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giovedì 7 giugno 2012

IL NUOVO GENOA: CIO' CHE SI CHIEDE A LO MONACO



Pietro Lo Monaco è dunque entrato ufficialmente nel "mondo Genoa", ed è come se, improvvisamente, si fosse passati dalla notte al giorno. Le prime dichiarazioni di intento del nuovo Amministratore Delegato, che, come auspicavamo su questo blog giorni fa, sarà in pratica il plenipotenziario del club rossoblù dopo il previsto "passo indietro" di patron Preziosi, hanno segnato un cambiamento totale rispetto al modus operandi dell'ultimo biennio. 
PORTE GIREVOLI - Che ultimamente si fosse presa una piega deprecabile, in casa del Grifone, non è opinione personale e discutibile, ma dato di fatto confermato incontrovertibilmente dal campo: la salvezza acciuffata per i capelli a fine campionato è stata il frutto di una gestione societaria lacunosa, riflessasi in maniera nefasta soprattutto sulla prima squadra: mercato compulsivo, la rosa trasformata in un motel dalle porte girevoli, giocatori che andavano e venivano senza creare un minimo di continuità tecnica, una base su cui poter costruire uno straccio di progetto, arrivo di stranieri improponibili per le nostre ribalte e i migliori elementi messi costantemente e ossessivamente in vetrina al motto di "se bussa una grande noi ci siamo".
Un'opera, quest'ultima, in cui ha... brillato soprattutto il diesse Capozucca, che pure tanti meriti ha accumulato, dal 2004 in poi, nella costruzione di un Genoa di nuovo vincente dopo le vacche magrissime delle ere Scerni e Dalla Costa: il continuo ripetere, fino a pochissimi giorni fa, frasi del tipo "Palacio merita una grande piazza" è atteggiamento che personalmente considero di una gravità inaudita: come se il direttore di una qualsiasi azienda dicesse che i suoi dipendenti non devono restare là, che meritano di andare a lavorare altrove. Davvero un bel modo di creare un ambiente lavorativo compatto, vincente, motivato e produttivo...
IL GENOA AL CENTRO - Ecco, il dirigente ex Catania (e soprattutto ex Udinese) ha svoltato del tutto, in questo senso: nel suo "piano di lavoro" il Genoa, con la sua storia, il suo carisma passato e presente, deve ritornare "al centro". Non più luogo di passaggio per giovani campioncini insofferenti e, fin dal secondo giorno di permanenza in rossoblù, desiderosi di trasferirsi in una delle squadre metropolitane. E basta, basta davvero con la totale condiscendenza, quasi sudditanza, nei confronti delle "grandi": il che, naturalmente, non vorrà dire stop alle vendite di giocatori, ma semplicemente una maggiore attenzione nel valorizzare il proprio patrimonio tecnico e nel fidelizzare gli elementi più validi, almeno per il periodo di tempo necessario a lasciare un segno in questa piazza: e, quando si dovranno vendere pezzi pregiati, perché è ovvio che accadrà ancora, che lo si faccia in maniera oculata e calibrata, senza che, cioè, questa necessità di natura economica porti al progressivo depauperamento di valore della rosa, come è accaduto in maniera evidente nel corso delle ultime stagioni.
VIVAIO - E ancora, finalmente, via libera a un adeguato sfruttamento "interno" del vivaio: interno, nel senso che, deo gratias, sarà la volta buona che qualcuno dei talentini espressi negli ultimi tempi dal settore giovanile genoano (Primavera pluridecorata, ricordiamolo) possa essere ammirato sul prato di Marassi in casacca rossoblù, invece di usarlo subito come merce di scambio: e in tal senso è anche già stato fatto un nome, quello del portierino Perin, che dopo un anno di ottimo apprendistato in B col Padova potrebbe tornare, è nei voti di Lo Monaco, a giocarsi il posto da titolare in A con Frey, invece di essere utilizzato per far cassa e dirottato verso la panchina (o la tribuna, più verosimilmente) di qualche società blasonata e zeppa di stranieri. 
LE PAROLE CONTANO - Certo, al momento sono più che altro parole: ma sono parole che da anni non si sentivano in casa rossoblù: fra un diesse poco incline alle battaglie di mercato e un presidente sempre più stanco e disamorato (non del Genoa, ma dell'ambiente calcio in generale, e come dargli torto?), l'atmosfera, lo ripeto, era quella del "club di ripiego": di lusso, si intende, ma pur sempre ripiego. Un'atmosfera che sollecitava amarezza e frustrazione nella tifoseria, e distacco eccessivo nei confronti della causa rossoblù da parte di certi presunti campioni. E, a volte, anche le parole sono importanti per caricare l'ambiente.

                                         Pietro Lo Monaco, nuovo ad genoano

ATTACCO MEDIATICO - A Lo Monaco, però, si chiede qualcosa di più: farsi sentire, e sentire per benino, nei confronti dei grandi media. E' fuori di dubbio, al di là dei complottismi più o meno forzati, che in queste settimane il Genoa sia sotto attacco mediatico. Tirato in ballo, quasi sempre a sproposito, nello scandalo delle scommesse e delle combine. Sembra che tutto il marcio del calcio italiano sia concentrato a Genova, ovviamente sponda rossoblù: si è arrivati al paradosso di mettere sotto accusa un derby, quello del maggio 2011 che sancì di fatto la retrocessione della Samp, avanzando sospetti di "aggiustamenti" senza tirare in ballo alcun componente dell'universo blucerchiato.
Ma questa è solo l'ultima di una serie di circostanze paradossali: merita la citazione un articolo di un importante quotidiano sportivo, che un paio di giorni fa ha riportato, sul suo sito, le confessioni del calciatore Ruopolo a proposito dell'aggiustamento di partite contro Frosinone, Salernitana e.... Genoa, ovviamente!! Notizia priva di fondamento, sarebbe bastato fare una rapida verifica per rendersi conto che Ruopolo non incrocia i colori rossoblù da anni e anni. Come per magia, dopo poche ore il nome del club genovese sparisce, sostituito prima da quello dell'Ancona e poi dal Rimini. Che dire? Che una volta tale giornale era l'università del giornalismo sportivo italiano (e non solo), e oggi si permette di diffondere simili sciocchezze senza uno straccio di verifica.
Pubblicare notizie rigorosamente verificate è (sarebbe...) una delle regole aureee del giornalismo: per lo stesso motivo, del tutto inaccettabile è da considerarsi anche la diffusione, all'interno di un importante tg serale, di un servizio contenente una serie di fantasiose ipotesi giallo - romanzesche sulla presunta (molto presunta) combine del già citato derby, ipotesi non suffragate, al momento, da neppure uno straccio di prova.
IL FAIR PLAY NON PAGA - Ecco, Lo Monaco, in qualità di figura di rappresentanza del Genoa, dovrà mettere dei paletti anche in questo senso: perché se tutti, in questi anni, si stanno permettendo di sparare impunemente sul Genoa, è anche perché a Pegli e dintorni non trovano alcuna opposizione. Si è scelto per troppo tempo un basso profilo comunicativo, vuoi per dare una immagine di signorilità che tuttavia non ha attecchito (se è vero che oggi il Genoa è per tutti il Diavolo) vuoi perché Preziosi non aveva scelta: ogni volta che alzava un tantino la voce, la risposta era sempre la stessa: "Zitto tu, hai comprato una partita e hai ancora il coraggio di parlare?". Preziosi, e soprattutto il Genoa, hanno pagato in maniera abnorme per i fatti del 2005, ma hanno pagato, eccome: assai più dei tanti invischiati in Calciopoli 2006, i quali peraltro, al contrario del Joker, continuano ad essere portati in palmo di mano dalla stampa compiacente. 
Già, la stampa: poiché il giornalismo italiano, uno dei peggiori d'Europa, è, tradizionalmente, debole coi forti (sempre prono agli interessi dei partiti politici e dei potentati economici, altro che equidistanza e sentinelle della democrazia...) e forte coi deboli, ciò che occorre è essere forti e inflessibili: messo da parte il fair play comunicativo, alzo zero, senza alcuna pietà, verso chi spara sul Genoa senza fondamento. Querele e risarcimenti milionari sono il miglior argomento per chi infanga a casaccio senza avere il coraggio di andare a toccare chi andrebbe davvero toccato. Lavori molto su questo, Lo Monaco: perché si è ancora in tempo per arrestare la macchina del fango, a patto di non cincischiare ulteriormente. Fermo restando che chi ha davvero sbagliato, fra scommesse e altri traffici loschi, dovrà davvero pagare, e pagare caro. Ma non venendo condannato anzitempo sui giornali. 

2 commenti:

  1. Condivido tutto sommato il post per intero, a parte il passaggio dove sostieni che ci sia un attacco mediatico contro il Genoa, dopotutto Sculli e Milanetto, tra i personaggi di spicco di questa triste vicenda, non è che giocano/giocavano nel Roccacannuccia:-)
    Sinceri complimenti per il tuo intervento sul blog del GS nel thread riguardante Maurizio Mosca...ciao!

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  2. Ti ringrazio! ;) Ad essere precisi, Sculli giocava nella Lazio all'epoca dei fatti contestati, ma non è certo questo il punto: forse ti sorprenderà sentirlo dire da un genoano, ma il personaggio mai mi è piaciuto e non verso lacrime per il suo allontanamento dal club, che è stata una delle prime mosse di Lo Monaco.
    Comunque il discorso dell'attacco mediatico va oltre il coinvolgimento di Sculli e Milanetto: insomma, certi titoli, certi articoli e certi servizi tv senza fondamento, basati solo su ipotesi giornalistiche tutte da verificare, gridano vendetta: il caso Ruopolo descritto nel post è solo uno degli esempi, ma probabilmente il più emblematico. E ti raccomando anche l'articolo di oggi sulla Gazza dedicato al derby, roba che dovrebbe provocare incazzamento "bipartisan" su entrambe le sponde del Bisagno!
    Grazie per il passaggio, tornerò presto anche sul tuo blog, ciau! ^^

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