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venerdì 18 maggio 2012

GENOA - BILANCIO STAGIONALE: CIO' CHE SARA' (2)


                                          De Canio: ha salvato il Grifone, ma resterà? 

NUOVO ASSETTO SOCIETARIO - Enrico Preziosi si è congedato dal campionato dicendosi stanco e dubbioso se continuare o meno. Secondo me continuerà (e mollerà il Genoa, quando sarà il momento, solo dopo averlo lasciato in mani davvero adeguate): ha unicamente bisogno di ricaricare le pile dopo una stagione che gli ha procurato stress inattesi non solo sul piano calcistico (i fatti di Genoa - Siena, di cui ho diffusamente parlato in altro post, hanno lasciato una ferita profondissima), e, soprattutto, di riflettere davvero, come forse non ha mai fatto nella maniera adeguata negli ultimi anni. Riflettere su un sistema di gestione del club che, da un certo punto di vista, è l'unico praticabile per una società media come il "Zena" (comprare giovani promesse o atleti da rilanciare, valorizzarli e poi rivenderli a prezzi maggiorati), ma che può essere attuato in maniera più moderata, saggia, equilibrata. 
Anche in questo caso, non scopro l'acqua calda: il tourbillon continuo ed incessante di giocatori potrà forse divertire gli appassionati di calciomercato (fra i quali non mi annovero), ma in questi anni è parso a volte fine a se stesso, volto a mutare assetto a squadre che non necessitavano di stravolgimenti, che potevano essere confermate nelle linee cardine per una stagione in più (almeno) senza arrecare eccessivo nocumento alle casse societarie; in linea di massima, questo andirivieni è nemico della strutturazione di una realtà tecnica in grado di durare nel tempo, di una progettualità che passa in primis dalla costruzione di un nucleo stabile di giocatori, da modificare moderatamente e gradualmente, e attorno al quale operare tutti gli esperimenti che si ritengono opportuni. 
DARE CONTINUITA' - Gli effetti della mancanza di un nucleo base della squadra consolidato nel tempo si sono visti: con un gruppo storico sempre più risicato numericamente e il cui rilievo tecnico è andato via via scemando (Scarpi ormai a un passo dal ritiro, Rossi in declino, Mesto incappato in una delle sue stagioni più nere e quindi moralmente prostrato: le sue lacrime durante il fattaccio col Siena le ho personalmente interpretate anche in questo senso), lo spogliatoio è parso un porto di mare in preda a una sorta di anarchia: gente che va e gente che viene, scarso attaccamento ai colori, senso di appartenenza pressoché nullo. Il senso di appartenenza si crea anche dando un minimo di continuità al progetto tecnico: ma se attorno a te vedi cambiare costantemente tutto, e soprattutto se inizi l'avventura in rossoblù già sapendo che alle prime prove positive per te sarà il momento di emigrare verso altri e più remunerativi lidi, ti passa davvero la voglia di lottare per la maglia. Banale, ma è così per (quasi) tutti. 

                                     Gilardino (qui con Biondini e Veloso): si può ripartire da lui

Certo, fare questi discorsi proprio adesso può apparire straniante: perché disquisire di necessari consolidamenti al termine di un campionato che ha bocciato quasi tutte le scelte tecniche della società sembra un controsenso. Ma si parla, è chiaro, di filosofia da adottare d'ora in poi, di mentalità da cambiare, di voluttà rivoluzionarie del presidente da smussare. Di inaugurare un nuovo modus operandi che metta da parte la schizofrenia, per consegnare finalmente alla storia rossoblù un progetto vero, equilibrato e da perfezionare nel tempo. E allora, anche in queste settimane successive al quasi disastro, si parta da quel poco che c'è da confermare: da Frey, da Granqvist, da Biondini, da Belluschi, da Gilardino (un Gila che, prima dell'infortunio, si era mostrato calciatore tutt'altro che in fase calante, magari poco incisivo sotto porta ma in grado di far reparto e di giocare per i compagni di linea con enorme efficacia) e da Palacio. Si rivedano le posizioni di elementi che, le poche volte che son stati chiamati in causa, non si può dire abbiano deluso, come Carvalho e Jorquera. Si ceda, se proprio si deve cedere, un pezzo pregiato, per fare cassa, dopodiché ci si affidi a gente che il mercato lo conosce meglio delle proprie tasche, come può essere Lo Monaco, e soprattutto la si smetta con questa esterofilia dilagante che, come si è visto, porta solo mediocrità tecnica, al campionato italiano tutto e al Genoa in particolare. Si cerchi di riportare sotto la Lanterna qualcuno dei tanti giovani di proprietà che si stanno facendo onore in giro per l'Italia, in particolare quei prodotti del vivaio rossoblù (floridissimo negli ultimi anni) per i quali il detto "nemo propheta in patria" sembra per ora essere davvero inderogabile. 
DE CANIO: E' PROPRIO IL CASO? - Questa squadra e questa società hanno bisogno soprattutto di una bussola tecnica e dirigenziale lineare e stabile: è il punto di partenza per tornare a respirare tranquillità. Il che vuol dire innanzitutto partire dalle fondamenta: nuovo diesse e a seguire nuovo allenatore, prima di cominciare a parlare di chi va e chi viene, di nuovi acquisti e di cessioni. E, a proposito del manico, non ci si lasci commuovere dal De Canio che reclama rispetto per la sua carriera dopo una salvezza centrata fra innumerevoli difficoltà: voglio dire, se in società lo si ritiene davvero l'uomo adatto per il futuro, bene, lo si scelga senza se e senza ma, dopodiché rimane la mia convinzione che si tratterebbe di scelta di basso profilo e di ridimensionamento, anche se sufficiente a mantenere il Grifo in categoria. 
Ma se invece si vuole ambire a qualcosa in più, in giro ci sono tanti tecnici, giovani e meno giovani, più affidabili e in grado di garantire percorsi un tantinello più ambiziosi. Ambizione, attenzione, non vuol dire "parte sinistra della classifica", che è un po' un must di Preziosi, ma che solo chi non scende il campo e sta dietro la scrivania può vedere come un traguardo plausibile: chi gioca, chi si batte col pallone ha bisogno di obiettivi veri, da toccare con mano: una Coppa (Italia?), un piazzamento in Europa League. Partire puntando alla "parte sinistra" vuol dire, per una società come il Genoa, partire senza veri obiettivi, quindi togliere adrenalina ai calciatori e rischiare cali di tensione e mentali che, lo si è in fondo visto quest'anno, possono risultare esiziali. Riflettano anche su questo, dalle parti di Villa Rostan. (2- Fine). 

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