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venerdì 18 maggio 2012

GENOA - BILANCIO STAGIONALE: CIO' CHE E' STATO (1)

                                                  Malesani: che delusione! 

Per il Genoa, dunque, sarà Serie A anche l'anno prossimo. Ed è l'unica cosa da salvare di una stagione che, ad un certo punto, è sembrata volgere verso il disastro sportivo più completo. A caldo, ho pensato: benissimo, ora si "resetti" e si riparta da zero. In realtà, sarebbe un grosso errore: occorre conservare la memoria dello scempio tecnico, tattico, dirigenziale e organizzativo compiuto dal luglio scorso in poi. Altrimenti, ciò che non è accaduto quest'anno è destinato inesorabilmente ad accadere presto. 
CAPOZUCCA, PERCHE'? - Certo, i primi segnali, in tal senso, non mi sono parsi incoraggianti: nemmeno il tempo di celebrare con morigeratezza (e non con i caroselli e i tuffi nelle fontane che qualche fantasioso commentatore web ha creduto di vedere) il successo sul Palermo che ha sancito la permanenza in categoria, che il diesse rossoblù Capozucca si è affrettato a rilasciare le sue imprescindibili dichiarazioni alla stampa in fervida attesa: "Palacio merita una grande squadra", ha sentenziato, lasciando intuire, tra le righe, la sua grande considerazione nei confronti del prestigio e del rango della società che, fino a prova contraria, tuttora lo stipendia. La lezione sembrerebbe servita a poco, verrebbe da dire, se a ghirba appena salvata si riprende subito a fare e a disfare, mettendo all'asta i pezzi pregiati (pochi, quest'anno, anzi, forse il solo Trenza, artefice primo della salvezza), insistendo con pervicacia in un modus operandi aziendale che è stato una delle tante cause dello sfascio. In realtà, Capozucca pare destinato ad altri lidi: prossimo alto dirigente, e forse plenipotenziario, del Grifone ansioso di riscatto potrebbe essere l'ottimo catanese Lo Monaco, ma allora non si capiscono né il senso né l'opportunità di certe sparate da parte di un uomo che verosimilmente vivrà il suo futuro professionale lontano dalla Lanterna. 
LA DELUSIONE MALESANI - Pazienza, verba volant. Torniamo a noi, a questo sciagurato campionato 2011/12 del Genoa. Difficile scrivere qualcosa di originale: i guasti erano stati fatti già in chiusura della precedente stagione, con la scelta di affidare la guida della squadra al declinante Malesani. Chi, l'estate scorsa e poi durante i primi mesi di gestione da parte del veneto, ha avuto modo di seguire con costanza le sedute di allenamento a Neustift e in quel di Pegli, ha parlato spesso di preparazione troppo blanda, del tutto inadeguata ai ritmi forsennati del calcio d'oggi. Non avendo potuto osservare in prima persona, non so se ciò corrisponda al vero, comunque sul campo si è vista quasi fin da subito una compagine dalla tenuta atletica approssimativa e che col passare dei mesi è divenuta deficitaria. 
MARINO, ALTRO PASSO FALSO - Su questo blog, modestissimamente, avevo poi sottolineato già in inverno la totale mancanza di gioco del Genoa formato Malesani, mettendo in guardia dai danni che tale situazione avrebbe potuto portare sulla classifica, se non vi si fosse posto rimedio, una volta esauriti i colpi di fortuna che in quel periodo piovevano copiosi. I timori si sono trasformati in realtà, ma non sono affatto fiero di aver azzeccato la previsione. Insomma: guida tecnica deficitaria su tutti i fronti, e successivamente la grande delusione di un Marino che aveva iniziato tra fuochi d'artificio offensivi quasi... zemaniani, ma che, una volta perso per infortunio il satanasso Gilardino, si è paurosamente involuto in un oscurantismo tattico che lo ha definitivamente relegato nel limbo degli allenatori mai sbocciati. 
TROPPE SCOMMESSE - Il peccato originale, però, lo ha commesso chi  ha messo insieme una rosa raffazzonata, disomogenea, male assortita, priva di equilibrio e troppo ricca di scommesse. Per l'ennesima volta, si è lasciato il sicuro per avventurarsi nell'ignoto: si aveva un trainer non trascendentale ma pragmatico come Ballardini; si aveva un Floro Flores reduce dalla miglior stagione della sua carriera, chiusa in doppia cifra, e dietro di lui attaccanti di spessore tecnico e agonistico in grado di crescere ulteriormente, dopo i primi timidi approcci, come Boselli e Paloschi. Si aveva una serie di interpreti di fascia destra di medio e alto livello, da Rafinha a Konko a Tomovic. 

                                             La meteora Pratto; dietro di lui, Granqvist

Ebbene, l'attacco è stato rivoltato come un calzino, lasciando, e già è stata tanta grazia, il povero cireneo Palacio come unico elemento di continuità: al suo fianco, un mediocre italiano, Caracciolo, uomo da bassa Serie A quando va bene, ma solitamente da alta Serie B, un mediocre argentino, il cavallone Pratto, e un oggetto misterioso brasiliano, Zè Eduardo, un craque solo sulla carta. Caracciolo è stato preso in extremis dopo aver inseguito tutta l'estate Gilardino (poi arrivato a gennaio), e nel caso specifico ha fatto cadere le braccia l'atteggiamento di molti tifosi, che nelle loro esternazioni su forum e blog vari consideravano tutto sommato equivalente il valore delle due punte. Pratto è stato rispedito in Sudamerica col mercato invernale, e Zè Eduardo ha indisposto tutti, ma proprio tutti, col suo atteggiamento dentro e fuori del campo: nel 2012, ancora un brasiliano che soffre di saudade, manco fosse l'Eloi dell'83, e che non fa nulla per cercare di ambientarsi. 
STRANIERI A GO GO - Più in generale, un mercato che è stato un azzardo totale: troppi stranieri sconosciuti o quasi, tutti al debutto in Italia se non addirittura in Europa, quindi con colossali problemi di inserimento: alle difficoltà di adattarsi a un nuovo quadro tecnico - tattico, più sofisticato e impegnativo di quello dei campionati di provenienza, in questi casi si aggiungono quelle di inserimento in un Paese e in un tessuto sociale il più delle volte lontani anni luce dai luoghi di provenienza. Questi rischi te li puoi prendere con uno, due giocatori, non con una sfilza di ragazzini spaesati. Così, la rosa è stata rimpolpata coi vari Birsa, Jorquera, Seymour, oltre ai citati Pratto e Zè, mentre si lasciava assurdamente scoperta la citata fascia destra, affidata in chiave arretrata al solo Mesto (che non eccelle come difensore) e più in avanti a un Marco Rossi sempre più appesantito dall'usura di anni di battaglie a tutto campo. 
INFERMERIA DA ALLARME ROSSO - Certo, c'è stata anche sfortuna: un Constant che pareva un acquisto davvero di peso (ma ipervalutato) mai all'altezza della situazione, Veloso atteso giustamente con fiducia alla stagione del riscatto (è pur sempre un nazionale portoghese) ma mostratosi definitivamente inadatto ai ritmi e alla mentalità del nostro calcio, e poi Bovo e Antonelli perennemente rotti. Ma quello degli infortuni è un altro tasto dolente: voglio dire, se ti ritrovi costantemente l'infermeria piena, e se troppi giocatori restano fuori per periodi eccessivamente lunghi, beh, non puoi addebitare tutto solo alla malasorte. Anche in questo senso, ma lo dico da profano senza voler in alcun modo sparare sentenze, può aver inciso una preparazione non adeguata, ma il dubbio che, in sede di ristrutturazione societaria, si debba buttare un occhio anche al settore medico e a quello atletico mi rimane. (1 - Continua). 

1 commento:

  1. direi che nessuno come te potrebbe scrivere una dettagliata "visione" di come è generata la stagione del Genoa. Condivido molto, a partire dalla scellerata gestione del mercato che, se negli anni scorsi si è rivelata se non vincente, almeno positiva, in questo ha palesato enormi disagi. Giusto valorizzare il giovane Carvalho o il nazionale svedese Grandqvist ma azzardare così tanto in termini di acquisti esteri può essere un rischio. Malesani e Marino hanno fatto il resto, De Canio forse ha riportato tutti coi piedi per terra e io ripartirei da lui, anche se ci sarebbe di meglio sulla piazza. Molti i giovani che meritano una chance ma ovviamente inseriti in un contesto "sano" e sereno, altrimenti si rischia di bruciarne di interessanti. Perin,Ragusa (fortissimo davvero su entrambe le fasce e in appoggio alle punte), Alhassan, Sturaro, D'Alessandro (aitante difensore della Reggina) per non parlare degli affermati Destro, Acerbi, Immobile! Insomma, carne al fuoco ce n'è, anche se per me le vittorie del Genoa sono concise con chi ha messo il cuore, quel qualcosa in più, con chi ha fatto gruppo.. Milanetto, Juric, Rossi, Mesto, Sculli, Milito, Criscito... secondo me è stato dilapidato un organico fortissimo, quello con Gasp in panchina nel quale pure Gasbarroni era riuscito nelle prime uscite a farsi valere a livello tecnico (poi su altre questioni sue personali avrei da dire ma preferisco fermarmi) Archivia questa stagione e riparti fiducioso con la tua squadra, anche perchè sento aria di derby imminente

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