la perfezione tecnica di quello iberico, ma non è nemmeno un calcio fatto di passaggi sbagliati, di tocchi approssimativi, di idee latitanti, ossia tutto ciò che si è visto ieri per settanta minuti su novanta. Un assist perfetto per i tanti superficiali che già stanno bollando la nostra Nazionale sulla base della gara di poche ore fa, e che forse dovrebbero ricordarsi di almeno una decina di prestazioni azzurre, negli ultimi tre anni, andate in direzione diametralmente opposta, una direzione all'insegna di un atteggiamento aggressivo e propositivo che, nonostante le recenti défaillance, continua a rappresentare il marchio di fabbrica di questa nostra squadra. 
LE COSE DA SALVARE - L'imperativo, dunque, è ora ritrovare quella strada. Di buono, nel rocambolesco e immeritato 4 a 3 sul Giappone, solo due cose: in primis la grande capacità di reazione psicologica, dopo un uno - due che avrebbe abbattuto un toro, anche perché giunto inaspettato: e, si badi bene, non è cosa da poco, perché in passato ho avuto modo di vedere all'opera Nazionali azzurre anche più dotate di questa, sul piano della classe pura, andare in bambola dopo aver subito anche un solo gol. Secondo aspetto da salvare, la grande praticità: aver realizzato quattro reti e averle fatte ben fruttare, in una serataccia come quella di ieri, significa che si sta acquisendo la spietatezza delle grandi squadre. 
UOMINI E TATTICA DA RIVEDERE - Dopodiché, lo si accennava prima, mi pare che il problema fisico, seppure preminente, non sia l'unico a minare le certezze dell'Italia. Al di là di come andrà a finire questa Confederations, è evidente come il team abbia bisogno di una iniezione di freschezza in tutti i reparti, che le può arrivare solo dalla splendida Under di Devis Mangia: perché in difesa, per dire, da troppo tempo Chiellini alterna qualche prova buona a troppe deludenti, mentre Maggio non sa più garantire la spinta dei bei tempi, al centro Pirlo ha bisogno ogni tanto di tirare il fiato e in avanti.... Ecco, la situazione della prima linea dimostra come il quadro tattico si stia ingarbugliando un poco: lo si era scritto dopo l'esordio col Messico, lo schema a una sola punta può funzionare solo con Balotelli al cento per cento e con una batteria di incursori in piena forma  e in grado, per visione di gioco, sincronismi, tempismo negli inserimenti, precisione, dinamismo, di assecondare gli estri di Supermario: ciò che si è visto solo in parte con i nordamericani, e che non si è visto affatto contro gli asiatici. E' dunque una formula assai rischiosa, perché se una sola rotella non gira a pieno regime, tutto il meccanismo rischia di saltare, lasciandoci a secco di soluzioni offensive: meglio, allora, il classico schieramento con due attaccanti, perché El Shaarawy in primis, e  poi anche Cerci, sono carte in più che è un peccato non potersi giocare fin dall'inizio, e in prospettiva si veda di trovare un posto a Insigne, ma di questo ci sarà modo di riparlare. 
E SABATO? - L'Italia di Recife, a occhio e croce, ha poche possibilità di procurar danni al Brasile, ma mai dire mai: perché in queste competizioni con impegni ravvicinati tutto può cambiare da una gara all'altra, e perché il team di Scolari visto all'opera col Messico non è parso davvero al massimo dello splendore. Ha fatto tutto uno strepitoso Neymar, per il resto si è vista una Seleçao "europea" nel senso deteriore del termine:  spettacolare solo per brevi tratti di gara e dalla manovra assai poco ariosa, addirittura costretta a impostare il gioco dalla difesa (molto bene David Luiz e Marcelo) scavalcando un centrocampo scarsamente costruttivo. Servirà un'Italia in palla e concentrata, e sarà utile vedere all'opera qualche elemento più fresco, senza però rivoluzionare lo schieramento. 

3 commenti:

  1. Analisi pressoché perfetta.
    Devo dire che guardando la partita non sono riuscito a capire dove finissero i meriti del Giappone e dove iniziasse la tragedia della passività italiana. Ad ogni modo i giapponesi sembravano veramente una bella squadra, molto quadrata e ben studiata dal suo mister.

    Quello che spaventa è che se tra 360 giorni le condizioni fisiche sono queste prevedo un altro "Sudafrica" per l'Italia, anche se non so quanto sia possibile.

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  2. resto del parere che l'Italia a giugno è in vacanza.. spiace ammetterlo, ma l'Italia non ha così a cuore la competizione, non essendo ufficiale... col Brasile mi aspetto l'orgoglio, ma certamente non una grande prova... scusate il pessimismo... ps complimenti a ZAC

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  3. Rispondo a entrambi, ché tanto la tematica è la stessa: che questa Italia sia "fisicamente" in vacanza è un dato di fatto che sta purtroppo emergendo dalle sue prestazioni, ma ribadisco: fra giugno e l'inizio di luglio si giocano, da sempre, Mondiali ed Europei.
    Penso anch'io che Brasile 2014 verrà preparato in maniera del tutto diversa e di certo più scrupolosa (io ho sottolineato addirittura con un post apposito l'importanza della Confederations, ma in quel post ho anche scritto che Euro e Coppa del Mondo rimangono di un'altra categoria); però occhio a non sottovalutare i campanelli di allarme: perché le stesse certezze si avevano alla vigilia di Sudafrica 2010, che invece, al di là degli errori tecnici e tattici tremendi e imperdonabili di Lippi, fu introdotta da una preparazione atletica che ancora oggi desta più di una perplessità.

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